Escort Orientale 3248768059

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ANAGRAFE DELL'ANNUNCIO
DUE RAGAZZE NUOVE ARRIVATE SENSUALE
Numero di telefono: 3248768059
Riferimento internet (link): ▷ 3248768059 | Incontri Bologna | DUE RAGAZZE NUOVE ARRIVATE SENSUALE,VUOI PROVARE NOSTRO &#12
Città dove è avvenuto l'incontro: Bologna

DATI DELL'INSERZIONISTA:
Nome della girl/escort: Non richiesto
Nazionalità: cinese
Età apparente: 25-53 a seconda dei casi
Descrizione fisica: Accettabili per gli standard etnici di cui sopra, ma non le stesse delle foto
Attitudine: A volte sufficienti altre volte gentili
Reperibilità: Facile

DATI RELATIVI AL SERVIZIO
Compenso richiesto: 50-70
Compenso concordato 50 a volte 70 altre
Servizi offerti: ?
Servizi usufruiti: BBJ, HJ, Rai1, massaggio
Durata dell'incontro: 20-25 m le prime due volte. 1h quella seguente

DATI RELATIVI AL LUOGO DELL'INCONTRO
Facilità di parcheggio: Non sempre facile
Igiene dei locali: Discreta
Presenza di barriere architettoniche: Scale

LA MIA RECENSIONE

Secondo una ricerca effettuata nel territorio parigino, pare che nella ville lumiere vi siano all’incirca 1.450 signore/signorine cinesi dedite all’arte dell’intrattenimento. Se Corticella, Bolognina e San Donato, citate ad esempio, fossero ipoteticamente parte di qualche arrondissement della capitale francese, non sfigurerebbero nel contesto totale in quanto a numeri. Anche se i termini arte e intrattenimento qui non sono sempre valorizzati.

Nella prima visita, prendo precedentemente informazioni telefoniche.
<<Via Colombalola!>> mi annuncia una voce dall’altro capo della linea.
Sono perplesso. Solitamente le vie e le strade vengono dedicate a personaggi famosi e non a una fantomatica colomba chiamata lola! Poi grazie all’aiuto di google maps capisco che si tratta di una strada sita in quel di Corticella che un tempo ospitava probabilmente un allevamento di questi uccelli. Ma in un certo senso la tradizione continua, perché attualmente in questo luogo ci si prende ancora cura di uccelli. Canterini o meno.
L’abitazione atta a codesta attività si trova di fronte al parco annesso a villa Torchi. Pare che sia in corso una festa di bambini e forse tra i papà e i nonni qualcuno mi guarda supponendo dove io mi voglia recare. Sono quei momenti nei quali attendi impazientemente che ti venga dato il tiro.

Salgo le scale e una volta entrato nell’appartamento la mamasan mi indica una stanza dove a suo dire la ragazza mi sta aspettando.
Gli si può dare la sufficienza per l’aspetto. Indossa un tubino nero che subito si toglie, mostrandomi un corpo con drago tatuato, il quale sembra aspettare di poterti mordere il membro appena ti avvicini al ventre della sua padrona. Molto probabilmente le ragazze tatuate sul ventre hanno esercitato anche nella patria natia prima di giungere sul suolo italico. Ella esegue il cinorituale senza esternare esagerata passione ma senza comunque rompere i maroni. Ovviamente il rituale comprende anche la penetrazione, che una volta avvenuta mi riporta alla mente il drago tatuato. Mentre pompo senza una eccessiva foga giovanile, il suddetto drago pare pronto ad addentare il mio membro da un momento all’altro. Inoltre nella casa suona il campanello e successivamente sento accedere un visitatore. Deduco che gli aficionados del posto suonino direttamente il campanello senza dover nemmeno avvisare telefonicamente. In effetti la mamasan urla qualcosa dal corridoio, indubbiamente all’indirizzo della ragazza. Suppongo non per avvisarla dello zio che è venuto a trovarla ma piuttosto di stringere i tempi e i maroni del sottoscritto! Come mi aspettavo l’espressione della ragazza, che fino a quel momento permetteva gentilmente al mio pistolino di sfregarle la vagina, a mission e a pecorina, cambia improvvisamente. Sembra incerta sul da farsi. Ma io comprendo che la mamasan, dal corridoio le sta rompendo le scatole. Concludo con la stessa gioia di Skorupsky quando apprende che Insigne deve battere due rigori.
<<Tu finito?>>
<<Sì e ne ho piene le palle di te e della mamasan! Sì, ho finito.>>
Almeno il drago non mi ha morso il pistolino.
Mente esco la mamasan pronuncia la classica frase del cazzo:
<<Tutto bene?>>
<<Oh, indubbiamente. Se non rompevi i maroni era meglio! Quindi, domanda inutile!>>
<<Allivedelci.>>

Poi trascorso un anno sono tornato.
La serata sta prendendo il posto del pomeriggio e una volta parcheggiato mi dirigo verso il luogo conosciuto. Nel parco di fronte non è in corso nessuna attività e penso che sia una buona cosa per avere maggior descrizione. Un signore più in là con gli anni mi chiede una informazione riguardo una strada, ma purtroppo non posso dargli buone indicazioni, non sono pratico della zona. Mi ringrazia comunque e mi saluta. Lui è in cerca di un indirizzo e io in cerca di emozioni, almeno spero.

Salgo ed entro. Solita mamasan e solita stanza dove sono atteso da “nuova lagazza”. La signorina che mi si presenta dinanzi è sicuramente più graziosa della ragazza incontrata l’anno precedente. E’ alta per il cinostandard e nell’insieme paventa un bel aspetto. Mi promette momenti indimenticabili e ovviamente non so se credergli. Auspico che oltre ad essere carina sia anche un minimo maiala. Dopo avermi fatto accomodare sul letto, lei si sofferma a sistemare alcuni oggetti su un mobiletto. E’ completamente nuda col culo all’altezza del mio viso. Mi separano da lei poco più di due metri. Con un balzo felino potrei esserle addosso a palparle e lapparle quel culo. Sono leggermente indeciso, ma lei ormai si è già girata per venire verso di me. Dopo qualche istante mi sta già ciucciando il pistolino e assai fiera del suo risultato mi invita pochi minuti dopo a penetrarla. Prima di quel momento penso però di ricambiare le sue orali attenzioni. Accenno un “paio” di lappate indagatorie, come un cane che annusa la femmina per capirne la disponibilità. Lei ripetutamente mi indica la sua prugna orientale.
<<Mettele quì, mettele qui!>>
Poi capisco. Hanno suonato quel dannato campanello di cui mi ero quasi scordato. Qualcuno sta arrivando e la mamasan destatosi dal suo torpore, comincia a rompere i coglioni (non volevo ripetermi sempre col termine “maroni”) e mette indubbiamente una buona dose di apprensione alla ragazza. In effetti una volta che ho terminato di pinciare, la signorina tutta trafelata si alza velocemente dal letto. E sempre velocemente mi ripulisce.
<<Suppongo che la tua capa ti stia mettendo fretta e conseguentemente rompa notevolmente le palle a me!>>
<<Scusa, capo allabiata. Plossima volta io fale bello massaggio.>>
<<Oh certo sono davvero emozionato!>>
<<Plossima volta scusa, io te bello piano.>>
Peccato perché i momenti brevi trascorsi con la ragazza non erano stati da buttare via.
<<Tolnale ancola, gualda…..daty..>>
Ha detto daty? Devo aver capito male. Non può conoscere quel termine.
<<Daty, daty.>> Insiste lei.
<<Intendi dire che vuoi farti lappare la topa? Come posso ovviare, se mi stai mandando via?>>
Mi stà indicando il calendario,
<<Daty, daty…!>>
Infine capisco! Intende dire data e non daty. Vuole mostrarmi il giorno in cui lascerà Bologna.
<<Gualda questo daty io andale via, altla città, tu ancola venile io te bene insieme. Piano, calma. Scusa capo allabiata!>>
<<Anch’io a volte assaggio le penne all’arrabbiata. Mi piace la pasta.>>
<<No, no, capo allabiata, tu tolnale. Piano, piano. Tu tolna!?>>>>
<<Mostrami la “data” relativa all’ultimo tuo giorno e cercherò di venire a trovarti entro quel dì!>>
<<Davvelo tu venile?>>
<<Conterò i giorni come un bambino che attende il Natale. Poi verrò qua a infilare il mio torrone nella tua cesta e insieme intoneremo: “Jingle Bells”. Ma a dirla tutta mancano più di due mesi a quella festa>>
<<??...và bene, scusa.>>
Mentre mi accingo a lasciare la stanza le chiedo se la mamasan ha mai vinto una scarica di calci nel culo alla lotteria?
<<In caso contrario sarei ben felice di donarle personalmente quell’ambito premio!>>
<<No capito, scusa capo allabiata!>>
Quasi scacciato in malo modo, esco e vengo abbracciato dalla gradevole serata autunnale.


Trascorso qualche giorno mi ritrovo nel quartiere che un tempo dava il nome a un rinomato pastificio e valuto se dare un altra chance o meno alla ragazza. Opto per il "sì".
Una volta giunto nella strada dei colombi, mi appropinquo a varcare quel portone. Vedo passare una ragazza che spero non mi abbia scambiato per un aggressore. Indugia sui suoi passi. Vorrei farle capire che nonostante il buio non ho intenzione di farle alcun male. Spero che non entri nello stesso portone, altrimenti potrebbe facilmente untuire il “vero” motivo della mia presenza. Non devo certo renderne conto a lei. Mi guarda tra lo spaventato e l’indagatorio. Poi sembra capire le mie pacifiche intenzioni e passa oltre il portone. Estrae lo smartphone dalla tasca e chiama qualcuno. Forse una sua amica.
<<Ciao Pipi sono la Bebi, pensa che storia. Ho visto un tipo che secondo me stava salendo dalle cinesi. Ma soccia, come sono messi questi qua? Noi compriamo i dildo e loro fanno i cascamorti con le straniere!>>
Lasciando a parte le mie fantasiose elucubrazioni, le sorrido. Lei ricambia e svolta l’angolo.

Entrando in questo palazzo sempre velocemente non ho mai notato la presenza o meno di un ascensore. Salgo ed entro nel luogo peccaminoso. Chiedo alla mamasan se preferisce il pagamento in yuan o in euro, ma lei come sempre ne’ capisce ne’ vuole capire un cazzo. La ragazza invece mi accoglie festosa.
<<Oggi bene, piano, piano. Altla volta capo incazzata!>>
Le lascio condurre le danze. Succhia il membro accarezzando soavemente i maroni. Poi si stende e accoglie i miei baci. Accoglie con entusiasmo la lappata di topa.
<<Bello, piace, piace, sì, sì...>>
Non mi curo della sua eventuale recita e mi lascio ingoldonare apprestandomi ad infilzarla. La ragazza è ineccepibile. Partecipa con entusiasmo come se stessimo festeggiando tutti e due la stessa cosa. L’apertura di un nuovo centro commerciale o la nuova fermata della metro. Continuo ad omaggiare la sua vulva con colpi di pennello e lei mi riempe di complimenti come se fossi il Caravaggio.
Essendo spesso un burlone nel corso dell’atto le chiedo se dinanzi a un pistolino irto o un hot pot caldo fumante, per quale scelta opterebbe. La sua risposta:
<<Bene amole, oggi piano, piano, altla volta capo allabiata!>>
Giungo finalmente al momento topico della serata, ovvero la motivazione principale per cui ero arrivato in quel di Curdgèla (come la chiamano i nativi); la schizzata finale, contenuta nel goldone.
Sarei quasi propenso a levarmi dai piedi, ma la ragazza insiste perché io mi trattenga ulteriormente, accettando il suo massaggio.
<<Oggi piano, piano, bene!>>
<<Sei gentile, ma spesso i vostri massaggi sono inutili proprio come la presenza dei nostri parlamentari!>>
<<No velo, io blava, oggi piano, piano.>>
Non voglio sembrare maleducato e accetto!
Come previsto il massaggio non pare eccellente, ma la ragazza comunque si impegna. Mi chiede se mi piace e soffocato dalla pressione delle sue mani le rispondo che pur cavandosela forse la preferivo nella modalità porcellina.
<<Glazie, anche tu blavo,>>
<<??>>
Tento di abbandonarmi mente ella mi impasta le membra avendo inserito la modalità: gattina dolce. Miaooo.
Mi immagino insieme a lei, passeggiando mano per mano, come due teneri fidanzatini. Arriviamo fino al Parco dei Giardini, sito a qualche centinaio di metri da quella casa e osserviamo le anatre, che mentre nuotano nel laghetto immergono il becco nell’acqua in cerca di cibo, mostrando il buco del culo alla sue compagne. E lei nel modus operandi delle ragazze orientali, sghignazza battendo le mani. La immagino soffermarsi a guardare mamma oca e poi a palpare il mio pacco mormorando:
<<Mamma che oca!>>
Oppure, domeniche pomeriggio stesi sul divano a guardare noiosissimi programmi televisivi, trattenendo le emissioni di gas per apparire un galantuomo.

Rido sommessamente di tutte queste stronzate prive di alcun fondamento che mi vengono in mente. Intanto la ragazza finalmente termina di impastarmi. Peccato che il pastificio abbia chiuso i battenti ormai da tempo, altrimenti poteva sperare di essere assunta.
Mi chiede se ci rivediamo e per essere gentile le chiedo quando ripasserà in città.
<<Io andale via, non so quando tolnale.>>
<<Perfetto, è tutto chiaro!>>

Le chiedo se posso, prima di uscire, passare in salotto a salutare la mamasan, nella maniera più consona, che consisterebbe nell’attendere l’attimo propizio per omaggiarla con un vigoroso peto detonante. Lei ride, ma non sono sicuro che abbia capito. Ormai non ha più importanza. Alla ragazza ho dato due chance e non penso che gliene darò una terza. Ha saputo comunque regalarmi momenti sublimi. Ma ora, come avrete intuito, ha già cambiato città!

Esco dal palazzo e incontro un anziano signore a passeggio col cane. Mi osserva. Comincio a pensare che in quel rione si diano il cambio per controllare le mie entrate in quel palazzo. Accenno un saluto all’anziano signore, ma mi risponde solo il cane. Memore della citazione parigina d’inizio racconto mi avventuro in un improbabile francesismo:
<<Bonsoir Monsieur. Mi sono recato qua sopra a farmi farcire la baguette!>>
Il signore mormora qualcosa, ma non mi risponde. Avrà pensato: “Questi cretini che vogliono parlare il dialetto e non sono capaci!”
Un autorevole linguista (non nel senso di cunnilingus) in un articolo ha affermato che i dialetti nati attorno alla via Emilia, sono al pari del francese, facenti parti del gruppo di lingue gallico-latine. Quindi forse l’anziano signore e il suo cane avevano ragione.

Accendo il motore e guido nelle strade della città, alla quale sembra non interessare un granchè di dove sono stato prima. Meglio così.

Ancora una volta nel raccontare mi sono prolungato. Il tempo sa essere cattivo, le recensioni si allungano e l’useo si accorcia. Ma stando ai dati di Bruxelles sono ancora nella media europea.

Un Saluto a tutti voi.
 

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