Valeria la Mora
Valutazione sintetica della mia esperienza:
(3/5) ★★★☆☆
NOME INSERZIONISTA: Valeria La Mora
CITTA DELL'INCONTRO: Napoli
NAZIONALITA': italiana napoletana
ETA': aveva poco più di 25 anni
SERVIZI OFFERTI (vedi DIZIONARIO): carsex bj dt rai2
COMPENSO RICHIESTO: 20
COMPENSO CONCORDATO: 30
DURATA DELL'INCONTRO: 20 min
DESCRIZIONE FISICA: capelli corvini, viso piacevole e abbastanza femminile, seno appena pronunciato, carnagione scura e d’estate, abbronzata, davvero particolare, corporatura skinny, bacino stretto, sederino tondo e apprezzabile, una piccola bomboniera da trapanare con calma se solo lei lo consentisse.
DOTAZIONE (S,M,L,XL,XXL): s inutile
ATTITUDINE: caratterialmente è simpatica e socievole, una “burdellista”, tante risate, se si apre lei si racconta, di indole napulegna, niente collegio svizzero per la signorina, ma simpatica e mai aggressive, volgare ma quanto serve.
REPERIBILITA': stazionava in una Smart o su uno scooter fuori all’ufficio immigrazione della polizia a gianturco, appena dopo il ponte sulla dx venendo da via Brin.
LA MIA RECENSIONE:
Per non perderne memoria. Valeria la incontrai una sera estiva al suo solito posto, in un tempo remoto, tornavo da una serata mondana svoltasi nell’hotel poco più avanti e pensai bene che prima di rincasare un pompino ci stava tutto. Ora non so esattamente che effetto faccia ad una otr la sosta di un ragazzo sulla trentina, dall’apparenza perbene, vestito come un rappresentante di scope elettriche, in una bella Jeep tirata a lucido per l’occasione. Valeria si illuminò come solo le lucciole sanno fare. Me la caricai senza nemmeno chiederle alcunché. Ci dirigemmo nel vicolo più avanti, un posto lugubre e spettrale dove chi è riuscito a scoparci ora potrebbe farlo anche su un ponte tibetano con 3000 metri di strapiombo sotto. Mi illustrò le sue doti di bocca per 20 rose ma io oltre all’esibizione canora volevo suonarle anche il mandolino, rilanciò a 30. Accettai e lei, entusiasta, comincio’ a denudarsi dei pantaloncini. Erano bianchi e sfilacciati sulle cosce, li tolse senza nemmeno sfilare le scarpe, intanto io mi aprivo la patta e lei non smetteva mai di parlare. Aveva fatto tv mi disse, varietà su un canale privato. Effettivamente sembrava Marisa Laurito ai tempi d’oro. I vetri della macchina erano completamente abbassati, faceva caldo e non mi andava che ne rompessero uno per un’eventuale rapina, lei era in ginocchio sul sediolino passeggero, intanto che mi segava parlava, parlava e parlava. Vedevo nella penombra quel suo corpo acerbo ma sinuoso, ne intravedevo solo la sagoma, ne percepivo la voce, eravamo due ombre che si congiungevano. Cominciò a trafficare con la borsetta, strappò la confezione di un profilattico infilandolo in bocca e buttando la carta ai piedi, vecchio vizio di merda di alcune otr che pare duro a morire. Fu allora che calò la lesta su di me, calzandomi il guanto con la bocca ed affondando tutto il mio cazzo fin nel profondo del suo esofago, giungendo in un sol colpo con il naso fino alle palle. Le chiesi come cazzo facesse e mi rispose che da piccola si allenava con le banane. Le promisi un regalo aggiuntivo se non si fosse fermata e così fece. Almeno finché, mentre ero con gli occhi chiusi verso il tettuccio ed un braccio fuori dal vetro si accostò una Smart facendomi cacare sotto dalla paura. Valeria, avendo riconosciuto il rumore (era la sua stessa Smart), staccando un attimo la bocca ma senza alzare la testa:
“nappaur è a cumpagna mij”.
Dalla macchina affiancata l’amica, anche lei trans, mi fa :
“Valerij sta cca?”
“A teng miez e cosc!”
“VALERIAAAAAA”
Intanto io le mantenevo la testa pigiata e lei mi diceva ridendo di non fare lo scemo. Si passarono qualcosa che Valeria prese dalla borsa, le chiavi di qualche scannatoio suppongo. Poi iniziarono a parlare finché non mi scocciai e da galantuomo che sono le urlai :
“Mo fai fa stu bucchin ngrazia e Dio o no ? Vir aro’ t’nea í a fa e’ bucchin pur tu !”
E lei da gran signora replicò andandosene:
“Ma vir a chist...se scetat co cazz stuort !”
Per fortuna, data la tensione che il luogo trasmetteva, ero rimasto a cazzo duro nel palloncino. La invitai dunque ad appecorarsi e bisogna dire che da dietro ha davvero il suo perché. Evitai contatti con l’inguine, date le condizioni otr ma non c’era comunque nulla che attirasse la mia attenzione, bagnai le dita e glie le passai nel solco lasciando colare la mia saliva dalla mano al suo buchetto. Era di spalle sulla seduta del passeggero, lo schienale appena reclinato e lei a reggersi con le mani sulla spalliera. Provai l’affondo senza troppe cerimonie, era mezzanotte passata, doveva essere comoda, le mie misure rientrano nella norma, pensai bene di entrare come un caprone, ma lei comunque tentò di scansarsi portando la mano sul culo e che, da allora in poi, non avrebbe mai più tolto per tutto l’amplesso, frapponendola tra noi in modo da non consentirmi un pieno affondo. La tenevo con decisione, era piccoletta, le dicevo dolcemente “jaa nu fa a scem, statt ferm cu sti man, famm pariá”. In definitiva non sono mai entrato per più della metà della mia lunghezza dentro di lei. Pensavo la cosa fosse dovuta alle condizioni otr ma era semplicemente suo costume : andai a trovarla anche in scannatoio ma il risultato fu uguale. Tra una scopata brutta e un magnifico pompino, quella sera, scelsi il primo e lei dopo aver cambiato gommino e strofinato il tutto con le magiche salviette imbevute, si dedicò ad una pompa di magistrale fattura, fino alla capitolazione, in bocca, nel gommino. La riaccompagnai al ponte dove l’avevo trovata, mentre lei mi invitava a tornare prossimamente.
Tre stelle per la simpatia, l’essere alla mano e per la pompa magistrale.
Sul trombo bocciata senza possibilità d’appello.