ISABEL ROSAROSSA MILANO
CARATTERISTICHE GENERALI
NOME INSERZIONISTA: ISABEL
RIFERIMENTO INTERNET:
http://www.rosa-rossa.com/annunci/girls/milano/isabel-girls-accompagnatrice--MTY5MzMtYTRkNDk1.html
CITTA DELL'INCONTRO: MILANO
NAZIONALITA': RUMENA
ETA': 28-30
CONFORMITA' ALL'ANNUNCIO: 100% ma il photoshop ha eliminato qualche imperfezione
SERVIZI OFFERTI (vedi
DIZIONARIO): FK/BBJ/BJ/DATY/69/STRAIGHT SEX/ANAL SEX
SERVIZI USUFRUITI: FK (accennato)/BBJ (accennato)/BJ/DATY/69/STRAIGHT SEX/ANAL SEX
COMPENSO RICHIESTO: 100 + 20 (A-LEVEL)
COMPENSO CONCORDATO: 120
DURATA DELL'INCONTRO: 15 MINUTI (non vedevo l'ora di scapparmene)
DESCRIZIONE FISICA: alta e longilinea, supponevo più burrosa, ma in realtà è troppo secca per i miei gusti
ATTITUDINE: dominante e logorroica
REPERIBILITA': programma la sua agenda con piglio manageriale
PRESENZA DI BARRIERE ARCHITETTONICHE: no
TELEFONO:
3664994061
INDEX RICERCHE
36649940XX
PAGELLA: Fisico 7/Sex 5/Social time 5
LA MIA RECENSIONE:
Ero andato carico di aspettative all’incontro con questa stangona rumena che riceve in Via Correggio e forse anche per questo sono uscito dall’incontro abbastanza deluso.
Deluso per le qualità fisiche della suddetta: è alta sì, ma l’avevo immaginata piuttosto procace e morbidosa. Cosa che non è. Culo piatto, seno avvizzito, se mai è stato pieno. Ha un bello stacco di coscia, ma con le cosce non si ci ricava una trombata. Il viso, che già nelle foto lasciava qualche motivo di perplessità, è dal vivo ancora meno femminile, soprattutto per via delle labbra, troppo sottili. Insomma, è una che forse sarà anche strafica se la incontri per strada con indosso camicetta e jeans attillati, ma, vista da vicino in lingerie, non fa sangue.
Deludente anche per la scarsissima vocazione, non dico nell’assecondare quel mondo immaginario che ogni frequentatore di puttane si costruisce, ma per il sesso in quanto tale. Questa qui è del tutto sconnessa dalle portanti elementari del piacere sessuale. E non so se un Brad Pitt o un Jude Law avrebbero miglior sorte. Il fatto più irritante non è che svolge il compitino senza alcuna empatia, bensì che crede di doverti guidare con frasette che vorrebbero muoversi sul difficile crinale dello osceno/ironico e che in realtà la classificano in buona posizione nella categoria “rompicazzo”. Se stesse zitta, sarebbe solo una trombata insipida. Con le sue pretese di conduzione dialettica della sessione riesce ad essere una trombata insipida e fastidiosa. E non so come qualcuno qui l’abbia trovata addirittura partecipativa. De gustibus un par de palle, scusate.
Ma veniamo ai fatti. Saliamo nel soppalco con lei in kimono bianco, tacchi alti e, sotto, la lingerie nera che si può vedere nelle foto. Al primo impatto fa la sua porca figura e anche io ci casco: “Miii … che strafiga”. Deposito l’obolo, aggiungendo il ventino richiesto per entrare nel suo culetto. Lei afferra le banconote e le ripone da qualche parte. Mi avvicino e le sfioro le labbra con un bacetto innocente. Lei rimane quasi di marmo. Non sfugge l’approccio ma certamente non lo incoraggia. Ricevuto. Vorrei rimanere comunque nei paraggi del suo culo per qualche palpatina preliminare e per aiutarla a liberarsi di reggiseno e mutande e per spogliarmi a mia volta, ma arriva perentorio l’ordine di servizio: “Tesoro, spogliati lì e stenditi … faccio io … faccio tutto io”. Ricevuto bis. Ma cominciano a girarmi le eliche.
Poi una brusca virata, che sembrerebbe una svolta. Mi sale sopra e, avvicinando la fica alla mia bocca, mi fa: “Vuoi che te la sbatta in faccia”? E io gongolo intimamente: “Oh oh oh ... Si comincia a ragionare”.
La lecco e la divoro ad occhi chiusi, intensamente, per qualche manciata di secondi. Poi riapro gli occhi e la trovo lì, che mi fissa, con occhi vitrei, come se la fica su cui sto sbavando fosse di un’altra. Forse sta tenendo il conto delle lappate, perché più o meno dopo cento venti secondi mi lascia a bocca asciutta: “Ok tesoro, ora ti faccio un bel pompino … stai giù, tranquillo che … ora vedrai …”. E un istante dopo: “Ma dobbiamo farlo scoperto” ? E io: “Certo”. – “Come certo? Lo sai che non dovresti farlo scoperto”? Sì vabbè, ora intavoliamo un dibattito: il pompino oggi, scoperto o coperto? E chiamiamo pure Paolo Crepet a tirare le conclusioni della giornata di studio. Vabbè, attacca questo “bel pompino”, dai.
Dopo altri centoventi secondi di azione manuale e qualche slappatina, mi molla e va a cercare un preservativo nel cassetto. Nel mentre il suo cellulare vibra sul comodino. “Ah scusa … no vabbè, non rispondo … ma devo solo, ecco così non cade …”. E io, provando a fare il simpatico: “Che fai? Aveva un sapore cattivo”? – Lei mi guarda attonita: “Ma che dici? Non ti capisco. L’ho dovuto spostare perché era in bilico”. Si vabbè, me ne frega un cazzo del tuo cellulare. Stavo parlando di quella sega che tu chiami pompino. Mah … metti sto cappuccio, va.
Mi infila il preservativo e riprende a segarmi, poi mi concede qualche pompata e mi mette sull’attenti, finalmente. Nel mentre faccio caso alle sue labbra invisibili, nonostante il tanto rossetto, che scorrono sull’asta. Non è un gran bel vedere, se le isoli dal resto. Mi ricordano quelle sottili sottili ricolme di rossetto della mia vecchia insegnante di italiano al liceo … bbbrrr .... bbrrr ... strabbrrr ... che vado a pensare!
“Ora, vuoi scoparmi? Sì scopami, dai …”. E lo sapevo che la sceneggiatura prevedeva uno stacco del genere. Mi monta sopra, pronta a trafiggersi la fica. Ma la sua fica è asciutta, assolutamente e incredibilmente asciutta. Risultato: prepuzio scorticato e ustioni del terzo grado sul glande. Soffoco un urlo e viene fuori un gemito. E lei fa: “Sì dai godi porco maiale …” e continua a cavalcarmi, inflessibile.
Dopo un po’: “Ora ti faccio scopare il mio culetto … mmmm….”. Penso che finalmente mi libererò di quella presa da lottatrice, ma mi sbaglio. Restando con il cazzo conficcato nella fica, afferra un tubetto di qualcosa che aveva riposto lì vicino sul letto - ma da dove è spuntato? – “Devo ungere il mio buchino …mmmmmm ….”. Poi, serrando il mio cazzo in mano, cerca di traforarsi l’ano. Ma con scarsi risultati. “Aspetta, mi giro …”.
Tento disperatamente di venir fuori da quella situazione: “Facciamo a pecora …” - “Sì … dopo, prima devo, devo …mmmfff …mmmffff … mmmffff… com’è grosso, tesoro …”.
Vedo la mia cappella vermiglia penetrare leggermente tra le sue chiappe, e in quel momento realizzo quanto siano piatte e senza poesia. Lei ondeggia leggermente e riesce a conficcarsi dentro tutta la cappella: “Mamma mia com’è grosso …”. Continua a ondeggiare mentre io bestemmio in ostrogoto. Credo voglia provocarmi un orgasmo con il minimo sforzo, ma non ha capito che, continuando a scorticarmi il prepuzio, non otterrà nulla. “Aspetta che mi giro …” – “No dai, facciamo pecora …”. Il mio tono deve sembrarle sorprendentemente incazzoso. Mi guarda sbalordita, mentre scavalla. Certamente starà pensando: “Ma guarda tu che tipo strano mi doveva capitare …”. Poi dice un sommesso: “Ok …”.
Il resto è una storia ancora più triste: le rompo il culo, ma con tanta di quella fatica che mi maledico per aver pensato di incularmi questa qui. Scopare un buco in una parete di cartongesso sarebbe stato più semplice e appagante. Non so come, nonostante tutto, lo scroto dopo qualche minuto reagisce. Al primo impulso scarico tutto, senza indugio. Non vedo l’ora di estrarre il mio cazzo da quella trappola. Tiro via il condom, mi tampono e mi rivesto alla bene e meglio e mi catapulto fuori.
Davanti al portone trovo un puttanone che picchietta sullo smartphone. Butto l’occhio. Faccia da zingara, tette grosse e culo debordante dal jeans strappato proprio lì. Tarchiatella, ma se avessi trovato lei dietro la porta, forse mi sarei divertito e ora non penserei di passare in farmacia a comprare un flacone di Fissan lenitiva.
Già da come Isabel aveva bloccato l’appuntamento, avrei dovuto capirlo che stavo andando a sbattere. “Sono libera dalle 14 e trenta alle 15”. Ci mancava solo che mi mandasse un file calendar con outlook. E pensare che sentendo quelle parole al telefono mi ero fatto tutto un film: tipo che fa la puttana a mezzo servizio per arrotondare e che sarà come scopare una bella fica in pausa dall’ufficio. Tutte cose che mi avevano ingenuamente eccitato.
Sì forse Isabel o come diavolo si chiama non è una professionista o comunque avrà qualche altro lavoro “normale”. E quella non è neanche la sua location, adesso che ci penso. Dopo aver messo qualche metro di distanza tra me e l’Inferno, rivolgo lo sguardo al portone principale e vedo la legittima proprietaria o titolare dell’attività che rientra ancheggiando nel jeans strappato. Tarchiatella, ma cazzo … di sicuro ha un culo caldo e ospitale.
Per quanto riguarda Isabel, è meglio se cambia mestiere o, se proprio deve arrotondare, si attrezzasse per fare la mistress. Penso abbia indole e phisique du role. A patto che riesca a controllare la sua urticante logorrea.