[RECE] Safira black - OTR diurna - Valle Caia (RM)

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"Tranzilvania, Tranzilvania bitteee!"
CARATTERISTICHE GENERALI

NOME: Safira
CITTA DELL'INCONTRO: via di Valle Caia
ZONA: davanti questo cancello
NAZIONALITA': nigeriana
ETA': 23 circa
SERVIZI OFFERTI (vedi DIZIONARIO): bj, rai1
COMPENSO RICHIESTO: 15
COMPENSO CONCORDATO: 10
DURATA DELL'INCONTRO: 15' o poco meno
DESCRIZIONE FISICA: di bassa statura, accentuate forme femminili (culo largo, cosciotte, ecc. ecc.) col particolare di tenere i capelli cortissimi, pressappoco rasati a zero
ATTITUDINE: gentile e disponibile ma igienicamente "fallata"

LA MIA RECENSIONE:

Ho puntualmente selezionato Safira per soddisfare un mio feticismo legato alle ragazze con i capelli corti che io adoro, per le quali spasimo d'amore e di foia ma che è complicatissimo trovare. Safira, anziché imparruccarsi con sostruzioni arzigogolate e sgargianti, conserva i suoi capelli cortissimi e quasi rasati limitandosi a dar loro un colore innaturale fra il giallo scuro e l'arancio chiaro e questo ne fa un'anomalia nel panorama delle nigeriane. Soltanto la perfetta rotondità della sua testa la rende adatta a soddisfare la mia voglia ed anche il suo bel faccino; quanto al resto, è lontanissimo dagli standard che solitamente adotto per via delle forme accentuate del ventre, dei fianchi e dei glutei. Questa ciccia di troppo pesa tuttavia sul piatto della bilancia meno dell'immagine mentale che mi sono costruito delle mie mani che tengono all'unisono una capoccia femminile senza l'impiccio delle ciocche e che scorrono facilmente dalla fronte alla nuca e viceversa. Il parcheggio è tutt'altro che agevole perché il suo stazzo strabocca di rifiuti ingombranti, perciò sono costretto a fermare l'auto un paio di cento metri prima e a percorrere il tragitto a piedi scartando un po' io traffico estivo e un po' la vegetazione che dirama in strada. Mentre Safira, appena scortomi, infila già il viottolo fra i rovi spizzo curioso la sua collega, una tipa dallo sguardo corrucciato e dall'apparenza parecchio selvatica che se ne sta accovacciata a piedi scalzi a mangiare con le mani un qualche pastruglio appiccicoso da una gavetta in metallo. Superati i rottami, superate le frasche, raggiungo Safira nel suo slargo di piacere attrezzato in terra con un semplice materassino da yoga o da palestra e, ad un ramo, una busta per raccogliere gli scarti del coito. Calzatomi a dovere un preservativo rosso-fiammante, Safira si china con la schiena per spompinarmi: ha un bel faccino, delle bellissime labbra, un mappamondo di vellutino al posto della testa. La accarezzo, la perlustro dalle scapole in su, la shamperizzo a secco e le friziono il cuoio capelluto senza forzarle il gesto alla profondità perché già di suo assolve al compito con dedizione ed efficacia. Come sempre, scorgere il perimetro del mio cazzo oltre una guancia come si intuiscono la sagoma e la postura di una persona sotto le lenzuola mi emoziona e mi soddisfa cerebralmente. Fosse per me continuerei col sesso orale fino alla fine, fino a sfinirne entrambi (me per il piacere e la mia compagna per la fatica), ma non mi sento di rifiutare l'offerta che Safira mi fa delle sue tonde natiche volgendomi la schiena e piegandosi fino a toccare terra con i palmi delle mani. Per quanto abbondantemente femminile – o forse proprio per ciò stesso – il suo corpo ha una piacevolezza al tatto difficile da descrivere, evocabile forse immaginando una pallina antistress vellutata: una via di mezzo fra morbidezza e consistenza nello stringere, unita al leggero solletico che i polpastrelli avvertono nel toccare la sua pelle dalle tonalità brunite ma non per via del pelo – inesistente – ma della liscezza della stessa. Mi trovo a mio agio nella sua spelonca (una volta tanto, le rispettive dimensioni e circonferenze mie e della pay sono congruenti) finché non m'investe una zaffata pungente, di quelle che si avvertono passando dietro i banchi del pesce nel primo pomeriggio, quando il mercato ha chiuso ed il Sole picchia forte. Una spinta – e potrei essermi sbagliato, potrebbe provenire dai rifiuti scaricati lì vicino; due spinte – la cosa mi prende alla sprovvista perché, se varie volte capitatomi con slave e affini, è la prima volta che mi accade con una black; tre spinte – non resisto oltre alla nausea, al segnale di allarme proveniente dalle narici, al senso di schifo elaborato dal cervello per mettere in guardia dal pericolo. Mi distanzio di colpo, volgendo la faccia altrove e trattenendo a stento l'automatismo del rigurgito. Afferro salviettine profumate a piene mani rifacendomi nuovo nuovo con Safira che mi guarda colpevole e si scusa e si doglia. Filo via senza guardarla oltre, salutando di passaggio la collega che non mi ricambia... e poco c'è mancato che non mi digrignasse i denti dietro.
 
Le belle ragazze di colore dopo un breve periodo spariscono dalla zone (bosco di Foligno) lasciando spazio a ragazze mediocri.E chiaro che vengono gestite da qualche organizzazione,sono già tre le ragazze molto carine sparite da gennaio a oggi.Vivono in alloggi con scarsi servizi igienici e l acqua calda non basta per tutte,senza contare che con questo caldo sotto il sole per dieci ore,lasciamo stare il resto... però loro ci credono che la strada è una delle ultime,diciamo pure la sola possibilità di riscatto in questo mondo... chissà forse in un altro mondo....forse.. mega buono il racconto,bravo
 
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