Secondo me il punto è che non è (o non è più) una questione solo italiana.
Tu hai ragione a sostenere che un atteggiamento pregiudizialmente rinunciatario impedisce di raggiungere qualsivoglia obiettivo, ma bisogna ricordarci anche di ciò che diceva Machiavelli quando raccomandava di "riscontrarsi con i tempi", cioè di tenere sempre conto del contesto storico in cui ci trova a operare e di come certe azioni o strategie politiche, magari apprezzabilissime in astratto o in altre epoche, risultino di fatto impraticabili o per lo meno irrealistiche in determinate circostanze.
Insomma, bisogna un po' annusare il vento e rendersi conto di come spira: e in questo momento non sono solo i venti italiani di cui bisogna preoccuparsi. Credo che raramente ci sia stato un clima culturale così ostile, dalle più varie direzioni, alla prostituzione, sulla scena internazionale ancora prima che nazionale (a livello nazionale mi limiterò ad osservare quanto siamo sempre pronti ad omologarci col massimo conformismo ad ogni tipo di "colonizzazione" culturale). In queste condizioni, quale realistica "base politica" potrebbe mai esserci per impostare una regolamentazione della prostituzione di tipo non-proibizionista? Io ho l'impressione che, senza una sola forza politica rilevante che si sogni di spendersi su questo fronte e con un'opinione pubblica in maggioranza pregiudizialmente orientata alla criminalizzazione del fenomeno (e, un pochino, anche alla criminalizzazione del sesso "tout court", di questi tempi: a volte finiscono sotto attacco persino la pornografia o la contraccezione o, non ridete, la masturbazione! Provate a digitare "No Nut November", se non avete idea di quello di cui sto parlando; ma questo è un altro discorso), insomma in queste "condizioni materiali", non ci sia proprio spazio per una legislazione sulla prostituzione in senso libertario.
Ripeto, a mio modo di vedere, già solo riuscire difendere l'esistente (per quanto ammetta che si tratta di una battaglia di retroguardia) sarebbe qualcosa su cui farei la firma, per lo meno finché il clima culturale rimane quello odierno.