Victoria 27enne - Roma - Bakecaincontrii

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"Tranzilvania, Tranzilvania bitteee!"
CARATTERISTICHE GENERALI

NOME INSERZIONISTA: Victoria
RIFERIMENTO INTERNET: http://roma.bakecaincontrii.com/donna-cerca-uomo/ciao-snkc100021710
CITTA DELL'INCONTRO: Roma zona Casilina/Giardinetti
NAZIONALITA': rumena o moldava
ETA': 27 anni credibili
CONFORMITA' ALL'ANNUNCIO: in assenza di foto una difformità è impossibile
SERVIZI OFFERTI (vedi DIZIONARIO): bj+rai1
SERVIZI USUFRUITI: bj+rai1
COMPENSO RICHIESTO: 50
COMPENSO CONCORDATO: 50
DURATA DELL'INCONTRO: 30'
DESCRIZIONE FISICA: una biondina di bassa statura con un fisichetto snello e sportivo, poco seno e ottimissimo sedere da ammucchio
ATTITUDINE: distaccata prima e dopo l'atto, molto partecipativa nel mentre
REPERIBILITA': a tratti
PRESENZA DI BARRIERE ARCHITETTONICHE: sì
INDEX RICERCHE (numero telefonico nel formato 1234567xx): 37118137xx

LA MIA RECENSIONE:

Ambientiamo questo racconto in una periferia romana, una di quelle borgate che faticano a prendere l'aspetto di città, tutta piccole palazzine perennemente incompiute coi loro muri di mattoni di tufo a vista e le anime metalliche dei plinti esposte al sommo dei tetti in attesa di sopraelevazioni che forse non ci saranno mai.
Questo "non finito" urbano cristallizzato da venti, trenta o quarant'anni ha visto crescergli attorno le infrastrutture della metropoli che si allarga: un quadrilatero chiuso fra la nuova Metro C, i vialoni a doppia corsia di Tor Vergata e il Raccordo. Il Raccordo è lì a due passi e non per modo di dire, dietro un muro di cemento in fondo alla stradina avvallata che percorro a piedi guardando le signore darsi da fare nei loro giardinetti e gli operai tirar giù qualche vecchio tramezzo e rovesciare i calcinacci dietro qualche cancellaccio.
"Sono arrivato"
"Ok, dammi un minuto"
Victoria è un'incognita ed io ci vado matto per le incognite: non mette foto, non mette i servizi, non mette nulla di nulla eccetto l'età e il numero di telefono e proprio sentendola per telefono mi ero convinto di doverla conoscere. Un buon italiano fluente, un timbro sensuale e simpatico al tempo stesso, una maniera affabile. "Sai, volevo chiederti qualche informazione..." le faccio io e, prima di poter concludere la frase con mere annotazioni di carattere sessuale circa bocchini e deretano, questa vocina ha attaccato a parlare così "mhmmm, vediamo, sì: ho ventisette anni, misuro tot in altezza, tot di fianchi, tot di seno e sono molto palestrata, mooolto palestrata". Ok, stop. Mi va bene. Le cervella sono già partite per conto loro ed è partito pure il conto alla rovescia per incontrarla.
E quindi mi ritrovo là, in quella viuzza arrangiata di palazzine arrangiate ad aspettare che scenda a prendermi. "Bah, chissà perché non mi ha fatto salire" penso facendomi un po' i cazzi del vicinato più di quanto il vicinato non si faccia i miei.
Vedo arrivare qualcuno da lontano, a passo svelto. È una ragazza infagottata in una felpaccia, jeans ghiaccio e scarpe da ginnastica, capelli raccolti sotto un cappellino da baseball e occhiali da sole. Butta la sigaretta con un gesto brusco e imbocca svelta lo stesso portone che sto piantonando io; mentre mi passa affianco, senza rallentare un istante bisbiglia "ti lascio la porta aperta".
Che faccio? Di primo acchito direi che c'è di meglio. Però è pure vero che non s'è visto nulla, è ancora tutta da scartare conciata così com'è. Magari sotto sotto si ritrova qualcosa di buonino. E se lì dentro, girato l'angolo, mi danno una botta in testa? Farebbero bene, chiaro, ma nella mia ottica sarebbe spiacevole. Lascio passare venti secondi e mi intrufolo nel palazzo. Trovo una porta aperta.
"Vieni"
"Sì, ma 'ndo stai?" e seguo il rumore di lei che armeggia con le serrande.
E' in uno stanzone (un salone deve essere stato un tempo). Armadio, comò, comodino, lettone matrimoniale, lettino singolo, piccola scrivania. A occhio e croce, ci dorme una famiglia con prole.
Mi salta all'occhio la fede all'anulare sinistro.
"Per telefono ti ho già spiegato tutto, no?"
"Veramente no" sto per dirle ma non me ne dà il tempo.
"Vado in bagno" e sparisce.
Me ne resto lì impalato, nel buio rotto solo da una piccola abat-jour. Scosto un libro dal letto (Sellerio ma non il solito Camilleri, "bene" penso) e mi siedo. E aspetto.
"Stavolta la vedo proprio male" farfuglio mentalmente "questa non mi si è cacata di pezza ora, figuriamoci dopo quando si tratterà si scopare".
Due minuti? Forse anche meno. Victoria si riaffaccia ma è tutt'altra persona... cioè, è sempre lei ma ha subito una trasformazione tanto repentina quanto totale. Sparita la mise da bar dietro l'angolo, ha indossato a tempo di record una vestaglietta rossa bordata di pizzo nero, ha calzato sandali con tacco altissimo ed ha sciolto i capelli. Dal fondo dello stanzone viene verso di me con un sorriso da gatta libidinosa, ancheggiando melliflua mentre dà aria con le dita alla chioma leonina e fa schioccare i tacchi a terra.
Non parla granché. A dirla tutta, non mi parla affatto. Mi sbottona la camicia strofinandomi sorniona il naso addosso, mi sfila la maglia a forza, mi tira giù i calzoni e mi rovescia sul letto. Si passa un preservativo sulle labbra. Apre la confezione coi denti e me lo infila di bocca. "La prossima, quando ci conosceremo meglio, magari ne facciamo a meno ma adesso no" è l'unica cosa che mi dice. Inizia una pompa violenta in cui stringe l'arnese a morte. Nel frattempo, con una mano prende a graffiarmi.
"Posso lasciarti dei segni?" mi chiede.
"No".
"Opsss..." e ridacchia facendomi l'occhiolino. Mi ha già lasciato sul petto e sulla pancia quattro striature rosse lunghe 30 centimentri per le quali, a casa, potrei trovare una giustificazione credibile soltanto se fossi il guardiano delle tigri al Bioparco. Parentesi: sarebbero svanite soltanto parecchie ore dopo.
Si toglie la vestaglietta e mi ficca in bocca a forza le sue tettine. Due secondi cronometrati di stimolazione e i capezzolini si storcigliano e vengono fuori come alabarde spaziali, rigidi e duri. Solo allora, soddisfatta, prende a cavalcarmi trattenendo a stento le unghie affilatissime dal fare scempio dei miei magri pettorali. Qualche contrazione e si rovescia sul materasso mettendosi a quattro zampe.
Victoria avrà poco meno di trent'anni, è minutissima (un metro e cinquanta o poco più, un metro e sessanta o poco meno) ma dal fisichetto proporzionato e visibilmente allenato in palestra, due occhietti a fessura sotto una chioma bionda tirata indietro e soprattutto ha un sedere che – lèvate propio – ondeggiante così a mezz'aria sembra dire scopami scopami, ed io non me lo faccio dire due volte.
Tutto calza a pennello: la sua larghezza, la sua altezza dal suolo, l'altezza intermedia del materasso su cui stiamo. Una gamba a terra e un ginocchio sul morbido, me la godo fino allo sfinimento dandoci dentro con tutte quelle che sono le mie limitatissime energie. E lei si compiace di essere presa con vigore, di ricevere spinte ora forti e profonde, ora rapide e ravvicinate, a mitraglia, come un coniglietto in calore.
La afferro ovunque, le stringo le natiche, la vita, le cosce, la prendo per i piedi, la sdraio e la allargo quanto posso e riesco e di nuovo la monto feroce calcandole la testa contro i cuscini o tenendole il collo e la collottola e quando le mie mani si ritrovano a passarle sul viso mi lecca e mi succhia le dita con avidità. Geme, sospira e mi alita il suo piacere nell'orecchio.
Basta così. Ho fatto il mio dovere. Ho trovato infine il mio di piacere.
Dopo aver concluso, mi pulisco con qualche salviettina mentre Victoria riprende il suo aspetto originario. L'amante passionale torna ad essere una professionista distaccata.
Bacino di circostanza sulla porta e via, via coi miei pensieri altalenanti, altalenanti quanto le sue personalità: frigo nel pre- e nel post- e calda, volenterosa ed esigente compagna nel mentre.
Una prof con tratti da no-prof , un mélange bizzarro, moglie, madre e troia che si dà con passione per due spicci. Beh, magari proprio due spicci no: la tariffa di una prestazione è ovunque più o meno standardizzata sulla base della tipologia ma, immedesimandomi in un'esercente, ho sempre trovato difficile dare un prezzo alla mia intimità.
Quante stranezze s'incontrano gironzolando a pagamento! non finisco mai di stupirmi.
Tornando a casa, stavolta me lo sono detto da solo "bravo, bella presa, hai capato bene dal mucchio".
Saluti
 

Colomba

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CARATTERISTICHE GENERALI

NOME INSERZIONISTA: Victoria
RIFERIMENTO INTERNET: http://roma.bakecaincontrii.com/donna-cerca-uomo/ciao-snkc100021710
CITTA DELL'INCONTRO: Roma zona Casilina/Giardinetti
NAZIONALITA': rumena o moldava
ETA': 27 anni credibili
CONFORMITA' ALL'ANNUNCIO: in assenza di foto una difformità è impossibile
SERVIZI OFFERTI (vedi DIZIONARIO): bj+rai1
SERVIZI USUFRUITI: bj+rai1
COMPENSO RICHIESTO: 50
COMPENSO CONCORDATO: 50
DURATA DELL'INCONTRO: 30'
DESCRIZIONE FISICA: una biondina di bassa statura con un fisichetto snello e sportivo, poco seno e ottimissimo sedere da ammucchio
ATTITUDINE: distaccata prima e dopo l'atto, molto partecipativa nel mentre
REPERIBILITA': a tratti
PRESENZA DI BARRIERE ARCHITETTONICHE: sì
INDEX RICERCHE (numero telefonico nel formato 1234567xx): 37118137xx

LA MIA RECENSIONE:

Ambientiamo questo racconto in una periferia romana, una di quelle borgate che faticano a prendere l'aspetto di città, tutta piccole palazzine perennemente incompiute coi loro muri di mattoni di tufo a vista e le anime metalliche dei plinti esposte al sommo dei tetti in attesa di sopraelevazioni che forse non ci saranno mai.
Questo "non finito" urbano cristallizzato da venti, trenta o quarant'anni ha visto crescergli attorno le infrastrutture della metropoli che si allarga: un quadrilatero chiuso fra la nuova Metro C, i vialoni a doppia corsia di Tor Vergata e il Raccordo. Il Raccordo è lì a due passi e non per modo di dire, dietro un muro di cemento in fondo alla stradina avvallata che percorro a piedi guardando le signore darsi da fare nei loro giardinetti e gli operai tirar giù qualche vecchio tramezzo e rovesciare i calcinacci dietro qualche cancellaccio.
"Sono arrivato"
"Ok, dammi un minuto"
Victoria è un'incognita ed io ci vado matto per le incognite: non mette foto, non mette i servizi, non mette nulla di nulla eccetto l'età e il numero di telefono e proprio sentendola per telefono mi ero convinto di doverla conoscere. Un buon italiano fluente, un timbro sensuale e simpatico al tempo stesso, una maniera affabile. "Sai, volevo chiederti qualche informazione..." le faccio io e, prima di poter concludere la frase con mere annotazioni di carattere sessuale circa bocchini e deretano, questa vocina ha attaccato a parlare così "mhmmm, vediamo, sì: ho ventisette anni, misuro tot in altezza, tot di fianchi, tot di seno e sono molto palestrata, mooolto palestrata". Ok, stop. Mi va bene. Le cervella sono già partite per conto loro ed è partito pure il conto alla rovescia per incontrarla.
E quindi mi ritrovo là, in quella viuzza arrangiata di palazzine arrangiate ad aspettare che scenda a prendermi. "Bah, chissà perché non mi ha fatto salire" penso facendomi un po' i cazzi del vicinato più di quanto il vicinato non si faccia i miei.
Vedo arrivare qualcuno da lontano, a passo svelto. È una ragazza infagottata in una felpaccia, jeans ghiaccio e scarpe da ginnastica, capelli raccolti sotto un cappellino da baseball e occhiali da sole. Butta la sigaretta con un gesto brusco e imbocca svelta lo stesso portone che sto piantonando io; mentre mi passa affianco, senza rallentare un istante bisbiglia "ti lascio la porta aperta".
Che faccio? Di primo acchito direi che c'è di meglio. Però è pure vero che non s'è visto nulla, è ancora tutta da scartare conciata così com'è. Magari sotto sotto si ritrova qualcosa di buonino. E se lì dentro, girato l'angolo, mi danno una botta in testa? Farebbero bene, chiaro, ma nella mia ottica sarebbe spiacevole. Lascio passare venti secondi e mi intrufolo nel palazzo. Trovo una porta aperta.
"Vieni"
"Sì, ma 'ndo stai?" e seguo il rumore di lei che armeggia con le serrande.
E' in uno stanzone (un salone deve essere stato un tempo). Armadio, comò, comodino, lettone matrimoniale, lettino singolo, piccola scrivania. A occhio e croce, ci dorme una famiglia con prole.
Mi salta all'occhio la fede all'anulare sinistro.
"Per telefono ti ho già spiegato tutto, no?"
"Veramente no" sto per dirle ma non me ne dà il tempo.
"Vado in bagno" e sparisce.
Me ne resto lì impalato, nel buio rotto solo da una piccola abat-jour. Scosto un libro dal letto (Sellerio ma non il solito Camilleri, "bene" penso) e mi siedo. E aspetto.
"Stavolta la vedo proprio male" farfuglio mentalmente "questa non mi si è cacata di pezza ora, figuriamoci dopo quando si tratterà si scopare".
Due minuti? Forse anche meno. Victoria si riaffaccia ma è tutt'altra persona... cioè, è sempre lei ma ha subito una trasformazione tanto repentina quanto totale. Sparita la mise da bar dietro l'angolo, ha indossato a tempo di record una vestaglietta rossa bordata di pizzo nero, ha calzato sandali con tacco altissimo ed ha sciolto i capelli. Dal fondo dello stanzone viene verso di me con un sorriso da gatta libidinosa, ancheggiando melliflua mentre dà aria con le dita alla chioma leonina e fa schioccare i tacchi a terra.
Non parla granché. A dirla tutta, non mi parla affatto. Mi sbottona la camicia strofinandomi sorniona il naso addosso, mi sfila la maglia a forza, mi tira giù i calzoni e mi rovescia sul letto. Si passa un preservativo sulle labbra. Apre la confezione coi denti e me lo infila di bocca. "La prossima, quando ci conosceremo meglio, magari ne facciamo a meno ma adesso no" è l'unica cosa che mi dice. Inizia una pompa violenta in cui stringe l'arnese a morte. Nel frattempo, con una mano prende a graffiarmi.
"Posso lasciarti dei segni?" mi chiede.
"No".
"Opsss..." e ridacchia facendomi l'occhiolino. Mi ha già lasciato sul petto e sulla pancia quattro striature rosse lunghe 30 centimentri per le quali, a casa, potrei trovare una giustificazione credibile soltanto se fossi il guardiano delle tigri al Bioparco. Parentesi: sarebbero svanite soltanto parecchie ore dopo.
Si toglie la vestaglietta e mi ficca in bocca a forza le sue tettine. Due secondi cronometrati di stimolazione e i capezzolini si storcigliano e vengono fuori come alabarde spaziali, rigidi e duri. Solo allora, soddisfatta, prende a cavalcarmi trattenendo a stento le unghie affilatissime dal fare scempio dei miei magri pettorali. Qualche contrazione e si rovescia sul materasso mettendosi a quattro zampe.
Victoria avrà poco meno di trent'anni, è minutissima (un metro e cinquanta o poco più, un metro e sessanta o poco meno) ma dal fisichetto proporzionato e visibilmente allenato in palestra, due occhietti a fessura sotto una chioma bionda tirata indietro e soprattutto ha un sedere che – lèvate propio – ondeggiante così a mezz'aria sembra dire scopami scopami, ed io non me lo faccio dire due volte.
Tutto calza a pennello: la sua larghezza, la sua altezza dal suolo, l'altezza intermedia del materasso su cui stiamo. Una gamba a terra e un ginocchio sul morbido, me la godo fino allo sfinimento dandoci dentro con tutte quelle che sono le mie limitatissime energie. E lei si compiace di essere presa con vigore, di ricevere spinte ora forti e profonde, ora rapide e ravvicinate, a mitraglia, come un coniglietto in calore.
La afferro ovunque, le stringo le natiche, la vita, le cosce, la prendo per i piedi, la sdraio e la allargo quanto posso e riesco e di nuovo la monto feroce calcandole la testa contro i cuscini o tenendole il collo e la collottola e quando le mie mani si ritrovano a passarle sul viso mi lecca e mi succhia le dita con avidità. Geme, sospira e mi alita il suo piacere nell'orecchio.
Basta così. Ho fatto il mio dovere. Ho trovato infine il mio di piacere.
Dopo aver concluso, mi pulisco con qualche salviettina mentre Victoria riprende il suo aspetto originario. L'amante passionale torna ad essere una professionista distaccata.
Bacino di circostanza sulla porta e via, via coi miei pensieri altalenanti, altalenanti quanto le sue personalità: frigo nel pre- e nel post- e calda, volenterosa ed esigente compagna nel mentre.
Una prof con tratti da no-prof , un mélange bizzarro, moglie, madre e troia che si dà con passione per due spicci. Beh, magari proprio due spicci no: la tariffa di una prestazione è ovunque più o meno standardizzata sulla base della tipologia ma, immedesimandomi in un'esercente, ho sempre trovato difficile dare un prezzo alla mia intimità.
Quante stranezze s'incontrano gironzolando a pagamento! non finisco mai di stupirmi.
Tornando a casa, stavolta me lo sono detto da solo "bravo, bella presa, hai capato bene dal mucchio".
Saluti
Leggo e rileggo ed è un crescendo che toglie il fiato.............................
Da questa Victoria dovrei andarci solo per aver letto questa chicca che farebbe rabbrividire anche il divino Dante........
 
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Complimenti per lo stile, per il bellissimo racconto... E per la bella presa.
 
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Ok..ottima rece zona roma giardinetti..raggiungibile con metro c giusto? Vicino uscita metro? Prezzo e stile della ragazza mi fanno pensare bene...
 
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non si trovano foto in giro...io sono amante delle palestrate, è così palestrata come dice lei??
 
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Scusa per la domanda, non sono del posto, dalla metro ci si arriva a piedi? Cioè quanto dista la location dalla metro? Grazie in anticipo
 
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"Tranzilvania, Tranzilvania bitteee!"
Scusa per la domanda, non sono del posto, dalla metro ci si arriva a piedi? Cioè quanto dista la location dalla metro? Grazie in anticipo

La stessa domanda mi è stata fatta tre post più in alto.
Se uno è un buon camminatore ci arriva a piedi ma è comunque al capo opposto di via di Giardinetti (saranno forse un paio di chilometri o qualcosa di meno).
 
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