Veramente, a voler fare l'avvocato del diavolo, nessun dipendente pubblico può avere un'altra attività al di fuori di quella con lo Stato, tranne in specifiche occasioni. In questo caso particolarissimo, sicuramente manca l'autorizzazione del Dirigente Scolastico (ndr: preside), dato che è lui che deve valutare se questa seconda "attività" è autorizzabile o meno,e date le premesse,è scontato che non lo sia.
Al contrario di chi lo ha scritto precedentemente, la vita privata di un insegnante è da valutarsi nell'insieme della sfera della sua professionalità: un esempio eclatante di questa cosa è il licenziamento di quella insegnante che aveva augurato la morte ai poliziotti.
Cosi' come,cambiando argomento,un condannato per determinati reati non ha piu' i requisiti morali per conservare la patente,sembrano cose scollegate ma hanno dei loro motivi.
Ricordate sempre che la piu' diffusa pena accessoria che si dà a qualunque reato di una certa importanza,è l'interdizione temporanea o perpetua ai pubblici uffici: nessuno vorrebbe vedere un rapinatore o un truffatore condannato e scarcerato fare le carte d'identità alle persone oppure lavorare nell'ufficio elettorale.
Detto ciò, l'insegnante in questione ha ben diritto di fare quello che vuole nella sua vita privata,ma non avrebbe dovuto chiedere denaro e non avrebbe dovuto rendere pubblico il tutto: la differenza sta tutta qui, legislativamente parlando.