MASSA. Il circolo Victory Club, in una zona residenziale dalle parti dei Ronchi, era, in sostanza, una “casa chiusa”; e infatti i due gestori sono accusati di aver violato la cosiddetta legge Merlin, la 75 del 1958. Agli arresti domiciliari, per sfruttamento della prostituzione, sono finiti in due. L’inchiesta nasce quando gli investigatori si imbattono negli annunci di un sito specializzato di incontri. Rintracciano una delle signore coinvolte, una 50enne di Spezia, ed è lei che fa un po’ da guida rispetto a quanto avveniva, secondo le accuse, nel circolo, a cui avevano accesso solo i soci. Il Victory però avrebbe avuto l’organizzazione del lavoro tipica di un “bordello” old style, con la “maitresse” e il compagno con la funzione di presunto complice.
Nei guai sono finiti Riccardo Sudano, 52 anni di Sarzana, e la convivente Mihaela Ionescu, 41 anni, rumena. Secondo le accuse, avrebbero messo in piedi un giro di prostituzione, con una dozzina di signore e giovani donne, con base il circolo di Marina di Massa (in passato, club di scambisti) ma con anche la possibilità di ricevere “visite” a domicilio. La tariffa base? 80 euro, ma in tasca alle dirette interessate ne finivano solo 30, da qui lo sfruttamento e quindi il reato. Domanda d’obbligo: perché madre e figlia, lei ultracinquantenne e l’altra ventenne, oppure anche signore di 56, 50 o 51 anni accettavano di pubblicizzarsi su un sito di incontri (oppure i contatti avvenivano tramite messaggi telefonici) e poi di accompagnarsi ai clienti-soci? In alcuni passaggi dell’ordinanza di custodia cautelare, basata anche su intercettazioni telefoniche, lo si dice esplicitamente: e cioè che “nessuna delle ragazze veniva costretta a prostituirsi”, però “nessuna era contenta delle cifre, ma per necessità non avevano mai lamentato nulla a Mihaela”. Insomma quando la crisi picchia (le indagini sono scattate in piena pandemia), il reclutamento diventa più agevole.
La prima a farsi avanti e che ha dato il via al giro si sarebbe sentita dire dalla Mihaela che “se voleva battere la cifra era quella di 30 euro”, ma appunto il cliente ne pagava 80. Era sempre Mihaela (oppure Michela, italianizzata) a ricevere le telefonate e a smistare i clienti. E Riccardo? Secondo i carabinieri, quando lei va in Romania la sostituisce, altrimenti, sta un po’ lì, beve o dorme, oppure raccoglie i soldi e smarca il cliente. E quando accompagna le ragazze a casa dei clienti, prende la metà dei soldi. Nel prosieguo delle indagini, vedremo se le signore sfruttate si costituiranno parte civile. Al momento, i due finiti sotto accusa, arrestati nella sera di mercoledì 20 davanti al circolo prima che arrivassero i clienti, sono ai domiciliari; l’interrogatorio di garanzia è fissato per la mattina di martedì 26. L’avvocato difensore, Simone Barbieri, sta studiando le carte: di sicuro, chiederà che siano attenuate le misure cautelari. Il circolo ora è chiuso. Per un po’ i clienti non riceveranno più messaggi come quello del 28 gennaio, inoltrato a 29 persone dal cellulare: “Venerdì gang bang con S. e M. dalle 22.30, vi aspettiamo”. Oppure la Mihaela al cliente: “Perché suoni come un disperato?” “Sto chiamando e non rispondi. Sei sola?” “C’è M. se vuoi tr..., oggi c’è lei”. Il cliente: “E chi la conosce?”. Mihaela: “Se vieni, paghi, la conosci”. articolo del tirreno
Nei guai sono finiti Riccardo Sudano, 52 anni di Sarzana, e la convivente Mihaela Ionescu, 41 anni, rumena. Secondo le accuse, avrebbero messo in piedi un giro di prostituzione, con una dozzina di signore e giovani donne, con base il circolo di Marina di Massa (in passato, club di scambisti) ma con anche la possibilità di ricevere “visite” a domicilio. La tariffa base? 80 euro, ma in tasca alle dirette interessate ne finivano solo 30, da qui lo sfruttamento e quindi il reato. Domanda d’obbligo: perché madre e figlia, lei ultracinquantenne e l’altra ventenne, oppure anche signore di 56, 50 o 51 anni accettavano di pubblicizzarsi su un sito di incontri (oppure i contatti avvenivano tramite messaggi telefonici) e poi di accompagnarsi ai clienti-soci? In alcuni passaggi dell’ordinanza di custodia cautelare, basata anche su intercettazioni telefoniche, lo si dice esplicitamente: e cioè che “nessuna delle ragazze veniva costretta a prostituirsi”, però “nessuna era contenta delle cifre, ma per necessità non avevano mai lamentato nulla a Mihaela”. Insomma quando la crisi picchia (le indagini sono scattate in piena pandemia), il reclutamento diventa più agevole.
La prima a farsi avanti e che ha dato il via al giro si sarebbe sentita dire dalla Mihaela che “se voleva battere la cifra era quella di 30 euro”, ma appunto il cliente ne pagava 80. Era sempre Mihaela (oppure Michela, italianizzata) a ricevere le telefonate e a smistare i clienti. E Riccardo? Secondo i carabinieri, quando lei va in Romania la sostituisce, altrimenti, sta un po’ lì, beve o dorme, oppure raccoglie i soldi e smarca il cliente. E quando accompagna le ragazze a casa dei clienti, prende la metà dei soldi. Nel prosieguo delle indagini, vedremo se le signore sfruttate si costituiranno parte civile. Al momento, i due finiti sotto accusa, arrestati nella sera di mercoledì 20 davanti al circolo prima che arrivassero i clienti, sono ai domiciliari; l’interrogatorio di garanzia è fissato per la mattina di martedì 26. L’avvocato difensore, Simone Barbieri, sta studiando le carte: di sicuro, chiederà che siano attenuate le misure cautelari. Il circolo ora è chiuso. Per un po’ i clienti non riceveranno più messaggi come quello del 28 gennaio, inoltrato a 29 persone dal cellulare: “Venerdì gang bang con S. e M. dalle 22.30, vi aspettiamo”. Oppure la Mihaela al cliente: “Perché suoni come un disperato?” “Sto chiamando e non rispondi. Sei sola?” “C’è M. se vuoi tr..., oggi c’è lei”. Il cliente: “E chi la conosce?”. Mihaela: “Se vieni, paghi, la conosci”. articolo del tirreno