CARATTERISTICHE GENERALI
NOME INSERZIONISTA: Sindy
Bellissima e bravissima, vogliosa è sensuale, da me troverai quello che cerchi, relax, divertimento, erotismo, giochi piccanti, sensualità e tanto altro. Ricevo in ambiente tranquillo, pulito è…
escorthub.info
CITTA DELL'INCONTRO: Bologna
NAZIONALITA': ESTica
ETA': sulla trentella
CONFORMITA' ALL'ANNUNCIO: piuttosto
SERVIZI OFFERTI: "un completo"
SERVIZI USUFRUITI: bbj
COMPENSO RICHIESTO: 80
COMPENSO CONCORDATO: 80
DURATA DELL'INCONTRO: 35'
DESCRIZIONE FISICA: Alta, magra, bel culo, viso ingannevole
ATTITUDINE: Mah
REPERIBILITA': Buona
PRESENZA DI BARRIERE ARCHITETTONICHE: Scalinata esterna
INDEX RICERCHE: 34673901xx
LA MIA RECENSIONE:
Devo ascoltare di più la mia vocina.
Quale? quella che durante certe telefonate mi sussurra "mo lasa stèr, c'al n'è brisa quel..." (trad. "lascia stare, che non è serata/tipa/momento/ambiente/ecc.").
Del resto lei, Sindy, era la quarta scelta venerdì prima di cena, dopo che con le prime tre non c'è stato verso. Un segno del destino? Chissà.
"Vabbè", dico e penso, "è una bella patonza, non è che mi vada poi male", quando Sindy mi risponde e prendiamo accordi.
La vocina sussurra. E aggiunge: "ti bela stè in cal sit, e t'è ciapè una méza ciavè.." (ci sei già stato, in quel posto, e hai preso una mezza fregatura..).
Ha ragione.. (vedi
http://community.punterforum.com/jessica-arabelly-bologna-escortforum-vt143684.html).
Ma tant'è. Quand'è, è. Anche quando non dovrebbe.
E io vado.
Arrivo, salgo la scaletta del disonore (che stavolta, grazie all'assenza di pubblico, è solo una scaletta) e lei mi apre la porta.
In penombra la guardo: è uguale all'annuncio e a come me l'aspettavo. Alta, magra, pelle chiara, quasi diafana, bionda, capello lungo, viso pallido con rossetto molto intenso, tanto da creare un contrasto quasi vampiresco, fisico da ballerina di lap dance, modi suadenti. MA (e il ma c'è subito) non sorride. Non ci faccio gran caso.
Mi si fionda tra i piedi un cagnuzzo scodinzolante, simpatico. Anzi, simpatica, come apprenderò poi quando Sindy mi dirà il suo nome. Mi annusa, il cagnuzzo. L'accarezzo, mi fa quel mezzo sorriso che fanno i cani quando passi l'esame, e sparisce.
Sindy mi accompagna in camera sculettandomi davanti. Bel vedere.. altro che la piazzola panoramica sulla strada per il passo Sella: un culo così, fa parco nazionale.
"Ok, ho fatto bene", penso.
"Colcaz", dice la vocina, "ma t'le vesta ban in faza?" (l'hai vista bene in faccia?).
Vocina, hai rotto. Taci, tanto questa me la trombo. E abbasso mentalmente il volume, come si fa col navigatore.
Errore. Conosceva la strada meglio di me, stavolta. Ma io niente. Oggi è la giornata in cui ignorare tutti i segnali.. anche più tardi, a cena, qualcosa mi diceva di non prendere la pepata di cozze e io niente. Infatti ho passato la notte sul water, ma questa è un'altra storia.
In effetti la guardo un pò meglio in viso... che non è mica brutto, per carità, ma da vicino è un'altra cosa.. mi vien da cantare "la bambolina è più vecchia di me, ma saranno i posters, le spalle, e la voce che potrei essere suo zio."
Ecco, qui potrebbe essere lei mia zia.. il trucco sul viso non è così ben fatto da coprire una pelle rovinata, le sopracciglia disegnate a matita poi non le sopporto, mi fanno pensare ad una brutta maschera. E la sensazione è proprio che indossi una maschera, togliendo la quale credo non gradirei quanto celato. Non so perchè ma mi viene in mente un libro di Stephen King, "cose preziose", in cui c'è una scena nella quale si descrive un piccolo esserino contenuto in un amuleto che, una volta liberato, si rivela un brutto ragno che cresce, cresce, si gonfia.. finquando la protagonista lo schiaccia.
"Oddio, gli incubi no", penso, "del resto lei mica è così brutta.., anzi.. solo meno 'plastica' di come la immaginavo. Interrompo la divagazione onirico-letteraria, decido di ricontrollare -quando risalirò in macchina- che la confeziona da cui ho preso frettolosamente una pasticca poche ore prima sia davvero aspirina e non, invece, qualche farmaco con effetti allucinogeni datomi per errore dal farmacista, e vengo al dunque.
Contrattiamo velocemente per un "completotranquillo, sui 70-80", dice lei. Io sorrido, lei non ride. Mi guarda con espressione neutra e aspetta.
Acconsento, chiedo del bagno e mi ci incammino nella mia nudità. Mi accompagna.
Da mezzo metro e da dietro, nella penombra del corridoio, ribadisco quanto considerato in prima battuta. Grande patonza.
Mi accomodo al wc, scarico la pressione interna, e nel mentre lei ne approfitta per lavarsi il SantHonorè.
"Ti da fastidio se sto qui?", chiede. "Nono, son mica timido", rispondo ridendo. Lei no. La guardo.
In luce piena, davanti e sempre da mezzo metro di distanza avverto ancora una volta l'effetto maschera. Quella che mettono su certe professioniste.. che però tentano anche qualche espressione facciale. Lei no.
Mi cade l'occhio su un poster appeso fuori dal bagno.. riproduce lei attaccata ad un palo, nuda o quasi, con capello cotonato primi anni '90. In basso campeggia il nome di un locale che ora non mi sovviene ma che, ricordo, mi ha fatto pensare proprio ad un puttanificio anni '90. "Se lavorava già in un puttanificio nei primi anni '90, quanti caxxio di anni avrà? Allora è davvero mia zia...", penso.
No, dai, guarda meglio. Pettinatura a parte, il poster sembra più recente. Potrebbe essere una zia giovane. -> Ok, allora me la trombo.
Finiamo le abluzioni e torniamo in camera,
Lei si sdraia, io mi sdraio. Due chiacchiere per rompere il ghiaccio, sul tempo, su Bologna eccetera. Io sorrido, lei no.
Lei è flemmatica, nel conversare. Molto flemmatica. Quasi lessa. O svogliata. Ubriaca? Fatta di Roipnol? Boh.
Mi accarezza.
Mani curatissime, dita affusolate, pelle perfetta, unghie splendide. Penso che mi piacerebbe proprio farmi finire con una pompa segata e veder colare il mio jizzuum lungo quelle dita... Sisi.
Vabbè, abbiam cincischiato fin troppo. "Scottie, tutta l'energia ai propulsori. Prepararsi al salto nell'iperspazio, signor Sulu. Si parte!".
E inizio ad accarezzarla. Lei accarezza me.
La sfioro con le labbra. Lei sfiora me con le sue.
Le succhio un capezzolo, duro ma immobile. Lei succhia uno dei miei.
Le stringo una chiappa. Lei mi guarda. Non sorride.
Mi prendo in mano l'uccello. Sorrido. Lei mi guarda. Non sorride.
"Come andiamo?" mi chiede in tono neutro. Lo stesso che avrebbe usato una parrucchiera durante un taglio di capelli.
Mi aspetto che mi chieda se l'acqua è fredda o va bene così, ma scuoto la testa e la guardo. Nel frattempo il mio piccolo, caro, amato pene non si è ancora mosso di un millimetro. Zero. Proprio come se, anzi meno che se, fossi dal parrucchiere.Dimensioni e forma perfette, ma completamente a riposo.
L'atmosfera è calda come durante una retrospettiva del cinema muto russo dei primi del novecento.
"Benissimo", dico, "andiamo benissimo. Mi piacerebbe proprio vedere quelle bellissime labbra rosso fuoco mentre si appoggiano alla mia asta..." aggiungo sorridendo ancora speranzoso.
Senza battere ciglio, lei si piega e avvicina il capo al coso.
Usando tre dita, lo tiene -a fatica, essendo praticamente morto- diritto e piano, piano, piano piano appoggia le labbra alla punta del glande.
Piano, piano, piano, piano apre la bocca e lo inserisce un millimetro alla volta finchè non arriva alla base. Ha impiegato poco, era ancora morto e sarà stato si e no 5 cm.
"Adesso possono succedere due cose", penso. "La situazione si infiamma, il cerino si accende, compio il salto nell'iperspazio, mi diventa duro come dovrebbe e finalmente mi trombo costei, oppure lei rimane in modalità bambola gonfiabile, io rimango in modalità oca morta e va tutto in vacca".
Ha vinto la vacca.
Ecco come.
Lei mi pompa per cinque-sei minuti. Lenta, lenta, lenta, lenta.. senza variazioni di ritmo o pressione.
Prova a menarmelo per tre o quattro minuti. Piano, piano, piano, piano, come se stesse accarezzando un passerotto caduto dal nido.
Mi succhia un capezzolo due o tre volte. Lo lecca, piano piano piano.
Decido di giocare l'ultima carta: vediamo se trovo il tasto per accedere alla sua modalità "maiala", magari è bloccato su 'off' e con una buona lubrificata si sblocca.
Con mossa felina, mi getto sulla sua patata e attacco un daty sentito, impegnato, profondo, leccato, succhiato e lappato come nelle mie migliori tradizioni. Neanche mi pagasse lei per farlo.
Lei sospira un pò. Si muove un pò. Si bagna un pò. Mi accarezza un pò.
Io, nel frattempo, cerco anche di praticare una RCP sul mio attrezzo mettendo in funzione una delle seghe tecnicamente più mirate che mi sia riuscito di applicare sul momento. Ottengo anche qualche risultato, arrivando ad una mezza erezione.
Vai, ci siamo, penso. "Facciamo un 69?" le dico col sorriso sulle labbra, mentre dal mento mi colano quelli che identifico come suoi umori.
Lei non risponde, lentamente si gira e sempre lentamente abbocca il mezzo uccello. Io riprendo la lappata.
Il pompino rimane tale quale quello di venti minuti prima: lento, lento, lento, leggero, leggero, leggero.
La mia lappata si fa furiosa: ho messo un tale impegno nell'aggredire -in modo figurato- quelle labbra e quel clitoride che -son certo- sarebbe venuta anche la pornostar più navigata.
Lei zero.
Mi stacco un attimo. Mi rendo conto che quella che mi cola dal mento è la mia bava: di umori suoi nessuna traccia.
Il mio pisello, nel frattempo, è tornato beatamente in letargo.
"Ti faccio un massaggio prostatico?" mi chiede lei con la stessa voce piatta con cui Kripztak chiede a Petrektek se ha voglia di fare sesso.
Ancora non ho risposto che lei si già infilata un preservo in un dito e tenta di violare il mio pertugio più caro.
Peccato che non abbia evidentemente tanta maestria nel trovare buchi nascosti, perchè ravana un pò qua e la spingendo come se l'avesse centrato senza però averlo fatto.. e con le unghie lunghe che si ritrova mi fa un male vigliacco.
"Bona lè", penso, "stavolta alzo bandiera bianca. E che vinca la vacca", come appunto dicevo.
"Sai, cara, oggi proprio non c'è verso.. si vede che son stanco", le dico con un mezzo sorriso.
Mi preoccupo pure che non ci rimanga male, mi dispiacerebbe.
Lei non ride. Lei mi guarda. Sguardo un pò vacuo. Volto espressivo quanto una maschera di Modigliani.
"Si, vabbè, lasciamo perdere", penso, "non so se ci è o ci fa. Ma io tra un pò non ci sono più di sicuro."
Mi alzo, vado in bagno, mi rivesto, faccio due chiacchiere col cagnuzzo che nel frattempo è ricomparso. Lei, il cagnuzzo, scodinzola e gironzola tranquilla qua e la..
"Di solito è molto più casinista", mi dice Sindy parlando del cagnuzzo.
"Avrete mangiato lo stesso piatto a base di funghetti strani", penso.
Non commento. Faccio un mezzo sorriso. Alzo le spalle. La guardo un pò catatonico anch'io.. mi ha contagiato. Sbadiglio. Mi è venuto perfin sonno.
"Beh, at salut, sgnoura triglia", dico e le do un bacio sulla guancia.
Mi guarda, sempre con lo sguardo perso. Non sorride.
Apro io la porta, scendo le scale.
Non c'è pubblico nemmeno adesso.. peccato, avrei volentieri improvvisato un comizio sullo spreco di fondi pubblici. O meglio, fondi pubici, almeno per me.
100 sacchi coi quali mi son pulito il culo dolorante... eh si, 100 perchè visto che non aveva il resto, quando ho versato il quid -all'inizio, prima della disfatta, badasi- le ho detto "tieni pure, così facciamo con più calma...".
Che sia stato quello l'errore? Che abbia frainteso il senso di "calma" e l'abbia tramutata in fiappa flemma?
Quale che sia la ragione, ha vinto la vacca. E mentre risalivo in macchina, lentamente visto che mi faceva ancora male il culo semiperforato dal maldestro massaggio prostatico, la vocina si è riaccesa da sola e mi ha sussurrato "et vest? me al savivia, me a t'laveva dèt, l'ira mei..." (hai visto? lo sapevo, te l'avevo detto, era meglio..").
"Mavaffanculo". Accendo lo stereo a palla, sparo i Limp Bizkit a manetta e parto sgommando. Mi consolo pensando alla pepata di cozze che mi aspetta di li a poco.
E pensare che la mia vocina stava per dire qualcosa anche su quelle.. ma tant'è: quand'è, è. Anche se non dovrebbe.
In sintesi, 100 / 35' / 2
Salutiamo