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Ospite
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Disclaimer: storia vera, post lungo e verboso, vicenda già raccontata altrove, non adatta a integralisti (v)eterosessuali, e, se vi rompono i post lunghi: mollate subito e passate ad altro!
Solo.
Sono già tre giorni che sono a Samui.
Difficile dire se mi stia divertendo quanto mi aspettassi o meno.
Di certo sono sereno e mi sto rimettendo in forma. Grandi nuotate, ore sdraiato a bagnomaria in laguna a prendere il sole (…e a bruciarmi ben benino, che sono arrivato qui color Pettinicchio). Tanti ottimi drink per pochi baht e qualche massaggio, di quelli veri, tradizionali e corroboranti.
Oggi poi ho fatto diving, dopo ben tre anni di astinenza, a Koh Tao. Nullaffatto male: bei fondali, discreta visibilità , grandi banchi di barracuda… Spettacolari, come sempre.
Ierlaltro ho anche avuto una piccola avventura. Una ladyboy del tutto insospettabile, mi ha agganciato fuori da un discobar, lì a Soi Green Mango. L’ho lasciata fare con piacere. Minuta. Molto femminile. Sorridente e intrigante… In mezz’ora eravamo sotto le lenzuola… In un paio d’ore ci eravamo dimenticati l’uno dell’altra…
Sorvolo sul regalino lasciatole… Davvero una inezia.
…Strano a parlarne così. Di una t-girl così bella, di un sesso consumato in modo così genuino e persino appassionato. Qui in Italia, avrei potuto stendere tre cartelle di lodi entusiaste su quest’incontro.
Ma, quando sei in paradiso, queste cose rientrano nell’ordinario.
Stasera, invece, aragosta… Ecchecazzo!
Chissenefrega della dieta e della spesa. Che comunque la bestia è a meno di quattro euro l’etto e l’apporto calorico me lo brucio in quattrequattrotto con una corsetta sulla spiaggia di Chaweng.
Quando arriva la mia lobster di poco meno di un kilo, dal tavolo vicino si leva un applauso, e una coppia di giovani britannici mi sorride complice.
Uccido il crostaceo, fritto in perfetto stile thai, con due o tre Singa’s e ci fumo sopra un bel numero di Philip Morris.
Pregusto il programma serale.
Stasera vado allo Star Club e mi sparo il cabaret show dal principio… Che l’ambiente è rilassato. I camerieri gay simpaticissimi. Le ladyboys e i ballerini assolutamente splendidi nei loro costumi e lo spettacolo divertente quanto coinvolgente, per musiche, colori, luci e testi esilaranti.
Le stars dello spettacolo, tra le altre, sono Lisa, Maia, Cha.
Lisa è un travestito che impersona Tina Turner, mimandone lo stile e cantandone le hits in playback. E’ anche la presentatrice dello show. Il suo stile è autoironico, comicissimo, ma professionale, ed elegante. Da oggi, per me, la vera Tina Turner è lei. Avrei difficoltà a distinguerla dall’originale.
Maia interpreta una meno probabile Kilie Minogue. E’ una splendida ladyboy con un corpo da urlo, un viso intrigantissimo, una poco credibile criniera biondo platino, lo sguardo assassino e un enorme dragone tatuato sulla sinuosa schiena: eccitante e bravissima nel ballare e nella sua interpretazione di Kilie. Impossibile levarle gli occhi da dosso. Il suo viso mi ricorda quello di Nancy Brilli… Pensate alle strane circonvoluzioni cerebrali.
Cha è il primo ballerino. Definirlo gay è un eufemismo… E’ davvero frocissimo… Ma fighissimo, anche lui, nell’essere il perfetto complemento a un numero imprecisato di t-performers…
Ciascuna singolare e affascinante, apparentemente disponibilissima, ma , a suo modo, inarrivabile, con quell’aria da diva, un grande senso dello spettacolo ed una professionalità assoluta nell’interpretarlo.
Birra dopo birra, dopo birra…si succedono sul palco Kilie Minogue, Tina Turner, Diana Ross, Madonna e tante altre… Disco dance grandissima, classici storici, battute e battutacce… Mai veramente pesanti. Sempre divertenti.
Io mi perdo nei suoni, nelle luci, nell’atmosfera tropicale, allegra e carnascialesca. Mi scopro a cercare di indovinare se la performer di turno è una trans, un trav, un semplice figurante… Sbircio –un po’ ipocrita– tra le gambe scoperte o velate delle ballerine. Mi risulta così difficile credere che davvero siano nate tutte con il mio stesso sesso genetico.
Una, in particolare, mi attrae da morire. A guardarla, mi si rimescola il sangue.
L’ho già notata nello show dell’altra sera. Ero passato proprio qui di fronte e mi sono fermato giusto il tempo di un drink.
La cosa carina è che lo show cambia un po’ tutte le sere… Così puoi tornare, se non hai di meglio da fare… Ti fai due risate. Bevi ottimi drink. Non ti annoi.
Dicevo di Icha… Si, dunque, sul momento, mi pare si chiami così. Un autentico scricciolo. E’ alta quasi quanto me. Ma magra ai limiti dell’anoressico… Diresti un fisico da modella. Ad esser generosi, sarà una taglia 40. E, a voler essere obiettivi, la potresti giudicare un po’ troppo ossuta… E le gambe così magre. Tuttaffatto perfette. Beh non sono certo quelle di Maia.
Ma a me fa impazzire con quell’aria da pischelletta orientale, quello sguardo che è sensuale e segreto, l’incredibile charm che emana con ogni suo movimento… Uguale a quello delle altre dancers, eppure assolutamente personale.
Mentre la finta Tina turner intona “Private dancerâ€, io mi mangio letteralmente Icha con gli occhi e immagino di averla tra le mie spire per un lentone e, ammettiamolo, magari per qualcosa di più sconcio.
Devo inventarmi una scusa, un modo intelligente di conoscerla.
Ma lo show finisce.
Inutile fermarsi per l’ennesimo drink…
Il pubblico va via.
Le ragazze restano appena pochi minuti in giro per il locale, solo per qualche foto ricordo col pubblico. Non danno confidenza. Tanto meno a chi le approccia, un po’ rozzo ma assai apprezzato, con una banconota in mano, da appoggiare sul decolté.
Finisco il drink giusto in tempo per una strategica ritirata, prima di ritrovarmi con i camerieri a tirar giù la serranda…. Le ragazze sono tutte sparite.
Ma è mezzanotte passata da poco. Le quote ormonali sono oltre il livello di guardia. Ho tutta la libertà a cui ho sempre ambito e una gran voglia di chiudere una giornata clamorosa con una altrettanto clamorosa notte di sesso.
Mi butto allora per la Chaweng Road, e poi di nuovo Soi Green Mango. Mi spizzo tutte le bar girls che mi lanciano sorrisi e urletti ammiccanti… Mi infilo anche in un gogo bar in attesa di essere rimorchiato…
Ma stasera non riesco ad accettare di essere agganciato.
Sono completamente in fissa per la bella Icha dello Star Club.
Non intendo essere rimorchiato.
Voglio scegliere io con chi giocare.
Non accetto niente meno del fascino che ho percepito da Icha. La mia lei di questa notte deve essere bellissima e fascinosa. Esattamente quella che voglio.
O niente.
Ma ho una voglia pazza di vivermi la notte… Non cedo alle prime avvisaglie di stanchezza… Nemmeno ai sorrisi delle bar girls…
Quasi le due. E sono ancora in giro a ciondolare. A fare finta che non mi interessa il sesso che mi offrono, ormai, e data l’ora, a ogni angolo.
Il discobar di fronte al Green Mango è eccellente per dissimulare arrapamento e solitudine.
C’è un comodo gradino su cui sedere, fumarsi una cicca, scolarsi una smirnoff.
Mentre sto valutando se prendere un taxi o tornare a piedi al resort… Ecco spuntare la mia bella.
E’ proprio lei, Icha. E mi sta ballando proprio lì davanti.
Circondata dalle sue amiche dello spettacolo e da un inequivocabile gruppo di gay, si è probabilmente allungata la serata per fare quattro salti in disco.
Cerco di esprimere il mio miglior sguardo fazer e intrigante sorriso latino per farle capire che: I fancy her, I fancy her…I fancy her…
Risultato?
NU ME PO’ CACA’ DE MENO!
Mi vedo chiamare da una faccia nota. E’ il cameriere gay che mi ha servito allo Star club. Mi saluta cordiale e lascia capire che, se voglio… Beh, lui è gay… Si capisce…
Faccio il tenebroso e gli spiego, con aria complice, ma in modo assolutamente inequivocabile, che sono affranto perché mi piace una GIRL ma che lei neanche mi guarda… E che nessuno potrà mai consolarmi.
Lui capisce. Mi esprime solidarietà . Non approfondisce. Torna al suo ballo.
Vabbè va… Mi sa che non ho più l’età per il rimorchio. Se proprio voglio chiudere la serata con il sesso, è meglio che accetti una delle proposte dell’afterhour: piovono facili dai bar, senza star tanto a sottilizzare. Oppure posso rivolgermi alle fide Federica e Manola.
Faccio per allontanarmi. LEI mi si para finalmente davanti e, con aria complice, mi indica una sua amica trans lì accanto. Ora non ricordo… ma credo un mezzo cesso.
Le sorrido e, a gesti, dico “no io e lei… ma IO e TEâ€.
E le punto il dito dritto al cuore.
Aaaaaaaaaaaaaaaaaaah.
Sorride… Finalmente ha capito.
Ma fa la (finta) timida.
Era ora.
Balliamo insieme…
Certo non posso competere con una professionista.
Ma riesco in qualche modo a tenere ritmo e decenza… E me la lavoro un po’ ai fianchi…
Sorrisini, sguardi, intese latenti…
Mi hai capito o no????
Lei mi fissa ancora un secondo. Poi mi prende la mano e se la porta tra le gambe: “Io no kazzo… Do you understand?â€
Ritiro la mano, tenendo la sua.
Mi fermo. La fisso. Con deliberata drammatica sincerità le dico: “Listen to me Icha. I want you. Not your dick. Regardless who or what you are. I fancy you and not anyone else!â€
Mi sorride. Ma si vede che non è convinta.
Si allontana un attimo. C’è Maia (Kilie Minogue/Nancy Brilli) proprio li accanto a noi. Le dice qualcosa nell’orecchio. In un attimo Maia mi è accanto. Ballo tra lei e Icha… La popolazione nottambula di Samui ci sta a guardare… Una buona parte mi invidia. Per altri ancora risulterò una checca o uno scemo che non ha capito in mano a chi è finito…
Ed io sticazzi! Mi sto godendo la nottata.
Maia si avvicina al mio orecchio… Mi chiede se sono solo, dove sto in albergo… Se la voglio con me stanotte.
La tentazione è forte.
Lei è davvero attraente.
La top star dello spettacolo.
Ed è li per me, se appena lo voglio.
Le prendo la mano e, senza stare troppo a pensare: “Honey, it would be a pleasure… But I have just told your friend that I fancy her. I would never offend her.â€
Si fa ripetere la frase. Non è chiaro se ha capito e mi prende per scemo. O se davvero non mi ha capito e devo ripetere.
Alla fine intende chiaramente.
Intuisco che non gradisce rifiuti. O non ci è abituata.
Si volta offesa e smette di ballare con me.
Fa tre passi. Prende il braccio di Icha. Le dice due parole all’orecchio. E me la spedisce addosso.
Maia non mi parlerà e non mi saluterà per quattro giorni. Sino alla mia ultima notte in Samui. Quando mi regalerà un sorriso e uno sguardo denso di significati proibiti… E occasioni perdute.
Verso le due e mezzo, i locali dance e i bar devono chiudere. Ne resta aperto solo uno in tutta Samui… Il Solo Bar. L’afterhour.
Le ragazze dello Star club si allontanano in gruppo. Icha mi prende per la mano e mi invita a seguirle.
Con questa strana compagnia di trans truccatissime e camerieri gay, l’unico bianco sono io… Seguo la comitiva per vicoli e vicoletti in piena notte. Sono un po’ teso. Mi chiedo cosa cazzo ci faccia alle tre di notte a 13.000 km da casa co’ sta gente e cosa diavolo mi sta per succedere.
Finiamo in una specie di bottega all’aperto. Anni luce dagli scintillanti locali per farang. Sediamo a un tavolino in una specie di veranda piastrellata bianca come una vecchia cucina… o un bagno pubblico. Lo staff dello Star Club si serve zuppe e insalate locali, il cui contenuto, e l’odore speziato, a prima vista è tutt’altro che invitante. Mi offrono, come è loro abitudine, di dividere il cibo.
Con tutto quel che mi son bevuto, ho qualche problema a far posto nello stomaco a queste pietanze sconosciute e poco invitanti. Ma accetto comunque una tazzona di metallo colma di acqua e ghiaccio… Sono certo che quel rinfresco mi costerà , all’indomani, una santa diarrea.
Per fortuna mi sbaglio.
Parlottano tra loro in thai. Ridacchiano e giocano. Non si può dire che Maia a tavola sia affascinante come sul palco… Ha piuttosto dei modi da camionista… Ma è improbabile che abbia ricevuto una educazione a Yale. E poi l’ora è tarda e il pubblico non c’è più…
Ogni tanto Icha mi fa un sorriso dolcissimo e accenna qualche presentazione in inglese…
Sono tutti piuttosto cordiali. Curiosi forse. Ma non veramente interessati alla mia presenza… Anche se mi sembra di avere l’aria di una novità .
Forse per loro non sono necessariamente il solito puttaniere farang, magari mezzo o tutto pervertito. Magari gli risulto solo uno sconosciuto e potenziale amico.
Appare finalmente un occidentale.
Un tipo sui cinquanta. Molto casual: camiciona e braghe leggere, lunghe e larghe. Cranio rasato e occhi chiari… Un po’ acquosi… Alcolici, verosimilmente. La pancia è quella del gran bevitore e l’aria alquanto sostenuta. L’incedere è deliberatamente effeminato, come i modi –molto confidenziali – che adotta con tutti gli indigeni lì intorno. Parla solo thai con gli altri avventori e non mi degna di uno sguardo.
Icha me lo presenta dopo un po’ come il suo boss. E’ il padrone dello Star Club.
Non mi dice il suo nome.
Insistendo un po’, lo costringo a comunicare in lingua inglese e in modo decisamente più urbano.
Scopro che è australiano, e, anche se è decisamente gay, è in grado di porsi e conversare molto seriamente, accantonando con facilità il ruolo della vecchia checca.
Il tipo ha il fascino decadente del viaggiatore e, nonostante l’atteggiamento freddo e diffidente nei miei confronti, mi ispira stranamente una certa, ingiustificata, simpatia.
Arriva un ragazzetto locale in jeans strappati e orecchino. Interviene mentre scambio due parole di presentazione con l’australiano e gli spara un bacio in bocca con la lingua. Poi si gira verso di me con aria di sfida.
Me lo guardo e gli sorrido.
De gustibus… Bro.
Terry, il boss dello Star Club, sarà il mio compagno di conversazione e bevute per le sere a venire. Nonché un ospite squisito ed un autentico personaggio da ricordare. Ma alle tre di quella notte, io ancora non lo so.
So solo che al momento mi pianta dritto negli occhi i suoi. Occhi celesti, freddi, di quelli abituati più alla penombra dei locali notturni che alle spiagge assolate della Tailandia. E mi parla chiaro: Icha è la sua artista preferita. E’ la sua bambina. Una brava ragazza, mi dice. Mi prende il braccio e stringe forte: Take care of her. Please, do nothing to hurt her…
Sembrerebbe quasi una minaccia mafiosa.
Io, invece, superata l’empasse da roulette russa tra i viet (cfr. il fil “Il cacciatoreâ€), sono sereno come pochi.
Con Icha… O piuttosto Tun, il suo vero nome Thai, non intendo essere niente di meno che un perfetto gentleman… E sapete che, nonostante tutto, ce la posso fare.
Sarò invecchiato e rincoglionito. Ma se alla fine di questa serata Icha mi da il benservito e mi manda in binaco latte, me ne andrò sereno a nanna senza nemmeno rammaricarmi di aver preso l’unica buca data a un uomo nell’intera isola di Samui negli ultimi sessantacinque anni.
Tun, invece, ora mi sorride felice e si siede sulle mie gambe. Mi dice che mi darà uno strappo al resort con il suo scooter… Non sa se all’albergo la faranno entrare. Non ha documenti con se. Non sa se si fermerà con me la notte.
La via del ritorno in moto sarà di due o tre chilometri. Nella fresca brezza notturna di samui. Io dietro di lei, le bacio leggermente la schiena nuda.
La notte sarà dolcissima.
Il sesso sarà perfetto.
Il suo sapore tropicale.
La sua presenza al mio fianco silenziosa e leggera.
Sino al tardo mattino infuocato.
La mia anima segnata per sempre.
…
May 2008
______________julio ergo sum