Inflazione nella vita "normale" e nel mondo escort

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smith

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Io invece provo a tornare a bomba in argomento.
A ben pensarci il mercato delle pay è un esempio ed esperimento perfetto per applicare e verificare le teorie economiche.
E perchè? Ma perchè di fatto, economicamente e giuridicamente, è totalmente deregolamentato.
In pratica l'una legge che possiede è appunto quella basica della domanda e dell'offeta.
Ora, in modo altrettanto "perfetto" le pay stanno creando inflazione aumentando, in teoria giustamente dal loro punto di vista, i prezzi e di fatto abbassando il potere d'acquisto dei cliente.
Bene dico io. Qui si vedrà se l'aumento dell'inflazione causerà riduzione della domanda con due conseguenze possibili:
-riduzione del mercato (un mercatista e liberista ci potrebbe anche vedere un efficientamento del mercato e del sistema buttando definitivamente fuori chi può acquistare poco e chi ha poco da offrire)
-calo del profitto da parte delle esercenti che si vedranno costrette a riabbasare nuovamente i prezzi, quindi l'inflazione, quindi ripristinare il potere d'acquisto dei clienti

Chi vivrà vedrà: se l'economia di mercato funziona allora sul medio-lungo periodo si dovrebbe ripristinare la stabilità dei prezzi e lo stato stazionario.
 
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Io invece provo a tornare a bomba in argomento.
A ben pensarci il mercato delle pay è un esempio ed esperimento perfetto per applicare e verificare le teorie economiche.
E perchè? Ma perchè di fatto, economicamente e giuridicamente, è totalmente deregolamentato.
In pratica l'una legge che possiede è appunto quella basica della domanda e dell'offeta.
Ora, in modo altrettanto "perfetto" le pay stanno creando inflazione aumentando, in teoria giustamente dal loro punto di vista, i prezzi e di fatto abbassando il potere d'acquisto dei cliente.
Bene dico io. Qui si vedrà se l'aumento dell'inflazione causerà riduzione della domanda con due conseguenze possibili:
-riduzione del mercato (un mercatista e liberista ci potrebbe anche vedere un efficientamento del mercato e del sistema buttando definitivamente fuori chi può acquistare poco e chi ha poco da offrire)
-calo del profitto da parte delle esercenti che si vedranno costrette a riabbasare nuovamente i prezzi, quindi l'inflazione, quindi ripristinare il potere d'acquisto dei clienti

Chi vivrà vedrà: se l'economia di mercato funziona allora sul medio-lungo periodo si dovrebbe ripristinare la stabilità dei prezzi e lo stato stazionario.
Bisogna tenere conto anche della mobilità dell'offerta e dei diversi mercati. Le brasiliane e le rumene potrebbero sparire dal nostro paese e andare a lavorare in paesi più ricchi.
 
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smith

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Che rientra sempre nel fatto che avendo generato inflazione alzando i prezzi di fatto ammazzano il mercato.
 
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Nella vita di una nazione ci sono due miti da sfatare, si chiamano INFLAZIONE e PIL, a cui sembra che tutti dobbiamo essere devoti.
Beh, che dire, sulla devozione concordo, credo che nell'epoca moderna abbia davvero poco senso in generale, in qualsiasi ambito, ma questa è una mia opinione personale.
Quelli che si citano sono semplicemente due indicatori che devono essere usati strumentalmente al fine di misurare parametri specifici e in concerto con altri elementi per giudicare lo stato di un paese.
Stiamo attenti però a non confondere chi presta attenzione anche a determinati indicatori, con un devoto, solo perché non si comprende a fondo il valore o lo scopo di tali strumenti.
Un uomo medievale che dovesse trovarsi in aeroporto potrebbe scambiare le file al gate per una processione di devoti pronti ad entrare in un luogo di culto (l'aereo) e praticare chissà quale rito magico. Il tutto solo perché non ha conoscenze sufficienti a comprendere che quello è un mezzo di trasporto, un semplice strumento e non un antro mistico.
L'inflazione è un dato che viene "gestito alla fonte" perché si basa sul rilevamento dei prezzi di ALCUNI beni (non solo primari), quelli che stanno nel cosiddetto paniere. Quindi ha già una percezione limitata di quello che è davvero l'andamento dei prezzi.
(Esempio stupido) se io nel paniere ci tengo per esempio l'elettronica e i cellulari e non la farina e l'olio extravergine avrò un dato più basso ecc ecc.
Da anni è stata tenuta "artificiosamente" bassa, in quanto non rispecchiava il costo della vita, salvo poi quest'anno esplodere.
Questa è una stupidaggine bella e buona, quasi colossale. Ignoranza del tema mista a complottismo ma si sa, le due solitamente vanno a braccetto.
Invito innanzitutto ad informarsi su cosa comprende oggi, ad esempio, il paniere ISTAT, come si forma e come si è evoluto nel tempo.
Poi ricordo che di enti che misurano l'inflazione ne esistono diversi. Eurostat ad esempio usa in media 700 tipologie di beni e servizi. Se è chiaro come funziona una media, sarà facile capire che anche se ci sono elementi che spiccano per variazioni particolari in un dato periodo, queste risulteranno ininfluenti sul risultato. Questo, a meno che non si tratti di beni fondamentali come l'elettricità e il gas che come credo sia evidente a tutti hanno influenzato al rialzo l'indice dei prezzi al consumo.
Oltretutto, se anche volessimo credere in un complotto che vedesse coinvolti tutti i vari enti, ricordiamoci che ci sono persone che di mestiere cercano anche di scovare incongruenze nei dati e nella narrazione delle aziende e degli stati, per trarne profitto. Se l'inflazione ufficiale (ci saranno sempre poi le indagini di enti privati a smentire) è fasulla, come è successo in alcuni periodi in paesi ad esempio come la Turchia, gli operatori dei mercati finanziari avranno tutto l'interesse a valutare correttamente la realtà, per poter "scommettere" sulle prospettive di quella specifica economia. Perché mi sembra siamo tutti d'accordo che l'inflazione poi impatta la vita reale delle persone e quindi l'economia di un paese. Quindi, se accettiamo questo complotto, accettiamo anche che tutti, dal semplice trader per hobby ai manager dei grandi fondi di ogni tipo (speculativi, pensionistici ecc.) siano disposti a rinunciare a lauti e facili guadagni, per se e per i propri clienti, in nome di questo fantomatico complotto. Credo che chiunque, anche senza aver studiato teoria dei giochi, possa rendersi conto dell'assurdità della cosa.
A meno che non si creda che tutti non si siano all'oscuro del vile trucchetto statistico. Tutti, tranne l'uomo della strada, che svela l'arcano in un forum di puttanieri.
Le politiche neoliberiste hanno ormai mangiato quasi tutti i settori strategici facendoli passare dagli Stati ai privati (più che altro grossi fondi) che dominano le politiche mondiali.
Che bel commento di natura squisitamente "politica", degno di un qualsiasi talk show serale. Magnifico. Immagino questo derivi da attente analisi e ponderate riflessioni alla luce di una certa competenza nell'ambito della concorrenza, della fiscalità dello stato e della strategia aziendale. Se queste competenze sono pari a quelle statistiche o di politica monetaria dimostrate in altri punti, credo ci si possa tranquillamente fidare.
Io, personalmente, qui, mi asterrò dal commentare l'argomento e lanciarmi in analisi di questo tipo.
Con la confluenza nell'euro l'Italia ha perso la sua autonomia monetaria e non è stata in grado, politicamente, di pesare in Europa, tanto che la trazione tedesca delle politiche di austerità ha fatto sì che negli ultimi vent'anni perdessimo in ogni campo, riducendosi a comprimari economici.
Bravi loro a fare i loro interessi, chapeau alla Merkel (che aveva anche stabilizzato una Europa quasi equidistante tra Usa e Russia pur mantenendo rapporti commerciali con entrambe, una volta uscita di scena lei il disastro a cui stiamo assistendo).
Che bello, altre profonde analisi politiche da talk show da prima serata, da giornale "di spessore" o da blog che nulla ha a che fare con il colore blu o la lettera y. Livello sopraffino.
Ignoranza del funzionamento basilare della politica monetaria condito al sempre verde vittimismo che assolve da qualsiasi autocritica dei limiti della società e del sistema paese in cui si vive.
Una vera e propria squisitezza per le menti di chi legge.
Copio e incollo quanto ho scritto 6 righe sopra.
Il Pil e il mito della crescita: la crescita infinita esiste solo in matematica, non in natura. L'aver continuamente inseguito questo mito ha portato al paradosso di consumare per produrre e non produrre per consumare. Abbiamo già prodotto di tutto ed i mercati sono saturi, questo modello non funziona più e siamo in un circolo vizioso in cui sarà inevitabile il collasso, con le conseguenze pagate (come sempre) dalle fasce più deboli.
Mi fa piacere e mi rassicura trovare risposte tanto chiare ai temi che accademici di grande livello si sforzano di codificare, come scrivevo nel post #15. Uno cerca di analizzare multipli lati della faccenda, conscio dei propri limiti ma improvvisamente, poco dopo, arriva l'illuminazione. Spettacolare. Meno male che siamo arrivati ad una risposta assoluta, definitiva ed argomentata. Premio per la ricerca in arrivo, magari non proprio il Nobel per l'economia ma spero ci si possa accontentare.
Tanto che negli ultimi anni, prima con la pandemia e ora con crisi energetica, i più ricchi diventano sempre più ricchi e la forbice si allarga sempre di più.
Colpevolmente le politiche degli stati non intervengono per bilanciare questa situazione (vedi mancata tassazione degli extraprofitti su energia, nessuna vera guerra all'evasione e mancanza di uno straccio di patrimoniale sui grandi capitali).
Altre analisi politiche, che mi astengo dal commentare, anche se su qualcosa potrei anche avere addirittura dei punti di contatto.
A volte, prendendo strade diverse, si può arrivare nello stesso luogo. Tuttavia non tutte le strade sono uguali. E' bene imparare a costruire strade solide per arrivare più in fretta e in maniera più sicura a destinazione, senza incappare in incidenti di percorso che potrebbero far smarrire il viaggiatore.
Poi per quanto riguarda il PIL credo che avesse detto già tutto quanto Robert Kennedy nel 1968
Un grande classico, davvero non me lo aspettavo. Mi limito a dire che i discorsi però dovrebbero sempre essere inquadrati nel contesto storico e politico nel quale vengono pronunciati.
(e subito dopo fece infatti una brutta fine)
Mi verrebbe da pensare che qui si suggerisca l'esistenza di un complotto. Devo aver capito male io però, non sarebbe coerente con il resto di quello che ho letto.
Ps: Ai tecnicismi, alle complessità forzate per evitare soluzioni ragionevoli, agli economisti puntualmente smentiti dai fatti, alla verbosità politicante che vuole spiegare come gira il mondo dal suo dorato castello, preferite sempre la semplicità (se poi vi volete far fighi pure voi con qualche citazione vi consiglio "il rasoio di Occam").
E soprattutto leggete più Pasolini e meno Friedman.
Se si potesse rinunciare alla complessità lo faremmo tutti volentieri. Sai che rottura impegnarsi nella vita? Soluzioni ragionevoli in base a cosa? Fatti? Prove? Od opinioni raffazzonate? Qui mi sembra si faccia fatica anche solo a distinguere fatti concreti da fantasie e complotti. Una persona seria non ha paura di essere smentita e cambiare idea, a fronte di nuovi elementi.
Mi permetto di far notare che i castelli sono un po' démodé. Troppa manutenzione. Ora i professoroni si riuniscono a discutere negli attici, meglio aggiornarsi.
Suggerire di usare il rasoio di Occam cosi, a casaccio, è un po' come pensare sia una buona idea scopare con il cazzo avvolto nel domopack, solo perché è buono per proteggere gli alimenti. Io per lo scopo specifico suggerisco un preservativo: pratico, comodo e studiato da persone del settore per difenderci da fastidiosi ed infidi batteri e virus. Pensare di usare il fai da te casereccio ovunque, non mi sembra una soluzione intelligente.
Lasciamo a ognuno il suo ambito di competenza. Perché scomodare il povero Pasolini, che ha scritto anche cose pregevoli, chiedendogli di spiegare qualsiasi cosa? Sinceramente ho dei dubbi riguardo a quale Friedman si faccia riferimento. Però, se devo leggere qualcosa, mi viene in mente Milton Friedman. Sicuramente "qualcosina" di interessante l'ha scritto. Basta farlo con cognizione di causa e non riporre in nessuno alcuna devozione, giusto per chiudere il cerchio. Anche le persone molto intelligenti non dicono necessariamente sempre e solo cose intelligenti.


Leggere certi commenti mi dovrebbe deprimere e rispondere ad essi generare in me dell'imbarazzo. Tuttavia io ho ben chiaro, e forse lo è anche a qualcun altro, perché valga la pena replicare a determinate sparate. Oltretutto non c'è nulla di nuovo, solo la solita bicicletta sulla quale si è scelto di pedalare. Tanto c'è sempre tempo per prendere l'aereo.
 
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Io invece provo a tornare a bomba in argomento.
A ben pensarci il mercato delle pay è un esempio ed esperimento perfetto per applicare e verificare le teorie economiche.
E perchè? Ma perchè di fatto, economicamente e giuridicamente, è totalmente deregolamentato.
In pratica l'una legge che possiede è appunto quella basica della domanda e dell'offeta.
Il ragionamento ha un senso. Bisognerebbe però considerare l'elasticità della domanda al prodotto specifico che offrono.
In pratica in base a quanto è arrapato il cliente
Ora, in modo altrettanto "perfetto" le pay stanno creando inflazione aumentando, in teoria giustamente dal loro punto di vista, i prezzi e di fatto abbassando il potere d'acquisto dei cliente.
Bene dico io. Qui si vedrà se l'aumento dell'inflazione causerà riduzione della domanda con due conseguenze possibili:
-riduzione del mercato (un mercatista e liberista ci potrebbe anche vedere un efficientamento del mercato e del sistema buttando definitivamente fuori chi può acquistare poco e chi ha poco da offrire)
-calo del profitto da parte delle esercenti che si vedranno costrette a riabbasare nuovamente i prezzi, quindi l'inflazione, quindi ripristinare il potere d'acquisto dei clienti

Non esattamente. Quello che stai descrivendo, un calo dei prezzi, tornando ai livelli precedenti, è un altro fenomeno, la deflazione (inflazione negativa). Questa fortunatamente è tutt'altro che comune. Indica situazioni di grave dissesto economico.
1665417147387.png


La deflazione sono quei rari punti in cui il grafico scende sotto lo 0.
L'inflazione invece è l'aumento dei prezzi. Una riduzione dell'inflazione vuol dire che i prezzi aumentano, ma di meno, più lentamente.
L'effetto che dici tu si può ottenere, in termini di salario reale (Salario - Wikipedia.) se, a fronte di un'inflazione che sarà più bassa, i salari cresceranno, per motivi strutturali, in maniera sufficiente da far crescere la frazione.
Caleranno i prezzi solo quelle che li hanno alzati troppo, rispetto al livello generale dell'inflazione e dell'arrapamento dei clienti, non quelle che hanno semplicemente alzato i prezzi in linea con tutto il resto.
 
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Hai detto bene, in questo contesto servirebbe alzare anche i salari, anche come disincentivo a certe forme di sussidio ma questo è di nuovo intervento "artificiale" (statale? Ma non necessariamente) rispetto alla cruda legge di domanda e offerta. Inoltre potrebbe essere anche "ammiccamento" appunto a politiche e strumenti di indicizzazione (che non funzionano?).
Comunque "tempo perso" perchè di fatto i salari non sono oggetto di revisione in positivo nè sembra che sia all'orizzonte questa prospettiva.

In realtà, a ben pensarci e rifacendosi alla dinamica dei sistemi, legge di domanda e offerta oppure politiche economiche d'indicizzazione non sono nient'altro che meccanismi di retroazione per cercare di mantenere attorno ad una condizione d'equilibrio il sistema.
Domanda e offerta dovrebbe essere un meccanismo di closed loop interno e intrinseco al sistema, l'indicizzazione invece uno strumento esterno e artificiale.

Sarebbe interessante, almeno in teoria, studiare più dal punto di vista della dinamica dei sistemi che da quello delle teorie e pratiche economiche quello che è più efficiente e reattivo (ed eventualmente in quali casi specifici e sotto quali condizioni specifiche, oppure anche entrambi generali) e quello meno. Oppure se entrambi poi alla fine entrambi validi se opportunamente affinati.

Last but not least sarebbe altresì interessante capire quale, o se entrambi, in condizioni tipiche, non portino invece inevitabilmente prima o poi alla divergenza del sistema.
 
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Vedo comunque che la voglia di avere contraddittorio ti è tornata, a distanza di qualche ora ;)
Hai detto bene, in questo contesto servirebbe alzare anche i salari
No, non mettermi in bocca cose che non ho detto (o scritto), per cortesia.
i salari cresceranno, per motivi strutturali
Questo ho scritto. E' una cosa diversa. Altrimenti si torna a quello che ti ho già spiegato ieri.

In condizioni normali, quando le cose funzionano, i salari crescono nel corso del tempo.
Se crescono più lentamente dell'inflazione, il salario reale sarà più basso, se crescono allo stesso ritmo, sarà invariato, se lo fanno più velocemente, sarà maggiore.
Per fare lo stesso lavoro, se ti assumevano nel 2002 o ti assumono nel 2022, l'importo dovrebbe essere maggiore. Il fatto che poi in Italia i salari nominali non crescano o quantomeno non lo facciano abbastanza, determinando una stagnazione del livello dei salari reali o addirittura una riduzione, è un altro paio di maniche. E' una cosa che ha a che vedere con la produttività delle aziende che qui non cresce da decenni. La maggior parte delle aziende sono piccole o piccolissime e sono incentivate dal sistema fiscale a rimanerlo. Di conseguenza non investono né in tecnologia né in capitale umano (assumendo lavoratori migliori o formando i propri) e non diventano più produttive. I loro margini non crescono e per provare a rimanere competitive devono giocare sui salari, che non aumentano o non lo fanno abbastanza.

Questo comunque non toglie quello che ho scritto ieri, riguardo il fatto che un aumento artificiale dei salari, droga il sistema dando solo più legna da bruciare all'inflazione, aumentandola. Non è la stessa cosa se i salari crescono nel corso del tempo, perché le imprese sono solide e fioriscono, pagando i lavoratori di più o se si aumentano artificialmente gli stipendi, per decreto. Un caso è come un bambino che cresce perché si sviluppa, nell'altro è come farlo camminare sui trampoli, fingendo che sia davvero più alto. Senza contare che quei trampoli sono costosissimi e gli fanno male, non lasciandolo crescere correttamente.
Sarebbe interessante, almeno in teoria, studiare più dal punto di vista della dinamica dei sistemi che da quello delle teorie e pratiche economiche quello che è più efficiente e reattivo (ed eventualmente in quali casi specifici e sotto quali condizioni specifiche, oppure anche entrambi generali) e quello meno. Oppure se entrambi poi alla fine entrambi validi se opportunamente affinati.
Non ti stai inventando niente di nuovo. Già lo si è fatto.
Ben venga San Tommaso, così funziona la scienza ma per poter contestare prima bisogna conoscere e padroneggiare quello che già è stato detto, poi si aggiunge qualcosa di nuovo, se si è in grado, dimostrando formalmente le proprie tesi.

Mi sembri interessato all'argomento. Lascia che ti dia un consiglio: approfondisci la cosa dal punto di vista formale. Libri e papers si trovano facilmente online. Esistono addirittura interi corsi caricati gratuitamente in formato video da università di fama. Studia prima di discutere, altrimenti la cosa si rivela uno sterile spreco di tempo, per tutti.
Lo dico davvero con tutte le buone intenzioni del caso :)
 
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Mi chiedi contraddittorio: te lo do e di fatto mi rispondi (ma non solo a me) “meglio che taci”.

Vedi tu e giudicati da solo.

Sulla parte centralw del tuo discorso ti potrei tranquillamente rispondere che il problema principale delle aziende italiane, indipendentemente dalle loro dimensioni, è il material cost+labour da una parte e overhead dall’altra che, per quante preghiere tu possa dire, fanno comunque sì che il mark-up che puoi applicare ai tuoi prodotti e servizi risulti molto più limitato e ridotto di quello che vorresti invece applicare per avere breakeven molto limitati nel tempo e ROI generose.
Ciò si traduce nel fatto che la maggioranze delle aziende italiane saranno sempre condannate ad essere tendenzialmente ad alta densità di manodopera ma bassa di capitale piuttosto che viceversa.
Ciò comporta dal lato delle imprese, ahimè, anche molto difficile aumentare la voce salari perché significa dal lato dei costi diretti aumentare il costo del labour e dal lato dei costi indiretti aumentare l’overhead. E sembra paradossale ma anche un aumento di qualche punto percentuale di uno o dell’altro, o di entrambi, si riflette, come già detto, tragicamente sul prezzo di mercato di prodotti e servizi.
La cosa si risolverebbe virtualmente pagando poco sia personale intellettualmente molto qualificato sia personale “fisicamente” molto prestante dal punto di vista del lavoro appunto tutt’altro che intelluale.
Seconde te questo prima ancora che sostenibile, è accettabile sul lungo periodo? (Mi dirai “sì” visto che ormai sarà trent’anni che lo facciamo).

Il problema è che, contrariamente a quello che si può pensare o sostenere a livello accademico o giornalistico (che poi sempre agli accademici si rivolgono), la cosa non è così automaticamente risolvibile tramite pesanti investimenti, automazione o industria 4.0 (non che non aiutino, ma non risolvono).
E neanche è un problema di eccessiva burocratizzazione o pressione fiscale.

Ecco il costo delle materie prime e dell’energia sono quelle che in effetti fanno il gioco e ahinoi, checche se ne voglia spacciare, sono cose che neanche a livello politico o di sistema paese puoi controllare perché l’Italia da questo punto di vista è un paese praticamente totalmente importatore. E ripeto, non così automatico e banale aumentare il tuo markup a piacimento se queste cose aumentano.
O meglio, la teoria economica “classica” direbbe di sì e ti direbbe che è tra la prime cose da fare ma di fatto la pratica empirica ti dice proprio il contrario.

Il problema è che la maggior parte delle aziende italiane di fatto opera in settori in cui, brutto da dire, ma l’ingegnerizzabile è stato ingengnerizzato. Poi provare ad investire molto per cercare un’invenzione del secolo che ti rivoluzionerà il metodo di produrre che ormai è più di 100 anni che è stato ottimizzato ma difficilmente lo troverai. Di 100 euro che investi, cioè spendi, forse avrai in ritorno 5.
Però alla fine, anche magari ne ottieni una (parziale) detassazione, anche gli investimenti sono poi di fatto spese che deve mettere a tuo bilancio.

Guarda, non per fare il furbo, ma il discorso degli investimenti che tanto tiene banco sui media (e nelle accademie evidentemente) ha forse qualche rilevanza nel settore terziario e nelle cosiddette nuove tecnologie ma molto meno nei settori secondario e primario.
Le delocalizzazioni sono anche frutto di questo (salvo poi scoprire che neanche quelle pur andando in cerca e trovando energie e manodopera a buon mercato, sono la panacea a tutti i mali, dal punto di vista meramente imprenditoriale).

Purtroppo il tuo discoso vale molto per aziende e mercati d’eccelenza, molto meno per tutto il resto. Il problema è che un paese come l’Italia, per sua stessa costituzione, non può andare avanti solo con le eccellenze (a meno di non accettare tassi di disoccupazione e di diseguaglianze economiche da guerra civile).

Guarda, io vedo ogni giorno, sul lavoro, generazioni di manager e di controller che cercano e anzi applicano in modo pedissequo e anche convinto le “ricette” di cui parli e che hanno studiato all’università, conoscendole ormai benissimo, cioè nonostante arrivano anche loro alla laconica domanda sul “perché continuare a produrre in Italia?”
Il problema è che dopo un po’ capisci che anche loro, proprio forti del loro bagaglio di competenze ed esperienze, sotto sotto si rispondono “Eh, in effetti non avrebbe più senso e ogni minuto che passa diventa sempre più antieconomico”. E vedi anche che non lo possono dire anche per il solo fatto che dalla non ammisione pubblica comunque dipende egoisticamente anche la loro sopravvivenza al vertice (salvo poi leggere ugualmente la loro rassegnazione al fatto che “sono un manger: per definizione sarei destinato a non durare al vertice di un’organizzazione”)

Come vedi nessun paper peer reviewed o meta-analayzed ma sai anche che non ho scritto ne cose false ne inventate.

Per il momento mi fermo qua (magari anche per sempre perché andato anche piuttosto off topic).
 
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Vedo comunque che la voglia di avere contraddittorio ti è tornata, a distanza di qualche ora ;)

No, non mettermi in bocca cose che non ho detto (o scritto), per cortesia.

Questo ho scritto. E' una cosa diversa. Altrimenti si torna a quello che ti ho già spiegato ieri.

In condizioni normali, quando le cose funzionano, i salari crescono nel corso del tempo.
Se crescono più lentamente dell'inflazione, il salario reale sarà più basso, se crescono allo stesso ritmo, sarà invariato, se lo fanno più velocemente, sarà maggiore.
Per fare lo stesso lavoro, se ti assumevano nel 2002 o ti assumono nel 2022, l'importo dovrebbe essere maggiore. Il fatto che poi in Italia i salari nominali non crescano o quantomeno non lo facciano abbastanza, determinando una stagnazione del livello dei salari reali o addirittura una riduzione, è un altro paio di maniche. E' una cosa che ha a che vedere con la produttività delle aziende che qui non cresce da decenni. La maggior parte delle aziende sono piccole o piccolissime e sono incentivate dal sistema fiscale a rimanerlo. Di conseguenza non investono né in tecnologia né in capitale umano (assumendo lavoratori migliori o formando i propri) e non diventano più produttive. I loro margini non crescono e per provare a rimanere competitive devono giocare sui salari, che non aumentano o non lo fanno abbastanza.

Questo comunque non toglie quello che ho scritto ieri, riguardo il fatto che un aumento artificiale dei salari, droga il sistema dando solo più legna da bruciare all'inflazione, aumentandola. Non è la stessa cosa se i salari crescono nel corso del tempo, perché le imprese sono solide e fioriscono, pagando i lavoratori di più o se si aumentano artificialmente gli stipendi, per decreto. Un caso è come un bambino che cresce perché si sviluppa, nell'altro è come farlo camminare sui trampoli, fingendo che sia davvero più alto. Senza contare che quei trampoli sono costosissimi e gli fanno male, non lasciandolo crescere correttamente.

Non ti stai inventando niente di nuovo. Già lo si è fatto.
Ben venga San Tommaso, così funziona la scienza ma per poter contestare prima bisogna conoscere e padroneggiare quello che già è stato detto, poi si aggiunge qualcosa di nuovo, se si è in grado, dimostrando formalmente le proprie tesi.

Mi sembri interessato all'argomento. Lascia che ti dia un consiglio: approfondisci la cosa dal punto di vista formale. Libri e papers si trovano facilmente online. Esistono addirittura interi corsi caricati gratuitamente in formato video da università di fama. Studia prima di discutere, altrimenti la cosa si rivela uno sterile spreco di tempo, per tutti.
Lo dico davvero con tutte le buone intenzioni del caso :)
Mi sembri piuttosto preparato sull'argomento e allora ti faccio un domanda, forse banale e ingenua, ma provo solo a capire meglio.
Premesso che in un contesto di crescita economica l'inflazione è un fenomeno pressoché normale, cioè aumenta la produzione, aumentano i salari, di conseguenza aumenta il potere d'acquisto e la domanda e aumentano i prezzi.
Ma la situazione odierna non è questa, l'aumento dell'inflazione è dovuto ad un innalzamento dei costi delle materie prime e ad un aumento esponenziale della domanda successiva alle riaperture e al ritorno della produzione che si era fermata a causa del look down.
La crescita economica però non c'è stata, o almeno dopo il primo rimbalzo le previsioni indicano una tendenza alla stagnazione o addirittura una leggera recessione.
Con queste premesse un aumento (a questo punto artificioso e non fisiologico) dei salari non porterebbe come conseguenza soltanto una crescita ancora maggiore dell'inflazione?
E non sarebbe più corretto parlare di stagflazione ( aumento dei prezzi ma stagnazione della produzione economica) e non di inflazione?
 
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