SCHEDA TECNICA
CITTA DELL'INCONTRO: Lallio (BG)
ZONA: 45.656026,9.625713
NOME: Anna
NAZIONALITA': Albanese di Tirana
ETA': 23 dichiarati
SERVIZI OFFERTI (vedi DIZIONARIO): BJ, RAI1 (mission e pecos), HJ finale
COMPENSO RICHIESTO: 80
COMPENSO CONCORDATO: 80
DURATA DELL'INCONTRO: ca. 35-40'
DESCRIZIONE FISICA: alta 1,70 scarsi, capelli biondi tinti abbastanza voluminosi e strutturati, viso carino ma molto particolare, occhi scuri, fisico complessivamente tonico, seno di una 3° taglia ma non sodo, tatuaggio con scritta in albanese poco sotto la nuca
ATTITUDINE: collaborativa, ma sul divano non si riesce ad apprezzarla al meglio; un po' taciturna, ma non antipatica
LA MIA RECENSIONE:
La mia trasferta settimanale lungo la SS 525 non nasce certo sotto i migliori auspici, perché passo quasi mezz'ora fermo in coda poco prima di Trezzo, per i lavori di asfaltatura che restringono la A4 ad una(!) sola corsia, creando un ingorgo di proporzioni inverosimili, vista l'ora decisamente tarda (e non posso credere che gli sventurati che mi fanno compagnia in questa specie di calvario siano tutti pendolari ... del punteraggio)! Alla fine, quando manca poco all'una, riesco finalmente ad abbandonare l'autostrada a Capriate e a raggiungere quella che il collega cippolappo ha definito una delle sette meraviglie del mondo, ossia il
rondeau de Boltiere (in realtà, penso che le meraviglie comincino un centinaio di metri dopo e che siano un po' più di sette, forse una cinquantina
L'amico McCoy deve avere sabotato, per il mio bene, il precisissimo sistema di navigazione della mia vettura, perché imposto "Anna" come destinazione e, con mia grande sorpresa, quando K.I.T.T. mi dice: "Michael, siamo arrivati, ecco lì Anna", non mi trovo nel solito angolino un po' buio vicino al cavalcavia della superstrada, ma sotto una sfavillante forma di Grana Padano, illuminata da potenti fari che fendono l'oscurità della notte. Oltretutto, la silhouette che mi si staglia dinanzi non è coronata dalla consueta criniera mora con cui ho ormai familiarizzato, ma da una chioma (finto) bionda, dall'aspetto strutturato e dalla consistenza vaporosa e ondulata. A dire il vero, di bionde ve sono due, ma percepisco che nell'altra (quella con i capelli decisamente più corti) è assai più forte il lato oscuro della forza, al punto che con la sua sola presenza riesce a influenzare l'atteggiamento di tutte quelle che le si accompagnano.
Be', in realtà, le cose non sono andate esattamente così. Nel risalire verso Bergamo, ho assistito a una scenetta memorabile, con
J-le-P, più discinta che mai nel suo abitino rosa bordo-chiappa, china in una vetturetta dei CC, parcheggiata proprio nel mezzo dello spiazzo del mobilificio più famoso della bergamasca. Anche se mi piace immaginare che fossero lì per intervistarla, è più probabile che fossero invece intenti in un'operazione di controllo/schedatura/disturbo, perché nel medesimo istante un SUV sta abbandonando quella pericolosa rada, con il suo conducente forse appena colto con le mani nella marmellata. L'accanimento delle FFdO nei confronti della Premiata Ditta J&A è davvero esemplare, perché un km più avanti, al
pont de l'autoroute di Dalmine, la PL ha pensato bene di piazzare un posto di blocco proprio di fianco all'argentea vettura della cugina
Alinette. Come se non bastasse, altra vettura dei CC è ferma poco prima di arrivare a BG, apparentemente per un normale controllo-documenti sulle vetture in transito. Quando arrivo alle consuete coordinate, trovo abbastanza normale che la mia "prediletta" non ci sia. Quando però faccio un giro di controllo e mi rendo conto che la sua vettura non è presente né dietro lo showroom né al loft, rimango davvero stupito, perché non credo di averla mai vista abbandonare il campo così presto (ed è per questo che non mi ero neppure premurato di annunciare il mio arrivo!). Avuta conferma dalla diretta interessata che è già in autostrada per tornare a casa (festa in discoteca per chiudere la nottata?), devo a questo punto rimboccarmi le maniche per dare un senso alla mia trasferta a BG.
NON PREOCCUPARTI, NESSUNA FRETTA!
E' per questo che, con una lunga manovra di aggiramento dal retroterra industriale di Lallio, mi presento col muso della mia macchina puntato proprio verso l'ingresso di via della Madonna, ove stazionano la "matrona"
Elena e la sua "ancella" Anna. Una mano pia deve essere anche passata a dare una sfalciata all'erba, che sino a settimana scorsa era cresciuta a tal punto da trasformare quello svincolo suburbano in angolo di savana sub-tropicale, ove al massimo potevano trovarsi antilopi e ghepardi, ma non certo OTR. Attendo quasi un minuto fermo allo stop, fingendo di lasciar passare le vetture in transito lungo la SS525, ma aspettando in realtà che Anna si distanzi un po' da Elena, in modo da poterla intervistare senza che sia sorvegliata dall'occhio attento della collega più esperta.
Quando mi affianco a lei a bassa velocità, noto che ha un viso carino, caratterizzato da lineamenti davvero particolari, che non saprei proprio descrivere a parole. E' superfluo indicare che, come la maggior parte delle OTR in questa stagione, indossa un abitino davvero minimale, che le arriva appena sotto i glutei. Mi sento anche di rassicurare il carissimo amico cippolappo, perché le sue gambe, oltre che slanciate dalle consuete high heels con zeppa, sono completamente nude, nonostante le vampate di calore che salgono dall'asfalto arroventatosi durante la torrida giornata (quindi, non possiamo purtroppo appellarci a lei come "zia" Anna, anche perché è ancora sin troppo giovane per avere nipotini, anche se nelle lande balcaniche tutto e il contrario di tutto è possibile

.
Arrestata completamente la vettura, è lei ad attaccare bottone, chiedendomi incuriosita lumi su un particolare che ha notato all'interno dell'abitacolo (non certo il conducente

. Io invece, dato che mi trovo nel cuore di un buco nero ove le lancette dei minuti corrono rapide come quelle dei secondi, più che al rate in sè (che è il solito di quella squadra-corse) sono interessato alla sua attitudine e per questo le domando: "Ma non sei una di quelle che mettono fretta e che dopo dieci minuti vogliono già tornare indietro?". Lei mi rassicura: "Non preoccuparti, nessuna fretta! Staremo là tutto il tempo che serve" e quindi non posso che invitarla a bordo della mia macchina. "Un attimo, ché vado a prendere la gonna" e torna verso Elena, per recuperare l'indispensabile capo d'abbigliamento. Le apro leggermente la portiera, mi ringrazia per la cortesia e finalmente si accomoda di fianco a me, per farmi strada verso il loft.
I "MORBIDONI" ALLA FRAGOLA
- Tu lavori nello stesso appartamento dove andava
Laura, vero? Possiamo passare da dietro, perché lungo lo stradone ci sono i CC? - le domando
- Sì, l'appartamento è quello, però non preoccuparti, tanto i CC sono tutti nostri amici. Vai pure a destra ... - mi dice in modo apparentemente innocuo, ma che in realtà nasconde il fatto che la sua rotta di volo non può assolutamente discostarsi da quella tracciata sulle mappe durante il briefing
- A proposito di Laura, lavora ancora? - le chiedo, ricordando con affetto quella cara fanciulla che purtroppo non poteva essere gentile come avrebbe voluto
- No, non c'è più - mi risponde abbastanza asetticamente
Mentre raccolgo le consuete generalità (Anna, 23 anni, albanese, non molto convinta cittadina della capitale Tirana, precedentemente operativa sulla piazza milanese - in viale Marche,
ca va sans dire, aggiungo io), la ragazza prima si infila una sorta di gonna elasticizzata a tubino e poi estrae dalla sua borsetta un sacchettino di "morbidoni" alla fragola, pericolosissima fonte di carie e di diabete già in giovane età

Inizia a mangiarne uno dietro l'altro ed è anche così cortese da offrirmeli. Ne assaggio anche uno, ma poi mi trovo mio malgrado costretto a rifiutare il secondo, perché trovo quasi stucchevole il loro sapore dolcissimo e completamente sintetico. Più che dal loro gusto, sono attratto dal fatto che la confezione sia scritta in tedesco, il che potrebbe far pensare che anche lei abbia compiuto una trasferta più o meno lunga in terra teutonica. "No, li ho appena presi all'Autogrill - porta a precoce conclusione il mio volo pindarico - Comunque hai ragione tu, sono proprio troppo dolci! Poi ti offro un po' d'acqua, così ti togli il sapore di bocca"
SOTTO LO SGUARDO ATTENTO DI MARILYN
Giunti alla consueta palazzina (ove ho già incontrato Elena l'Ucraina, Laura, Valentina la Parrucchiera ed Emma la sinchronette), scendiamo dalla macchina e ci incammiamo verso l'ingresso. Poiché da un'altra vettura è appena scesa una ragazza sola (che immagino abitare lì, senza peraltro essere OTR) e c'è da salvare le apparenze (si sa, la provincia italiana è pettegola e ha mille occhi e mille orecchie ...), ho persino l'onore di poter compiere quella ventina di metri a braccetto con Anna, come se fossimo due fidanzatini. Aperta con la massima discrezione la porta, siamo finalmente nel soggiorno del loft. Se non avessi visto il guardaroba dell'altra Anna, resterei a bocca aperta dinanzi al numero di high heels (un po' sue e un po' di Elena, di tutte le fogge e colori) che sono disposte ordinatamente sul pavimento, proprio sotto il mobile principale dell'angolo-cucina. Sono un po' meno entusiasta quando scopro che Anna mi dice di seguirla nel separé che è ricavato in un angolo del soggiorno, delimitato da una sorta di mobile-libreria su un lato e da un paio di paravento (con Marilyn Monroe, per gli amanti del genere) sull'altro. Il mio sconforto deriva più che altro dal fatto che il divano mi sembra davvero piccolo e che già immagino quanto saranno d'intralcio i braccioli alle due estremità.
Come spesso accade, Anna è assai più rapida di me a spogliarsi (ma solo perché io non sono solito indossare "svestititini"

e, mentre io completo la svestizione, fa anche in tempo a mettere in un cassetto il discreto incasso della serata e a recarsi nell'angolo cucina, a prendere un paio di bicchieri d'acqua fresca, assolutamente necessari per toglierci di bocca il saporaccio dei "morbidoni" alla finta fragola. Mi concede senza problemi di fruire del bagno e, quando torno, è già sul divano che mi attende. Distratto dai suoi complimenti ("Ma che bel culo che hai!"), riesco a sistemare alla bell'e meglio i paravento, a respingere le sue
avanches ("Comunque non lo do via ;-)") e a sedermi accanto a lei sulla nostra improvvisata alcova. "Iniziamo?", mi domanda. "Iniziamo!", do il fischio d'inizio alla parte strettamente erotica dell'incontro.
LA RECE VERA E PROPRIA
Il vantaggio del ridotto spazio a disposizione è che dobbiamo necessariamente avvinghiarci l'uno all'altra, per permetterle di mettersi all'opera con il BJ. Lei raccoglie le gambe, coi piedi rivolti verso l'esterno del divano, torce un po' la schiena e si china verso il mio basso ventre; le mie gambe sono necessariamente divaricate e la serrano da dietro, anche perché non ci sarebbe comunque spazio per distenderle

Mentre lei comincia a dedicare le proprie attenzioni al mio fratellino, le scosto un po' i capelli finto-biondi (è evidente la ricrescita, di un colore castano scuro) e inizio a carezzarle la nuca, il collo e la schiena. Il lato A è per il momento del tutto inaccessibile, essendo lei completamente rannicchiata sotto di me. Proprio sotto il collo, tra le due scapole, noto una scritta tatuata, che immagino essere nella sua lingua, poiché il suo significato mi è del tutto oscuro.
Dopo non più di un paio di minuti, Anna deve necessariamente cambiare posizione, perché quella con cui è partita era palesemente troppo scomoda. Si ridispone proprio di fronte a me, nell'altra metà del divano, si accovaccia sulle sue gambe e si rimette di nuovo all'opera. Mentre è di nuovo china sul mio fratellino, noto che ha due bicipiti davvero impressionanti (per una ragazza), per cui immagino che debba compiere un gran numero di HJ, nell'esercizio della sua professione. Il BJ, pur non presentando particolari finezze tecniche, è nel complesso gradevole, quale antipasto per la successiva copulazione. Che Anna voglia passare rapidamente alla portata principale del menu è proprio evidente, perché dopo un altro paio di minuti scarsi si ferma nuovamente e mi domanda: "Scopiamo?". Guardo il mio fratellino e mi sembra tutt'altro che pronto a fare la conoscenza della sua sorellina. "Non ti va di continuare ancora un po'?", le chiedo. "Va bene, mettiti in piedi davanti al divano", mi indica Anna. Obbedisco e anche lei si rigira, sedendosi più comoda proprio davanti a me. Senza troppe esitazioni, è di nuovo sul pezzo, attività che la assorbirà per un tempo misurabile in decine (ma sicuramente non in centinaia) di secondi. Da questa nuova prospettiva, col suo busto inclinato ma finalmente sollevato dalle gambe, posso scrutarne il lato A, ove si stagliano due seni di taglia abbondante ma dalla consistenza poco soda, tanto è vero che pencolano nel vuoto, mentre lei oscilla avanti e indietro con la testa e il busto. Comincio anche a manipolarle una delle mammelle, stuzzicandole pure il capezzolo, ma devo presto interrompermi, perché Anna si ferma una terza volta e, a questo punto, non posso più oppormi alla sua richiesta di dare inizio alla copulazione vera e propria.
MISSION: UNFCOMFORTABLE
Quella che mi accingo a raccontare è una delle mission più scomode che io ricordi. Anna si corica supina sul suo semi-divano, con le gambe divaricate e col busto e la testa leggermente sollevati da alcuni cuscini, dato che non ci sarebbe comunque lo spazio per sdraiarsi completamente. Dopo essermi puntellato con le braccia semi-tese sopra di lei, procediamo alla consueta operazione corale di infilamento del mio pene nella sua vagina. Ciò fatto, fletto un po' le braccia, nel tentativo di calarmi del tutto su di lei, ma mi rendo conto che, in realtà, andrei a cozzare con il mio volto contro il bracciolo del divano. A questo punto, rinuncio e mi preoccupo piuttosto di trovare una posizione sufficientemente comoda per le mie gambe: riesco ad appoggiare completamente le cosce, però sono obbligato a tenere l'articolazione delle ginocchia flessa, con gli stinchi sollevati all'aria e i piedi appoggiati in qualche modo sul bracciolo dietro di me. Quando ci aggingiamo a partire, sono praticamente inarcato tra le due estremità del divano, in una posizione più adatta a un corso di yoga che al kamasutra
Pur essendo tutt'altro che comodo, cerco di fare del mio meglio, coordinando il movimento pelvico con un minimo di controspinta di bilanciamento delle braccia. Ho rifuggito le palestre per tutta la mia vita e ora mi trovo a fare flessioni sopra una ragazza! Sicuramente una delle condizioni migliori, per praticare un po' di sana ginnastica, anche perché Anna mi stupisce e - come ho appena letto in una delle recensioni precedenti - scende con una delle sue manine e inizia a masturbarsi il clitoride, mentre io sono impegnato a stantuffarla. Il fatto di non essermi completamente calato su di lei mi consente di studiare un po' meglio il suo busto e di notare che, purtroppo, i suoi seni si sono ora coricati sui lati, trascinati verso il basso dalla forza di gravità.
CHE LA MIA VITA SIA FELICE!
Quando il fastidio per la posizione è diventato ormai insopportabile (credo siano passati più o meno 5-6 minuti), le chiedo di cambiare posizione e di metterci alla pecorina, che mi pare decisamente più consona alle ridotte dimensioni del divano. Ci ridisponiamo e riprendiamo le operazioni "doggy style", con Anna abbastanza collaborativa (ma la forza con cui contrappone le proprie oscillazioni alle mie è ben lungi da quella dell'altra Anna mia "prediletta"). Durante le brevi pause che mi concedo, mi diletto a carezzarle schiena, glutei e cosce, che sono ben proporzionati, sufficientemente sodi e piacevoli al tatto (non si hanno 23 anni per caso

. Dato che ora ha finalmente la bocca libera, posso chiederle il significato del tatuaggio ben visibile nella parte alta della schiena: "Che la mia vita sia felice" (o qualcosa del genere), traduce dall'albanese Anna. "Ed è felice, la tua vita?", le domando, con fare marzullesco. "Mah, speriamo di sì ... Io ci provo!", mi risponde, con un certo ottimismo. Poiché si è un po' contorta con la schiena, per rivolgere il suo volto verso di me, posso nuovamente notare che i suoi seni oscillano freneticamente nel vuoto, sotto le mie spinte pelviche.
Stavolta, sono io a dovere alzare bandiera bianca, non tanto perché ho raggiunto l'agognata eiaculazione, ma perché comincio a essere più sudato di un cammello nel bel mezzo del deserto del Sahara. Ci riaccomodiamo sul divano, più o meno l'uno accanto all'altra, e Anna si appresta a dare il colpo di grazia al mio fratellino, con un lavoro di falegnameria (che non è effettuato con la virulenza di un boscaiolo). Come immaginavo, la diretta interessata mi conferma che i suoi bicipiti ben delineati sono stati plasmati proprio da ripetuti HJ, e non dalla lunga frequentazione di palestre. Dopo un po' che si procede così, Anna riesce finalmente a condurmi oltre il traguardo, obiettivo che pareva alquanto ambizioso, solo pochi minuti prima.
IL MIO PRIMO INCONTRO GRATIS?
Per la prima volta, bramo le salviettine umidificate non tanto per ripulire il mio fratellino (non ho chiesto di fruire del bagno perché, nel frattempo, sono entrati Elena e un nostro collega) quanto per asciugarmi dal sudore che è sceso in rivoli copiosi dalla mia fronte e che ha perlato anche altre zone del mio corpo. Mentre ci rivestiamo, Anna mi racconta che vorrebbe mettere su un po' di peso, il che mi soprende, perché ho trovato la sua corporatura pressoché perfetta, né troppo magra (come l'altra Anna), né troppo grassa (ma non sono solito frequentare questo tipo di OTR, per avere esempi da citare

.
Come da copione ormai consolidato, lei fa in tempo a rivestirsi, a rimettere in ordine e ad uscire dal separé, prima che io sia pronto. Quando sono finalmente rivestito, Anna mi attende già di fronte alla porta di casa. "Preso tutto?", mi domanda. "Allora andiamo!", mi dice, avuta la mia conferma che è tutto Ok. Mentre abbandoniamo l'appartamento, comincio a pensare che si sia dimenticata di chiedermi il corrispettivo della prestazione, forse perché convinta di averlo già percepito quando aveva messo via la mazzetta di banconote. Ci rifletto un attimo e decido che, anche se non dovesse ricordarsene, provvederei a saldare il conto una volta giunti in macchina, per evitarle problemi seri con i suoi capi.
In ogni caso, per quanto la durata relativamente lunga dell'incontro possa averle un po' annebbiato la memoria, mentre siamo quasi alla macchina, Anna ha un attimo di lucidità e mi chiede: "Ma, il regalino, me l'hai fatto?". "No, te lo do dopo quando siamo in macchina, anche perché non è il caso di fare qua all'aperto". Regolate le formalità burocratiche, ripartiamo per il suo showroom. Dopo avere scambiato ancora quattro chiacchiere (nessuna preferenza tra Milano e Bergamo, tanto "i cazzi sono cazzi", anche se la clientela milanese è giudicata un po' più "brillante") e averle suggerito di non ricomprare più quei terribili "morbidoni" alla fragola, siamo al punto di scarico. Riconsegnatala alla forma di Grana, mi indirizzo verso Dalmine, con una mezza idea di reincontrare finalmente Adriana. Ma, questa, è un'altra storia, che racconterò appena avrò un po' di tempo ...