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1/6) Logistics
Ero in zona, a metà settimana, finito con le cose di lavoro, un po’ di tempo a disposizione, il desiderio di fare una camminata alpina e nessun progetto preciso. Sono passato a dare un’occhiata al Marina, trovando il parcheggio completamente pieno già dal primo pomeriggio e così ho pensato potesse essere una buona occasione per sperimentare il miniconcorrente.
Effettivamente al Margherita non ho mai visto più di tre auto nel parcheggio, e mai più di 4 avventori simultanei.
Arrivato a Gorizia, ho chiesto al navigatore GPS di non considerare le strade a pedaggio. Il Margherita è vicinissimo al confine e dunque arrivare sulle stradine non è per nulla un problema. Si evita così invece la seccatura della vignetta.
Sono arrivato verso le 15, poco dopo l’apertura che dovrebbe essere sulle 14-14:30 e, secondo proclami che sinceramente mi paiono un po’ velleitari, dovrebbe chiudere alle 2 (o alle 4 nel fine settimana). La struttura è stravagante e perciò sarebbe pure simpatica: una villettina vagamente liberty, incastrata tra uno svincolo, un centro commerciale ed un parchetto pubblico per puffi. Il maniero è sovrastato dall’indicazione col logo del locale, appena vagamente allegorica... (ref. http://margerita-ng.si/it)
La casetta pare davvero un bordellino primi '900 anche se è stata costruita nei '70 (funzia come bordellino dai primi 2000!) ma probabilmente non ha sempre avuto proprietari tanto scrupolosi. L’aspetto esterno di questa villetta denuncia chiaramente problemi di manutenzione: quello che in tempi migliori poteva essere stato l’ingresso principale, ora è tamponato con materiali di fortuna, ricordando le casette della Florida quando si preparano al tornado. L’ingresso attuale invece è sul retro, assieme al parcheggio, il quale peraltro è ‘maestoso’ come tutto il resto: 4-5 posti, dei quali mi pare un paio riservati ai disabili.
Erano presenti solo due auto, con targa slovena e dunque non ho avuto problemi. Nel caso è possibile parcheggiare poco distante, sia proseguendo lungo la strada principale dove a 2-300m di distanza si trova un piazzale semicircolare, sia nell’area del Casinò Perla. In entrambi i casi, lasciata l’auto, si raggiunge il Margherita a piedi, lungo stradine riservate a pedoni e biciclette.
Suonato il campanellino esterno, se si è sfortunati, qualcuno ci apre la porticina. Non ci si troverà con le porte scorrevoli e gli ampi spazi di Marina, WC e simili, ma sempre meandri angusti, male illuminati ed ingombri di ciarpame. Intendiamoci: fin qui mi pareva divertente.
Nel budello che fa da corridoio d’accesso appare, con fini escussivi, una specie di portinaio da dietro una mesta vetratina che pare la biglietteria di una stazione ferroviaria d’epoca. L’ingresso al momento è quotato 40€ sabato e domenica, 30 il resto della settimana. Un affezionato anziano cliente mi ha riferito il fatto che ogni tanto il prezzo cambia... per alcuni periodi si sconta 1€ o cose così, a mo’ di saggio di mercato suppongo. Mi hanno informato di una ventura revisione del tariffario (che dovrebbe essere quello attuale): 40€ da domenica a giovedì e 50 gli altri giorni.
Va detto che bigliettaio e vice-bigliettaio sono stati molto gentili e professionali, almeno a chiacchiere. Non saprei dire quanta responsabilità diretta abbiano in una gestione generale che pare improntata ad un prossimo suicidio della pur simpatica attività.
Superata la biglietteria c’è la sala d’aspetto, che svolge anche la funzione di spogliatoio con armadietti, deposito di ciarpame, area relax per fumatrici e telefonatrici oltreché deposito di: scarpe, ciabatte usate, asciugamani appallottolati, ombrelli, phon e ciappini per capelli. Aperto l’armadietto con la chiave consegnata all’ingresso, vi si trova l’accappatoio, pure risalente all’epoca liberty, un asciugamano alla nonsisamai e le ciabattine d’ordinanza in materiale perfettamente inzuppabile. La chiave priva di braccialetto, a meno di alzate d’ingegno più o meno dignitose, viene riposta dalla popolazione ursina nella tasca dell’accappatoio confidando nello spirito caritatevole di Santa Stefania Sandrelli da Topa.
Potrebbe essere divertente il fatto che tale ambiente è in comune con le lavoranti, insomma quale occasione migliore per un primo approccio, innescare due chiacchiere e rompere il ghiaccio?
Invece la mia istantanea impressione è stata quella di avere rotto punto e che comunque il ghiaccio ce lo mettessero lo sguardo delle (poche) tipe presenti. Proprio non avevano mezza intenzione di alzare il capino dai cazzi loro e buttarsi in un faticosissimo saluto.
Una era seduta e stava sbraitando al telefono scazzatissima e, sebbene s’esprimesse in marziano stretto, si capiva che litigava per questioni di soldi... come nulla fosse, un’altra si stava sistemando il reggiseno davanti allo specchio. Io, che distavo non più di un metro, ho commentato il fatto che questo posto potrebbe essere un paradiso con un angelo ad ogni angolo e che... s’è voltata, mi ha fatto una faccia minacciosa e s’è coperta subito con l’accappatoio stizzita. Pensavo che scherzasse, invece con una manata mi ha decisamente spinto più lontano... sono rimasto basito :-(
Dopo un segnale di questo genere, sarebbe magari stato il caso di salutare ed innestare la velocità superluminale ma si sa che quando il gioco si fa duro, ci si fa pure più male e dunque... avanti!
Ero in zona, a metà settimana, finito con le cose di lavoro, un po’ di tempo a disposizione, il desiderio di fare una camminata alpina e nessun progetto preciso. Sono passato a dare un’occhiata al Marina, trovando il parcheggio completamente pieno già dal primo pomeriggio e così ho pensato potesse essere una buona occasione per sperimentare il miniconcorrente.
Effettivamente al Margherita non ho mai visto più di tre auto nel parcheggio, e mai più di 4 avventori simultanei.
Arrivato a Gorizia, ho chiesto al navigatore GPS di non considerare le strade a pedaggio. Il Margherita è vicinissimo al confine e dunque arrivare sulle stradine non è per nulla un problema. Si evita così invece la seccatura della vignetta.
Sono arrivato verso le 15, poco dopo l’apertura che dovrebbe essere sulle 14-14:30 e, secondo proclami che sinceramente mi paiono un po’ velleitari, dovrebbe chiudere alle 2 (o alle 4 nel fine settimana). La struttura è stravagante e perciò sarebbe pure simpatica: una villettina vagamente liberty, incastrata tra uno svincolo, un centro commerciale ed un parchetto pubblico per puffi. Il maniero è sovrastato dall’indicazione col logo del locale, appena vagamente allegorica... (ref. http://margerita-ng.si/it)
La casetta pare davvero un bordellino primi '900 anche se è stata costruita nei '70 (funzia come bordellino dai primi 2000!) ma probabilmente non ha sempre avuto proprietari tanto scrupolosi. L’aspetto esterno di questa villetta denuncia chiaramente problemi di manutenzione: quello che in tempi migliori poteva essere stato l’ingresso principale, ora è tamponato con materiali di fortuna, ricordando le casette della Florida quando si preparano al tornado. L’ingresso attuale invece è sul retro, assieme al parcheggio, il quale peraltro è ‘maestoso’ come tutto il resto: 4-5 posti, dei quali mi pare un paio riservati ai disabili.
Erano presenti solo due auto, con targa slovena e dunque non ho avuto problemi. Nel caso è possibile parcheggiare poco distante, sia proseguendo lungo la strada principale dove a 2-300m di distanza si trova un piazzale semicircolare, sia nell’area del Casinò Perla. In entrambi i casi, lasciata l’auto, si raggiunge il Margherita a piedi, lungo stradine riservate a pedoni e biciclette.
Suonato il campanellino esterno, se si è sfortunati, qualcuno ci apre la porticina. Non ci si troverà con le porte scorrevoli e gli ampi spazi di Marina, WC e simili, ma sempre meandri angusti, male illuminati ed ingombri di ciarpame. Intendiamoci: fin qui mi pareva divertente.
Nel budello che fa da corridoio d’accesso appare, con fini escussivi, una specie di portinaio da dietro una mesta vetratina che pare la biglietteria di una stazione ferroviaria d’epoca. L’ingresso al momento è quotato 40€ sabato e domenica, 30 il resto della settimana. Un affezionato anziano cliente mi ha riferito il fatto che ogni tanto il prezzo cambia... per alcuni periodi si sconta 1€ o cose così, a mo’ di saggio di mercato suppongo. Mi hanno informato di una ventura revisione del tariffario (che dovrebbe essere quello attuale): 40€ da domenica a giovedì e 50 gli altri giorni.
Va detto che bigliettaio e vice-bigliettaio sono stati molto gentili e professionali, almeno a chiacchiere. Non saprei dire quanta responsabilità diretta abbiano in una gestione generale che pare improntata ad un prossimo suicidio della pur simpatica attività.
Superata la biglietteria c’è la sala d’aspetto, che svolge anche la funzione di spogliatoio con armadietti, deposito di ciarpame, area relax per fumatrici e telefonatrici oltreché deposito di: scarpe, ciabatte usate, asciugamani appallottolati, ombrelli, phon e ciappini per capelli. Aperto l’armadietto con la chiave consegnata all’ingresso, vi si trova l’accappatoio, pure risalente all’epoca liberty, un asciugamano alla nonsisamai e le ciabattine d’ordinanza in materiale perfettamente inzuppabile. La chiave priva di braccialetto, a meno di alzate d’ingegno più o meno dignitose, viene riposta dalla popolazione ursina nella tasca dell’accappatoio confidando nello spirito caritatevole di Santa Stefania Sandrelli da Topa.
Potrebbe essere divertente il fatto che tale ambiente è in comune con le lavoranti, insomma quale occasione migliore per un primo approccio, innescare due chiacchiere e rompere il ghiaccio?
Invece la mia istantanea impressione è stata quella di avere rotto punto e che comunque il ghiaccio ce lo mettessero lo sguardo delle (poche) tipe presenti. Proprio non avevano mezza intenzione di alzare il capino dai cazzi loro e buttarsi in un faticosissimo saluto.
Una era seduta e stava sbraitando al telefono scazzatissima e, sebbene s’esprimesse in marziano stretto, si capiva che litigava per questioni di soldi... come nulla fosse, un’altra si stava sistemando il reggiseno davanti allo specchio. Io, che distavo non più di un metro, ho commentato il fatto che questo posto potrebbe essere un paradiso con un angelo ad ogni angolo e che... s’è voltata, mi ha fatto una faccia minacciosa e s’è coperta subito con l’accappatoio stizzita. Pensavo che scherzasse, invece con una manata mi ha decisamente spinto più lontano... sono rimasto basito :-(
Dopo un segnale di questo genere, sarebbe magari stato il caso di salutare ed innestare la velocità superluminale ma si sa che quando il gioco si fa duro, ci si fa pure più male e dunque... avanti!