Me sa che Arvaro nun ce sta tanto con la testa. Ultimamente non lo capisco più.
Tornando al sexting, insomma è una cosa che ho sempre fatto ma che non sapevo si chiamasse così. Questi neologismi mi fanno sentire tanto ignorante. Come quando per la prima volta lessi la parola “tronista” sul Vanity Fair. E chiamatela chat erotica che cazzo!
Non so esattamente come comincia, ma se c’è reciproca curiosità poi va avanti e se le cose prendono il verso giusto, culmina sempre in memorabili trombate. Maggiormente messaggi, anche qualche foto un po’ naive, nel giusto contesto, niente cazzi in chat a sorpresa. Interazioni che solitamente innalzano il tasso erotico. Che inseriscono la scopata in un contesto. Te la fanno immaginare, bramare e consumare. Perché il sexting, per me è bello quando è preludio di un rapporto carnale. Non riesco ad immaginarlo fine a se stesso. Ci si stuzzica a vicenda e poi si finisce per perdere l’orientamento, e da cuoco ti ritrovi cucinato a puntino, fino a stabilire su un letto chi in realtà ha il sopravvento. È corretto? No. Denota scarsa consapevolezza di ruoli cliente esercente e induce spesso in errore. Il sexting è roba da amanti. O se fatto con una pay, è roba da masochisti. Quella leggera dose di veleno che avvicinandoti al malessere ti fa poi sentire terribilmente vivo. Ma tra adulti consenzienti, tutto è lecito. È da incoraggiare? Eccerto, ora con il coronavirus quali sarebbero le alternative? Lo farò a pagamento? Ma anche stikazzi, capisco essere prevenute a causa delle frotte di inconcludenti, ma avete sempre offeso i clienti come morti di figa per roba simile, ora che il karma vi inculi pure a sangue, la mia coscienza è apposto (non ho mai fatto perdere tempo invano a nessuna). È che l’idea di pagare per vedervi sculettare in cam e menarmelo da solo, senza nemmeno la vaga prospettiva di poter poi godere di persona, è di una tristezza leopardiana.
Mai dire mai, ma per ora, buon sexting a tutti voi.
Tornando al sexting, insomma è una cosa che ho sempre fatto ma che non sapevo si chiamasse così. Questi neologismi mi fanno sentire tanto ignorante. Come quando per la prima volta lessi la parola “tronista” sul Vanity Fair. E chiamatela chat erotica che cazzo!
Non so esattamente come comincia, ma se c’è reciproca curiosità poi va avanti e se le cose prendono il verso giusto, culmina sempre in memorabili trombate. Maggiormente messaggi, anche qualche foto un po’ naive, nel giusto contesto, niente cazzi in chat a sorpresa. Interazioni che solitamente innalzano il tasso erotico. Che inseriscono la scopata in un contesto. Te la fanno immaginare, bramare e consumare. Perché il sexting, per me è bello quando è preludio di un rapporto carnale. Non riesco ad immaginarlo fine a se stesso. Ci si stuzzica a vicenda e poi si finisce per perdere l’orientamento, e da cuoco ti ritrovi cucinato a puntino, fino a stabilire su un letto chi in realtà ha il sopravvento. È corretto? No. Denota scarsa consapevolezza di ruoli cliente esercente e induce spesso in errore. Il sexting è roba da amanti. O se fatto con una pay, è roba da masochisti. Quella leggera dose di veleno che avvicinandoti al malessere ti fa poi sentire terribilmente vivo. Ma tra adulti consenzienti, tutto è lecito. È da incoraggiare? Eccerto, ora con il coronavirus quali sarebbero le alternative? Lo farò a pagamento? Ma anche stikazzi, capisco essere prevenute a causa delle frotte di inconcludenti, ma avete sempre offeso i clienti come morti di figa per roba simile, ora che il karma vi inculi pure a sangue, la mia coscienza è apposto (non ho mai fatto perdere tempo invano a nessuna). È che l’idea di pagare per vedervi sculettare in cam e menarmelo da solo, senza nemmeno la vaga prospettiva di poter poi godere di persona, è di una tristezza leopardiana.
Mai dire mai, ma per ora, buon sexting a tutti voi.