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Ero poco più che ventenne, gli ormoni turbinavano nel sangue come un uragano. Non potendo però sempre calmare i miei bollenti spiriti con la femminea carne, dovevo anche darci di pugno. Come spesso accade in gioventù. Cosa allora di meglio di un film porno? Le sale cinematografiche che davano porno ancora c’erano, ma non risultava agevole “darci di mano”. All’orizzonte, però, si appalesava la sagoma di una magnifica diavoleria: il VHS. Iniziarono quindi ad aprire le prime videoteche, dove, accanto ai titoli per tutti, cominciarono a comparire le prime cassette a luci rosse. Comodo vedere i film porno a casa! Inoltre nella più completa libertà e riservatezza. La privacy di oggi.
Se al cinema, dovevi studiare mille espedienti per darci di pugno e sperare di non essere riconosciuto, tanto che si emigrava lontano dal luogo di residenza, a casa eri libero di guardare i film anche in completa nudità.
Questo fu l’inizio di una nuova era, ma anche la fine delle sale cinematografiche a luci rosse, dopo qualche anno, anche le video cassette furono ripagate con la stessa moneta, ma questa è un’altra storia.
Essendo di indole curiosa, un caldo giorno di un pomeriggio di estate, mentre avidamente consultavo il catalogo, mi cadde lo sguardo su di un titolo, SHE MALE e qualcos’altro. L’immagine della copertina, però, non era così esplicita. Digiuno di lingua inglese, (avevo studiato il francese) mi appuntai sul solito foglietto il codice della videocassetta, per poi noleggiarla al bancone.
In quell’epoca, seppur vivendo con i genitori, avevo delle ampie finestre temporali nella giornata, nelle quali i miei erano fuori di casa per lavoro. Sicché era puro godimento. Infilata nell’avida bocca del VHS quella cassetta con quel curioso titolo, non avrei mai immaginato che da lì a qualche minuto mi sarebbe cambiata la vita. Si sentiva parlare, e debbo dire con disprezzo, di travestiti e robe simili, ma non ne avevo mai visti da vicino. Rimasi prima quasi inebetito alla vista di una “donna con il cazzo”, ma poi, quel senso di smarrimento si tramutò repentinamente in una grande passione.
Le seghe con il VHS, però, non mi bastavano più, dovevo provare sulla mia carne, con la mia carne. Siamo verso la fine degli anni “80. Il mercato in quell’epoca non offriva molto, e ancor meno in provincia. Non conoscendo nessuna di queste “leggiadre donzelle con il cazzo”, mi diedi quindi da fare per cercarle. Seguii dei passa parola, ma non volevo espormi più di tanto, il paese è piccolo e come si sa la gente mormora. In quei tempi ancora non c’era internet e gli annunci erano su carta stampata. Veniva editato un giornale di annunci, tutt’ora esistente, dove nella rubrica “annunci personali” mi saltò all’occhio l’annuncio che cercavo.
In quell’epoca i cellulari non esistevano ancora, si telefonava da casa o dalle cabine telefoniche che erano per strada. Preso dalla curiosità, ma anche con un briciolo di paura, telefonai al numero dell’annuncio da una cabina telefonica vicino casa. Mi rispose una voce calda, ma capivo comunque avere una base androgina. Era un’italiana, meglio una napoletana, una certa “Emy”.
Sin dall’inizio della conversazione, tenne a precisare bene ciò che Lei fosse. Mi decantò le sue virtù e subito dopo gli dissi: “Dammi un valido motivo per venire da te”. Lei mi rispose: “Godere all’ennesima potenza”. Udita questa frase, presi l’appuntamento per il giorno dopo.
Anche quello era un caldo e sornione pomeriggio di luglio. Trovai facilmente l’indirizzo, era un mini appartamento al piano terra con ingresso autonomo e discreto. Quando mi aprì la porta, apparve a me una meravigliosa creatura, avrà avuto sulla trentina d’anni, bellissima, alta quanto una ragazza alta, snella, due belle tette. Era avvolta in un accappatoio, aveva appena fatto la doccia. Non concordammo nemmeno il costo della prestazione, con gentilezza mi accompagnò al bagno. Nel frattempo che io mi rinfrescavo, anche se ero uscito da casa già lindo e pulito come un angioletto, Lei si rivestì, compresa di biancheria intima. Per primo, senza chiedere nulla, cercai la sua bocca e lei acconsentii. Baciava con tale passione che già mi iniziavano a girare nel mio cervello le parole che mi aveva detto per telefono la sera prima.
Poi segui una reciproca serie di baci e carezze sul corpo. Mi ricordo la sua pelle odorosa e vellutata. Il suo era un seno naturale, una buona terza. Tette morbide e capezzoli veri. Poi arrivò il momento di provare l’emozione più grande, scoprire il suo cazzo. Aveva un paio di slip di raso nero, il suo cazzo era tenuto nascosto in basso. Ma già iniziava a reagire. Gli tolsi i slip e iniziai a baciarlo come baciassi la cosa più preziosa di questo modo. Mi ricordo il suo profumo, non era grande ma bello, anche se un po’ sgraziato, la base era larga e il glande piccolo, ma in quel momento era la cosa più bella e buona del mondo. Iniziai a usare la lingua, prima sulle palle, forse mai scese del tutto, pareva non le avesse per nulla, ma si sentiva che comunque c’erano alla base. Mille e mille brividi mi pervasero il corpo. Nemmeno mi aveva toccato il mio cazzo che quasi ero lì per lì a venire. Tirai un respiro profondo per calmare i miei fremiti che presagivano un’eiaculazione. Cominciai un pompino scoperto così intenso e profondo che Lei, ad un certo punto, si ritrasse per non venire. Mi disse che voleva ancora divertirsi. Vide che il suo cazzo era il mio unico interesse e mi lasciò ancora fare. Dopo qualche altro minuto che la spompinavo, iniziai a sentire le sue prime contrazioni che precedono l’eiaculazione, mi pregò quindi di non smettere. Allora mi aiutai anche con la mano oltre che con la bocca. Un misto di sega e pompino, sempre più intenso, fino a che la mia bocca prima e il mio viso poi, furono inondati da quel caldo e candito nettare. Lei ansimò di piacere ed io continuai a smanettarla e a spompinarla fino a che non ce la fece più e si ritrasse sfinita. Non capivo più nulla ero piacevolmente nel pallone, ingoiai fino all’ultima goccia il suo nettare. Poi lei mi baciò sulla bocca e sul viso e raccolse il residuo dei suoi schizzi sul mio viso. Ero al settimo cielo, continuavo a non capire più nulla. Lei dicendomi che aveva goduto come una pazza, e la posso credere, mi afferrò il mio cazzo con la bocca, e mi ricambiò di quanto io feci a lei prima. Mi spompinò scoperto da matta, dopo nemmeno un minuto, venni come non ero mai venuto prima. Una nota stonata, lei sputò il mio sperma in fazzolettino, ma fui comunque contento lo stesso. Poi ci baciammo ancora e rimanemmo sul letto, ancora per qualche minuto ad accarezzarci ancora. Avevo veramente goduto all’ennesima potenza.
A quell’età il “colpo in canna” si ricarica quasi subito. Dopo due minuti ero di nuovo in tiro. Gli dissi allora che volevo continuare. Lei disse di essere distrutta, ma che gli era piaciuto, e acconsentì alla mia richiesta. Debbo dire che il suo cazzo, in principio, non ne voleva proprio sapere. Ho dovuto lavoraci molto ma dopo qualche minuto tornò tra noi. Allora gli chiesi il cappottino che volevo scoparla. Vestito il cappottino, provai a prenderla alla pecorina, si fece aiutare da un po’ di pomata, credo di vasellina, tante cose in commercio a quell’epoca non esistevano. Iniziai piano a penetrarla sempre più con foga tanto che ad un certo punto mi chiese pietà, allora rallentai il ritmo. Vidi che il suo cazzo, che nel frattempo si smanettava con le mani, iniziava a gocciolare, non avevo mai visto un “precum” come dicono gli americani, o un più “volgare” orgasmo prostatico. Incuriosito da quella novità, gli chiesi in maniera ingenua che cosa fosse. Lei mi rispose che iniziava a godere con il culo. La frase lì per lì mi spiantò un attimo, solo in seguito ne capii il significato, ma anche questa è un’altra storia. Dopo alcuni minuti di quello stantuffare e di quel gocciolare, fui ripreso da una vampata di calore e iniziai a non capire più nulla come qualche minuto prima. Lei mi chiese allora se volevo essere scopato io, ma le dissi che non ero ancora pronto, non me lo chiese una seconda volta. Allora cambiammo posizione, lei distesa su un fianco ed io ancora a prenderla dietro. Visto che il letto era uno di quelli di una volta, molto alto, che per salirci quasi ci voleva la scala, gli chiesi di cambiare posizione. Si stese sulla schiena e gli aprii le gambe ed io quasi in piedi, la presi sul bordo del letto. Ero quasi arrivato e il suo cazzo era risorto alla grande. Dopo qualche minuto che la scopavo in questa posizione, gli dissi che stavo per venire, tolsi il cazzo dalle sue calde viscere, mi scappucciai e mi segai su di lei. Gli schizzai sul cazzo e sulla pancia. Era come se fossi in un’estasi mistica. Lei intanto si cominciò a segare come un’ossessa, voleva venire anche lei. Mi ricordo che ci volle qualche minuto, ma alla fine mi disse che stava per venire e allora gli presi il cazzo in bocca mentre lei si segava con veemenza. Venne così nella mia bocca, meno copiosamente di prima, ma assaporai ancora il suo caldo e bianco nettare.
Ero letteralmente fuso di testa. Mi disse che raramente riusciva a venire due volte di seguito. La cura ormonale che comunque seguiva la limitava. Ed era soddisfatta di esserci riuscita. Poi mi disse che solo con il suo ragazzo godeva così intensamente, dato che si avvicinava il conteggio della prestazione, forse me lo disse solo per piaggeria, chissà!
Dal momento nel quale varcai la soglia di casa sua, e con essa la soglia del paradiso, erano passate quasi due ore. Quando passai alla “cassa” per il conto, questo non mi parve così salato, mi pare settantamila Lire, insomma meno di cento, non è che erano pochi, ma spesi benissimo, fino all’ultimo cent.
Avevo ventidue anni, molti ormoni, e molti soldi. La mia famiglia era discretamente ricca, io studiavo ed ero foraggiato di soldi. Iniziai a frequentare la tipa sempre più assiduamente, i soldi non mi mancavano. Poi si cominciò a sentire in giro, sempre più di frequente, di una malattia: l’AIDS. Allora iniziai ad avere paura, tanto che dopo circa un anno di frequentazione con la Emy, e sesso non troppo sicuro, decisi di sospendere l’attività. Presi il coraggio a quattro mani e con una scusa, andai all’ospedale del capoluogo di provincia a fare il test, mi pare che avesse un nome tipo Elisa o qualche cosa del genere. Negativo, ma mi dissero che doveva essere ripetuto più volte. Dopo sei mesi, negativo. Dopo un anno negativo. Da allora iniziai a usare comunque più cautele, mi scordai di quelle belle schizzate di caldo nettare sulla mia bocca, e iniziai a usare quindi più accortezze. Non smisi però di frequentare le trans, o meglio le ragazze con il pisello. Dopo sette anni ripetei il test e per fortuna sempre Negativo. Nel frattempo il mondo era cambiato, erano arrivati i telefonini, i miei soldi, a causa di certe traversie finirono, e si iniziava a udire una parola nuova: internet.
Ma anche questa è un’altra storia.