L'ultimo Natale di Wanda- Roma

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Agli albori della mia carriera di puttaniere, diciamo tra ’85 e il ’90 frequentavo una “location” nel quartiere Monteverde Vecchio. Si accedeva da un portoncino in ferro dopo aver suonato il campanello sovrastato da un rassicurante targhetta “sartoria”. La maitresse, la sora Wanda, ti faceva accomodare dietre una tenda se c’era un collega all’opera oppure in uscita per una basica premura di “privacy” allora assai più blanda. Erano i tempi in cui le esercenti si pubblicizzavano sul “Menzoniero” con le famose AAA…
In questo studio si alternavano Siriana, una biondina riccia con un bel seno e poco altro e Bianca una bella ragazza mora con i capelli lunghi di professione stiratrice. Io ero ancora nella fase “timida” dell’approccio e mi accontentavo di un BJ (coperto) salvo rarissime eccezioni con la più bella Bianca. Non avevo ancora provato il “pompino col culo” o, più recentemente, il Rusty Trombone, apprezzato anche dal Rocco Nazionale
Siriana era più chiacchierona e spesso mi incalzava con domande di vario ordine e grado: ”Ma che ce vieni a fa’ qui, sei carino (bontà sua), giovane, c’hai un lavoro insomma c’hai tutte le potenzialità per avere tutte le ragazze che vuoi eppure quasi tutti i sabati vieni da Siriana”. Io, come si dice, la buttavo in caciara dicendole che per me lei era la più bella (anche se preferivo Bianca) e che ci sapeva fare.
“E te credo” mi rispondeva ammiccando… Spesso dovevo frenarla perché una volta avutolo tra le labbra puntava a farmi arrivare a conclusione rapidamente soprattutto quando la sora Wanda bussava ammonendo: “E daje che c’è la fila” anche quando non era vero. Io mi lamentavo supplicandola, dicendo che non volevo ancora venire e lei mi diceva: “a ragazzì qui si viene per venire” (in realtà lei usava il termine “sborrare”...).
Poi un gennaio di quelli col freddo vero che ora non esiste più suonai con insistenza senza ricevere risposta. Qualche giorno dopo ritentai con lo stesso risultato e allora, forse impietosito dalla mia espressione, mi si avvicinò il vicino carrozziere (ora non più esistente) e mi disse asciutto “Lassa perde ragazzì che Wanda è morta la notte de Natale. Era venuta qui a da da magnà ai gatti e l’ha trovata stecchita nel cortiletto uno come te… Hanno avvisato la figlia che ha sbaraccato quelle quattro cose che c’aveva che forse l’unica che se potrà vende è la macchina da cucire. Che brutta fine morì da sola la notte de Natale…”
Anche nei mesi (e negli anni a seguire) ho sempre trovato chiuso quel cancelletto e non ho mai saputo più niente né di Bianca né di Siriana. Ho voluto raccontarvi questa storia perché mi piace condividere con voi anche le storie meno divertenti. Chissà se qualcuno dei soci più maturi non abbia incontrato lì o altrove Bianca e Siriana?
 
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prov roma
che storia...io ho cominciato un po' più tardi ma comunque ai tempi del Menzoniero...e anche se in altre zone, la situazione che hai raccontato mi ha evocato episodi molto simili che ho vissuto tante volte anche io...poi la figura del carrozziere che si impietosisce di fronte alla tua ostinazione mi ricorda altre maestranze incontrate durante i vari giri, perlustrazioni, appostamenti e tentativi mal dissimulati di sopralluoghi effettuati prima di decidere se valeva la pena fare l'investimento economico per qualche momento di piacere...in particolare quelle più frequenti erano i meccanici e i portieri dello stabile vicino, che avevano una sensibilità particolare a capire nonostante ogni tentativo di mostrare la massima indifferenza e di trovarsi in quel posto per caso o per tutt'altro motivo. di incrociare il proprio sguardo al momento opportuno mostrando un sorriso beffardo o di disprezzo...l'episodio che non dimenticherò mai fu quando entrai in una casa senza troppa convinzione e imponendomi prima che se la signora non fosse stata così come si descriveva nel messaggio della segreteria (o come io la immaginavo) non sarei rimasto...e cosi feci entrando in casa e uscendone dopo neanche 5 minuti...all'uscita il meccanico dell'officina di fronte al portone che fino a prima di entrare mi era sembrato non essersi accorto più di tanto dei miei movimenti che avevano preceduto il mio ingresso nel palazzo si rivolse a me esclamando:"...ammazza a rega' hai fatto presto..." facendo seguire queste parole da un sorriso bonario che attenuò in parte la forza deflagrante della sua frase...ovviamente sparii alla sua vista in un nanosecondo e mi allontanai ad una velocità folle con la sensazione di sentirmi addosso il peso dello sguardo di chiunque incontravo per almeno un chilometro...altra categoria di osservatori consapevoli del vero motivo che ci porta a girare intorno a un palazzo apparentemente per caso sono i bangla che di solito si limitano a lanciare sguardi discreti , al massimo accompagnati da commenti incomprensibili nella loro lingua...ma questa è un'altra storia
 
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