di solito la produzione di questi presidi deve essere certificata CE , il che presuppone che per ottenere questa certificazione da un ente autonomo, la produzione deve avvenire in un certo modo secondo certe specifiche e i prodotti , a campione, devono superare certi carichi di rottura sia a fatica che di carico. Nello specifico, escludendo contaminazioni da gel ,liquidi lubrificanti esterni,(che potrebbero aver danneggiato il preservativo) può darsi che si sia superato fisicamente il carico max di rottura oppure che il prodotto avesse un anomalia di produzione. Nel primo caso l azienda facilmente potrà dimostrare di aver adempiuto a tutti gli obblighi richiesti dall'ente certificatore, ivi comprese le prove da sforzo, e ne uscirà senza problemi (non è detto che un guanto debba resistere a tutto ed a tutti, basta che superi i limiti richiesti dalla certificazione) mentre nel secondo toccherà all' attore dimostrare con perizia di parte il vizio, il difetto di realizzazione del prodotto, fermo restando che in fase di giudizio verra fatta una perizia giurata da esperto nominato dl giudice.
ora io personalmente non conto più quanti preservativi ho rotto, vi assicuro tanti, specialmente prima che si usassero questi benedetti gel, ma di solito mi accorgo subito di averlo rotto e comunque non avrei mei preso in considerazione l ipotesi di far causa al fabbricante, pensavo scherzaste.
comunque ,nello specifico, circa il rischio di paternità, non basta indicare un numero di targa per ottenere in fase di giudizio un test del dna, occorre provare una frequentazione, telefonate intercorse,incontri, testimonianze-