Lili - Cagliari - Bakecaincontri

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RIFERIMENTO: http://cagliari.bakecaincontrii.com/don ... vb20801541
CITTA DELL'INCONTRO: Cagliari
NOME INSERZIONISTA: Lili
NAZIONALITA': Argentina dice, caraibica dico io
ETA': lei sostiene 25, io direi tra i 30 e i 35
CONFORMITA' ALL'ANNUNCIO: è lei, ma ora è più ampia
SERVIZI OFFERTI: tutto tranne cim, FK appena accennato
RATE DI PARTENZA: 70
RATE CONCORDATO: 120
DESCRIZIONE FISICA: altezza media, imponente ma non obesa, tettone, spallone, culone, donnone iperfemminile. Viso normale, bel sorriso
ATTITUDINE: cordiale, professionale, sbrigativa (ma alla fine le bruciava il culo)
REPERIBILITA': facile
PRESENZA DI BARRIERE ARCHITETTONICHE: no
32724524XX

Il letto era pieno di tette, tette dappertutto. Sembrava la scena di un delitto: ovunque mi voltassi tette. Una scorpacciata per occhi, mani e bocca. Gingilli turgidi da strusciare e spalmarsi addosso. Mi son divertito a lanciarle a destra e a manca e a farle rimbalzare tra loro. Le ho pure agitate come quelle palle di vetro col monumento dentro, quelle che quando le scuoti vedi la neve scendere. E alla fine la neve è arrivata, manco a dirlo.
Non sono certo un fanatico dei seni grandi, però ero molto curioso di averci a che fare. Colpa delle foto un po’ retrò e di quella mano tozza: devono aver smosso qualcosa di sepolto. Il mio interesse per due mammelloni come quelli risiede soprattutto nel movimento e nel dominio. Quel gusto un po’ primitivo di poterne disporre totalmente e indipendentemente dal resto del corpo, come fossero per davvero due giganteschi souvenir da agitare, ricordi ed appendici di una creatura superflua. Un piacere più per il cazzo che per l’occhio, è evidente, perché bellezza ed armonia sono lontane, appartengono ad un universo immobile e silenzioso dove la fredda staticità del bello sovrasta gli uomini, dominandoli e riducendoli a soggetti contemplativi. Altro che ipertrofia ghiandolare.
Ma ora basta, accantoniamo questa sterile speculazione, siamo qui per disquisire di mega borracce e spruzzate. E così sia.
Uno, due, tre, azione!
Mi accoglie con ipertacchi e vestitino a rete, leggermente contenitivo scoprirò dopo. Son rimasto di stucco, coi pantaloni che incominciavano a stringere di cavallo. Ho subito deciso di rimanere per gustarmi questa bigbabol gigante, agghindata per imbottire scroti. La scenografia mi ha impressionato positivamente e l’idea di addomesticare tutta quella polpa femminile mi ha ottenebrato la ragione.
La tipa è una bella anforetta taglia quarantasei dal grugno simpatico. E’ inaspettatamente solida e liscia, veramente tanta, quasi inspiegabile che tutta quell’abbondanza non sia aggredita da cellulite.
L’esibizione delle tette è il momento clou dell’incontro: varietà monstre, sesta, settima? boh, veramente enormi, sode, piene e naturali. Areole shock, sporgenti e gommose da sembrare finte, articoli industriali da parafarmacia al centro dei quali si stagliano plasticosi i capezzoli. Il resto invece è meno interessante, la normalità più banale, i tipici difetti di una taglia quarantasei al ripieno di carboidrati ma con una tonicità tutta latina, dovuta sicuramente al meraviglioso miscuglio etnico. Ricorda la vicina d’ombrellone popolana in salsa guacamole, svaccata sulla spiaggina con la rivista di gossip in mano ed il fidanzato obeso accanto. Carnalità casereccia. L’esemplare di donna volgarotta che sbircia da sopra il giornale all’insaputa del ciccione e che ti fa salire la voglia di schizzarle una rabbiosa sborrata in faccia.
Inizialmente si è concessa in piedi, puttaneggiando davanti allo specchio e facendosi toccare ovunque. Continuava ad offrirmi il seno come fosse un cesto di frutta, pare ne vada molto orgogliosa.
E infatti sono rimasto per concedermi una spagnola cosmica, eseguita peraltro con notevole competenza. Mi son seduto sul bordo del letto, le gambe divaricate per farle posto. Accovacciatasi tra le mie cosce ha depositato le tette intorno al cazzo tramortendolo col loro peso. Poi, con l’aiuto delle mani lo ha letteralmente avvolto ed inglobato nei maternoni. Seppellito, sparito, kaput. La cappella emergeva solo ogni tanto, boccheggiante. Quasi asfissiato risaliva in superficie alla ricerca di ossigeno, stordito da quella burrosa apnea. Infatti dopo qualche minuto ha dovuto rianimarlo con la bocca. E’ stata bravissima anche nella pompa a crudo, risucchi e saliva come se piovesse. Ha riservato estrema dedizione ai miei due acini più sinceri, pazientemente preparati per l’imminente secrezione. Dopo sono passato dritto per il culo, il resto non mi interessava. Anzi, bugia, ho fatto anche due minuti due di scopata, ripassando rapidamente tutte le posizioni, tanto per osservare e tentare di arrestare il boing-boing dei meloni. Movimento e controllo per l’appunto. Poi in piedi sopra di lei ad affogare il cazzo tra le borracce e a gustarmi un sugoso pompino alla cacciatora. Dall’alto ammiravo tutta la sua arte orale, ero come ipnotizzato dall’avanzata inesorabile di quelle labbra che fagocitavano la mia carne. Ha rallentato un po’, ha dato altre due pompate bagnatissime e si è improvvisamente fermata a metà asta raspando la lingua di velluto sul frenulo. Poi più niente, il silenzio assoluto, tutto è avvenuto nel chiuso della sua bocca: immobile sul cazzo, ha solo alzato gli occhi per incontrare i miei, alcuni secondi di attesa, due ghirigoro sulla cappella e là son capitolato, sulle tette.
 
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