SCHEDA TECNICA
CITTA DELL'INCONTRO: Ghisalba (BG)
ZONA: 45.591443, 9.767974 (al Tamoil)
NOME: Giovanna
NAZIONALITA': Rumena
ETA': 23 dichiarati
SERVIZI OFFERTI (vedi DIZIONARIO): BJ, RAI1 (mission, pecorina, smorzacandela), HJ finale
COMPENSO RICHIESTO: 70 + 30 per la camera
COMPENSO CONCORDATO: 70 + 30
DURATA DELL'INCONTRO: ca. 50', Tamoil-to-Tamoil
DESCRIZIONE FISICA: alta ca. 1,65, capelli corvini raccolti in una lunghissima treccia, viso dai lineamenti un po' gitani ma delicati, occhi chiari, fisico molto ben proporzionato, seno non eccedente la 1° taglia
ATTITUDINE: tutto fatto con estrema delicatezza, buona partecipazione ; buon social time, ma dà sempre l'impressione di non sbottonarsi del tutto
LA MIA RECENSIONE:
Privo di particolari motivazioni a lanciarmi nell'ennesima scorribanda lungo il BdA, riprogrammo le coordinate del pilota automatico, passo OTB (over the bridge) anziché UTB e un quarto d'ora sono alla maxi-rotonda in località Baraccone. [...] Già un po' preoccupato di essere arrivato troppo tardi (sono le 3 passate), mi spingo allora verso Ghisalba, diviso tra l'ansia e la speranza. Il viaggio non si rivela del tutto vano: pur non incrociando la mia vecchia conoscenza
Laura, ci sono né più né meno di 3 fanciulle in servizio permanente effettivo, tutte rigorosamente dal crine scuro: (1) la custode della Pedrali (i colleghi più pratici della zona sapranno dire se si tratti di quella vecchia o di quella nuova, tale Adelina assunta con contratto a tempo determinato per coprire il periodo agostano); (2) una moretta aggraziata dalla lunga treccia tra le pompe della Tamoil e (3) quella che dovrebbe essere l'appariscente
Anka/Lavinia alla rotondina successiva. Un'altro giro di boa tra le due rotonde e alla fine scarto la prima perché sembra affaccendata in una di quelle telefonate
che ti allungano la vita e la terza perché non sono certo che il mio debole cuore possa reggere una tale dose di silicone e botox ad ora così tarda della notte. Ammetto però che avrei recitato volentieri il ruolo di capo-colonna di una spedizione umanitaria, per salvare la bonazza rifatta (non so se abbia incontrato più clienti o chirurghi estetici

) dall'incipiente congelamento, dato che sta sfidando il freddo della notte in una minigonna meno che inguinale.
Non manca molto alle 3:15, quando metto la freccia e fingo di entrare a fare benzina nella stazione di servizio battente bandiera libica. L'addetta alle pompe, che non indossa la tutona d'ordinanza ma una mise all-black, si risolleva dalla sua posizione accovacciata e mi accoglie sorridente. Forse per andare in appartamento è troppo presto (ma quando le ragazze della PMGZ si organizzeranno in tal senso ?), ma per raggiungere uno dei vicini motel non è mai troppo tardi. Se poi la fanciulla ha voglia di scaldarsi un po' le ossa, non c'è neppure troppo da mercanteggiare e il rate di 100 all inclusive viene proposto al primo colpo (mentre la ragazza che avevo intervistato 3 settimane fa, che a questo punto non credo fosse lei, era stata irremovibile sul 100 all exclusive). La invito ad accomodarsi a bordo e ne osservo la silhouette e la mise mentre compie il periplo della mia vettura: non deve superare l'1,65, ma è davvero ben proporzionata e ha quella costituzione intrinsecamente magra che la fa sembrare cinque centimetri più alta; sopra indossa una maglia nera che lascia intravedere un decolleté non proprio straripante, le sue gambe sono fasciate da pantacollant/leggings luccicanti dello stesso colore e ai piedi calza degli eleganti sandali bianchi, che in questo momento le stanno valendo un accenno di broncopolmonite.
IL DISTRIBUTORE NON SALTA PER ARIA
Getta lontano il mozzicone di sigaretta ancora acceso e posso finalmente accoglierla a bordo: "Guarda per l'ultima volta il distributore, perché fra 10 secondi salterà per aria

". "No, no, tranquillo. Lì non c'è pericolo", mi rassicura ridendo la mora dalla lunga treccia nera. In effetti, mentre procediamo nella direzione del motel Prince, do un'occhiata indietro ma non vedo scatenarsi l'inferno alle nostre spalle, per cui sono probabilmente cose che succedono solo nei film d'azione hollywoodiani. Non devo neppure ricordarle di indossare la cintura di sicurezza, perché provvede lei in automatico, non appena si accomoda sul sedile. Il tempo di fare le presentazioni (lei come
Giovanna, 23enne rumena nel nostro Paese da un paio d'anni) e subito rimaniamo incuriositi dai rispettivi accenti. Lei mi sembra avere una cadenza leggermente spagnoleggiante, ma mi giura e spergiura di non essere mai stata nella penisola iberica. Io, invece, non ho per nulla le fattezze di un paloschino o di un mornichese, anche perché non ho la benché minima idea di dove sia il comune di Calcinate, dove dovremmo raggiungere a breve la nostra alcova d'amore. Giovanna mi giura inoltre di saper riconoscere le sottili differenze tra l'accento bergamasco e quello bresciano e di sapere parlicchiare un po' anche del primo dialetto. Vorrei poter fare uscire dal bagagliaio gli amici cicciobg e cippolappo, per sottoporla a un rapido test linguistico, ma le girls sono sempre così suscettibili quando un complice salta fuori dall'oscurità e dunque devo rinviare l'esperimento a un'altra occasione. I bambolotti voodoo dei miei simpatici colleghi (Cicciobello e Cippo...bello, ovviamente

) scampano così un'abbondante dose di spray al peperoncino (che poi Giovanna mi dirà essere parte essenziale del suo kit da viaggio), ma non l'ennesima finto-birrata (stavolta sulle sponde del lago d'Iseo

) addotta a giustificazione della mia presenza così fuori zona e così a tarda ora.
GIOVANNA DI IASI, PRINCE DI CALCINATE
La ragazza è di conversazione abbastanza piacevole, ma pare sempre tenere un certo distacco professionale, che poi mi sembrerà di cogliere anche durante la parte strettamente erotica dell'incontro. Ultimo paio di domande-trabocchetto, per capire se si tratti della prediletta del mio caro amico McCoy. "Visto che non sei spagnola, sarai rumena, giusto?". La risposta affermativa è scontata e quindi non mi resta che chiederle la città di provenienza. "Iaşi, sai dov'è?". "Come no! Metà delle mie conoscenze rumene è di Piteşti e l'altra è di Iaşi. CAP 700000, prefisso di teleselezione 032, togliere lo 0 se si chiama da fuori Romania

", dovrei risponderle. Sto però più sul vago, dicendole che dovrebbe trovarsi nell'est del Paese, vicina al confine con la Moldavia o la Moldovia. "Moldova, si chiama Moldova", mi risponde ridendo la moretta, che a questo punto è sicuramente l'adorata Giovanna del mio compare bresciano. Il tempo di calzare i guanti di velluto (non che tratti le altre fanciulle con quelli borchiati) e siamo arrivati al Prince. Il receptionist dell'altra volta era molto simpatico, ma la fanciulla che ci accoglie stasera è decisamente più carina ed entra immediatamente nelle mie grazie. Barattate una CI italiana e una fotocopia ripiegata su se stessa con un mazzo di chiavi e un telecomando, ci dirigiamo verso la nostra alcova, che è ancora diversa dalle precedenti.
La profezia di Giovanna, di trovare una stanza ibernata dal condizionatore, fortunatamente non si avvera e la temperatura interna è sicuramente più piacevole di quella esterna. La fanciulla può così evitare di cacciarsi sotto le coperte o di correre ad abbracciare il primo calorifero sulla sua strada, raggiungendo invece la postazione che ormai ho accertato essere adibita alla svestizione dell'OTR di turno. Lei accomodata sulla sedia del pensatoio e io sul materasso del lettone, procediamo dunque alla rimozione degli abiti. "Scusa se sono vestita così", mi dice mentre si sfila la maglia scura, sotto la quale si cela una canottierina bianca dall'effetto glitterato. "Ma faceva davvero freddo e avevo già indossato i vestiti che di solito metto per tornare a casa", prosegue il suo discorso. Non vedo francamente il problema, perché il nostro amore non si consumerà nell'angusto spazio fra le lamiere di una vettura, dove la mise della fanciulla potrebbe magari essere d'intralcio, ma su un comodo materassone, che fra poco ci vedrà nudi come mamma ci ha fatti. "Nulla di cui scusarti, ma riesci davvero a guidare con quei sandali?", commento mentre osservo un po' perplesso i suoi calzari dall'alto tacco. "No, là ho un altro paio di scarpe. Ma, comunque, sono qui assieme a una mia amica", mi spiega, mentre imbocca la strada del bagno. Quando la raggiungo è china sul bidet, intenta nelle pulizie intime. Ne osservo la bella schiena e faccio scorrere il mio sguardo anche lungo le braccia e le gambe, la cui epidermide appare altrettanto levigata. "Non posso crederci: non hai nemmeno un tatuaggio!", esclamo alla fine della mia sommaria ispezione visiva. "Non mi piacciono - mi risponde Giovanna - E poi: quando li fai, hai un pensiero per la testa ... Magari un anno dopo hai cambiato idea e vorresti togliertelo, ma è troppo tardi!". "E, la treccia: è tutta farina del tuo sacco oppure è un'extension?", è la mia domanda successiva, dato che la lunghissima coda intrecciata è di un nero davvero corvino, mentre l'attaccatura ha riflessi castani. E' tutto genuino, a sentire la fanciulla, la cui tinta naturale è quella intermedia, che si schiarisce ancora di più sotto il sole estivo.
E' quindi il mio turno di procedere alle abluzioni e, quando torno in camera, Giovanna ha già risvoltato indietro le lenzuola e mi attende in piedi accanto al letto. Posso finalmente osservarne per intero la silhouette e, pur non essendo esattamente alla mia prima esperienza con un'OTR, per la prima volta ho l'impressione di avere di fronte una geisha: non è altissima di statura (come dicevo sopra, dubito che superi l'1,65), ma ha un fisico davvero flessuoso e ben proporzionato, senza peraltro essere anoressica. La pelle è levigatissima e completamente depilata su tutto il corpo e anche i piedi sono ben curati, mentre la maggior parte delle OTR ha spesso estremità incallite dalla lunga postura verticale. Il viso ha lineamenti un po' gitani ma delicati e il make-up scuro attorno agli occhi chiari ne allunga la forma, dando loro un tocco orientaleggiante. La lunga treccia che prima si appoggia su una spalla e poi le scende praticamente sino alla cintola la rende molto particolare rispetto a tutte le sue colleghe, almeno ai miei occhi. Probabilmente di giorno è la più normale tra le ragazze, ma ora ogni dettaglio è perfettamente curato, come ho visto solo presso le sirene che cercano di catturare i turisti di passaggio lungo l'Oranienburgerstrasse di Berlino.
UN BJ MOLTO DELICATO
Un ultimo battito delle sue ciglia (finte, ovviamente) e la raggiungo sul lettone, dove nel frattempo si è inginocchiata. Due carezze per saggiare la levigatezza della sua pelle e mi sdraio supino accanto lei. "Come preferisci cominciare, con o senza?", mi domanda, mentre ha già in mano la confezione del condom. "Tutto rigorosamente coperto", le do indicazione di procedere pure all'incappucciamento. Masturba brevemente il fratellino e poi lo incappuccia con un profilattico di quelli trasparenti, ma da cui si sollevano comunque effluvi di fragola. La sua azione è molto delicata e concentrata soprattutto sulla parte alta dell'asta, rispetto alla quale compie anche dei movimenti rotatori avvolgenti. La sua treccia è decisamente troppo lunga e, comunque si cerchi di sistemarla, ricade sempre verso il basso. Alla fine, la posizione (per me) più comoda è lungo la sua spalla destra, perché da lì non mi intralcia la vista delle operazioni e mi carezza persino delicatamente i gioielli di famiglia. Mentre lei si prende cura del mio compare del piano di sotto, inizio a carezzarla un po' dappertutto, restando davvero stupito da quanto la sua pelle sia liscia e piacevole al tatto. Le manipolo un po' anche le sue mammelle (che sono senz'altro il suo punto debole, non superando la 1° taglia), per poi titillarle uno dei capezzoli, che pian piano assume un po' di turgore. Visto da questa posizione, ove è in preda alla forza di gravità, il suo addome - che pure è sostanzialmente piatto e tonico grazie alla ginnastica che la fanciulla mi dice di praticare - tradisce una probabile gravidanza: il piccolo strato di grasso sottocutaneo crea dei leggeri rigonfiamenti, che comunque trovo più che accettabili.
Dopo una prima prolungata sessione d'immersione, Giovanna si ferma e si risolleva un attimo a prendere fiato. "Tu sei sposato?", è la sua domanda di circostanza, che non so perché le sia balzata in mente proprio in questo istante. La informo del mio stato civile e raccolgo maggiori dettagli sul suo, che mi riferisce con un certo pudore apparente. Non è il caso di disvelare eccessivi dettagli sulla sua vita privata, ma nella casellina della sua condizione sentimentale/parentale/lavorativa l'aggettivo "complicata" è probabilmente quello che calza meglio. Diciamo che vive in una famiglia moderna, dove lei è quella che indossa i pantaloni (ops, la minigonna) e porta a casa il pane e il consorte è quello che si cimenta nel ruolo di baby-sitter. Non che non me lo aspettassi, dato che quasi tutte le OTR hanno alle spalle una o più famiglie da mantenere, ma affrontare l'argomento un paio di minuti prima del coito un po' mi blocca.
MISSIONE: SCALDARE UNA RAGAZZA INFREDDOLITA
Giovanna si rimette di nuovo all'opera e dedica un secondo delicato BJ al mio fratellino, dopo di che si risolleva di nuovo e di fatto mi propone di passare alla fase successiva: "Quando pensi di essere pronto, possiamo cominciare". "Se inizio a venirti sopra io, ti va bene?", le domando. Permesso accordato e ci scambiamo di posto sul materasso. Lei si dispone comoda sui cuscini, divarica le gambe, inumidisce un po' la vulva con la saliva ed è pronta ad accogliermi nel suo grembo. L'infilamento avviene senza grossi problemi e, dopo un paio di colpetti di assestamento, mi calo completamente su di lei, cingendola a me. Nonostante non sia altissima di statura, il suo orifizio mi dà l'impressione di essere alquanto spazioso, per cui temo già che non sarà facilissimo cavare il massimo piacere dalla situazione. Giovanna, comunque, sembra abbastanza partecipativa, perché mi carezza a sua volta la schiena e raccoglie fortemente le gambe a sé, serrandomele contro i fianchi. Mentre compio i miei movimenti pelvici, siamo davvero un tutt'uno che si muove all'unisono. Quando poi rallento un attimo e mi struscio contro il suo pube, mi stringe proprio forte, ancorandosi alle mie scapole. Ripreso fiato, riparto con un'altra sessione di spinte, continuando a carezzarle delicatamente le tempie e i capelli e ansimandole anche un po' nell'orecchio. Lei non appartiene certamente alla categoria delle più consumate attrici di strada, perché si limita a mugolare e ad ansimare in modo abbastanza parco. Probabilmente non si negherebbe a qualche bacetto, ma penso a suo marito e poi a quanti salsicciotti senza cappuccio si sono certamente infilati in quell'orifizio e dunque desisto, limitandomi a osservare divertito le sue foltissime ciglia finte.
ANCHE LE PECORE SUDANO
La missione di scaldarla un po' è senz'altro riuscita, perché io comincio a essere grondante di sudore e dunque devo fermarmi, per invocare il cambio di posizione. "E ci credo che hai caldo - mi dice Giovanna ridendo - Mi hai tenuto così stretta per tutto il tempo! Avevi paura che scappassi?". La postura migliore per prendere un po' aria è senz'altro la pecorina, per cui ci ridisponiamo di nuovo sul lettone. Guida di nuovo l'asta all'interno della sua vagina, le serro i fianchi e inizio a spingere in modo abbastanza energico. Dopo un po' di colpi, lei si risistema più comoda, inclinando un po' la schiena verso il basso, appoggiandosi sul materasso con tutti gli avambracci e puntellandosi coi palmi delle mani sui cuscini. Continuo con le mie spinte pelviche finché regge il fiato e poi mi fermo un attimo a ritemprarmi. Il suo lato B è davvero molto bello e tonico (ha persino le fossette di Venere), per cui - mentre mi struscio contro il suo pube - ne approfitto per massaggiarla un po', scendendo dal collo sino ai glutei e poi lungo l'interno delle cosce. Il tutto viene ripetuto una seconda volta e poi, sempre più accaldato, devo di nuovo arrendermi, chiedendo il terzo cambio di posizione.
UNO SMORZACANDELA RILASSANTE, POI IL SOLITO EPILOGO
Mi sdraio supino sul lettone e lascio che sia di nuovo Giovanna a prendere l'iniziativa. Seguo con una certa attenzione l'infilamento, più che altro perché la membrana delle piccole labbra disegna un imbuto pressoché perfetto, che si protende in modo netto al di fuori di quelle grandi e nel quale il mio fratellino pian piano scompare. La moretta che ora è saldamente piantata sopra il mio bacino non è certo una cavallerizza sfrenata e il suo approccio allo smorzacandela mi ricorda un po' quello al BJ: movimenti calmi, un po' oscillatori e un po' circolari, ma molto mirati. Non saprei se la fanciulla stia cercando in questo modo anche il proprio piacere, ma la sua modalità di condurre la galoppata (al piccolo trotto, piuttosto) mi risulta comunque abbastanza gradevole. In ogni caso, non sufficiente a portarmi oltre la linea del traguardo.
Di conseguenza, dopo un'altra manciata di minuti le domando se le vada di concludere le operazioni con un lavoretto di falegnameria. Giovanna mi guarda sempre più stupita, quasi incapace di credere che un incontro mercenario possa protrarsi così a lungo, ma sembra comunque accogliere di buon grado la mia nuova richiesta. E' lei stessa a proporre di scappucciare il fratellino, dando così inizio all'ultima fase della nostra maratona erotica. Qui nessuna menzione particolare, se non che ne approfitto per carezzarla ancora un po' e che la faccio davvero penare, prima che riesca finalmente a portarmi oltre la linea del traguardo.
Credo che la parte strettamente erotica dell'incontro abbia superato la mezz'ora e dunque una certa stanchezza da parte di entrambi è giustificata. Io mi sdraio a braccia distese e lei si accomoda su un fianco accanto a me. Mentre mi carezza un po' il petto e io ricambio la cortesia cingendole di nuovo la schiena, mi complimento con lei per la dedizione e poi non posso non domandarle delle sue ciglia finte. "Ma non ti è sfuggito proprio niente!", commenta ridendo Giovanna, confermando indirettamente che sono posticce e non il frutto dell'applicazione di uno di quei mascara miracolosi. Quattro brevi coccole reciproche e ci stacchiamo, per procedere ai rispettivi lavaggi e rivestizioni.
IL RITORNO ALLA PIAZZOLA
Quando siamo pronti per ripartire, regolo gli aspetti burocratici, lei recupera chiavi e telecomando e possiamo infine abbandonare la stanza, rituffandoci così nello strano freddo di questa notte di mezza estate. Le apro la portiera, la faccio accomodare a bordo e poi la richiudo dietro di lei. Ci avviamo quindi verso la reception, dove disbrigo le restanti pratiche burocratiche con la sempre graziosa receptionist, che meriterebbe di essere invitata fuori a bere qualcosa, se non fosse che a quest'ora tutti i bar sono chiusi

Riconsegno a Giovanna la sua fotocopia spiegazzata e riprendiamo la strada del Tamoil di Ghisalba.
Il tragitto richiede qualche minuto e c'è dunque il tempo per scambiare altre quattro chiacchiere. Mi racconta di qualche tentativo di rubarle la borsetta (il che spiega perché giri sempre armata di spray al peperoncino) e ciò è il pretesto per scoprire che non è ancora dotata di carta d'identità italiana, ma che sta accingendosi a farne richiesta. E' dunque plausibile che la sosta nel nostro Paese sarà alquanto prolungata, contrariamente a quanto avevano fatto pensare i dispacci più datati dell'amico McCoy. Per passare alla più stretta cronaca punteristica, è appena rientrata in servizio dopo un mesetto di ferie in Romania e, almeno nelle nottate pre-festive, si trattiene sino alle 4,30-5 del mattino, anche perché deve sincronizzare i suoi viaggi con quelli della collega taxista (che sia Laura, pure lei di Iaşi?).
Quando siamo di nuovo al Tamoil, sono quasi le 4:10 e dunque il suo turno è praticamente finito. Le sue vicine (la nuova/vecchia Pedralina e Lavinia) hanno già smontato o sono in motel, per cui è rimasta solo lei a tenere alto il vessillo della Romania, nell'oscurità e nel freddo di questo sperduto avamposto in mezzo alla pianura. Ci salutiamo, lei mi raccomanda di guidare con prudenza e posso finalmente dare inizio al lungo viaggio verso la mia branda, che potrò riabbracciare solo quando il sole già illuminerà l'orizzonte verso Oriente, con i suoi primi timidi raggi.