SCHEDA TECNICA
CITTA DELL'INCONTRO: Milano
ZONA: 45.494557, 9.197557 (alla confluenza di via Martignoni su viale Marche)
NOME: Daniela
NAZIONALITA': sedicente albanese di Tirana
ETA': 20 dichiarati
SERVIZI OFFERTI (vedi DIZIONARIO): BJ, RAI1 (mission, pecos, smorza)
COMPENSO RICHIESTO: 50 in camera
COMPENSO CONCORDATO: 50+20 di extension
DURATA DELL'INCONTRO: 25 minuti esatti nell'appartamento, poi è scaduto il tempo
DESCRIZIONE FISICA: statura attorno all'1,65, fisico normale (né velinica né sovrapposo) ma con fianchi che si allargheranno con l'età, seno vicno alla 3° taglia e abbastanza tonico, capelli neri raccolti in una codino, viso caruccio, occhi scuri
ATTITUDINE: tecnica buona, per essere operativa da un solo mese, ma troppo assillata dal cronometro ; incespica ancora con l'italiano, ma ha un modo di fare simpatico
LA MIA RECENSIONE:
Passando da viale Marche, noto che una nuova fanciulla dal crine moro è apparsa all'angolo con via Martignoni, dove una volta sostavano la bionda Elena e le sue compagne di scuderia, ormai scomparse dal giro da tempo immemore (Angela, Anna, etc ...)
Un primo passaggio radente per vederla meglio. Pare caruccia, per cui compio un giro dell'isolato e mi affaccio allo stop dall'interno. E' intenta in una conversazione telefonica e, nonostante sia fermo da diversi secondi col finestrino abbassato, non mi dà inizialmente retta. Finalmente si avvicina e, nei ritagli della telefonata, mi conferma che il rate fra le quattro mura è di 50 e che l'appartamento non è lontano da lì (posso persino immaginare quale sia, pur dovendo poi fingere di non sapere dove saremo diretti ). Quando la invito a bordo, finalmente chiude le comunicazioni telefoniche e si accomoda accanto a me.
DANIELA DA TIRANA
Immediata inversione di marcia e ci si incammina verso il solito loft della scuderia albanese, dov'ero stato ospitato sia da Elena che da Anna (avevo invece avuto un pessimo incontro con la celeberrima Angela in quel di Lallio). La moretta, i cui capelli sono raccolti in un piccolo codino, ha un fare simpatico e si presenta come Daniela. Nella conversazione successiva, avanzo qualche dubbio che sia il suo vero nome, perché mi suona poco albanese, ma lei spergiura che è il suo originalissimo. Ad un certo punto, mi pare addirittura che stia per tirare fuori la carta d'identità per confermare che non mi sta mentendo, ma in realtà estrae dalle tasche solamente le chiavi di casa Il viso è da ragazzetta della porta accanto e ha, come segno particolare, una piccola cicatrice tra le due sopracciglia. Gli occhi sono invece truccati con abbondante uso di eyeliner, che ne allunga il profilo verso i lati. A causa del make-up particolarmente carico, le avrei dato 22 anni, ma la fanciulla mi dice di averne 20 e di essere in Italia da un solo mese. In effetti, fa un po' fatica a trovare le parole quando deve esprimere concetti più articolati, ma nella conversazione di base se la cava più che bene.
Parcheggiata la vettura al solito posto, si cammina sotto braccio come due fidanzatini, sino a raggiungere il portone della palazzina. Daniela mi fa strada per un paio di gradini e mi ritrovo davanti il suo fondoschiena, inguainato in una coulotte decisamente aderente. La fanciulla è alta più o meno 1,65 e ha una corporatura normale: non è una velina, ma non è neppure sovrappeso. Per i miei gusti, forse i fianchi sono un po' troppo larghi e, una volta tolti i collant contenitivi che quasi tutte le OTR indossano, potrebbero dilatarsi ancora di più.
Raggiungiamo finalmente la camera, che è quella in cui ho avuto già modo di intrattenermi con le colleghe che l'hanno preceduta qui dentro. Il layout è più o meno quello che ricordavo e tutto è molto ordinato. Di sicuro è un loft che viene usato solo per lavoro, perché sullo stendibiancheria posizionato davanti all'angolo-cucina ci sono praticamente solo lenzuola, il che fa pensare che le attività di ginnastica notturna procedano alacremente.
NON SONO SPOSATA NE' FIDANZATA!
Daniela si accomoda sul letto e inizia a togliersi il giubbino di simil-pelle nero. Sotto aveva solamente una maglia molto scollata, che mette generosamente in evidenza il suo decolleté, comunque sostenuto da un reggiseno a balconcino. In quattro e quattr'otto, si sfila il poco che aveva addosso ed è nuda come mamma l'ha fatta. I seni potrebbero avvicinarsi alla terza taglia, hanno un aspetto sodo (ma, in fin dei conti, Daniela ha solo 20 anni!) e hanno areole molto ampie. Tre ideogrammi cinesi (che sarebbero il nome di suo fratello) sono tatuali sulla parte alta della schiena, su una spalla c'è una croce e su un avambraccio una lettera dell'alfabeto.
Mentre mi spoglio, la ragazza si conferma abbastanza simpatica nella conversazione. Quando le dico la mia età, che ormai è ben superiore alla sua, immagina che sia sposato e che abbia addirittura due figli, un maschio e una femmina per l'esattezza. Non le chiedo i nomi, per sondare a fondo le sue doti di chiaroveggenza, ma sono abbastanza certo di essere più vicino io alla verità, quando sospetto che sia lei quella a essere già fidanzata. "Io non ho anelli, ma tu ne porti uno all'anulare ", le dico, indicando la sua mano destra. Daniela, quasi offesa, dice che mai lavorerebbe sul marciapiede se fosse impegnata con qualcuno e conta i vari anelli che ha sulle dita, per farmi capire che sono una delle sue passioni. "So per certo di ragazze che sono qui con il marito o il fidanzato e che sono le uniche a lavorare, per portare avanti la baracca ", proseguo il mio ragionamento, ma la faccia di Daniela mi fa capire che ha inteso la metà di quello che le ho detto e che ci addentreremmo in un vicolo cieco, perché non parla ancora abbastanza bene l'italiano. Le lascio allora l'obolo sullo scaffale dove sono appoggiati anche i vari ferri del mestiere e la raggiungo sul lettone, il cui materasso è ormai completamente sfondato in ogni angolo.
LA RECE VERA E PROPRIA
Mi sdraio proprio nel mezzo, mi appoggio comodo sui cuscini e affido il fratellino alle sue cure. Daniela arretra completamente il prepuzio e lo incappuccia praticamente al crudo, con un condom trasparente. Si sistema ginocchioni alla mia sinistra, si china sul mio basso ventre e dà inizio all'intrattenimento. La partenza sembra del tutto normale, ma già dopo meno di un minuto è abbastanza chiaro che la moretta ha avuto buone maestre o che è stata addestrata con un'abbondante visione di film porno: una delle sue manine va subito a stuzzicare i gioielli di famiglia e ogni tanto interrompe il su e giù con la testa, per leccare l'asta in tutta la sua lunghezza e per slinguazzare il glande. Quando la osservo ammirato della sua perizia, che è quasi sorprendente per essere in servizio effettivo permanente da un solo mese, mi sorride e mi fa l'occhiolino, dato che ha la bocca piena e non può parlare Nel mentre, le carezzo soprattutto la schiena, che è l'unica parte del suo corpo che mi è al momento accessibile.
Dopo un paio di sessioni di immersione, alternate alle slinguazzate di cui sopra, il fratellino è ormai bello vispo e Daniela propone di passare alla copulazione. Recupera allora un tubetto di lubrificante e ne spreme un po' sopra la punta dell'asta, spargendolo poi con la mano lungo tutta la superficie del condom. Quando tutto è pronto, scegliamo la posizione con cui partire (la missionaria) e allora ci scambiamo di posto sul materasso. Mentre lei allarga le gambe per fare posto al mio compare, osservo meglio la sua zona pubica, che non è completamente depilata com'è d'uso tra le colleghe, ma che presenta una ricrescita ormai evidente. La vulva è discretamente carnosa, con le piccole labbra che si fanno strada verso l'esterno e che emergono dalla morsa di quelle grandi.
UNA BUONA MISSIONARIA
Lasciatale l'incombenza di guidare l'infilamento, mi appoggio sugli avambracci e inizio la mia ginnastica pelvica. Forse perché lei non si è ben distesa o non ha divaricato a sufficienza le gambe, ma all'inizio non mi sembra di avere un buon angolo di penetrazione e di fare abbastanza fatica a muovermi avanti e indietro. Pian piano la situazione migliora e Daniela si mostra di nuovo abbastanza sgamata, nonostante l'apparente gioventù di servizio, perché sin da subito inizia a solleticarmi la schiena con le sue unghie affilate, per poi passare a carezzarmi il petto e a stuzzicarmi i capezzoli. Morirei davvero dalla voglia di sapere chi sia stata la sua maestra, ma preferisco tenere l'anonimato e non rivelarle di avere conosciuto biblicamente quasi tutte le girls che l'hanno preceduta su questo materasso L'unica cosa che mi sorprende è che Daniela sia decisamente parca nei mugolii e nelle sceneggiate da blockbuster hollywoodiano, in cui invece le ragazze albanesi di solito eccellono!
Dopo una prima sessione così, le chiedo il permesso di calarmi su si lei, che mi viene concesso, e allora riprendo a stantuffarla strettamente avvinghiato alla sua schiena. Lei fa altrettanto e fare ginnastica da materasso in questo modo è una cosa che trovo sempre piacevole. Peccato che, dopo un paio di minuti, arrivi inevitabile la calura sahariana e che, perlato dalle prime gocce di sudore, debba arrestarmi a riprendere fiato. Mi struscio un po' pube contro pube, ripeto una seconda sessione e poi devo proprio fermarmi, perché dubito che la fanciulla poi mi concederebbe anche il tempo di una doccia nel suo bagno. Le propongo allora un cambio di posizione e Daniela estrae dal cilindro la pecorina.
UNA PECORINA A CHIAPPE STRETTE
Mi sfilo, ci ridisponiamo sul lettone e me la ritrovo davanti gattoni. Sorprendentemente, però, tiene le gambe completamente serrate l'una all'altra. Provo comunque a infilare l'asta, ma la stessa viene praticamente respinta. "Forse devi allargarle un po' ...", le butto lì, dato che di solito ho sempre visto le altre girls tenerle un po' aperte a V, per non avere la muscolatura troppo contratta. Daniela non sembra capire e dunque ritento l'infilamento, insisto con più forza e alla fine, dopo 2-3 colpetti, la resistenza è vinta e l'asta è di nuovo al calduccio. Mi aggrappo alla sua vita e riprendo la ginnastica pelvica, dapprima con cautela (viste le difficoltà iniziali) e poi con maggiore scioltezza. A causa della posizione che s'è scelta, Daniela sta con la schiena molto inarcata e ora sembra più coinvolta che nella missionaria, perché inizia ad ansimare in modo più evidente. O, magari, si è solo ricordata di schiacciare il pulsante Play sulla traccia mp3 del finto orgasmo
La seconda è l'opzione più probabile, perché, quando mi arresto un attimo a prendere fiato, mi domanda se per caso abbia già varcato il traguardo. La risposta è negativa, ma di certo è scaduto il tempo, perché Daniela mi fa presente che, per l'obolo già versato, non può trattenersi molto più a lungo del quarto d'ora netto che è appena trascorso. Le domando se, con un'extension di 20, si possa prolungare le operazioni con un po' più di calma. Ci pensa un attimo e poi accetta, puntualizzando però che esige l'immediato regolamento delle formalità burocratiche. Abbandono momentaneamente il lettone, le mostro il foglietto azzurro e poi mi corico di nuovo accanto a lei, invocando la posizione successiva: "Mi vieni sopra tu?"
FACCIO LA CONOSCENZA DEL SUO PELUCHE
A conferma del fatto che i mugolii precedenti venissero in realtà dal suo lettore mp3, cosparge ancora un po' di lubrificante e poi si dispone a cavalcioni del mio basso ventre. Completato l'infilamento, inizia la sua galoppata, che non sarebbe neppure male, se non fosse per l'eccessiva brevità. Faccio appena in tempo ad osservare i suoi seni ballonzolanti e a immaginare di allungarvi i miei tentacoli, che già Daniela si arresta. Fortunatamente è solo perché deve avere già un po' di acido lattico nelle cosce: si corica infatti con tutto il peso sul suo fondoschiena, libera le gambe una alla volta e si puntella con le piante dei piedi accanto al mio costato. Si inarca indietro con la schiena, si appoggia anche sui palmi delle mani e riprende la sua ginnastica pelvica. Anche questa nuova sessione non dura però più di 30-40 secondi, perché il letto inizia a cigolare in modo inquietante e lei si ferma. "Che c'è, sei stanca?", le domando. "No, il letto fa troppo rumore e mi dà fastidio ",si lagna la moretta. Mi guardo un attimo in giro e poi le indico il divano: "Se vuoi, possiamo spostarci di là ". Daniela osserva l'altro angolo della stanza, ci pensa un attimo e mi dà il suo placet, ridendo divertita all'idea.
Scendiamo allora dal letto e in un attimo siamo al divano, le cui sedute non son neppure così scomode. Su proposta della stessa Daniela, che sghignazza quando mi vede coricarmi su di lui, il suo pupazzo di peluche viene nominato mio cuscino ufficiale. La moretta sposta lo stendibiancheria e poi proviamo a ripartire, ma oggettivamente non c'è abbastanza spazio per lei, che dovrebbe distendere una gamba sino al pavimento. Vengono allora rimossi anche gli schienali e il nostro improvvisato giaciglio si trasforma quasi in una sorta di divano-letto, se non fosse per gli scomodi braccioli alle estremità. Ora l'appoggio è sufficiente largo e Daniela riesce a salirmi cavalcioni senza eccessiva difficoltà, riuscendo persino a puntellare i piedi accanto a me. Il problema è però che, in tutto questo trambusto, il fratellino ha iniziato a perdere di vigore e, dopo pochi colpi, è evidente che così non si può procedere, perché si sfila quasi subito dalla vulva.
"NON TORNI? NON M'INTERESSA!"
E qui arrivano le note dolenti, perché Daniela si gira verso l'orologio a parete e si rende conto che è trascorso di nuovo troppo tempo. "Che facciamo?", mi domanda, osservando perplessa il mio basso ventre. Il problema però non sta lì, dato che un minimo di buona volontà riuscirebbe a rianimarlo in non più di due minuti e a renderlo di nuovo pronto alla copulazione, ma nel fatto che tutta la sabbia sia ormai passata nell'ampolla sbagliata della clessidra. Io faccio il finto tonto, proponendole di rinvigorire l'asta con un nuovo lavoretto di bocca, ma Daniela ha ben chiaro che è trascorso troppo tempo. Dato che non riesce a spiegarmi il concetto (e io fingo di non capire ), va addirittura a recuperare il suo cellulare e mi mostra l'orologio. "Adesso, 0:55 ...", esordisce col suo ragionamento. "Prima, quando siamo entrati - e me lo mostra con le dita, perché non sa ancora pronunciare tutti i numeri - 0:30". Insomma, 25 minuti sono già troppi per l'obolo di 70 che le ho versato e, se voglio trattenermi ancora più a lungo, dovrei versare un'altra monetina nel juke box.
Daniela si lancia a questo punto in un ragionamento fatto più a gesti che a parole, che temo d'avere compreso solo parzialmente. In sintesi (e se non ho malinteso la sua mimica), lo stesso intoppo ("ieri ... no sborra ... 20 minuti ...") dev'essersi verificato la sera prima con un altro cliente, il quale deve avere giustamente detto che quella politica commerciale di guardare un po' troppo alle lancette dell'orologio non era quella più furba e che difficilmente sarebbe tornato da lei. "Non torni? Non mi interessa!", dev'essere stata la risposta di Daniela, probabilmente ancora inesperta o troppo irreggimentata negli ordini di scuderia. Dato che la storiella della fanciulla è un po' come una parabola di Gesù, in cui concetti generali non vengono esposti per via astratta ma calzati su esempi di vita vissuta, mi è chiaro che c'è ben poco da trattare e che si può considerare l'incontro finito, se non voglio mettere di nuovo mano al portafoglio.
"Va bene, fermiamoci pure qui", le do l'OK a interrompere le danze, avendo già in mente a chi affidare la monetina per condurmi oltre il traguardo. Daniela non sembra addolorata di avere potenzialmente rinunciato a una gallina domani per volere a tutti i costi l'uovo oggi, perché si fionda immediatamente verso lo scaffale dove erano riposti i vari ferri del mestiere, per recuperare i fazzoletti d'ordinanza. Un paio di salviette vengono passate anche a me e così possiamo lindarci sommariamente, prima di procedere alla rivestizione.
QUATTRO CHIACCHIERE PER CONCLUDERE
Lei è ovviamente più celere di me a reindossare i propri abiti e ha così anche il tempo di riordinare l'arredo che avevamo scompigliato poc'anzi. Nel mentre, si mostra comunque cordiale nella conversazione e mi racconta di essere originaria di Tirana, dove vivrebbero ancora i suoi fratelli e sorelle, di cui lei è la minore. Il tempo di raccogliere tutti i nostri averi e si può abbandonare la cameretta, per scendere alla macchina. Daniela si lagna un po' del freddo, che le farà compagnia sino alle 5 della mattina, ma d'altra parte non ha esattamente indosso l'abbigliamento più adeguato per i 10°C scarsi che ci sono fuori: una giacca a vento le terrebbe certo più caldo del giubbino di pelle e, se proprio non vuole coprirsi le gambe con dei fuseaux, almeno potrebbe indossare delle calzette di lana nei suoi stivaletti. Ma non sono di certo né il suo medico né il suo personal shopper e quindi lascio che sia lei a scoprire, piano piano, quello che le servirà per non buscarsi l'influenza prima ancora che inizi l'inverno!
CITTA DELL'INCONTRO: Milano
ZONA: 45.494557, 9.197557 (alla confluenza di via Martignoni su viale Marche)
NOME: Daniela
NAZIONALITA': sedicente albanese di Tirana
ETA': 20 dichiarati
SERVIZI OFFERTI (vedi DIZIONARIO): BJ, RAI1 (mission, pecos, smorza)
COMPENSO RICHIESTO: 50 in camera
COMPENSO CONCORDATO: 50+20 di extension
DURATA DELL'INCONTRO: 25 minuti esatti nell'appartamento, poi è scaduto il tempo
DESCRIZIONE FISICA: statura attorno all'1,65, fisico normale (né velinica né sovrapposo) ma con fianchi che si allargheranno con l'età, seno vicno alla 3° taglia e abbastanza tonico, capelli neri raccolti in una codino, viso caruccio, occhi scuri
ATTITUDINE: tecnica buona, per essere operativa da un solo mese, ma troppo assillata dal cronometro ; incespica ancora con l'italiano, ma ha un modo di fare simpatico
LA MIA RECENSIONE:
Passando da viale Marche, noto che una nuova fanciulla dal crine moro è apparsa all'angolo con via Martignoni, dove una volta sostavano la bionda Elena e le sue compagne di scuderia, ormai scomparse dal giro da tempo immemore (Angela, Anna, etc ...)
Un primo passaggio radente per vederla meglio. Pare caruccia, per cui compio un giro dell'isolato e mi affaccio allo stop dall'interno. E' intenta in una conversazione telefonica e, nonostante sia fermo da diversi secondi col finestrino abbassato, non mi dà inizialmente retta. Finalmente si avvicina e, nei ritagli della telefonata, mi conferma che il rate fra le quattro mura è di 50 e che l'appartamento non è lontano da lì (posso persino immaginare quale sia, pur dovendo poi fingere di non sapere dove saremo diretti ). Quando la invito a bordo, finalmente chiude le comunicazioni telefoniche e si accomoda accanto a me.
DANIELA DA TIRANA
Immediata inversione di marcia e ci si incammina verso il solito loft della scuderia albanese, dov'ero stato ospitato sia da Elena che da Anna (avevo invece avuto un pessimo incontro con la celeberrima Angela in quel di Lallio). La moretta, i cui capelli sono raccolti in un piccolo codino, ha un fare simpatico e si presenta come Daniela. Nella conversazione successiva, avanzo qualche dubbio che sia il suo vero nome, perché mi suona poco albanese, ma lei spergiura che è il suo originalissimo. Ad un certo punto, mi pare addirittura che stia per tirare fuori la carta d'identità per confermare che non mi sta mentendo, ma in realtà estrae dalle tasche solamente le chiavi di casa Il viso è da ragazzetta della porta accanto e ha, come segno particolare, una piccola cicatrice tra le due sopracciglia. Gli occhi sono invece truccati con abbondante uso di eyeliner, che ne allunga il profilo verso i lati. A causa del make-up particolarmente carico, le avrei dato 22 anni, ma la fanciulla mi dice di averne 20 e di essere in Italia da un solo mese. In effetti, fa un po' fatica a trovare le parole quando deve esprimere concetti più articolati, ma nella conversazione di base se la cava più che bene.
Parcheggiata la vettura al solito posto, si cammina sotto braccio come due fidanzatini, sino a raggiungere il portone della palazzina. Daniela mi fa strada per un paio di gradini e mi ritrovo davanti il suo fondoschiena, inguainato in una coulotte decisamente aderente. La fanciulla è alta più o meno 1,65 e ha una corporatura normale: non è una velina, ma non è neppure sovrappeso. Per i miei gusti, forse i fianchi sono un po' troppo larghi e, una volta tolti i collant contenitivi che quasi tutte le OTR indossano, potrebbero dilatarsi ancora di più.
Raggiungiamo finalmente la camera, che è quella in cui ho avuto già modo di intrattenermi con le colleghe che l'hanno preceduta qui dentro. Il layout è più o meno quello che ricordavo e tutto è molto ordinato. Di sicuro è un loft che viene usato solo per lavoro, perché sullo stendibiancheria posizionato davanti all'angolo-cucina ci sono praticamente solo lenzuola, il che fa pensare che le attività di ginnastica notturna procedano alacremente.
NON SONO SPOSATA NE' FIDANZATA!
Daniela si accomoda sul letto e inizia a togliersi il giubbino di simil-pelle nero. Sotto aveva solamente una maglia molto scollata, che mette generosamente in evidenza il suo decolleté, comunque sostenuto da un reggiseno a balconcino. In quattro e quattr'otto, si sfila il poco che aveva addosso ed è nuda come mamma l'ha fatta. I seni potrebbero avvicinarsi alla terza taglia, hanno un aspetto sodo (ma, in fin dei conti, Daniela ha solo 20 anni!) e hanno areole molto ampie. Tre ideogrammi cinesi (che sarebbero il nome di suo fratello) sono tatuali sulla parte alta della schiena, su una spalla c'è una croce e su un avambraccio una lettera dell'alfabeto.
Mentre mi spoglio, la ragazza si conferma abbastanza simpatica nella conversazione. Quando le dico la mia età, che ormai è ben superiore alla sua, immagina che sia sposato e che abbia addirittura due figli, un maschio e una femmina per l'esattezza. Non le chiedo i nomi, per sondare a fondo le sue doti di chiaroveggenza, ma sono abbastanza certo di essere più vicino io alla verità, quando sospetto che sia lei quella a essere già fidanzata. "Io non ho anelli, ma tu ne porti uno all'anulare ", le dico, indicando la sua mano destra. Daniela, quasi offesa, dice che mai lavorerebbe sul marciapiede se fosse impegnata con qualcuno e conta i vari anelli che ha sulle dita, per farmi capire che sono una delle sue passioni. "So per certo di ragazze che sono qui con il marito o il fidanzato e che sono le uniche a lavorare, per portare avanti la baracca ", proseguo il mio ragionamento, ma la faccia di Daniela mi fa capire che ha inteso la metà di quello che le ho detto e che ci addentreremmo in un vicolo cieco, perché non parla ancora abbastanza bene l'italiano. Le lascio allora l'obolo sullo scaffale dove sono appoggiati anche i vari ferri del mestiere e la raggiungo sul lettone, il cui materasso è ormai completamente sfondato in ogni angolo.
LA RECE VERA E PROPRIA
Mi sdraio proprio nel mezzo, mi appoggio comodo sui cuscini e affido il fratellino alle sue cure. Daniela arretra completamente il prepuzio e lo incappuccia praticamente al crudo, con un condom trasparente. Si sistema ginocchioni alla mia sinistra, si china sul mio basso ventre e dà inizio all'intrattenimento. La partenza sembra del tutto normale, ma già dopo meno di un minuto è abbastanza chiaro che la moretta ha avuto buone maestre o che è stata addestrata con un'abbondante visione di film porno: una delle sue manine va subito a stuzzicare i gioielli di famiglia e ogni tanto interrompe il su e giù con la testa, per leccare l'asta in tutta la sua lunghezza e per slinguazzare il glande. Quando la osservo ammirato della sua perizia, che è quasi sorprendente per essere in servizio effettivo permanente da un solo mese, mi sorride e mi fa l'occhiolino, dato che ha la bocca piena e non può parlare Nel mentre, le carezzo soprattutto la schiena, che è l'unica parte del suo corpo che mi è al momento accessibile.
Dopo un paio di sessioni di immersione, alternate alle slinguazzate di cui sopra, il fratellino è ormai bello vispo e Daniela propone di passare alla copulazione. Recupera allora un tubetto di lubrificante e ne spreme un po' sopra la punta dell'asta, spargendolo poi con la mano lungo tutta la superficie del condom. Quando tutto è pronto, scegliamo la posizione con cui partire (la missionaria) e allora ci scambiamo di posto sul materasso. Mentre lei allarga le gambe per fare posto al mio compare, osservo meglio la sua zona pubica, che non è completamente depilata com'è d'uso tra le colleghe, ma che presenta una ricrescita ormai evidente. La vulva è discretamente carnosa, con le piccole labbra che si fanno strada verso l'esterno e che emergono dalla morsa di quelle grandi.
UNA BUONA MISSIONARIA
Lasciatale l'incombenza di guidare l'infilamento, mi appoggio sugli avambracci e inizio la mia ginnastica pelvica. Forse perché lei non si è ben distesa o non ha divaricato a sufficienza le gambe, ma all'inizio non mi sembra di avere un buon angolo di penetrazione e di fare abbastanza fatica a muovermi avanti e indietro. Pian piano la situazione migliora e Daniela si mostra di nuovo abbastanza sgamata, nonostante l'apparente gioventù di servizio, perché sin da subito inizia a solleticarmi la schiena con le sue unghie affilate, per poi passare a carezzarmi il petto e a stuzzicarmi i capezzoli. Morirei davvero dalla voglia di sapere chi sia stata la sua maestra, ma preferisco tenere l'anonimato e non rivelarle di avere conosciuto biblicamente quasi tutte le girls che l'hanno preceduta su questo materasso L'unica cosa che mi sorprende è che Daniela sia decisamente parca nei mugolii e nelle sceneggiate da blockbuster hollywoodiano, in cui invece le ragazze albanesi di solito eccellono!
Dopo una prima sessione così, le chiedo il permesso di calarmi su si lei, che mi viene concesso, e allora riprendo a stantuffarla strettamente avvinghiato alla sua schiena. Lei fa altrettanto e fare ginnastica da materasso in questo modo è una cosa che trovo sempre piacevole. Peccato che, dopo un paio di minuti, arrivi inevitabile la calura sahariana e che, perlato dalle prime gocce di sudore, debba arrestarmi a riprendere fiato. Mi struscio un po' pube contro pube, ripeto una seconda sessione e poi devo proprio fermarmi, perché dubito che la fanciulla poi mi concederebbe anche il tempo di una doccia nel suo bagno. Le propongo allora un cambio di posizione e Daniela estrae dal cilindro la pecorina.
UNA PECORINA A CHIAPPE STRETTE
Mi sfilo, ci ridisponiamo sul lettone e me la ritrovo davanti gattoni. Sorprendentemente, però, tiene le gambe completamente serrate l'una all'altra. Provo comunque a infilare l'asta, ma la stessa viene praticamente respinta. "Forse devi allargarle un po' ...", le butto lì, dato che di solito ho sempre visto le altre girls tenerle un po' aperte a V, per non avere la muscolatura troppo contratta. Daniela non sembra capire e dunque ritento l'infilamento, insisto con più forza e alla fine, dopo 2-3 colpetti, la resistenza è vinta e l'asta è di nuovo al calduccio. Mi aggrappo alla sua vita e riprendo la ginnastica pelvica, dapprima con cautela (viste le difficoltà iniziali) e poi con maggiore scioltezza. A causa della posizione che s'è scelta, Daniela sta con la schiena molto inarcata e ora sembra più coinvolta che nella missionaria, perché inizia ad ansimare in modo più evidente. O, magari, si è solo ricordata di schiacciare il pulsante Play sulla traccia mp3 del finto orgasmo
La seconda è l'opzione più probabile, perché, quando mi arresto un attimo a prendere fiato, mi domanda se per caso abbia già varcato il traguardo. La risposta è negativa, ma di certo è scaduto il tempo, perché Daniela mi fa presente che, per l'obolo già versato, non può trattenersi molto più a lungo del quarto d'ora netto che è appena trascorso. Le domando se, con un'extension di 20, si possa prolungare le operazioni con un po' più di calma. Ci pensa un attimo e poi accetta, puntualizzando però che esige l'immediato regolamento delle formalità burocratiche. Abbandono momentaneamente il lettone, le mostro il foglietto azzurro e poi mi corico di nuovo accanto a lei, invocando la posizione successiva: "Mi vieni sopra tu?"
FACCIO LA CONOSCENZA DEL SUO PELUCHE
A conferma del fatto che i mugolii precedenti venissero in realtà dal suo lettore mp3, cosparge ancora un po' di lubrificante e poi si dispone a cavalcioni del mio basso ventre. Completato l'infilamento, inizia la sua galoppata, che non sarebbe neppure male, se non fosse per l'eccessiva brevità. Faccio appena in tempo ad osservare i suoi seni ballonzolanti e a immaginare di allungarvi i miei tentacoli, che già Daniela si arresta. Fortunatamente è solo perché deve avere già un po' di acido lattico nelle cosce: si corica infatti con tutto il peso sul suo fondoschiena, libera le gambe una alla volta e si puntella con le piante dei piedi accanto al mio costato. Si inarca indietro con la schiena, si appoggia anche sui palmi delle mani e riprende la sua ginnastica pelvica. Anche questa nuova sessione non dura però più di 30-40 secondi, perché il letto inizia a cigolare in modo inquietante e lei si ferma. "Che c'è, sei stanca?", le domando. "No, il letto fa troppo rumore e mi dà fastidio ",si lagna la moretta. Mi guardo un attimo in giro e poi le indico il divano: "Se vuoi, possiamo spostarci di là ". Daniela osserva l'altro angolo della stanza, ci pensa un attimo e mi dà il suo placet, ridendo divertita all'idea.
Scendiamo allora dal letto e in un attimo siamo al divano, le cui sedute non son neppure così scomode. Su proposta della stessa Daniela, che sghignazza quando mi vede coricarmi su di lui, il suo pupazzo di peluche viene nominato mio cuscino ufficiale. La moretta sposta lo stendibiancheria e poi proviamo a ripartire, ma oggettivamente non c'è abbastanza spazio per lei, che dovrebbe distendere una gamba sino al pavimento. Vengono allora rimossi anche gli schienali e il nostro improvvisato giaciglio si trasforma quasi in una sorta di divano-letto, se non fosse per gli scomodi braccioli alle estremità. Ora l'appoggio è sufficiente largo e Daniela riesce a salirmi cavalcioni senza eccessiva difficoltà, riuscendo persino a puntellare i piedi accanto a me. Il problema è però che, in tutto questo trambusto, il fratellino ha iniziato a perdere di vigore e, dopo pochi colpi, è evidente che così non si può procedere, perché si sfila quasi subito dalla vulva.
"NON TORNI? NON M'INTERESSA!"
E qui arrivano le note dolenti, perché Daniela si gira verso l'orologio a parete e si rende conto che è trascorso di nuovo troppo tempo. "Che facciamo?", mi domanda, osservando perplessa il mio basso ventre. Il problema però non sta lì, dato che un minimo di buona volontà riuscirebbe a rianimarlo in non più di due minuti e a renderlo di nuovo pronto alla copulazione, ma nel fatto che tutta la sabbia sia ormai passata nell'ampolla sbagliata della clessidra. Io faccio il finto tonto, proponendole di rinvigorire l'asta con un nuovo lavoretto di bocca, ma Daniela ha ben chiaro che è trascorso troppo tempo. Dato che non riesce a spiegarmi il concetto (e io fingo di non capire ), va addirittura a recuperare il suo cellulare e mi mostra l'orologio. "Adesso, 0:55 ...", esordisce col suo ragionamento. "Prima, quando siamo entrati - e me lo mostra con le dita, perché non sa ancora pronunciare tutti i numeri - 0:30". Insomma, 25 minuti sono già troppi per l'obolo di 70 che le ho versato e, se voglio trattenermi ancora più a lungo, dovrei versare un'altra monetina nel juke box.
Daniela si lancia a questo punto in un ragionamento fatto più a gesti che a parole, che temo d'avere compreso solo parzialmente. In sintesi (e se non ho malinteso la sua mimica), lo stesso intoppo ("ieri ... no sborra ... 20 minuti ...") dev'essersi verificato la sera prima con un altro cliente, il quale deve avere giustamente detto che quella politica commerciale di guardare un po' troppo alle lancette dell'orologio non era quella più furba e che difficilmente sarebbe tornato da lei. "Non torni? Non mi interessa!", dev'essere stata la risposta di Daniela, probabilmente ancora inesperta o troppo irreggimentata negli ordini di scuderia. Dato che la storiella della fanciulla è un po' come una parabola di Gesù, in cui concetti generali non vengono esposti per via astratta ma calzati su esempi di vita vissuta, mi è chiaro che c'è ben poco da trattare e che si può considerare l'incontro finito, se non voglio mettere di nuovo mano al portafoglio.
"Va bene, fermiamoci pure qui", le do l'OK a interrompere le danze, avendo già in mente a chi affidare la monetina per condurmi oltre il traguardo. Daniela non sembra addolorata di avere potenzialmente rinunciato a una gallina domani per volere a tutti i costi l'uovo oggi, perché si fionda immediatamente verso lo scaffale dove erano riposti i vari ferri del mestiere, per recuperare i fazzoletti d'ordinanza. Un paio di salviette vengono passate anche a me e così possiamo lindarci sommariamente, prima di procedere alla rivestizione.
QUATTRO CHIACCHIERE PER CONCLUDERE
Lei è ovviamente più celere di me a reindossare i propri abiti e ha così anche il tempo di riordinare l'arredo che avevamo scompigliato poc'anzi. Nel mentre, si mostra comunque cordiale nella conversazione e mi racconta di essere originaria di Tirana, dove vivrebbero ancora i suoi fratelli e sorelle, di cui lei è la minore. Il tempo di raccogliere tutti i nostri averi e si può abbandonare la cameretta, per scendere alla macchina. Daniela si lagna un po' del freddo, che le farà compagnia sino alle 5 della mattina, ma d'altra parte non ha esattamente indosso l'abbigliamento più adeguato per i 10°C scarsi che ci sono fuori: una giacca a vento le terrebbe certo più caldo del giubbino di pelle e, se proprio non vuole coprirsi le gambe con dei fuseaux, almeno potrebbe indossare delle calzette di lana nei suoi stivaletti. Ma non sono di certo né il suo medico né il suo personal shopper e quindi lascio che sia lei a scoprire, piano piano, quello che le servirà per non buscarsi l'influenza prima ancora che inizi l'inverno!