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Periodo difficile, serata pesante, quale migliore svago che un puttan-tour per schiarirsi le idee?
Eccomi a sondare il terreno nei pressi del Brianteo, per un incontro dalle sensazioni forti con un trans, chiedendo per il ricovero tra le 4 mura. Non trovo quello che cerco, non è qui, e vola circa 1h e ½: è mezzanotte e mi indirizzo verso Sesto, zona centro Sarca, passando per Fulvio Testi e zona Vulcano, anche qui inizio la litania di interviste alle ragazze in loco, con le risposte tutte uguali, quasi sembri uno standard: nella migliore 100 a casa o 100 + camera. Soldi a parte è l’atteggiamento da distributore automatico di sesso che mi annichilisce.
Ma all’ennesima intervista (https://maps.google.it/maps?hl=it&l...=8dbMawBqdx96ghe-XzsHXw&cbp=12,146.8,,0,22.53), potenzialmente uguale alle precedenti, tutto cambia: bastano poche parole, il suo atteggiamento genuino e la sua disponibilità di sigle (fk, bbj, rai1 e 2 con calma a 50 rose) e ad ospitarmi che destano in me interesse e fanno si che accetti la sua proposta.
Lei si chiama Simona, è rumena di Bucarest, ha 31 anni e 2 figlie piccole, non è una figa ne di fisico ne di viso, ma da subito mi sono sentito a mio agio come con una amica. Meno di 5 min e parcheggiamo sotto casa sua, in via Roma a Sesto. Appartamento di ringhiera al 5^ piano in stabile vecchio, quindi senz’ascensore: la cosa che mi ha allertato/stuzzicato, è che mentre salivamo le rampe io la tenevo sottobraccio e lei con la mano dietro mi serrava la giacca. Atteggiamento alquanto strano e confidenziale per chi esercita questo mestiere. Per cui se da un lato mi intrigava il suo porsi in modo molto amichevole, dall’altra con la testa scrutavo tutti i ballatoi come a cercare possibili complici in agguato. Per rompere la monotonia del susseguirsi dei gradini, ogni tanto scendevo con la mano a tastarle il culo che avevo adocchiato sodo quando è scesa dall’auto: la mano ho trovato conferma dell’occhio.
Finalmente in cima, entriamo in questo bilo un po’ fatiscente ma non tanto per qualche mattonella rotta, più che altro per lo stile alternativo di certe soluzioni, a partire dalle sedie del tavolo nessuna imparentata con le altre e finendo con il telo simil damascato che divide zona giorno dalla zona notte, dove il letto si presentava con 2 materassi nature con sopra un pled. Qualche collina di indumenti sparsi qua e la e foto delle figlie sparse un po’ ovunque completano l’arredamento. Del bagno ho avuto pietà anche perché non c’è ne stato strettamente bisogno.
Senza nessuna fretta da parte sua, che inizia a spogliarsi con calma iniziando a smontare l’apparato di fili (tra cuffie del lettore e quelle dell’auricolare), me la ritrovo in 2 pezzi e partiamo in piedi, con fk e palpeggiamenti, finendo sul letto.
Mentre eravamo intenti nella fase di riscaldamento, con tanto di occhiolino da parte sua quando ho infilato la mano negli slip, al 1^ rotolamento di corpi, è lei ad interrompere le operazioni notando il velo di tristezza sui miei occhi. Non mi sottraggo e apriamo una parentesi di problemi personali, prima miei e poi suoi, ma senza lagne eccessive, in modo asciutto, con la consapevolezza che, anche se amaro e pesante, è un momento e la vita va avanti.
Avanti, appunto. Ma io ho avuto la fortuna(?) di incontrare la Maria de Filippi delle OTR/loft, che domanda dopo domanda, anche a seguito delle mie risposte monche e della ripresa di palpeggiamenti sul culo, come a dire proseguiamo, non la smetteva di parlare. Con un’azione combinata della mia mano in figa e della bocca l’ho riportata sulla retta via.
Tolti anche gli ultimi ostacoli sulle nostre parti intime, ci siamo lasciati andare ad un amplesso in crescendo, caratterizzato da “viva e vibrante” soddisfazione (70%mia e 30%sua). Ma andiamo con ordine.
Mi stendo beato e iniziamo con una rinfrescata “a salvietta” dell’attrezzo, per poi imboccarlo con buona tecnica, a tratti energica con affondi cadenzati, senza cedere a manierismi asettici. Il trattamento mi rinvigorisce, per cui le chiedo di cambiare posizione: lei stesa e io sulle ginocchia, così da poterla imboccare e avere comodamente il suo corpo a portata di mano. Ha un fisico non da velina: pelle bianchissima, con una 2^ di tette adolescenziali, ventre con un accenno di pancia e gambe tornite ma toniche, per finire con un culo leggermente fuori misura per il suo fisico ma sodo e naturale.
Il viso: ha proprio la faccia di una cameriera (senza offesa per la categoria), e infatti lavora in un ristorante fuori Milano. Capelli castano chiari, che le arrivano poco + sopra delle spalle, con un’espressione vispa e una fossetta mento, occhi nocciola e belle labbra, danno bellezza a dei lineamenti oggettivamente non appetibili.
Riprendendo con le zozzerie: noto che mentre mi pompa con tutte le qualità di cui sopra, la mia mano è stretta in una morsa in mezzo alle sue gambe, con le dita che trovano un ambiente ben umidificato. Passo al digitale sul 2^, qui il segnale sembra addirittura migliore. Decido di inserire la spina: mentre prende il cappotto, mi propone con sorriso malizioso di andare solo di rai2 causa post ciclo. Vabbuò va, facciamolo sto sforzo.
Tra i vari prodotti lubrificanti, lei ha scelto la cera di cupra con la cui unge entrambi. Si stende, gambe a cavalcioni e mi presenta il suo ano: puntamento e penetrazione, entra come fosse burro, il che credo sia dovuto non solo al prodotto applicato, ma soprattutto alla sua cubatura naturale. Insomma, è un talento anale.
Non la spaventa infatti ne il ritmo alto ne l’affondo violento, avendo quel popò di airbag che contribuisce per lei ad attutire l’impeto dell’affondo e per l’”utilizzatore finale” ad aumentare il comfort di marcia con quella sensazione di carne tonica che gratifica il bacino.
La invito a passare alla sarda, cosa che fa con molta disponibilità, per gustare anche alla vista ciò che avevo saggiato con mano. Pur non essendo un fan accanito del 2^ canale, non posso fare a meno di gustare la mia performance, sia come intesità di ritmo che visivamente. Nel mentre ci scambiamo fk con sua ottima torsione di busto, acceleriamo con tanto di mano sulla sua nuca per dare maggiore profondità all’affondo, e non mancano strizzate alle sue tettine come intermezzo.
Fin qui l’incontro, al di là dell’aspetto umano, ha avuto il merito di rivitalizzarmi dal punto di vista fisico, per cui adesso mi sento carico e con la possibilità di andare avanti in scioltezza. Ma ecco che nei miei pensieri lussuriosi balena un’idea: e se concludessimo con un bel CIM? Glielo sussurro in un orecchio come un vezzo romantico, e per tutta risposta mi chiede come mai.
“C’è un perché per il CIM?” Potrebbe essere un bello lo spot.
Asserisco (mentendo) che così andrei di lungo, mentre con l’aiuto delle sue labbra ci avvieremo verso la fine.
Ricevo il suo ok e dopo aver completato l’ultimo giro di colpi nel suo accogliente fondo schiena estraggo e scappuccio. Così come premuroso è stato il suo atteggiamento verso di me, anche adesso sistema il cuscino, mi invita a stendermi (come a dire: “a te ci penso io”) e parte con il trattamento finale di bocca. Partenza energica che non fa fatica a rallentare su mio suggerimento, con tanto di sguardi rivolti al mio indirizzo ai prodromi di piacere. Ma le energie che lei ha risvegliato in me, chiedono di essere consumate sino in fondo, per cui le chiedo di invertirci: lei stesa sotto e io sulle ginocchia. Prendo a segarmi puntando la sua bocca, ma lei con fare gentile mi toglie l’asta dalle mani perché ci tiene a finire il lavoro di suo pugno. Libere le mani posso impegnarle rispettivamente a supporto della sua testa e nel piatto forte dell’incontro, vale a dire rai2.
Sappiamo tutti delle proprietà benefiche sul sistema neurologico combinate con il rilascio di endorfine durante l’orgasmo, ebbene, se a queste aggiungete la goduria mentale apportata dal solleticare un ano mentre il vostro seme è accolto nella bocca del partner che continua la sua opera senza accenno di disagio, converrete con me che l’espressione “toccare il cielo con un dito” non è solo un’astrazione ma trova, seppur di rado, situazioni concrete in cui manifestarsi.
Morale della favola: come un Mario Tozzi della patata, la mia ricerca e gli studi in campo sessuale non conoscono confini, ne di genere, ne di luoghi. Attualmente, nel corso delle ricerche di cui ho già accennato circa la “Teoria e calcolo della figaggine”, posso dire che, anche in questo caso, l’assioma p*f=k è corroborato dalla prova pratica. Voglio altresì sottolineare il livello di customer-care sperimentato suffragato dalla dovizia di particolari riportata.
In altre parole: se cercate la velina, sta da un’altra parte. Con Simona, vi sembrerà di scoparvi la cameriera rumena che serve in pizzeria, ma “serve” a letto.
A chi desiderasse approfondire l’argomento, ho ricevuto autorizzazione a passare il numero della succitata.
Eccomi a sondare il terreno nei pressi del Brianteo, per un incontro dalle sensazioni forti con un trans, chiedendo per il ricovero tra le 4 mura. Non trovo quello che cerco, non è qui, e vola circa 1h e ½: è mezzanotte e mi indirizzo verso Sesto, zona centro Sarca, passando per Fulvio Testi e zona Vulcano, anche qui inizio la litania di interviste alle ragazze in loco, con le risposte tutte uguali, quasi sembri uno standard: nella migliore 100 a casa o 100 + camera. Soldi a parte è l’atteggiamento da distributore automatico di sesso che mi annichilisce.
Ma all’ennesima intervista (https://maps.google.it/maps?hl=it&l...=8dbMawBqdx96ghe-XzsHXw&cbp=12,146.8,,0,22.53), potenzialmente uguale alle precedenti, tutto cambia: bastano poche parole, il suo atteggiamento genuino e la sua disponibilità di sigle (fk, bbj, rai1 e 2 con calma a 50 rose) e ad ospitarmi che destano in me interesse e fanno si che accetti la sua proposta.
Lei si chiama Simona, è rumena di Bucarest, ha 31 anni e 2 figlie piccole, non è una figa ne di fisico ne di viso, ma da subito mi sono sentito a mio agio come con una amica. Meno di 5 min e parcheggiamo sotto casa sua, in via Roma a Sesto. Appartamento di ringhiera al 5^ piano in stabile vecchio, quindi senz’ascensore: la cosa che mi ha allertato/stuzzicato, è che mentre salivamo le rampe io la tenevo sottobraccio e lei con la mano dietro mi serrava la giacca. Atteggiamento alquanto strano e confidenziale per chi esercita questo mestiere. Per cui se da un lato mi intrigava il suo porsi in modo molto amichevole, dall’altra con la testa scrutavo tutti i ballatoi come a cercare possibili complici in agguato. Per rompere la monotonia del susseguirsi dei gradini, ogni tanto scendevo con la mano a tastarle il culo che avevo adocchiato sodo quando è scesa dall’auto: la mano ho trovato conferma dell’occhio.
Finalmente in cima, entriamo in questo bilo un po’ fatiscente ma non tanto per qualche mattonella rotta, più che altro per lo stile alternativo di certe soluzioni, a partire dalle sedie del tavolo nessuna imparentata con le altre e finendo con il telo simil damascato che divide zona giorno dalla zona notte, dove il letto si presentava con 2 materassi nature con sopra un pled. Qualche collina di indumenti sparsi qua e la e foto delle figlie sparse un po’ ovunque completano l’arredamento. Del bagno ho avuto pietà anche perché non c’è ne stato strettamente bisogno.
Senza nessuna fretta da parte sua, che inizia a spogliarsi con calma iniziando a smontare l’apparato di fili (tra cuffie del lettore e quelle dell’auricolare), me la ritrovo in 2 pezzi e partiamo in piedi, con fk e palpeggiamenti, finendo sul letto.
Mentre eravamo intenti nella fase di riscaldamento, con tanto di occhiolino da parte sua quando ho infilato la mano negli slip, al 1^ rotolamento di corpi, è lei ad interrompere le operazioni notando il velo di tristezza sui miei occhi. Non mi sottraggo e apriamo una parentesi di problemi personali, prima miei e poi suoi, ma senza lagne eccessive, in modo asciutto, con la consapevolezza che, anche se amaro e pesante, è un momento e la vita va avanti.
Avanti, appunto. Ma io ho avuto la fortuna(?) di incontrare la Maria de Filippi delle OTR/loft, che domanda dopo domanda, anche a seguito delle mie risposte monche e della ripresa di palpeggiamenti sul culo, come a dire proseguiamo, non la smetteva di parlare. Con un’azione combinata della mia mano in figa e della bocca l’ho riportata sulla retta via.
Tolti anche gli ultimi ostacoli sulle nostre parti intime, ci siamo lasciati andare ad un amplesso in crescendo, caratterizzato da “viva e vibrante” soddisfazione (70%mia e 30%sua). Ma andiamo con ordine.
Mi stendo beato e iniziamo con una rinfrescata “a salvietta” dell’attrezzo, per poi imboccarlo con buona tecnica, a tratti energica con affondi cadenzati, senza cedere a manierismi asettici. Il trattamento mi rinvigorisce, per cui le chiedo di cambiare posizione: lei stesa e io sulle ginocchia, così da poterla imboccare e avere comodamente il suo corpo a portata di mano. Ha un fisico non da velina: pelle bianchissima, con una 2^ di tette adolescenziali, ventre con un accenno di pancia e gambe tornite ma toniche, per finire con un culo leggermente fuori misura per il suo fisico ma sodo e naturale.
Il viso: ha proprio la faccia di una cameriera (senza offesa per la categoria), e infatti lavora in un ristorante fuori Milano. Capelli castano chiari, che le arrivano poco + sopra delle spalle, con un’espressione vispa e una fossetta mento, occhi nocciola e belle labbra, danno bellezza a dei lineamenti oggettivamente non appetibili.
Riprendendo con le zozzerie: noto che mentre mi pompa con tutte le qualità di cui sopra, la mia mano è stretta in una morsa in mezzo alle sue gambe, con le dita che trovano un ambiente ben umidificato. Passo al digitale sul 2^, qui il segnale sembra addirittura migliore. Decido di inserire la spina: mentre prende il cappotto, mi propone con sorriso malizioso di andare solo di rai2 causa post ciclo. Vabbuò va, facciamolo sto sforzo.
Tra i vari prodotti lubrificanti, lei ha scelto la cera di cupra con la cui unge entrambi. Si stende, gambe a cavalcioni e mi presenta il suo ano: puntamento e penetrazione, entra come fosse burro, il che credo sia dovuto non solo al prodotto applicato, ma soprattutto alla sua cubatura naturale. Insomma, è un talento anale.
Non la spaventa infatti ne il ritmo alto ne l’affondo violento, avendo quel popò di airbag che contribuisce per lei ad attutire l’impeto dell’affondo e per l’”utilizzatore finale” ad aumentare il comfort di marcia con quella sensazione di carne tonica che gratifica il bacino.
La invito a passare alla sarda, cosa che fa con molta disponibilità, per gustare anche alla vista ciò che avevo saggiato con mano. Pur non essendo un fan accanito del 2^ canale, non posso fare a meno di gustare la mia performance, sia come intesità di ritmo che visivamente. Nel mentre ci scambiamo fk con sua ottima torsione di busto, acceleriamo con tanto di mano sulla sua nuca per dare maggiore profondità all’affondo, e non mancano strizzate alle sue tettine come intermezzo.
Fin qui l’incontro, al di là dell’aspetto umano, ha avuto il merito di rivitalizzarmi dal punto di vista fisico, per cui adesso mi sento carico e con la possibilità di andare avanti in scioltezza. Ma ecco che nei miei pensieri lussuriosi balena un’idea: e se concludessimo con un bel CIM? Glielo sussurro in un orecchio come un vezzo romantico, e per tutta risposta mi chiede come mai.
“C’è un perché per il CIM?” Potrebbe essere un bello lo spot.
Asserisco (mentendo) che così andrei di lungo, mentre con l’aiuto delle sue labbra ci avvieremo verso la fine.
Ricevo il suo ok e dopo aver completato l’ultimo giro di colpi nel suo accogliente fondo schiena estraggo e scappuccio. Così come premuroso è stato il suo atteggiamento verso di me, anche adesso sistema il cuscino, mi invita a stendermi (come a dire: “a te ci penso io”) e parte con il trattamento finale di bocca. Partenza energica che non fa fatica a rallentare su mio suggerimento, con tanto di sguardi rivolti al mio indirizzo ai prodromi di piacere. Ma le energie che lei ha risvegliato in me, chiedono di essere consumate sino in fondo, per cui le chiedo di invertirci: lei stesa sotto e io sulle ginocchia. Prendo a segarmi puntando la sua bocca, ma lei con fare gentile mi toglie l’asta dalle mani perché ci tiene a finire il lavoro di suo pugno. Libere le mani posso impegnarle rispettivamente a supporto della sua testa e nel piatto forte dell’incontro, vale a dire rai2.
Sappiamo tutti delle proprietà benefiche sul sistema neurologico combinate con il rilascio di endorfine durante l’orgasmo, ebbene, se a queste aggiungete la goduria mentale apportata dal solleticare un ano mentre il vostro seme è accolto nella bocca del partner che continua la sua opera senza accenno di disagio, converrete con me che l’espressione “toccare il cielo con un dito” non è solo un’astrazione ma trova, seppur di rado, situazioni concrete in cui manifestarsi.
Morale della favola: come un Mario Tozzi della patata, la mia ricerca e gli studi in campo sessuale non conoscono confini, ne di genere, ne di luoghi. Attualmente, nel corso delle ricerche di cui ho già accennato circa la “Teoria e calcolo della figaggine”, posso dire che, anche in questo caso, l’assioma p*f=k è corroborato dalla prova pratica. Voglio altresì sottolineare il livello di customer-care sperimentato suffragato dalla dovizia di particolari riportata.
In altre parole: se cercate la velina, sta da un’altra parte. Con Simona, vi sembrerà di scoparvi la cameriera rumena che serve in pizzeria, ma “serve” a letto.
A chi desiderasse approfondire l’argomento, ho ricevuto autorizzazione a passare il numero della succitata.