SCHEDA TECNICA
CITTA DELL'INCONTRO: Osio Sopra (BG)
ZONA: 45.628051,9.6016 (via di Termini)
NOME: Adela
NAZIONALITA': Rumena di Pitesti
ETA': 27 dichiarati
SERVIZI OFFERTI (vedi DIZIONARIO): BJ, RAI1 (smorza, mission, pecos), HJ finale
COMPENSO RICHIESTO: 80, poi 70
COMPENSO CONCORDATO: 70, poi 80
DURATA DELL'INCONTRO: ca. 45', dallo showroom al congedo davanti a casa sua (auto separate)
DESCRIZIONE FISICA: alta ca. 1,60-1,65, capelli biondi sino alle spalle, volto carino, begli occhi azzurri, corporatura normale, seno non piccolo ma vittima della gravità
ATTITUDINE: buona tecnica nel BJ, volenterosa nello smorzacandela, forse un po' frettolosa di avvicendare le posizioni ; brava ragazza, con cui è piacevole conversare
LA MIA RECENSIONE:
Già durante il mio primo transito, appena oltre il Perletti getto un'occhio verso la Smart di Michela e noto che sta amabilmente chiacchierando con una biondina: "Ecco dov'è Adela!". Dopo qualche vasca, passo a dare una prima occhiata ravvicinata, facendo inversione davanti alla sbarra e poi transitando a bassa velocità accanto alla Smart. La portiera del conducente è socchiusa e posso così vedere una gamba di Michela protendersi parzialmente verso l'esterno, inguainata in un paio di fuseaux scuri e con indosso delle high heels invernali ricoperte di perline. [...]
La scelta è fatta, ma adesso non posso fermarmi, sia perché c'è ancora un po' troppo traffico lungo il boulevard, sia perché devo trovare un valido pretesto per scegliere la bionda senza mettere di malo umore la sua collega mora. E, oltretutto, vorrei vedere la biondina in tutta la sua silhouette, prima di gettarmi definitivamente oltre il Rubicone. Compio una vasca lunga sino a Bergamo (dove la fucksister mi viene soffiata sotto il naso per una seconda volta, mentre sono intento a fare il giro di boa) e poi diverse semi-corte tra la REA (dove c'è la vettura con targa Arges di Eva, ma mai la conducente) e il rondeau di Boltiére (dove un'usurpatrice mora ma di statura medio-bassa occupa impunemente la pensilina votiva di Santa Teladosia). Un' po' osservo le fanciulle sul ciglio della strada (c'è n'è una minuta ma dal fisico proprio carino all'ex postazione del missile Alexandra, vicino al paninaro) e un po' studio come fare ad abbordare Adela senza tirare di mezzo Michela, senza però venirne a capo.
Alla fine, dopo una mezz'oretta di peregrinare, la fortuna mi soccorre, perché al mio ennesimo transito in zona-Perletti, la Smart è vuota e una ragazza bionda staziona proprio in prossimità dello spartitraffico di via dei Termini. Immediato giro di boa alla prima rotonda utile, fugace sguardo alla nuova Perlettina che pure ha abbandonato la sua BMW e sta passeggiando lungo il ciglio buio della strada (immagino si tratti di Delia), rapida svolta a destra, inversione di marcia davanti alla sbarra e sono accanto a lei col finestrino abbassato. Non faccio in tempo a dire nulla, perché mi precede, salutandomi simpaticamente con la sua vocina squillante e sciorinandomi il menu della casa: "Sono 30 in macchina e 80 a casa!". "Ah, quindi hai anche una casa?", mi fingo sorpreso. "Sì, casa mia. E' a Brembate, a cinque minuti da qui". Sono assai più sorpreso di questa sua nuova risposta, perché ero convinto che stesse a Boltiere, e quindi mi immagino che voglia condurmi in una delle villette a schiera di Pitesti-sul-Brembo. "Quanto avevi detto per l'appartamento?", le domando di nuovo, sperando che si ravveda spontaneamente. "80", mi riconferma. "70?", cerco di riportarla a più miti consigli. "70", risponde senza alcuna esitazione. Ricevuto il mio cenno di conferma, la bionda mi dice di aspettarla dove sono e poi di seguire la sua macchina, in modo che possa condurmi al loft. Trenta secondi dopo, la piccola Yaris che stava parcheggiata vicino alle sbarre mi passa accanto e ci immettiamo lungo il boulevard, lasciandoci la Stella Polare alle spalle. Quando siamo al rondeau di Boltiére, tutto mi torna più familiare, perché la vetturetta giapponese prosegue diritta, verso il centro dell'omonima località, e non a destra, nella direzione di Brembate. Sono ormai quasi convinto di finire nella stessa palazzina che ospita il loft che un tempo fu di Corina e più recentemente delle blonde-sisters moldave del Quadrilatero della Topa (che, per inciso, stasera non hanno timbrato il cartellino), ma la bionda mi stupisce e mi conduce in un'altra vietta.
DALLA CONTEA DI DRACULA: PITESTI, OVVIAMENTE
Parcheggiate le rispettive vetture, è finalmente giunto il momento di fare la conoscenza reciproca. Lei mi si avvicina tutta sorridente, mi porge la mano e si presenta come Adela. La ragazza non è altissima (credo sia tra l'1,60-1,65), ha un fisico normale e un viso carino dalla carnagione molto chiara, il cui punto di forza sono sicuramente gli occhi azzurri. Indossa inoltre delle scarpe heels-less molto simili a quelle che Anna, la mia ex-prediletta in quel di Bergamo, era solita calzare durante la stagione invernale. Mi spiega che ci sarà da aspettare una manciata di minuti, perché l'appartamento è momentaneamente occupato dalla collega. Prima di procedere con le domande di rito, scopro così che Michela Smart abita dalle parti di Bergamo e che, per comodità, entrambe usano come scannatoio la camera da letto di Adela, che - immagino - ne trae così una riduzione dell'affitto da pagare. Passando invece ai soliti convenevoli, mi racconta di avere quasi 27 anni e di essere originaria di un paesino dei pressi di Pite
shti, sulla strada che conduce a Bra
shòv. Mentre lei mi decanta le bellezze turistiche del circondario, controllo di avere ancora nel portafoglio la ricevuta della scommessa vincente che avevo appena fatto nell'agenzia di Dalmine, quella non lontana dal Kebab. Puntualizzo che l'esito era così scontato che l'allibratore non aveva accettato di quotare genericamente il capoluogo, ma aveva preteso che scegliessi tra Pitesti-città e Pitesti-campagna, su cui era fortunatamente caduta la mia scelta. Contento di avere vinto più o meno l'equivalente di un caffé (la quota era 1,05), ascolto Adela che mi racconta del
castello del Conte Vlad, che sta nei paraggi del suo paese natale. Un attimo dopo, si sente scattare la serratura del portone e ne escono Michela col nostro collega, lasciandoci così campo libero.
IL BERLUSCA MONOPOLIZZA SEMPRE LA SCENA
Entriamo nella corte e osservo abbastanza incuriosito Adela che cammina in modo molto goffo, appoggiando le piante dei piedi quasi di sbieco, per non fare rumore e non svegliare i vicini. "Ma hanno la faccia di essere scomodissime, quelle scarpe", le dico sottovoce, mentre osservo le sue heels-less. "Tutt'altro! Sono molto più comode di quelle normali con i tacchi", mi smentisce la biondina, pure con un filo di voce. Nel frattempo, siamo arrivati e, con un ultimo giro di chiave nella toppa, siamo finalmente dentro nel suo loft. Attraversiamo un piccolo locale multitasking, ordinatissimo e dall'arredamento molto moderno, e poi accediamo alla camera da letto, che è l'unico altro vano abitabile del piccolo appartamento. Anche qui lo stile è molto attuale e un televisore LCD appeso al muro sta irradiando una rara (per gli ultimi tempi) conferenza-stampa di Berlusconi. Mentre sto ancora cercando di capire quante dita di cerone abbia in volto il nostro patrono di Arcore, Adela apre la nostra "serata elegante" con un colpo ad effetto: "Ti presento il mio compagno!". Mi aspetto di vedere un suo connazionale (o un albanese) grande e grosso uscire dall'armadio a quattro ante che sta alla nostra destra e invece mi indica un microscopico cagnolino che se stava buono buono nella sua cuccetta, all'angolo opposto della camera. Non chiedetemi di che razza sia quel batuffolo di pelo, ma è sicuramente il fratello o il cugino del Jimmy di Alina Kebab, il suo nome è Rolly (o Rollei, come le macchine fotografiche?) e ha passaporto italiano.
Adela è più veloce di me a svestirsi e mi precede in bagno. Il tempo di disporre accuratamente i miei vestiti su una sorta di bidone collocato accanto all'armadio ed è il mio turno per passare alle abluzioni. Pure qui è tutto pulito e ordinato, il che mi convince che questa Adela sia proprio la stessa che ha brevissimamente abitato lo scannatoio che fu di Katia & Denise, quasi due anni orsono. Tornato in camera, la biondina mi sta aspettando ginocchioni sul letto. Prima che io possa prendere posto sul giaciglio, la fanciulla mi ricorda, seppure con gentilezza, che preferisce ricevere l'obolo anticipatamente: "Preferirei ricevere il regalino prima, per favore".
Nema problema, come direbbero in alcuni Paesi dell'est, ed estraggo 70 scellini dorati dal mio tascapane. Con una mia certa sorpresa, la biondina mi dice che però se ne aspettava 80. "A dire il vero, prima di partire da là, eravamo rimasti d'accordo per 70

", devo rinfrescarle la memoria. "Ah scusa, me ne ero dimenticata. Però, per 70, non mi spoglio sopra". Prima che si rivesta, la stoppo immediatamente, recuperando e porgendole le ultime 10 monetine tintinnanti: "Fa molto caldo qui dentro e non vorrei farti sudare, con addosso la maglia

".
LA RECE VERA E PROPRIA
Regolate le formalità burocratiche, posso finalmente sdraiarmi e godermi gli ultimi minuti della lunga conferenza-stampa di Berlusconi, prima che Studio Aperto passi al prossimo servizio. "Nessuno deve pagare più del 20% di tasse! E nessuno meno!", sono le ultime parole che rimbombano nella mia testa come un mantra, prima di abbandonarmi del tutto alle cure di Adela, che sicuramente appartiene alla categoria di quelli che ne pagano lo 0% e obbligano noi altri a versarne il 40%. Come avevo già accennato nella sommaria descrizione fisica fatta sopra, la biondina ha un discreto fisichino: non è certamente alta, ma è nel complesso ben proporzionata; non è tonica come un'atleta (se si escludono i bicipiti, probabilmente torniti da numerosi HJ), ma non è neppure sovrappeso. Ha piuttosto quella leggera morbidezza che la rende femminile e sicuramente porta bene le sue 27 primavere. Dove tradisce un po' l'incedere del tempo è senz'altro nei seni, che non sono piccoli (direi almeno una 2° taglia) ma dalla forma a pera molto allungata e cadenti verso il basso. Il viso, pur non essendo quello di una fotomodella, è carino per i miei canoni estetici e i suoi occhi chiari sono davvero molto belli. La tinta dei capelli, bionda, è sicuramente schiarita, perché alla radice gli stessi sono un po' più scuri. Non vorrei avere peccato di distrazione, ma credo di non avere notato alcun tatuaggio o piercing. Il fatto che entrambi gli anulari siano occupati, unitamente alla foggia del seno, mi fa sospettare che un marito e qualche pargoletto l'aspettino a casa in Romania.
Last but not least (visto che siamo in un forum di colleghi che amano cimentarsi in dopo-cena "eleganti"), la sua vulva è perfettamente rasata e le grandi labbra formano due collinette abbastanza prominenti, tra le quali si celano - invisibili dall'esterno - quelle più piccole e i vari orifizi. Insomma, una vagina poco slabbrata, di quelle che mi piacciono di più esteticamente, ma che probabilmente non farà la felicità degli amanti del DATY e del 69.
Incappucciato il fratellino, con il classico condom dal colore rosato, Adela si china su di lui e comincia a dedicargli le sue cure, dimostrando un discreto mestiere. Più che muoversi su e giù con la testa, in questa fase iniziale lo lecca e gli si torce attorno, procurandomi fin da subito un buon piacere. La biondina, oltretutto, è di quelle fanciulle che ti guardano fisso negli occhi, mentre mettono in pratica la loro arte orale. Cosicché, quel mollusco che stava tra le mie gambe non impiega più di un paio di minuti per meritarsi l'appellativo di asta. Per evitare una disonorevole capitolazione già durante il BJ, ogni tanto devo distogliere lo sguardo dalle operazioni, un po' seguendo i tediosi servizi del telegionale e un po' guardandomi intorno. Quasi casualmente, il mio occhio balza sui lunghi pendagli brillantinati che ciondolano dalle orecchie di Adela. Le scosto un po' i capelli biondi e riesco a leggere la scritta: "Sexy". Come scusa per interrompere momentaneamente la stimolazione, le domando se li abbia presi qui in Italia o nel suo Paese natale. Il tempo di scoprire che sono stati l'omaggio di un nostro collega e le operazioni riprendono prontamente. Nel frattempo, le carezzo soprattutto la schiena, dato che è completamente accovacciata su se stessa e dunque nessuna parte del lato-A - né i seni né la vulva - mi è accessibile.
UN BUONO SMORZACANDELA
Quando è trascorso un tempo equo per il completamento dei preliminari, Adela mi propone di passare alla fase successiva: "Ti vengo sopra io o facciamo il contrario?". "Già che sei lì, vienimi pure sopra tu", butto lì l'idea di partire con lo smorzacandela, che è senz'altro la mia posizione preferita e che molte ragazze sono restie a concedere. Prima che la candela, è però il mio entusiasmo a essere subito smorzato: da quel pozzo di San Patrizio che è la sua borsetta, Adela estrae il malefico unguento noto come lubrificante e ne sparge un po' sopra l'asta incappucciata. Ciò fatto, si dispone ginocchioni all'altezza del mio basso ventre e con cautela, trattenendo inizialmente il fratellino con la mano, procede all'infilamento. Quando tutto è a posto, inizia la sua galoppata, che è fatta a busto eretto e con colpi abbastanza secchi. Prima ancora che la cosa possa essere credibile, Adela comincia già ad ansimare e sommergermi in un profluvio di "Sì, dai! Sì, amore!". Dopo circa un minuto così, si ferma e mi domanda: "Non sarai già venuto?". "Tranquilla, tranquilla, siamo appena partiti

", posso rassicurarla (o deluderla, se sperava di essere già arrivata al traguardo. Si china allora verso di me e passa a percussioni più dolci ma dall'escursione più ampia. In questa nuova posizione, un po' mi distraggo a osservare i suoi seni ballonzolanti e un po' mi perdo, quasi ipnotizzato, nei suoi occhi azzurri. Neppure le mie mani sono inoperose, poiché ne approfitto per carezzare le cosce delle sue gambe divaricate e per manipolare i suoi seni. A questo punto, Adela propone il cambio di posizione. Le chiedo se le vada di continuare ancora un po' così e accetta più o meno di buon grado, concedendomi un altro paio di minuti di smorzacandela. Non so se per la stanchezza o per trarre anche lei un minimo di piacere, ora riduce le oscillazioni verticali e si cimenta soprattutto in strusciamenti circolari, che trovo sempre molto piacevoli e che cerco di intensificare, contrapponendo il movimento delle mie pelvi.
UNA MISSIONARIA UN PO' INSIPIDA
Quattro-cinque minuti complessivi di smorzacandela sono uno sforzo fisico non da poco, per cui Adela si arresta definitivamente e insiste di nuovo per il cambio di posizione. Prima di passare alla pecorina, le propongo la missionaria, che viene ovviamente accettata. Mentre ci scambiamo di posizione, chino lo sguardo verso il mio basso ventre e risistemo un attimo il profilattico, che aveva lasciato scoperta la base dell'asta. Quando sono pronto a ripartire, la biondina sta già aspettandomi supina e con le gambe divaricate a ranocchia. Altro cauto infilamento e si può ripartire. Poiché non mi è ancora ben chiaro se si sia stabilito un buon feeling con lei, parto puntellato sugli avambracci e col busto più o meno inclinato a 45°. Mentre la stantuffo, Adela riprende ad incitarmi come prima e inizia a massaggiarmi il petto e a stuzzicarmi i capezzoli. Devo avere decisamente perso l'allenamento, perché dopo un paio di minuti sento già l'acido lattico che fa capolino nelle mie braccia e inizio persino ad avere il fiato corto. Tra l'altro, complice il lubrificante, percepisco che il fratellino è un po' troppo sgusciante dentro la vagina di Adela. Per entrambi i motivi, mi chino completamente su di lei e riprendo le operazioni del tutto coricato sul suo corpo. Mentre continuo il movimento pelvico, le scosto un po' i capelli e le carezzo la testa e la nuca, ricambiato da un suo delicato massaggio alla schiena.
E' ORA CHE MI COMPRI LA CYCLETTE
Il lubrificante è però il mio peggior nemico e il piacere che sale dal mio basso ventre è davvero ridotto ai minimi termini. Le propongo allora il cambio di posizione, per vedere se la pecorina possa essere più stimolante. Ennesima risistemata al profilattico, che non vuole saperne di rimanere teso fino in fondo, e poi l'asta viene infilata per la terza volta nell'orifizio, stavolta da tergo. Mi ancoro alla vita da Adela e inizio le mie percussioni, partendo con una frequenza abbastanza elevata. In questa nuova posizione, forse perché lei tiene le gambe abbastanza strette, percepisco un po' più di attrito e l'incedere delle operazioni è decisamente più piacevole che durante la missionaria. Reggo due-tre minuti e poi devo fermarmi un attimo a rifiatare, approfittandone per massaggiare la schiena della fanciulla e per compiere a mia volta alcuni strusciamenti circolari. Evito però che la stasi si trattenga troppo a lungo, perché non vorrei che fosse fraintesa come un'avvenuta capitolazione, per cui mi rimetto quasi subito in marcia. Un'altro paio di minuti di stantuffamento, sempre accompagnati dall'ansimare e dagli incitamenti (per fortuna un po' più parchi) di Adela e poi devo arrendermi: anche se il traguardo è ancora lontano e la biondina mi ha scambiato per un trentenne, in questo momento il fiatone è quello di un settantenne e non mi pare proprio il caso di fare la fine del povero Bossi.
Alzo allora bandiera bianca e le chiedo se le vada di concludere le operazioni con un HJ. I suoi bicipiti lasciavano pochi dubbi che la risposta potesse essere diversa da un sì, ma preferivo comunque sentirmelo confermare dalla sua vocina squillante. "Vuoi che te lo faccia senza? Secondo me il profilattico ti sta stretto e per me, in un modo o nell'altro, è uguale ...", mi propone. "Va bene, proviamo senza", cosicché procedo a sfilarmi il condom e a buttarlo sul pavimento, come da sue istruzioni. Mentre sto per appoggiarlo sulle piastrelle, il curioso Rolly - che se n'era stato tranquillo per tutto il tempo - arriva di corsa, pronto ad azzannare il prelibato boccone. "Forse è meglio non lasciarlo per terra

", butto lì ad Adela, mentre lo deposito sul comodino. "Rolly! Rolly! Torna a cuccia!", lo sgrida la biondina e, seppure non molto convinto, il cagnolino rinuncia alla preda che aveva già adocchiato e ritorna con la coda tra le gambe al suo giaciglio.
UN HJ INTERMINABILE
Oltre a possedere buoni bicipiti, Adela mostra anche un discreta creatività tecnica nell'esercizio dell'HJ. Non si limita a scorrere la mano su e già lungo l'asta, ma massaggia un po' anche i gioielli di famiglia e, ad un certo punto, fa ruotare l'asta attorno al suo cardine, come se fosse la lancetta di un orologio. Coniglio che, a mia memoria, avevo visto estrarre solamente dal cilindro della sempre vulcanica Katia. Stasera, però, sono decisamente refrattario e quindi le operazioni si protraggono al di là di ogni ragionevole termine. Sono addirittura preoccupato che Adela possa chiedermi un'estensione del rate, per cui le dico che, quando dovesse essere stanca, può pure fermarsi. "No, ci mancherebbe altro!", mi risponde la biondina, probabilmente ancora ben memore di avermi scucito dieci scellini dorati più del dovuto. Cosicché, si rimette all'opera con rinnovato vigore, alternando entrambe le mani, scrutandomi ogni tanto con uno sguardo che vorrebbe essere voglioso ma è piuttosto rassegnato e continuando con i suoi incitamenti sempre meno convinti. Forse per mettersi più comoda, ad un certo punto si risolleva dalla sua posizione accovacciata e si dispone gattoni. Ne approfitto allora per allungare uno dei miei tentacoli e per strusciarlo un po' nella sua fessura, che è ovviamente ancora unta del lubrificante cosparso all'inizio. Non riesco ad accelerare l'avvicinarsi del traguardo, ma quantomeno - per il principio di azione e reazione - noto un'incremento della frequenza dei "Sì, dai! Sì amore!" pronunciati da Adela. Per completare l'esplorazione del suo fisichino, mi dedico un po' ai suoi seni, che in questa ventina di minuti non avevano ancora ricevuto le giuste attenzioni. Abituato alle bocce artificiali della mia ex-prediletta, quelli di Adela sono sin troppo morbidi e allungati, per essere manipolati recando un minimo di piacere tattile sia a me che a lei. Mi sembra, piuttosto, di essere un contadino che sta cercando di mungere del latte dalle mammelle di una mucca. Un po' imbarazzato dalla cosa, mi concentro allora su uno dei due capezzoli e inizio a titillarlo in maniera più insistita, riscontrando un inturgidimento abbastanza rapido di tutta l'areola. Mentre sono affaccendato in tutto ciò, con un ultimo vigoroso colpo di pialla Adela mi conduce oltre la linea del traguardo.
QUATTRO CHIACCHIERE FINALI
Completato l'intrattenimento erotico è, come sempre, il tempo delle pulizie e della rivestizione. Adela sembra una (quasi) brava ragazza e le chiacchiere con lei sono piacevoli. Scopro così che, come quasi tutte le fanciulle rumene giunte da noi a sbarcare il lunario, ha alle spalle un matrimonio contratto in età acerba e, fortunatamente per lei, sciolto prima che fosse troppo tardi. E' giunta in Italia non più giovanissima (aveva già 24 anni) e perfettamente consapevole di quello che sarebbe venuta a fare. Prima di prendere posizione lungo il
boulevard de l'amour, aveva stazionato per circa un anno in viale Sarca (tra Milano e Sesto San Giovanni), ma lì la pressione delle FFdO era assai più incalzante e passava più tempo in Questura che sul ciglio della strada. Il suo accumulo di capitale è già a buon punto e, complici anche i minori introiti di questi ultimi tempi, sta limitando al minimo i rientri nel suo Paese natale, per potere appendere quanto prima il perizoma al chiodo.
Mentre usciamo dall'appartamento, mi fa vedere la gabbia del suo criceto, che però sta dormendo e non sta facendo girare freneticamente la ruota d'ordinanza. Prima di raggiungere le nostre macchine, c'è il tempo per un'ultima domanda. Scopro così che la strategia di precedere il cliente con la propria vettura è soprattutto finalizzata a non lasciarla là davanti alla sbarra, esposta alle attenzioni di eventuali malintenzionati. Magari spenderà qualche euro in più di benzina, ma così evita che qualcuno le rompa i finestrini, nella speranza di poterle rubare l'incasso della serata.
Richiuso il portone dietro di noi, è davvero giunto il momento del congedo. Ci scambiamo i tre classici bacetti dell'arrivederci e ci incamminiamo verso le rispettive macchine. La notte è ancora lunga (sono più o meno le 2:30) e ci sono ancora molte cose da fare: lei si rimetterà sicuramente davanti alla sbarra di via dei Termini, in attesa del prossimo Principe Azzurro (o che, almeno, abbia un po' di foglietti azzurri nel portafoglio), mentre io ho già una mezza idea di completare la mia spedizione bergamasca con una puntata lungo la
promenade, anche se è alto il rischio di arrivare là giusto in tempo per vedere i monovolume dei vari A-Team (quello di Pitesti) e B-Team (quello di Iasi) abbandonare la scena. Ma questa è un'altra storia ...