Numero di telefono: 3240973896
Link (collegamento) alla pagina dell'annuncio:
STAZIONE TIBURTINA PASSIONE E SENSUALITA DALLA AMERICA LATINA DISPONIBILE CON AMICA
L'incontro è avvenuto Nell'ultima settimana
Località e provincia dove è avvenuto l'incontro: Roma
Conformità foto pubblicate nell'annuncio: 75% - Non aggiornate, photoshop
Nome della girl/escort: Sandra
Nazionalità: ecuadoregna
Età: 42-45
Altezza: 160-162 cm
Descrizione fisica: Con qualche kg in più
Reperibilità: Facile con telefono
Compenso concordato: 60
Durata dell'incontro: fino a 30 minuti
Servizi usufruiti: FK (french kiss, bacio alla francese con lingua), DATY (dinner at the Y ovvero rapporto orale a lei), BBJ (rapporto orale scoperto), Straight Sex (rapporto sessuale in diverse posizioni)
Attitudine: Simpatica e accondiscendente
Fumatrice Non saprei
Privacy: Ottima, lontano da occhi indiscreti
Luogo dell'incontro: Pulito e ordinato
Facilità di parcheggio: Discreta con parchimetro o a pagamento
La mia recensione:
Premetto che con le sudamericane non ho mai avuto una grande fortuna, anzi, a dirla tutta, è l'etnia in assoluto più avara di soddisfazioni, quindi mi è venuto naturale offrirgli l'ennesima chance di riscatto nella persona di questa Sandra, così frequentemente e benevolmente recensita, tanto che tra i vari acronimi attitudinali che le sono stati attribuiti, il PSE risulta essere quello prevalente, con tutto ciò che ne consegue in termini di aspettative. Ed è appunto sulla base di tali aspettative che mi sono recato anch'io in via Angelo Sismonda, dove per l'appunto alloggia la nostra amica, la quale, alla luce di uno sguardo disincantato, è tutto tranne che PSE.
Appena varcata la soglia d'ingresso non ha manifestato nessuna particolare attitudine a mangiarmi con gli occhi e/o a zomparmi addosso col preciso intento di ficcarmi la lingua in bocca. Semmai ha manifestato una spiccata attitidine al chiachiericcio spinto, di quello per intenderci che salta di palo in frasca, dal classico argomento metereologico a cose del tipo dove lavoro, dove abito, se sono sposato o divorziato, se ho convissuto (e per quanto tempo), se ho figli... quasi come a volermi indurre a dimenticare il motivo della mia visita, quello cioè di scoparmela. Un motivo questo che, col senno di poi, mi sento sì di giustificare, ma non tanto per l'attitudine, che pure è tuttaltro che missilistica, quanto piuttosto per l'aspetto fisico, e per un'altro aspetto che chiarirò in seguito. Per quanto concerne il primo, devo dire che a me è piaciuta un botto, pur nei suoi 15-20 kg in più rispetto alle foto, nelle quali stenterei perfino a riconoscerla, se non fosse per quei capezzoli a chiodo visibili anche in foto, e di cui si è parlato fin troppo, quasi valessero, da soli, il prezzo del biglietto: cosa che ovviamente non è, almeno per il sottoscritto. Sebbene piatta e traccagnotta (a differenza delle foto dove appare una normopeso) l'ho trovata estremamente femminile nelle sue sinuosità relative alla porzione di fisico sottostante le tette (se così si possono chiamare). Belli anche i lineamenti del volto, che a mio modesto parere hanno quel non so che di esotico che mi mancava, e lo dico anche con riferimento al fatto che, a mio avviso, i suoi tratti somatici parrebbero quelli delle tribù indios dell'Oceania, gli stessi delle tante donne tahitiane tanto amate da Gauguin, non senza cognizione di causa. Fatto sta che è con tale pensiero che mi sottraggo dall'ennesima domanda, con la scusa (che scusa non è) del consueto passaggio in bagno, al quale vengo guidato da quella sorta di "tappeto nuziale" che, dalla soglia della tromboroom, si snoda fino alla soglia del bagno. Una volta lì non posso fare a meno di constatare, da un lato l'assenza di acqua calda, per me desiderabile ad ogni stagione dell'anno, per via del suo benefico effetto vasodilatatore, e dall'altro lato l'ancor più deprecabile assenza di un detergente intimo degno di tale nome, nel senso che il detergente ci sta, ma è talmente annaquato, ovvero allungato con l'acqua, che la quota parte di soluto (il detergente) all'interno del solvente (l'acqua) è pressochè la stessa di un qualsivoglia intruglio omeopatico.
Tanta scenografia per poca sostanza, dunque, proprio come ciò che di lì a poco avverrà nella tromboroom.
In fase di petting, appena prima di poggiare le mie labbra sulle sue già mi parte di manovella a velocità supersonica. Poco male, visto che sessualmente sono un diesel e non sarà certo una manovella a tradimento a farmi capitolare prima del previsto. Sui FK, come su tutto il resto, ti lascia indugiare quanto vuoi, ma a dispetto di un'esecuzione tuttaltro che magistrale. La sua lingua non cerca mai la tua, e quando tu cerchi la sua, anche col giusto mix di tatto e delicatezza (come sempre si deve fare quando si vuole scaldare una donna), ti rendi conto che la tira fuori solo per un terzo, serrando (ma proprio serrando) i restanti due terzi tra i denti, resi appena visibili dalle labbra appena dischiuse, da cui scaturisce l'espressione da ebete nella quale permarrà ogni volta che mi avvicino alle sue labbra in vista dell'agognata pratica: FK, appunto. Per carità, sempre meglio così che niente, ma onestantamente, dalla "guerriera del sesso" (come è stata ribatezzata su GF) mi sarei aspettato qualcosa di più.
Anche sul daty ti lascia indugiare quanto vuoi, sia con la lingua che con le mani. Geme fragorosamente e si contorce come un'anguilla. Solo che i contorcimenti avvengono fin dai primi istanti, rendendo quei gemiti assai poco credibili. Dopo una decina di minuti (tempo enormente più lungo della media delle sue connazionali, questo pure gli va riconosciuto), non posso fare a meno di constatare che tutte le membra del suo corpo vibrano all'unisono come in preda ad una crisi epilettica, e, al contempo, con uno scatto repentino mi allontana la testa con le mano, per poi, altrettanto repentinamente, inarcare la schiena, la testa, e finanche le orbite oculari, come in preda ad un alterato stato di coscienza. Non sto scherzando, vi assicuro che le palle degli occhi erano completamente bianche. Inutile dire che in 12 anni di punteraggio non mi era mai capitato, e mai avrei pensato che potesse capitare.
A quel punto non posso fare altro che stopparmi in vista del bbj, dove alterna pompaggi a velocità supersonica a lunghe pause dove cerca il mio sguardo; il che sarebbe pure positivo, se non fosse che mentre mi guarda, riparte di manovella a velocità superonica. Ma quel che è peggio è che quando pompa non arriva mai a fine corsa ma al massimo si ferma a metà, e come se non bastasse mi fa sentire un po' troppo i denti. Le dico chiaramente che dev'essere più lenta e delicata, che devo sentire solo le labbra e la saliva, e mai i denti, perche nel primo caso si intosta come il marmo, mentre nel secondo caso rischia di afflosciarsi. Ma sono parole al vento. Ad un certo punto la stoppo, ma con la netta sensazione che avrei potuto benissimo lasciarla continuare. E' stato già detto e ri-detto che lei non guarda l'orologio, e mi sento di confermarlo anche per quanto concerne la successiva sessione penetrativa, eseguita sia in mission che a pecorina.
Sessione penetrativa che diventa una vera e propria Odissea alla ricerca dell'attrito perduto. Alla mission, infatti, già dopo una manciata di secondi, mi rendo conto che la quantità di gel è davvero spropositata, tanto che per avvertire un minimo di aderenza delle pareti vaginali, già dopo pochi minuti mi rendo conto che devo piazzarla a pecora e stringerle le natiche sul birillo più forte che posso. Sì, stringeme, stringeme, me piase che me stringe, mi dice la signora, come per rassicurarmi sul fatto che stavo facendo la cosa giusta... E te credo, penso tra mè e mè, con tutto quel gel non ti accorgeresti della mia presenza manco se ciavessi er diamentro di un palo della luce... sul gel mica sei annata a risparmio... solo sull'acqua calda e sul detergente intimo ciai avuto er braccino corto, 'ssinamm.... Fatto sta che continuo così per un bel po' ma l'aderenza è davvero infinitesimale. Mi vedo costretto, mio malgrado, ad aumentare l'intensità delle spinte a mo' di martello pneumatico, tanto che dopo non so quanto tempo mi viene naturale rallentare il ritmo per paura di smandrupparla. ma la signora prima mi rassicura: Spingi, non ti preoccupare... E poi mi incita: Forte, forte... me piase forte...
E forte sia. A quel punto comincio a darci dentro con una foga mai assunta prima, con lei che mi incita alla sua maniera... Vamos garrido!... Vamos garrido!... Spingo con una tale intensità che vedo i suo capelli sballottati come se fossero investiti dalla bora di Trieste. Ma la signora non si scompone di una virgola, anzi comincia a muovere le chiappone avanti e indietro al fine di accompagnare i colpi con una veemenza pari alla mia, se non addirittura superiore, e al contempo persistendo nella sua "marsigliese": Vamos garrido!... Vamos garrido! Come un disco incantato e col volume a palla... Tutta questa veemenza, per certi versi inaspettata, ha il potere di ferirmi nell'orgoglio: se da un lato il dolore insopportabile che avverto alle reni e alle natiche mi avvisano che ho raggiunto i miei limiti, dall'altro lato la ferita inflitta al mio oroglio mi impone di resistere stoicamente al fine di superare quei limiti.
E allora via di galoppata come se non vi fosse un domani. Ogni singola fibra del mio corpo partecipa alla sforzo, e se mai esistesse un corpo astrale, oltre a quello fisico, allora sto stantuffando con entrambi... Ad ogni spinta vedo il suo corpo sobbalzare in avanti, fino a che la signora si vede costretta ad abbassarsi sempre di più (dalla pecorina classica stiamo quasi passando alla pecorina sdraiata), per poi appoggiare i gomiti a terra e puntellarsi saldandamente premendo le mani contro la spalliera del letto, per non rischiare di prenderla a capocciate. Ho indubbiamente superato i miei limiti grazie ad una foga che tuttavia, ancora una volta, parrebbe non intaccare minimamente le doti di resistenza della "guerriera", che anzi ancora trova la forza di incitarmi: Vamos garrido!... Vamos garrido!... ormai non più mero ritornello, ma vero e proprio grido di battaglia, un po' come il "Vamos a matar compagneros" del film omonimo.
Ma nonostante la mia foga, la mancanza di attrito (o la scarsità dello stesso) ancora mi impedisce di giungere alla meta, che anzi, al passare del tempo vedo allontanarsi sempre di più... E più la vedo allontanarsi e più la resilienza della signora, che parrebbe non voler essere da meno alla mia, mi lascia intendere che questa trombata non è come le altre. E' un duello all'ultimo sangue tra due resilienze: quella relativa alle corde vocali della signora e quella relativa al mio gioco di anche e bacino. Ma il gioco di anche e bacino non può impedire, ad un certo punto, un brusco calo dell'erezione con conseguente arricciamento del preservativo. Devo assolutamente acquisire un surplus di testosterone che faccia affluire un surplus di sangue ai corpi cavernosi, ma soprattutto devo acquisirlo prima che sia troppo tardi. Lo specchio alla mia destra sembra tagliato all'uopo, ma è troppo decentrato rispetto al baricentro del letto, e anche inarcando la schiena e la testa il più possibile all'indietro non vedo nulla. E per ironia della sorte lo specchio sulla parete di testa è troppo in alto e in esso vedo riflessa soltanto la mia immagine fino all'ombelico... Azz... anche qui tanta scenografia e così poca sostanza... 'ssinamm... E allora mi focalizzo sul mio respiro, cercando di sincronizzarlo con gli sforzi supplementari cui devo sottoporre le natiche (le mie): contraendo in entrata e rilasciando in uscita, continuo a stantuffare come un forsennato, spremendo il muscolo pubo coccigeo fino allo spasimo, ma l'erezione è ancora al 60-70%, e il sopraggiunto arricciamento del preservativo mi mette in uno stato di ansia via via crescente, che non riesco più a controllare neppure con la respirazione. Sinistri presagi si profilano all'orizzonte. Come se non bastasse, dalla stanza attigua, sopraggiunge un brusìo di voci che diventa via via più forte e persistente. Altri pensieri si accavallano nella mente. Ecco il problema: troppa mente: mente-gente che parla; mente-erezione che cala; mente-preservativo che si arriccia; mente-specchi che non fungono... "No mente": questo è il mantra, la condizione cui devo pervenire. Proprio in questo frangente, come in tanti altri nei quali, per un motivo o per l'altro, mi sono sentito perduto di fronte al sopraggiungere della sconfitta, mi viene in aiuto l'insegnamento del grande Bruce Lee: "Sii come l’acqua che si fa strada attraverso le fessure. Svuota la tua mente. Sii senza limiti, senza forma, come l’acqua... L’acqua a volte sembra andare contro le leggi naturali, addirittura in salita, ma il fatto è che sceglie ogni strada possibile per poter raggiungere il mare. Può muoversi rapidamente o lentamente, ma il suo obiettivo è inesorabile, il suo destino segnato... Sii come l’acqua, amico mio".
E acqua sia. Svuoto la mia mente, perchè l'acqua non pensa. Non conta più nè il viaggio nè la destinazione, perchè non esiste più ne passato nè futuro ma solo un eterno presente: il qui ed ora ridotto ai minimi termini: no mente... anche e bacino... contraggo in entrata e rilascio in uscita... ed ecco che magicamente riprendo vigore. Senza sforzo, avverto che il preservativo si distende, risultando così di nuovo perfettamente aderente a chi di dovere. Ormai non è più un problema. Neppure quel velo di gel che si frappone tra me e la pussy può costituire un problema, perchè ormai sono come l'acqua, che è infinitamente mobile e infinitamente fluida, e come tale raggiunge e riempie ogni anfratto. Nel frattempo la signora è come ammutolita. Ha smesso di accompagnare i colpi, e, ciò che più conta, ha smesso di incitarmi. La guerriere ha abbandonato il campo di battaglia. Io invece sono ancora qui, più adamantino che mai, e come tale posso perfino rallentare il ritmo: prima lento, poi veloce, poi di nuovo lento, poi di nuovo veloce. Avverto di essere vicino al punto di non ritorno. Lo tsunami è sempre più vicino e per contro la signora è sempre più ammutolita. Ora sono io che incito lei, proprio mentre le assesto gli ultimi colpi di reni, quelli risolutivi: resisti Sandra, resisti... Sì, sì, mi risponde lei con un filo di voce, proprio mentre la furia inarrestatbile dello tsunami la travolge, e, in un certo senso travolge anche me. Ve lo detto: sono acqua, e il mio destino è di ricongiungermi al mare.
Mi ritraggo dalla pussy esanime e purtuttavia pieno zeppo di endorfine: dopotutto alle fine la mia resilienza ha avuto la meglio sulla sua.
Rivado in bagno confortato dalla sua ennesima rassicurazione: fai con comodo, mi dice. Me lo aveva detto anche prima del passaggio iniziale, e per dovere di cronaca vi dico che aveva pure aggiunto: "prenditi tutto il tempo che vuoi", e non ho alcun motivo di dubitare della sincerità di tali rassicurazioni. Ma almeno per quanto attiene al passaggio finale, sono io che non sento l'esigenza di prendermela comoda. So già che dovrò lavarmi di nuovo con acqua fresca, e stavolta solo con quella. Il detergente "omeopatico", infatti, manco lo prendo in considerazione, tanto è acqua fresca pure quella. Approfitto invece degli scottex, che qui abbondano, così, come in camera. E brava Sandrocchia, almeno su questo nun se po' certo dì che hai raschiato er fonno der barile...
Tornato in camera mi trattengo un altro po' a parlare con lei, ma lo faccio più per la mia naturale galanteria che per altro, perchè in quel frangente non vedevo l'ora di tormarmene a casa al fine di godermi il meritato riposo. Il riposo del guerriero, appunto.
In quanto alla nostra guerriera, ora che mi accingo a concludere queste mie note (a beneficio di quei pochi, forse pochissimi, che hanno avuto la pazienza di seguirmi fino a qui), mi sento di dire che per me si tratta di una pratica già bella che archiviata. Al momento in cui scrivo sto già vivendo la trepidante attesa della prossima.
Asta la figa siempre, compagneros!