Chiedo per favore una precisazione.
Domandare se è preda o predatore sottintende un'azione di caccia che io non vedo. Si può intendere nel senso di vittima o carnefice?
In questo senso mi sento preda, non della meretrice che mi propone la sua offerta con l'annuncio. Mi sento preda del contesto sociale che mi obbliga ad acquistare un servizio per soddisfare una mia necessità, così come mi sento preda quando acquisto la frutta perchè cresce sugli alberi e potrei raccorglierla gratuitamente ma né la prostituta né il fruttivendolo hanno una colpa in questo. Il loro è soltanto un ruolo, è l'Europa che glielo chiede.
Mi sento preda
Per un punter psicologicamente sano
Mi è venuto mal di testa...
Scusa,ma tu sei un giornalista?non perché. Ogni discussione non ti limiti a rispondere ma sembra quasi un articolo del corriere della sera.Al primo sguardo avrei detto nessuno dei due. Il puttaniere è uno che va a far la spesa. Ma ammetto che la domanda se uno che acquista un servizio sia predatore o preda è sensata. Piacerebbe che i rapporti di forza fossero sempre equilibrati ma questa valutazione dipende più che altro dalla sensibilità della bilancia, uno squilibrio grande o piccolo è funzionale al riequilibrio.
Il predatore non è un essere cattivo, quelle di predatore e di preda sono funzioni dettate dal sistema in cui ci si trova. Il leone non mangia la gazzella perché si diverte ma perché ha fame e non digerisce l'erba. Nonostante sia la sua funzione narurale però, la gazzella risparmierebbe volentieri di essere mangiata.
La società umana dei giorni nostri è un pochino più complicata di quella della savana e una gran parte dei rapporti, anche di forza sono rappresentati dal simbolismo della moneta. Non è colpa mia se tutto si misura in soldi, credetemi, è l'Europa che ce lo chiede.
La prostituzione non è regolamentata, non è monopolistica, era forse oligopolistica un tempo mentre adesso l'offerta è abbondante e le esercenti del tutto scollegate tra loro, la loro tradizionale invidia impedisce di praticare accordi commerciali. E' il rapporto commerciale più naturale e si direbbe che uno squilibrio non sia possibile in queste condizioni. Le regole ci sono ma sono nascoste perché sono diffuse nel tessuto sociale e prendono la forma di educazione, norme pubbliche di comportamento, costumi.
Qualcuno ha scritto che le prostitute vendono qualcosa che non si dovrebbe vendere. In linea di principio si può concordare; ci sono beni che devono restare pubblici perché sono risorse a cui tutti quanti debbono accedere liberamente e non sono prodotte con il lavoro, come l'aria, l'acqua, il petrolio .. ops! Ho proprio l'impressione di essere tornato a rendermi conto che il limite di ciò che è fruibile liberamente è convenzionale e non c'è alcuna regola che permetta di determinarlo per categorie. Nonostante questo sono convinto che se la morale pubblica, che poi si traduce nell'educazione dei singoli, non tramandasse l'idea della sessualità come un bene prezioso da salvaguardare, il sesso sarebbe liberamente fruibile e il ruolo della prostituzione sarebbe di nicchia. Sono convinto anche che questa idea del valore del sesso come bene privato da proteggere sia aumentato negli ultimi decenni e che ciò abbia comportato anche un cambiamento di proporzione tra il sacrificio personale e il sacrificio sociale che una meretrice deve sostenere per esercitare. Resistono ancora ai giorni nostri forme sociali nelle quali non esiste la prostituzione, i costumi sono alquanto liberi e il sesso ampiamente fruibile.
In questo senso mi sento preda, non della meretrice che mi propone la sua offerta con l'annuncio. Mi sento preda del contesto sociale che mi obbliga ad acquistare un servizio per soddisfare una mia necessità, così come mi sento preda quando acquisto la frutta perchè cresce sugli alberi e potrei raccorglierla gratuitamente ma né la prostituta né il fruttivendolo hanno una colpa in questo. Il loro è soltanto un ruolo, è l'Europa che glielo chiede.
Scusa,ma tu sei un giornalista?non perché. Ogni discussione non ti limiti a rispondere ma sembra quasi un articolo del corriere della sera.