Mi permetto di intervenire e di suggerire una terza via che va oltre il solito binomio “innamorarsi di una escort è possibile purchè accetti quello che lei fa†/ “innamorarsi non va bene perché oltre all’uccello ti succhia anche tutti i soldiâ€.
Io è da qualche mese che mi dedico alle non prof e, si sa, questo è un campo dove problematiche come quelle di questo thread possono saltare fuori con maggiore facilità . Non a caso sto giusto vivendo una relazione con una non prof che è uscita dalla logica del rapporto cliente/prostituta.
Però non è assolutamente entrato nella logica del rapporto fra due amanti ne tantomeno fra due innamorati (quantomeno dal mio punto di vista).
Mi spiego.
Quando contattiamo una girl per un incontro quasi tutti noi ci presentiamo con una maschera per garantirci la nostra privacy: abbiamo due cel o due schede telefoniche, abbiamo un secondo nome, ci prepariamo molte risposte costruite alle solite domande di rito che ci vengono fatte e via di seguito (almeno questo è il mio caso). Al punto che quando me le sento fare, tutte queste domande, rispondo: sai bene che ora ti dirò una balla, se la vuoi sentire lo stesso te la dico, altrimenti passiamo ad altro, che è meglio!
L’incontro con una ragazza io lo vedo come uno spostamento su un’altra dimensione: io ho già una famiglia, una moglie, dei figli, un lavoro, insomma ho la fortuna di avere tutto quello che uno potrebbe desiderare, con i suoi pregi e, ovviamente i suoi difetti, cioè litigi e dissapori in famiglia, mutui da pagare, imprecazioni al lavoro e via di seguito. Sappiamo bene che non tutto è sempre rose e fiori.
Quindi gli incontri si traducono in un qualcusa di più di quel tanto che hai già , ma anche in un qualcosa d’altro, un tentativo di evasione, una uscita di sicurezza sempre pronta per l’evenienza.
Sono 2, 3, 4 ore che rubi al mondo. Momenti in cui mi piace, diciamo così, rimettermi in gioco. Perché di questo stiamo parlando: un gioco che prevede due persone, chiuse in una stanza come se fossero sotto una cupula di vetro che le separa dall’esterno, lasciando fuori i loro nomi, i loro cognomi, la loro storia, il loro conto in banca, il loro essere dottori, operai, single e chi più ne ha più ne metta. Due corpi nudi, soli ed infinitamente uguali che decidono consapevolmente di donarsi piacere e di cercare di lasciare un ricordo indelebile nella mente nell’altro, una volta usciti dalla cupola (e dalla copula). È qui lo scopo del gioco.
Ed è in questo che si infila la terza via. Se il gioco riesce e i due partecipanti riescono a mantenere, diciamo così, il più stretto riserbo su chi effettivamente siano, può ripresentarsi anche un’altra occasione, e il pagare, vi garantisco, diventa solamente una semplice appendice.
L’incontrarsi più volte con la stessa ragazza, lo stabile con lei un legame particolare, il sapere che vi è una relazione che va oltre la saliva, il sudore, i suoi umori vaginale o i tuoi fiotti di sperma che gli caramellano il seno è stupendo anche se ancorato a quella mezza giornata a settimana (o 10 giorni, o due settimane o al mese).
A quel punto non sarò solo io a rubare qualche ora al mondo, ma saremo in due, rimanendo con la consapevolezza che sempre di furto stiamo parlando, sempre reato e peccato è. Ma oh!, se mai un giorno dovessi pagare e rispondere di questo peccato che sia, lo farò.
Sempre col sorriso sulle labbra.
Io è da qualche mese che mi dedico alle non prof e, si sa, questo è un campo dove problematiche come quelle di questo thread possono saltare fuori con maggiore facilità . Non a caso sto giusto vivendo una relazione con una non prof che è uscita dalla logica del rapporto cliente/prostituta.
Però non è assolutamente entrato nella logica del rapporto fra due amanti ne tantomeno fra due innamorati (quantomeno dal mio punto di vista).
Mi spiego.
Quando contattiamo una girl per un incontro quasi tutti noi ci presentiamo con una maschera per garantirci la nostra privacy: abbiamo due cel o due schede telefoniche, abbiamo un secondo nome, ci prepariamo molte risposte costruite alle solite domande di rito che ci vengono fatte e via di seguito (almeno questo è il mio caso). Al punto che quando me le sento fare, tutte queste domande, rispondo: sai bene che ora ti dirò una balla, se la vuoi sentire lo stesso te la dico, altrimenti passiamo ad altro, che è meglio!
L’incontro con una ragazza io lo vedo come uno spostamento su un’altra dimensione: io ho già una famiglia, una moglie, dei figli, un lavoro, insomma ho la fortuna di avere tutto quello che uno potrebbe desiderare, con i suoi pregi e, ovviamente i suoi difetti, cioè litigi e dissapori in famiglia, mutui da pagare, imprecazioni al lavoro e via di seguito. Sappiamo bene che non tutto è sempre rose e fiori.
Quindi gli incontri si traducono in un qualcusa di più di quel tanto che hai già , ma anche in un qualcosa d’altro, un tentativo di evasione, una uscita di sicurezza sempre pronta per l’evenienza.
Sono 2, 3, 4 ore che rubi al mondo. Momenti in cui mi piace, diciamo così, rimettermi in gioco. Perché di questo stiamo parlando: un gioco che prevede due persone, chiuse in una stanza come se fossero sotto una cupula di vetro che le separa dall’esterno, lasciando fuori i loro nomi, i loro cognomi, la loro storia, il loro conto in banca, il loro essere dottori, operai, single e chi più ne ha più ne metta. Due corpi nudi, soli ed infinitamente uguali che decidono consapevolmente di donarsi piacere e di cercare di lasciare un ricordo indelebile nella mente nell’altro, una volta usciti dalla cupola (e dalla copula). È qui lo scopo del gioco.
Ed è in questo che si infila la terza via. Se il gioco riesce e i due partecipanti riescono a mantenere, diciamo così, il più stretto riserbo su chi effettivamente siano, può ripresentarsi anche un’altra occasione, e il pagare, vi garantisco, diventa solamente una semplice appendice.
L’incontrarsi più volte con la stessa ragazza, lo stabile con lei un legame particolare, il sapere che vi è una relazione che va oltre la saliva, il sudore, i suoi umori vaginale o i tuoi fiotti di sperma che gli caramellano il seno è stupendo anche se ancorato a quella mezza giornata a settimana (o 10 giorni, o due settimane o al mese).
A quel punto non sarò solo io a rubare qualche ora al mondo, ma saremo in due, rimanendo con la consapevolezza che sempre di furto stiamo parlando, sempre reato e peccato è. Ma oh!, se mai un giorno dovessi pagare e rispondere di questo peccato che sia, lo farò.
Sempre col sorriso sulle labbra.