- Espulso
- #1
Prima di entrare in ufficio Ricky mi informa che e' arrivato il tecnico che aspettavo dall'Italia;deve fare l'inventario degli apparati e degli strumenti della nostra base di Sabha,in vista della ripresa dei lavori prevista per il prossimo anno;lo trovo seduto sul divanetto davanti alla mia scrivania,e lo invito a fare colazione con me in mensa.....mi racconta eccitato che sulla strada che dall'aeroporto di Ben Gashir porta a Tripoli ha dovuto aspettare due ore che passasse un 'interminabile colonna di carri armati....lo informo che e' stato fortunato a passare tra una colonna e l'altra,perche' e' gia' da piu' di una settimana che Gadhafi sta mandando i carri al confine col Chad....sta facendo il braccio di ferro con la Francia,perche' vuole annettersi il settentrione del paese,ricco di giacimenti di uranio.....ha gia' schierato alla frontiera quasi 500 carri al confronto dei quali gli Sherman americani erano dei giocattoli......anche gli Usa sono schierati con la Francia a fianco del governo centrale di Ndjamena,naturalmente,visto che hanno annoverato la Libya Jamairya tra gli stati canaglia che aiutano il terrorismo.....evito di dirgli che l'unita' di crisi della Farnesina promulghera' entro pochi giorni l'invito a tutti gli italiani a lasciare immediatamente il paese,lasciando solo un presidio minimo per le aziende con strutture che necessitano di essere presidiate.
L'informazione mi e' giunta da una decina di giorni tramite i canali dell'ambasciata,ma in azienda ancora nessuno lo sa....voglio prendermi un po' di tempo per organizzarmi.
Nella tarda mattinata partiamo per il Fezzan:Bashir,il mio autista libico,davanti col pick-up,ed io lo seguo insieme al tecnico con il Peugeot.....interminabili dune di sabbia ondulata dal vento....poi tratti di deserto pietroso,pietre nere taglienti come rasoi,che ci costringono ad andare piano,perche' la pista spesso scompare e dobbiamo passare sul tratto pietroso.Siamo in viaggio da prima dell'alba,e a mezzogiorno ci fermiamo a mangiare qualcosa in un'oasi in vista di Asc Shwayrif....non facciamo in tempo ad aprire il rubinetto del cooleman che vediamo arrivare due pick-up mimetici.....i militari parlano con Bashir in tono arrogante mentre alcuni ci tengono sotto tiro.....quando gli mostra i documenti cambiano drasticamente atteggiamento....si portano la mano destra al cuore ed alla testa,in segno di rispetto,poi il graduato fa cenno a quelli che ci tengono sotto tiro...ci voltano le spalle lentamente abbassando le mitragliette....bisogna capirli....gli e' stato tolto il divertimento....poi ci invita a prendere il chai con lui,e arriva persino a rivolgerci la parola in italiano:per un libico e' il massimo...quasi tutti masticano l'italiano,ma nessuno osa parlarlo....hanno paura di farsi sentire dagli altri...e poi noi siamo gli imperialisti.
Ringrazio il cielo di non aver portato con noi quello stronzo di Barsi....ne avrebbe approfittato per farci qualche brutto scherzo dando poi la colpa ai soldati....invece Bashir,pur facendo capo anche lui ai Signal Corps,e' piu' leale,e sa che comunque alla fine dovrebbe rispondere a qualcuno piu' in alto di lui nel caso ci capitasse qualche inconveniente....in definitiva noi siamo le galline dalle uova d'oro.Senza contare che e' originario di Sirte e che e' imparentato alla lontana col Colonnello....ecco il perche' della deferenza dei soldati nei suoi confronti.
Proseguiamo nel viaggio....verso sera facciamo una sosta....l'alternativa e' accamparci per la notte e proseguire domattina all'alba,oppure andare avanti ed arrivare al nostro campo entro mezzanotte.....se non ci fosse il mio autista il problema non si porrebbe neppure....ci accamperemmo,coi rischi che ne conseguono(in nessun posto come in Libia si applica il detto “Homo homini lupus”,sempre,ma di notte in particolare,ed in mezzo al Sahara,e' la regola...)perche' l'alternativa sarebbe di perdersi sicuramente nel deserto;ma Bashir conosce il deserto come le sue tasche.....ha fatto 3 anni il carrista alle frontiere col Chad ed era nelle Forze Speciali del colonnello Z quando Ghadafi tramava ai danni dell'Algeria...per lui tutta la regione del Fezzan,da Ghat a Gatrun a Sebha non ha segreti.Così optiamo per fare una tirata e dormire al campo.Continuo a guidare in coda al pick-up,avvolto in una nuvola di polvere.....vedo solo il chiarore dei fari del mezzo che mi precede,e mi fido che non ci siano ostacoli sulla pista solo perche' ci e' appena passato Bashir.
Capisco che stiamo arrivando a Sebha quando la pista diventa piu' marcata e delimitata da bordi sabbiosi sopraelevati ai lati ...sto cascando dal sonno,rispondo a malapena al mio tecnico che,eccitato dalla sua prima esperienza in Africa,continua a martellarmi di domande.
All'improvviso vedo le luci dei fari posteriori del pick-up avvicinarsi velocemente...inchiodo il Peugeot perche' Bashir si e' fermato in mezzo alla pista...lo vedo scendere e correre avanti....ha in mano la rivoltella...lo seguo e ci troviamo davanti una donna che protende le mani verso di noi implorandoci di aiutarla....parla inglese,alla luce dei fari appare giovane e di pelle scura.
Le chiediamo chi e'....singhiozzando ci dice che e' somala e che la stanno inseguendo per ucciderla......Bashir mi prende per un braccio e mi dice concitatamente a bassa voce che ce ne dobbiamo andare subito perche' stiamo rischiando grosso.....e' notte e se sopraggiungono gli inseguitori,comunque vada andra' male anche per noi.So cosa vuol dire il mio autista,ed avrebbe anche ragione:la ragazza e' una profuga e sta probabilmente tentando di raggiungere Tripoli con una carovana.....dalle poche parole che ci ha detto non si e' capito molto,ma se sta scappando dall'unica possibilita' che ha di attraversare il deserto vuol dire che probabilmente e' in serio pericolo....la guardo meglio...sembra conciata male,un paio di jeans e una maglietta strappata,i piedi scalzi sembrano sanguinanti.....le tremano le mani e continua ad implorarci di aiutarla.Decido d'impulso:faccio salire la ragazza nel retro della mia auto,incurante delle proteste di Bashir...gli dico di portarci al campo cercando di evitare i posti di blocco fissi all'ingresso della citta'...il tecnico italiano mi guarda costernato....l'eccitazione di essere in un paese esotico si e' tramutata in puro terrore....sta pensando a cosa potrebbe succedere se i soldati ci trovassero con una clandestina in auto.
Intanto che copriamo l'ultimo tratto di strada verso il nostro campo,gli spiego che Ghadafi ha appena promulgato il decreto che tutti i musulmani possono trovare asilo in Libia,e che anzi possono considerarsi a buon diritto cittadini della grande Jamayrja....legalmente quindi non potremmo essere imputati di nulla per avere aiutato una somala....evito di dirgli che pero' i commercianti di esseri umani se ne fregano degli editti di Gadhafi,specialmente di notte nel Sahara dei Tuareg....e che Gadhafi stesso finge di ignorare il problema del traffico di schiavi,finche' riceve il tributo annuale di tutte le tribu'.
Ci fermiamo alla sbarra del campo;suoniamo il clacsson finche' i miei Sikh non si accorgono di noi,nonostante il rombo sordo dei gruppi elettrogeni che copre ogni rumore....entriamo nel cortile e ci richiudono i cancelli alle spalle....Angar,il capocampo,ci porta nel locale mensa mentre ci fa preparare le camere negli shelter....gli spiego la situazione della somala....l'accompagnamo alla sua baracca,dove sua moglie,l'unica donna del campo,se ne prendera' cura.
Faccio ristorare il mio tecnico e lo mando a letto;io e Bashir aspettiamo che Angar ci faccia sapere qualcosa della somala.
Ci fa entrare nella camera che adibisce a sala da pranzo.....c'e' una puzza di spezie insopportabile....fa entrare la moglie,una cicciona tutta velata con veli multicolori(meno male che non porta il turbante come lui):in un inglese perfetto ma pronunciato in un modo quasi incomprensibile,oltreche' velocissimo,ci informa che la ragazza e' sotto shock e disidratata,e che le ha dato una tisana calmante e soporifera....adesso dorme....poi abbassando la voce dice che ha dovuto darle anche degli antibiotici,perche' e' ferita nelle parti intime:”...uno stupro..”aggiunge. La lasciamo dormire e ci ritiriamo anche noi:e' stata una giornata massacrante.
La mattina dopo andiamo in delegazione dal governatore,io,Bashir e il capocampo;ci taglieggia un po',vuole un contributo speciale.....anche se gia' gli prestiamo di quando in quando uomini e mezzi per fare piste,posare tubazioni interrate,cavi etc... quando ci congediamo io e Angar andiamo alla sede del nostro cliente,mentre Bashir va a presentarsi alla stazione di polizia.
Torno in ufficio ,dove faccio venire Kadija dopo aver controllato un po' di carte;rimessa in ordine non e' male...bel viso ovale da ragazzina,molto dolce,ma determinato....alta e magrissima,ma non scheletrica.....e il tipico culo “da somala”,che lascia sempre ogni maschio in estatico stupore.
-Da dove vieni ?
-Da Kisimayo
-Cosa ti e' successo ?
E' partita dal sud della Somalia insieme alla mamma ed al fratello per andare in Inghilterra....si e' rivolta a un intermediario e si e' messa in contatto con dei commercianti etiopi,che in cambio di un compenso in usd cash si sono impegnati a portarli fino a Tripoli,da dove poi sarebbero stati portati via mare in Italia e da lì avrebbero dovuto arrangiarsi da soli;in realta' li hanno portati lungo piste nella terra di nessuno lungo la fascia di frontiera tra Somalia,Etiopia e Kenya fino al Sudan,stipati come sardine su automezzi con i vetri oscurati.....se avevano fame dovevano provvedere a farsi comprare qualcosa dai “negrieri” pagando degli “extra” esosi....a Giuba li avevano abbandonati nelle mani di altri “commercianti” del posto che avevano preteso un nuovo compenso per proseguire il viaggio....chi non poteva pagare veniva abbandonato con l'unica alternativa di vendersi come schiavo per sopravvivere.
I soldi che erano loro rimasti bastavano per far proseguire il viaggio solo a due persone,così la mamma(oio) e' rimasta a Giuba ,ripromettendosi di seguirli appena possibile,e Kadija con il fratello proseguono con i nuovi “commercianti” alla volta di Tripoli.Attraversano il Chad e il Niger fino a Madama,poi attraversano il confine con la Libya ed arrivano a Sebha,dove li abbandonano in una fattoria nelle mani di un gruppo di libici.
I libici tentano di fare ai profughi un ennesimo “squeezing”:ma nessuno ammette di avere ancora soldi...loro non ci credono,e ne obbligano alcuni a bere acqua da un pozzo inquinato(li vogliono obbligare ad espellere eventuali “tesoretti” nascosti nell'intestino).....il fratello della somala e' uno di questi,e la dissenteria acuta lo riduce in fin di vita....avrebbe subito bisogno di antibiotici...Kadija chiede piangendo ai libici di aiutare il fratello,e il mudir della fattoria,un vecchio con una lunga barba bianca che si e' invaghito di lei,la porta nel suo alloggio obbligandola col ricatto....portera' il fratello dal dottore dopo essersela scopata.....lei lo implora ,ha solo 16 anni,e' ancora gabar(vergine),ma alla fine cede al ricatto....tutti odono le sue urla nella fattoria,mentre il vecchio tenta di sverginarla....ma non e' facile...tutte le somale ,da piccole ,subiscono l'infibulazione(le tagliano le piccole labbra e cuciono insieme le grandi labbra lasciando solo un minuscolo pertugio per il passaggio del sangue mestruale,creato tramite l'inserimento di uno stecchetto grande quanto uno stuzzicadenti).In Somalia alcuni
,quando sposano una gabar,la portano prima in ospedale per farla aprire col bisturi,perche' restano chiuse anche “dentro”,non basta romperle l'”ingresso”....altri,che preferiscono il “fai da te”,ci impiegano 3 o 4 giorni a penetrarle....altri ancora(i piu' sadici),le legano al letto e nel giro di mezza giornata riescono a far loro il “lavoretto”,tra le urla delle poverette che svegliano tutto il villaggio,senza contare il sangue che fa sembrare il letto un vero macello.....quasi sempre,inoltre,le poverette restano incinte alla prima botta,sembra un destino......ma anche l'uomo non ne esce fisicamente indenne:anche usando abbondanza di lubrificanti,se non stai attento corri il rischio di “scotennarti” il cazzo,non so se mi spiego....e per sverginare una somala ci vuole un “cazzo giovane”,perche' se non ce l'hai piu' che duro non ce la puoi fare.
Così il vecchio mudir va avanti tutto il giorno tentando in diverse riprese di aver ragione del tessuto cicatriziale di Kadija,e la sera,stanco morto,dopo averla mezzo rovinata all'imbocco,ma senza essere riuscito a penetrarla completamente,la lega al letto e si addormenta della grossa.....lei riesce a liberarsi ed esce dalla casa, tentando di rintracciare il fratello....ma non sa orientarsi,poi sente un trambusto e delle voci,e' terrorizzata all'idea di ricadere nelle grinfie del vecchio,così scappa a casaccio,finche' non incontra noi sulla pista.
Mentre la ragazza finisce il suo racconto,mi rendo conto con stupore che ignoravo che il mio campo di Sebha si trova a un tiro di schioppo da uno dei centri di raccolta dei negrieri.
Scambio qualche parola in inglese con lei....le racconto che io ero stato per lavoro nella sua citta',ma quando le dico qualche frase in somalo si anima all'improvviso e mi subissa di domande....mi mette un po' in difficolta' perche' il mio somalo non e' certo perfetto,ma rimaniamo a parlare insieme fino all'ora di pranzo,quando rientra anche Bashir.....Kadija preferisce ritirarsi per il pranzo nel container del capocampo,dove l'aspetta sua moglie,con la quale evidentemente ha trovato un'intesa.
Dopo pochi giorni il tecnico ha finito l'inventario degli strumenti.....io e Bashir abbiamo completato il giro dei meeting.....Kadija sta meglio,anche se e' sempre in ansia per il fratello....ha tentato di coinvolgerci nel suo salvataggio,ma ci siamo rifiutati:la Libya del colonnello non puo' certo essere considerata uno stato di diritto,e la mafia dei Tuareg e del traffico di esseri umani e' un ostacolo troppo pericoloso per essere sfidato,specialmente poi da stranieri...non posso certo compromettere il business della mia azienda per intraprendere crociate comunque destinate all'insuccesso.
Così decide di venire con noi a Tripoli...la portero' dal vecchio Osmane,l'ambasciatore somalo,che l'ospitera' finche' non potra' ricongiungersi al fratello o non vorra' partire da sola per l'Italia.
Bashir accetta “obtorto collo” la presenza della ragazzina somala,ma so che con noi non correra' alcun rischio....noi non dovremmo aver problemi neppure nel caso dovessimo essere controllati dalla polizia....Bashir dira' che la sta portando alla sede dei Signal Corps per essere interrogata,e nessuno osera' certamente replicare....
Tornati a Tajura,accompagno Kadija all'ambasciata somala:il vecchio Osmane la ospitera'insieme agli altri profughi che continuano ad arrivare dalla Somalia per sfuggire alle stragi di Al Shabaab....e' rimasta senza documenti,ma gli procuro io un passaporto nuovo dando il bagshish a Said “Marino”,l'ex capo di s.m. della marina militare somala ,che scappando da Brava alla caduta di Siad Barre si era unito alla colonna corazzata del dittatore che puntava su Barderri,ed era poi scappato in Libya portando con se' un sacco di iuta(letteralmente)pieno di passaporti nuovi gia' punzonati col timbro a secco del ministero,pronti da compilare e con tutto il necessario per i timbri e bolli accessori. Era ospite di Gadhafi a Tripoli,visto che per anni aveva curato il traffico d'armi tra Libya e Somalia insieme all'ex-sindaco Hawya di Mogadiscio.
Al momento di congedarmi da lei la ragazzina mi abbraccia d'istinto e mi bacia sulle guance” Merzenit abboe”,mi ringrazia per quanto ho fatto per lei e mi dice che mi trovera' quando arrivera' in Italia(in effetti 2 anni dopo ci siamo incontrati a Roma ma questa e' un'altra storia).
L'informazione mi e' giunta da una decina di giorni tramite i canali dell'ambasciata,ma in azienda ancora nessuno lo sa....voglio prendermi un po' di tempo per organizzarmi.
Nella tarda mattinata partiamo per il Fezzan:Bashir,il mio autista libico,davanti col pick-up,ed io lo seguo insieme al tecnico con il Peugeot.....interminabili dune di sabbia ondulata dal vento....poi tratti di deserto pietroso,pietre nere taglienti come rasoi,che ci costringono ad andare piano,perche' la pista spesso scompare e dobbiamo passare sul tratto pietroso.Siamo in viaggio da prima dell'alba,e a mezzogiorno ci fermiamo a mangiare qualcosa in un'oasi in vista di Asc Shwayrif....non facciamo in tempo ad aprire il rubinetto del cooleman che vediamo arrivare due pick-up mimetici.....i militari parlano con Bashir in tono arrogante mentre alcuni ci tengono sotto tiro.....quando gli mostra i documenti cambiano drasticamente atteggiamento....si portano la mano destra al cuore ed alla testa,in segno di rispetto,poi il graduato fa cenno a quelli che ci tengono sotto tiro...ci voltano le spalle lentamente abbassando le mitragliette....bisogna capirli....gli e' stato tolto il divertimento....poi ci invita a prendere il chai con lui,e arriva persino a rivolgerci la parola in italiano:per un libico e' il massimo...quasi tutti masticano l'italiano,ma nessuno osa parlarlo....hanno paura di farsi sentire dagli altri...e poi noi siamo gli imperialisti.
Ringrazio il cielo di non aver portato con noi quello stronzo di Barsi....ne avrebbe approfittato per farci qualche brutto scherzo dando poi la colpa ai soldati....invece Bashir,pur facendo capo anche lui ai Signal Corps,e' piu' leale,e sa che comunque alla fine dovrebbe rispondere a qualcuno piu' in alto di lui nel caso ci capitasse qualche inconveniente....in definitiva noi siamo le galline dalle uova d'oro.Senza contare che e' originario di Sirte e che e' imparentato alla lontana col Colonnello....ecco il perche' della deferenza dei soldati nei suoi confronti.
Proseguiamo nel viaggio....verso sera facciamo una sosta....l'alternativa e' accamparci per la notte e proseguire domattina all'alba,oppure andare avanti ed arrivare al nostro campo entro mezzanotte.....se non ci fosse il mio autista il problema non si porrebbe neppure....ci accamperemmo,coi rischi che ne conseguono(in nessun posto come in Libia si applica il detto “Homo homini lupus”,sempre,ma di notte in particolare,ed in mezzo al Sahara,e' la regola...)perche' l'alternativa sarebbe di perdersi sicuramente nel deserto;ma Bashir conosce il deserto come le sue tasche.....ha fatto 3 anni il carrista alle frontiere col Chad ed era nelle Forze Speciali del colonnello Z quando Ghadafi tramava ai danni dell'Algeria...per lui tutta la regione del Fezzan,da Ghat a Gatrun a Sebha non ha segreti.Così optiamo per fare una tirata e dormire al campo.Continuo a guidare in coda al pick-up,avvolto in una nuvola di polvere.....vedo solo il chiarore dei fari del mezzo che mi precede,e mi fido che non ci siano ostacoli sulla pista solo perche' ci e' appena passato Bashir.
Capisco che stiamo arrivando a Sebha quando la pista diventa piu' marcata e delimitata da bordi sabbiosi sopraelevati ai lati ...sto cascando dal sonno,rispondo a malapena al mio tecnico che,eccitato dalla sua prima esperienza in Africa,continua a martellarmi di domande.
All'improvviso vedo le luci dei fari posteriori del pick-up avvicinarsi velocemente...inchiodo il Peugeot perche' Bashir si e' fermato in mezzo alla pista...lo vedo scendere e correre avanti....ha in mano la rivoltella...lo seguo e ci troviamo davanti una donna che protende le mani verso di noi implorandoci di aiutarla....parla inglese,alla luce dei fari appare giovane e di pelle scura.
Le chiediamo chi e'....singhiozzando ci dice che e' somala e che la stanno inseguendo per ucciderla......Bashir mi prende per un braccio e mi dice concitatamente a bassa voce che ce ne dobbiamo andare subito perche' stiamo rischiando grosso.....e' notte e se sopraggiungono gli inseguitori,comunque vada andra' male anche per noi.So cosa vuol dire il mio autista,ed avrebbe anche ragione:la ragazza e' una profuga e sta probabilmente tentando di raggiungere Tripoli con una carovana.....dalle poche parole che ci ha detto non si e' capito molto,ma se sta scappando dall'unica possibilita' che ha di attraversare il deserto vuol dire che probabilmente e' in serio pericolo....la guardo meglio...sembra conciata male,un paio di jeans e una maglietta strappata,i piedi scalzi sembrano sanguinanti.....le tremano le mani e continua ad implorarci di aiutarla.Decido d'impulso:faccio salire la ragazza nel retro della mia auto,incurante delle proteste di Bashir...gli dico di portarci al campo cercando di evitare i posti di blocco fissi all'ingresso della citta'...il tecnico italiano mi guarda costernato....l'eccitazione di essere in un paese esotico si e' tramutata in puro terrore....sta pensando a cosa potrebbe succedere se i soldati ci trovassero con una clandestina in auto.
Intanto che copriamo l'ultimo tratto di strada verso il nostro campo,gli spiego che Ghadafi ha appena promulgato il decreto che tutti i musulmani possono trovare asilo in Libia,e che anzi possono considerarsi a buon diritto cittadini della grande Jamayrja....legalmente quindi non potremmo essere imputati di nulla per avere aiutato una somala....evito di dirgli che pero' i commercianti di esseri umani se ne fregano degli editti di Gadhafi,specialmente di notte nel Sahara dei Tuareg....e che Gadhafi stesso finge di ignorare il problema del traffico di schiavi,finche' riceve il tributo annuale di tutte le tribu'.
Ci fermiamo alla sbarra del campo;suoniamo il clacsson finche' i miei Sikh non si accorgono di noi,nonostante il rombo sordo dei gruppi elettrogeni che copre ogni rumore....entriamo nel cortile e ci richiudono i cancelli alle spalle....Angar,il capocampo,ci porta nel locale mensa mentre ci fa preparare le camere negli shelter....gli spiego la situazione della somala....l'accompagnamo alla sua baracca,dove sua moglie,l'unica donna del campo,se ne prendera' cura.
Faccio ristorare il mio tecnico e lo mando a letto;io e Bashir aspettiamo che Angar ci faccia sapere qualcosa della somala.
Ci fa entrare nella camera che adibisce a sala da pranzo.....c'e' una puzza di spezie insopportabile....fa entrare la moglie,una cicciona tutta velata con veli multicolori(meno male che non porta il turbante come lui):in un inglese perfetto ma pronunciato in un modo quasi incomprensibile,oltreche' velocissimo,ci informa che la ragazza e' sotto shock e disidratata,e che le ha dato una tisana calmante e soporifera....adesso dorme....poi abbassando la voce dice che ha dovuto darle anche degli antibiotici,perche' e' ferita nelle parti intime:”...uno stupro..”aggiunge. La lasciamo dormire e ci ritiriamo anche noi:e' stata una giornata massacrante.
La mattina dopo andiamo in delegazione dal governatore,io,Bashir e il capocampo;ci taglieggia un po',vuole un contributo speciale.....anche se gia' gli prestiamo di quando in quando uomini e mezzi per fare piste,posare tubazioni interrate,cavi etc... quando ci congediamo io e Angar andiamo alla sede del nostro cliente,mentre Bashir va a presentarsi alla stazione di polizia.
Torno in ufficio ,dove faccio venire Kadija dopo aver controllato un po' di carte;rimessa in ordine non e' male...bel viso ovale da ragazzina,molto dolce,ma determinato....alta e magrissima,ma non scheletrica.....e il tipico culo “da somala”,che lascia sempre ogni maschio in estatico stupore.
-Da dove vieni ?
-Da Kisimayo
-Cosa ti e' successo ?
E' partita dal sud della Somalia insieme alla mamma ed al fratello per andare in Inghilterra....si e' rivolta a un intermediario e si e' messa in contatto con dei commercianti etiopi,che in cambio di un compenso in usd cash si sono impegnati a portarli fino a Tripoli,da dove poi sarebbero stati portati via mare in Italia e da lì avrebbero dovuto arrangiarsi da soli;in realta' li hanno portati lungo piste nella terra di nessuno lungo la fascia di frontiera tra Somalia,Etiopia e Kenya fino al Sudan,stipati come sardine su automezzi con i vetri oscurati.....se avevano fame dovevano provvedere a farsi comprare qualcosa dai “negrieri” pagando degli “extra” esosi....a Giuba li avevano abbandonati nelle mani di altri “commercianti” del posto che avevano preteso un nuovo compenso per proseguire il viaggio....chi non poteva pagare veniva abbandonato con l'unica alternativa di vendersi come schiavo per sopravvivere.
I soldi che erano loro rimasti bastavano per far proseguire il viaggio solo a due persone,così la mamma(oio) e' rimasta a Giuba ,ripromettendosi di seguirli appena possibile,e Kadija con il fratello proseguono con i nuovi “commercianti” alla volta di Tripoli.Attraversano il Chad e il Niger fino a Madama,poi attraversano il confine con la Libya ed arrivano a Sebha,dove li abbandonano in una fattoria nelle mani di un gruppo di libici.
I libici tentano di fare ai profughi un ennesimo “squeezing”:ma nessuno ammette di avere ancora soldi...loro non ci credono,e ne obbligano alcuni a bere acqua da un pozzo inquinato(li vogliono obbligare ad espellere eventuali “tesoretti” nascosti nell'intestino).....il fratello della somala e' uno di questi,e la dissenteria acuta lo riduce in fin di vita....avrebbe subito bisogno di antibiotici...Kadija chiede piangendo ai libici di aiutare il fratello,e il mudir della fattoria,un vecchio con una lunga barba bianca che si e' invaghito di lei,la porta nel suo alloggio obbligandola col ricatto....portera' il fratello dal dottore dopo essersela scopata.....lei lo implora ,ha solo 16 anni,e' ancora gabar(vergine),ma alla fine cede al ricatto....tutti odono le sue urla nella fattoria,mentre il vecchio tenta di sverginarla....ma non e' facile...tutte le somale ,da piccole ,subiscono l'infibulazione(le tagliano le piccole labbra e cuciono insieme le grandi labbra lasciando solo un minuscolo pertugio per il passaggio del sangue mestruale,creato tramite l'inserimento di uno stecchetto grande quanto uno stuzzicadenti).In Somalia alcuni
,quando sposano una gabar,la portano prima in ospedale per farla aprire col bisturi,perche' restano chiuse anche “dentro”,non basta romperle l'”ingresso”....altri,che preferiscono il “fai da te”,ci impiegano 3 o 4 giorni a penetrarle....altri ancora(i piu' sadici),le legano al letto e nel giro di mezza giornata riescono a far loro il “lavoretto”,tra le urla delle poverette che svegliano tutto il villaggio,senza contare il sangue che fa sembrare il letto un vero macello.....quasi sempre,inoltre,le poverette restano incinte alla prima botta,sembra un destino......ma anche l'uomo non ne esce fisicamente indenne:anche usando abbondanza di lubrificanti,se non stai attento corri il rischio di “scotennarti” il cazzo,non so se mi spiego....e per sverginare una somala ci vuole un “cazzo giovane”,perche' se non ce l'hai piu' che duro non ce la puoi fare.
Così il vecchio mudir va avanti tutto il giorno tentando in diverse riprese di aver ragione del tessuto cicatriziale di Kadija,e la sera,stanco morto,dopo averla mezzo rovinata all'imbocco,ma senza essere riuscito a penetrarla completamente,la lega al letto e si addormenta della grossa.....lei riesce a liberarsi ed esce dalla casa, tentando di rintracciare il fratello....ma non sa orientarsi,poi sente un trambusto e delle voci,e' terrorizzata all'idea di ricadere nelle grinfie del vecchio,così scappa a casaccio,finche' non incontra noi sulla pista.
Mentre la ragazza finisce il suo racconto,mi rendo conto con stupore che ignoravo che il mio campo di Sebha si trova a un tiro di schioppo da uno dei centri di raccolta dei negrieri.
Scambio qualche parola in inglese con lei....le racconto che io ero stato per lavoro nella sua citta',ma quando le dico qualche frase in somalo si anima all'improvviso e mi subissa di domande....mi mette un po' in difficolta' perche' il mio somalo non e' certo perfetto,ma rimaniamo a parlare insieme fino all'ora di pranzo,quando rientra anche Bashir.....Kadija preferisce ritirarsi per il pranzo nel container del capocampo,dove l'aspetta sua moglie,con la quale evidentemente ha trovato un'intesa.
Dopo pochi giorni il tecnico ha finito l'inventario degli strumenti.....io e Bashir abbiamo completato il giro dei meeting.....Kadija sta meglio,anche se e' sempre in ansia per il fratello....ha tentato di coinvolgerci nel suo salvataggio,ma ci siamo rifiutati:la Libya del colonnello non puo' certo essere considerata uno stato di diritto,e la mafia dei Tuareg e del traffico di esseri umani e' un ostacolo troppo pericoloso per essere sfidato,specialmente poi da stranieri...non posso certo compromettere il business della mia azienda per intraprendere crociate comunque destinate all'insuccesso.
Così decide di venire con noi a Tripoli...la portero' dal vecchio Osmane,l'ambasciatore somalo,che l'ospitera' finche' non potra' ricongiungersi al fratello o non vorra' partire da sola per l'Italia.
Bashir accetta “obtorto collo” la presenza della ragazzina somala,ma so che con noi non correra' alcun rischio....noi non dovremmo aver problemi neppure nel caso dovessimo essere controllati dalla polizia....Bashir dira' che la sta portando alla sede dei Signal Corps per essere interrogata,e nessuno osera' certamente replicare....
Tornati a Tajura,accompagno Kadija all'ambasciata somala:il vecchio Osmane la ospitera'insieme agli altri profughi che continuano ad arrivare dalla Somalia per sfuggire alle stragi di Al Shabaab....e' rimasta senza documenti,ma gli procuro io un passaporto nuovo dando il bagshish a Said “Marino”,l'ex capo di s.m. della marina militare somala ,che scappando da Brava alla caduta di Siad Barre si era unito alla colonna corazzata del dittatore che puntava su Barderri,ed era poi scappato in Libya portando con se' un sacco di iuta(letteralmente)pieno di passaporti nuovi gia' punzonati col timbro a secco del ministero,pronti da compilare e con tutto il necessario per i timbri e bolli accessori. Era ospite di Gadhafi a Tripoli,visto che per anni aveva curato il traffico d'armi tra Libya e Somalia insieme all'ex-sindaco Hawya di Mogadiscio.
Al momento di congedarmi da lei la ragazzina mi abbraccia d'istinto e mi bacia sulle guance” Merzenit abboe”,mi ringrazia per quanto ho fatto per lei e mi dice che mi trovera' quando arrivera' in Italia(in effetti 2 anni dopo ci siamo incontrati a Roma ma questa e' un'altra storia).