Uno che ha capito tutto

...così gli avete fatto un po' di pubblicità sul suo profilo....per ora è a 160 visite...:on_the_quiet:
Nel frattempo le visite sono più che raddoppiate. E per un utente con soli quattro msg (finora) all'attivo non è poco. Forse neanche alcuni tra quei forumisti molto più attivi e con più post nel forum, contano tanti sguardi al proprio profilo.
 
Questo sonetto l'ho in mente dalla terza superiore, mi sembrava strano che un poeta dell'epoca potesse cantare di piaceri terreni. Stupendo nella prima parte: "Sono tre cose quelle che mi piacciono e delle quali non posso fare a meno. Andare a donne, bere e giocare. Queste cose mi fanno stare bene. Purtroppo devo andarci di rado perchè sono senza soldi. E quando arrivo a tal punto allora mi arrabbio perchè per colpa dei soldi non posso sfogarmi".
Nella seconda parte se la prende con suo padre al quale augura la morte. Perchè non gli da i soldi per andare a donne, a bere e a giocare. Qui si avverte chi è veramente il personaggio: un fannullone, arrogante e capriccioso che non si pone nenache il problema di andare a lavorare per togliere i suoi sfizi. Un passaggio molto forte per quell'epoca. Al giorno d'oggi la cosa può essere trasposta contro il proprio datore di lavoro, la società, il sistema politico, dalle quali dipendiamo proprio come un figlio dipende dal padre.
Il sonetto si chiude con un paragone. "E' più difficile cavare soldi dalla tasca di mio padre, anche il giorno di Pasqua, che una poiana catturi una gru".
 
Questo sonetto l'ho in mente dalla terza superiore, mi sembrava strano che un poeta dell'epoca potesse cantare di piaceri terreni. Stupendo nella prima parte: "Sono tre cose quelle che mi piacciono e delle quali non posso fare a meno. Andare a donne, bere e giocare. Queste cose mi fanno stare bene. Purtroppo devo andarci di rado perchè sono senza soldi. E quando arrivo a tal punto allora mi arrabbio perchè per colpa dei soldi non posso sfogarmi".
Nella seconda parte se la prende con suo padre al quale augura la morte. Perchè non gli da i soldi per andare a donne, a bere e a giocare. Qui si avverte chi è veramente il personaggio: un fannullone, arrogante e capriccioso che non si pone nenache il problema di andare a lavorare per togliere i suoi sfizi. Un passaggio molto forte per quell'epoca. Al giorno d'oggi la cosa può essere trasposta contro il proprio datore di lavoro, la società, il sistema politico, dalle quali dipendiamo proprio come un figlio dipende dal padre.
Il sonetto si chiude con un paragone. "E' più difficile cavare soldi dalla tasca di mio padre, anche il giorno di Pasqua, che una poiana catturi una gru".

Anch'io rimasi molto colpito quando, alle superiori, scoprii la figura di Cecco Angiolieri e studiai i suoi componimenti, riconducibili alla corrente della poesia comico - realistica del XIII sec.
Indubbiamente la sua produzione è ricolma di espressioni satiriche, irriverenti, talvolta isolenti se non proprio oltraggiose. Tant'è che gli scapigliati del XIX secolo lo considerarono loro precursore. Tuttavia, al di là del carattere sicuramente "libero" della sua personalità e della sua poesia, Cecco Angiolieri rientra perfettamente nelle coordinate della poesia comico - realistica di matrice goliardica, giullaresca e satirica. In altri termini, i suoi componimenti senz'altro erano il risultato di una personalità "inquieta" e avventurosa, abbastanza insofferente nei confronti del conformismo, ma non avevano certo carattere "ribelle" e di denuncia nei confronti della società (al contrario di quanto, erroneamente, pensavano gli scapigliati); erano, insomma, perlopiù un gioco letterario, e come tale erano visti dalle autorità dell'epoca le quali mai avrebbero lasciato impunito un vero critico dei valori e dei princìpi fondanti la società coeva (e la storia è piena di personaggi che hanno fatto una fine tremenda per aver osato mettere in discussione il potere [politico, economico, ideologico] delle classi dominanti).
 
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