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NOME INSERZIONISTA: Vanessa
RIFERIMENTO INTERNET:http://www.paginelucirosse.it/32800...lare-bellissimo-seno-e_girls_31_girls_1583451
CITTA DELL'INCONTRO: Nettuno (RM)
NAZIONALITA': rumena
ETA': 23, forse 25 ma stiamo lì
CONFORMITA' ALL'ANNUNCIO: foto vere al 100%
SERVIZI OFFERTI (vedi DIZIONARIO): bj, rai1
SERVIZI USUFRUITI: bj, rai1
COMPENSO RICHIESTO: 50
COMPENSO CONCORDATO: 50
DURATA DELL'INCONTRO: 30'
DESCRIZIONE FISICA: ragazzina mingherlina con due tette sproporzionatamente grandi
ATTITUDINE: gentile molto, carina nei modi, ai fatti disponibile
REPERIBILITA': semplice
PRESENZA DI BARRIERE ARCHITETTONICHE: no
TELEFONO: 3280032772
ci metterei pure l'INDEX vecchia versione: 32800327xx ...questione di abitudini
LA MIA RECENSIONE:
I nettunesi amano definire la loro cittadina una Portofino del sud. È un ricordo di altri tempi, prima che le speculazioni edilizie degli anni '60 la ingigantissero oltremisura mangiandone la costa, deformandone il paesaggio con un grattacielo che sarà pure un importante esempio di ingegneria italiana ma che rimane pur sempre un cazzotto in un occhio; prima – aggiungo – che gli appetiti degli speculatori e della classe politica locale costruissero sotto le mura medievali a picco sul mare un porto turistico sovradimensionato – ad oggi desolatamente vuoto – che ha tolto al paese proprio ciò che ne caratterizzava l'aspetto: il mare. È un ricordo, ma a tratti un amaro rimpianto: rimpianto non tanto per il mare in sé (perché Nettuno, a differenza di Anzio che tutta dipende dal porto, è storicamente un insediamento contadino) quanto per i turisti e i villeggianti che venivano richiamati a frotte dalle prime giornate di caldo e che rendevano quei tempi dei tempi felici, dei tempi grassi. Oggi, invece, si campa di magro... e non soltanto in ossequio alla Quaresima.
Questo penso mentre calpesto la prima sabbia della stagione, dieci metri sotto degli alberghi di dubbia estetica occupati solo da russi e da cinesi. Guardo a destra e vedo la costa martoriata in cui stento a riconoscere l'antica chiesa; guardo a sinistra e vedo la verde distesa del poligono militare. Il poligono funziona, eccome se funziona: talvolta l'artiglieria rintrona talmente forte che pare di stare al Gianicolo a mezzogiorno o peggio in una città in tempo di guerra ma che alla guerra si è abituata e ai colpi che le piovono addosso non ci fa più caso. Ho un amico che abita a Parco Leonardo: una zona terribile per tanti motivi che ho approfondito con lui e che non approfondisco qui, ma ricordo che mentre gliene parlavo mi rimbombava in testa il rumore degli aerei in fase di decollo o di atterraggio a Fiumicino. A me dava un fastidio da matti ma lui a quel fracasso si era abituato. Il cervello umano è capace di selezionare inconsciamente ciò che è un segnale di potenziale pericolo da ciò che non lo è, ed è anche per questo che tanti rumori consueti di notte non li sentiamo.
Tengo una mano in tasca e accarezzo il cellulare aspettando che si rimetta a vibrare e a suonare. Sarebbe il segnale convenuto con Vanessa per il via libera. La spiaggia che contemplo è – suo malgrado – famosa e non famosa: è qui che nel '44 hanno toccato terra gli americani, e ai nettunesi ancora rode che quello sbarco avvenuto sotto le finestre loro sia passato alla Storia come lo sbarco di Anzio. Causa ne è stata – ancora una volta – l'ambiguo rapporto dei nettunesi col mare. Il mare serviva loro soltanto per pararsi le chiappe dalle scorribande e dalle invasioni. La loro vita era tutta nella campagna, nei campi riarsi dal sole e dal sale, e quanto durasse fatica coltivare questa terra lo si capisce dalle tradizioni locali. Le sagre che vi si organizzano ogni anno non hanno alcun rapporto con le coltivazioni locali, e mentre ad Anzio si svuotano le reti dal pescato e si apparecchiano belle e grasse fritture di pesce, a Nettuno si festeggiano mestamente i funghi, le lumache e le ranocchie. Insomma, attività di sporadica raccolta per corroborare un'agricoltura stentata, e che indicano quanto mai chiaramente un passato di fame e di miseria.
Le lumache mi fanno schifo, ma le ranocchie mi piacciono. Soprattutto in umido.
Il vento umido che mi caccia la sabbia negli occhi mi fa desiderare di essere altrove.
Umido per umido, meglio fra le cosce di Vanessa che a prender freddo qua da solo.
Vanessa sta in un caseggiato che pare estivo ma che invece è abitato tutto l'anno.
Inutile girarci attorno: di Vanessa colpiscono le tette, le tette e ancora le tette. Vanessa è tutta tette. Ha due tette spropositate, soprattutto per via del fatto che la sua altezza è contenuta ed il resto del suo corpo è slim e superslim. Due tette simili su un corpicino magro magro non le avevo mai viste, e si tratta di tette del tutto naturali, a forma di pera, con le aureole larghe e i capezzoli duri e grossi quanto un mezzo mignolo. Ha un viso carino – molto rumeno, quasi zingaresco, ma comunque molto carino – ma la vita deve essere stata dura per lei perché non credo che qualcuno l'abbia mai guardata prima in viso. Lo stesso accade a me, che pure delle tette non sono stato mai un fanatico riverente, e mi scopro assorto nella fissazione totale ed assoluta di quel paio di abnormi tette, imbambolato, rapito, incredulo e scettico persino... e come San Tommaso voglio metterci il dito e anche la mano e poi tutta la faccia per scoprire l'arcano che vi si cela. Povera Vanessa: tanto carina, tanto gentile, simpatica pure e disponibile... ma cosciente di essere un feticcio e null'altro che un feticcio.
Il suo bocchino retroattivo e risucchiato non vale a distrarmi dalle sue tette. Dieci minuti buoni sta lì a succhiarmi il cazzo afferrandolo con le labbra alla base e aspirando mentre col collo indietreggia e si rialza, ma io sto lì a pensare e a tastare le sue tette. Fa un bello schiocco sonoro ogni volta che si libera la bocca dal mio ingombro, ma io sto sempre lì a pensare e a tastare le sue tette. Mi distraggo solo quando trovo un giochino ancora più curioso: un coccige appuntito, talmente appuntito che pare una piccola codina. Soltanto allora mi metto lì a girarci e a rigirarci sopra e attorno le dita come fosse una biglia o un cuscinetto a sfera o il piede della statua di un santo da consumare a forza di strofinate. Per tornare in me ho bisogno di metterla a pecora: solo così posso concentrarmi sul suo culetto striminzito che è – per i miei gusti – proprio un be culetto. Effettivamente, come la statua del santo anche Vanessa ha una parte tutta consunta dall'uso: la sua fica. Larga e profonda come non mai, maneggiandole le chiappe ne fuoriesce un vento di tempesta che un poco mi ricorda quello che spiegava a me e alla mia comitiva una guida di Frasassi a proposito della scoperta di quella caverna.
Non solo: dalla fessa le penzolano due labbra tanto sfibrate che paiono due orecchie di elefante. Una meraviglia. Una vera e propria meraviglia. Un parco giochi per me e per le mie fantasie... che poi tanto strane non sono... un po' di pecorina (cavalcata a tratti disagevole per il posizionamento anatomico della di lei vagina, la cui apertura staziona quasi orizzontale in tale posizione), un po' di missionaria rovesciata e un po' di missionaria missionaria. Un po' di questo e un po' di quello in tranquillità e in rilassatezza, con gli occhi e la mente sempre appuntati alle sue tette ma senza snervamenti e nevrastenie caratterizzanti tante altre mestieranti sue connazionali. Alla fin fine, due chiacchiere neanche tanto di circostanza e direi persino piacevoli per qualche interessante spunto che ho potuto trarne e via col tango e col tangone. Possibilità di utilizzare il bagno, pulizia personale, cura nella presentazione (intimo nero supersexy), lavoro ben eseguito, sorriso stampato, accondiscendenza, parlantina se richiesta... per sommi capi, rapporto qualità/prezzo onesto e mi spingerei a dire onestissimo.
Saluti
RIFERIMENTO INTERNET:http://www.paginelucirosse.it/32800...lare-bellissimo-seno-e_girls_31_girls_1583451
CITTA DELL'INCONTRO: Nettuno (RM)
NAZIONALITA': rumena
ETA': 23, forse 25 ma stiamo lì
CONFORMITA' ALL'ANNUNCIO: foto vere al 100%
SERVIZI OFFERTI (vedi DIZIONARIO): bj, rai1
SERVIZI USUFRUITI: bj, rai1
COMPENSO RICHIESTO: 50
COMPENSO CONCORDATO: 50
DURATA DELL'INCONTRO: 30'
DESCRIZIONE FISICA: ragazzina mingherlina con due tette sproporzionatamente grandi
ATTITUDINE: gentile molto, carina nei modi, ai fatti disponibile
REPERIBILITA': semplice
PRESENZA DI BARRIERE ARCHITETTONICHE: no
TELEFONO: 3280032772
ci metterei pure l'INDEX vecchia versione: 32800327xx ...questione di abitudini
LA MIA RECENSIONE:
I nettunesi amano definire la loro cittadina una Portofino del sud. È un ricordo di altri tempi, prima che le speculazioni edilizie degli anni '60 la ingigantissero oltremisura mangiandone la costa, deformandone il paesaggio con un grattacielo che sarà pure un importante esempio di ingegneria italiana ma che rimane pur sempre un cazzotto in un occhio; prima – aggiungo – che gli appetiti degli speculatori e della classe politica locale costruissero sotto le mura medievali a picco sul mare un porto turistico sovradimensionato – ad oggi desolatamente vuoto – che ha tolto al paese proprio ciò che ne caratterizzava l'aspetto: il mare. È un ricordo, ma a tratti un amaro rimpianto: rimpianto non tanto per il mare in sé (perché Nettuno, a differenza di Anzio che tutta dipende dal porto, è storicamente un insediamento contadino) quanto per i turisti e i villeggianti che venivano richiamati a frotte dalle prime giornate di caldo e che rendevano quei tempi dei tempi felici, dei tempi grassi. Oggi, invece, si campa di magro... e non soltanto in ossequio alla Quaresima.
Questo penso mentre calpesto la prima sabbia della stagione, dieci metri sotto degli alberghi di dubbia estetica occupati solo da russi e da cinesi. Guardo a destra e vedo la costa martoriata in cui stento a riconoscere l'antica chiesa; guardo a sinistra e vedo la verde distesa del poligono militare. Il poligono funziona, eccome se funziona: talvolta l'artiglieria rintrona talmente forte che pare di stare al Gianicolo a mezzogiorno o peggio in una città in tempo di guerra ma che alla guerra si è abituata e ai colpi che le piovono addosso non ci fa più caso. Ho un amico che abita a Parco Leonardo: una zona terribile per tanti motivi che ho approfondito con lui e che non approfondisco qui, ma ricordo che mentre gliene parlavo mi rimbombava in testa il rumore degli aerei in fase di decollo o di atterraggio a Fiumicino. A me dava un fastidio da matti ma lui a quel fracasso si era abituato. Il cervello umano è capace di selezionare inconsciamente ciò che è un segnale di potenziale pericolo da ciò che non lo è, ed è anche per questo che tanti rumori consueti di notte non li sentiamo.
Tengo una mano in tasca e accarezzo il cellulare aspettando che si rimetta a vibrare e a suonare. Sarebbe il segnale convenuto con Vanessa per il via libera. La spiaggia che contemplo è – suo malgrado – famosa e non famosa: è qui che nel '44 hanno toccato terra gli americani, e ai nettunesi ancora rode che quello sbarco avvenuto sotto le finestre loro sia passato alla Storia come lo sbarco di Anzio. Causa ne è stata – ancora una volta – l'ambiguo rapporto dei nettunesi col mare. Il mare serviva loro soltanto per pararsi le chiappe dalle scorribande e dalle invasioni. La loro vita era tutta nella campagna, nei campi riarsi dal sole e dal sale, e quanto durasse fatica coltivare questa terra lo si capisce dalle tradizioni locali. Le sagre che vi si organizzano ogni anno non hanno alcun rapporto con le coltivazioni locali, e mentre ad Anzio si svuotano le reti dal pescato e si apparecchiano belle e grasse fritture di pesce, a Nettuno si festeggiano mestamente i funghi, le lumache e le ranocchie. Insomma, attività di sporadica raccolta per corroborare un'agricoltura stentata, e che indicano quanto mai chiaramente un passato di fame e di miseria.
Le lumache mi fanno schifo, ma le ranocchie mi piacciono. Soprattutto in umido.
Il vento umido che mi caccia la sabbia negli occhi mi fa desiderare di essere altrove.
Umido per umido, meglio fra le cosce di Vanessa che a prender freddo qua da solo.
Vanessa sta in un caseggiato che pare estivo ma che invece è abitato tutto l'anno.
Inutile girarci attorno: di Vanessa colpiscono le tette, le tette e ancora le tette. Vanessa è tutta tette. Ha due tette spropositate, soprattutto per via del fatto che la sua altezza è contenuta ed il resto del suo corpo è slim e superslim. Due tette simili su un corpicino magro magro non le avevo mai viste, e si tratta di tette del tutto naturali, a forma di pera, con le aureole larghe e i capezzoli duri e grossi quanto un mezzo mignolo. Ha un viso carino – molto rumeno, quasi zingaresco, ma comunque molto carino – ma la vita deve essere stata dura per lei perché non credo che qualcuno l'abbia mai guardata prima in viso. Lo stesso accade a me, che pure delle tette non sono stato mai un fanatico riverente, e mi scopro assorto nella fissazione totale ed assoluta di quel paio di abnormi tette, imbambolato, rapito, incredulo e scettico persino... e come San Tommaso voglio metterci il dito e anche la mano e poi tutta la faccia per scoprire l'arcano che vi si cela. Povera Vanessa: tanto carina, tanto gentile, simpatica pure e disponibile... ma cosciente di essere un feticcio e null'altro che un feticcio.
Il suo bocchino retroattivo e risucchiato non vale a distrarmi dalle sue tette. Dieci minuti buoni sta lì a succhiarmi il cazzo afferrandolo con le labbra alla base e aspirando mentre col collo indietreggia e si rialza, ma io sto lì a pensare e a tastare le sue tette. Fa un bello schiocco sonoro ogni volta che si libera la bocca dal mio ingombro, ma io sto sempre lì a pensare e a tastare le sue tette. Mi distraggo solo quando trovo un giochino ancora più curioso: un coccige appuntito, talmente appuntito che pare una piccola codina. Soltanto allora mi metto lì a girarci e a rigirarci sopra e attorno le dita come fosse una biglia o un cuscinetto a sfera o il piede della statua di un santo da consumare a forza di strofinate. Per tornare in me ho bisogno di metterla a pecora: solo così posso concentrarmi sul suo culetto striminzito che è – per i miei gusti – proprio un be culetto. Effettivamente, come la statua del santo anche Vanessa ha una parte tutta consunta dall'uso: la sua fica. Larga e profonda come non mai, maneggiandole le chiappe ne fuoriesce un vento di tempesta che un poco mi ricorda quello che spiegava a me e alla mia comitiva una guida di Frasassi a proposito della scoperta di quella caverna.
Non solo: dalla fessa le penzolano due labbra tanto sfibrate che paiono due orecchie di elefante. Una meraviglia. Una vera e propria meraviglia. Un parco giochi per me e per le mie fantasie... che poi tanto strane non sono... un po' di pecorina (cavalcata a tratti disagevole per il posizionamento anatomico della di lei vagina, la cui apertura staziona quasi orizzontale in tale posizione), un po' di missionaria rovesciata e un po' di missionaria missionaria. Un po' di questo e un po' di quello in tranquillità e in rilassatezza, con gli occhi e la mente sempre appuntati alle sue tette ma senza snervamenti e nevrastenie caratterizzanti tante altre mestieranti sue connazionali. Alla fin fine, due chiacchiere neanche tanto di circostanza e direi persino piacevoli per qualche interessante spunto che ho potuto trarne e via col tango e col tangone. Possibilità di utilizzare il bagno, pulizia personale, cura nella presentazione (intimo nero supersexy), lavoro ben eseguito, sorriso stampato, accondiscendenza, parlantina se richiesta... per sommi capi, rapporto qualità/prezzo onesto e mi spingerei a dire onestissimo.
Saluti
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