Sono iscritto da poco al forum. Mi sono sbizzarrito a visitarlo in lungo e in largo e, oltre alle recensioni e alle richieste di informazioni, ho scoperto con piacere anche altre sezioni, come questa, dove è possibile raccontare un pò di sè. Molti di voi hanno descritto i loro esordi e la loro carriera. E' stata una lettura piacevole ed illuminante che ha da subito innescato la mia personale riflessione sulla mia carriera di punter. Una cascata di ricordi.
Ho sempre avvertito l'esigenza di parlare di questo "segreto" con qualcuno, anche se sono consapevole che affinché rimanga tale è meglio non divulgarlo troppo, infatti ne ho parlato soltanto ad un amico con cui ho in comune questa passione, tralasciando però molti dettagli, che ho preferito tenere per me, perchè fidarsi è bene e non fidarsi è meglio.
Penso però di aver trovato qui ciò di cui ho bisogno, il posto giusto che tanto cercavo. Il mio sarà un lungo sfogo, un’ampia confidenza, una sincera confessione che al tempo stesso funge per me come un esame di coscienza su ciò che ho fatto.
Non vado spesso a pay, o comunque non quanto vorrei, causa ristrettezze economiche che non mi consentono di togliermi tutti gli sfizi. Mi rivolgo alle donnine a pagamento perché altrimenti non avrei modo come fare sesso visto che sono single e non ho nessuna storia da una botta e via. Eppure, non per peccare di immodestia, non penso di essere così brutto e sgradevole, ma la società attuale è questa e poi, lo confesso, ormai non vado dietro più a nessuna, me ne tengo attentamente alla larga, in quanto sono ormai convinto che sia di gran lunga meglio andare con una donna a pagamento. Scegli quella che più ti piace e con lei spendi ed ottieni quello che vuoi, invece con una donna “normale” devi superare mille esami e peripezie, e poi il risultato non è sempre garantito, per non parlare del denaro, del tempo e della pazienza che devi investire. Non per essere cinico e materialista, ma io credo che ogni donna, tutte le donne abbiano un prezzo.
Sarò certamente di parte, ma voglio inoltre rivendicare le ragioni della nostra classe, forse ritenuta abietta, spregevole e perversa dai cosiddetti benpensanti, ma che invece tale non è. Dietro questa nostra passione ci sono delle motivazioni di fondo, di certo non dettate esclusivamente dalla superficialità, dagli istinti animaleschi, dal desiderio di tradire la propria compagna o dalla voglia di cambiare sempre partner, motivazioni profonde, le più disparate e tutte assolutamente rispettabili.
Avevo tra i dieci e i dodici anni quando si verificò il mio primo contatto con questo mondo. Seconda metà degli anni '90, erano gli anni dei famosi 144, 166 e simili, ricordo le pubblicità di questi numeri che carpivano la mia attenzione in fondo alle pagine del quotidiano della mia città ed accanto a loro scorgevo degli "annunci economici" (così venivano denominati) in cui si pubblicizzavano sedicenti massaggiatrici. La curiosità si impossessò di me. Volevo chiamare uno di questi numeri e, dopo aver indugiato per tanto tempo, un giorno mi decisi e con il cuore a mille telefonai. Compresi subito che quelle non erano delle semplici massaggiatrici, ma prostitute che ricevevano a casa. Sin da allora nacque dentro di me il pallino di scoprire quale volto e quale corpo si celassero dietro quelle fredde cifre telefoniche e dietro quelle voci più o meno suadenti. Effettuavo spesso queste mie "interviste" telefoniche che crescendo erano divenute sempre più frequenti, ma ormai anche dettate dagli impulsi sessuali di un sedicenne.
Correva l’anno 2001. Le mie chiamate a scopo informativo continuavano, ma stavolta avevo deciso di compiere il passo successivo: era arrivato il momento del “battesimo”. Il giorno prima del mio debutto chiamo la prescelta e mi informo su prezzi e location: riceveva non troppo lontano dalla mia scuola. Bene, allora organizzo il piano. Visto che il giorno dopo sarei dovuto andare a scuola anche nel pomeriggio a causa di un corso di informatica, stabilisco che l’incontro si sarebbe tenuto l’indomani. Arriva il gran giorno, con il numero di cellulare della girl annotato su un pezzo di carta, esco finalmente da scuola e, con le mie 50.000 lire in tasca, vado alla ricerca di una cabina telefonica vicino alla location. Digito il numero, il battito è sempre più accelerato, ecco che risponde, tipico clichè, lei però, forse messa in allarme dalla mia voce, mi chiede l’età, io le rispondo che avevo 16 anni (che cogl.. che sono stato!!!!!!) e lei “no, minorino (minorenne) no”. Addio sogni di gloria. Quella parola italiana storpiata, la ricordo tuttora, risuonerà nel mio cervello per anni…
(continua)
Ho sempre avvertito l'esigenza di parlare di questo "segreto" con qualcuno, anche se sono consapevole che affinché rimanga tale è meglio non divulgarlo troppo, infatti ne ho parlato soltanto ad un amico con cui ho in comune questa passione, tralasciando però molti dettagli, che ho preferito tenere per me, perchè fidarsi è bene e non fidarsi è meglio.
Penso però di aver trovato qui ciò di cui ho bisogno, il posto giusto che tanto cercavo. Il mio sarà un lungo sfogo, un’ampia confidenza, una sincera confessione che al tempo stesso funge per me come un esame di coscienza su ciò che ho fatto.
Non vado spesso a pay, o comunque non quanto vorrei, causa ristrettezze economiche che non mi consentono di togliermi tutti gli sfizi. Mi rivolgo alle donnine a pagamento perché altrimenti non avrei modo come fare sesso visto che sono single e non ho nessuna storia da una botta e via. Eppure, non per peccare di immodestia, non penso di essere così brutto e sgradevole, ma la società attuale è questa e poi, lo confesso, ormai non vado dietro più a nessuna, me ne tengo attentamente alla larga, in quanto sono ormai convinto che sia di gran lunga meglio andare con una donna a pagamento. Scegli quella che più ti piace e con lei spendi ed ottieni quello che vuoi, invece con una donna “normale” devi superare mille esami e peripezie, e poi il risultato non è sempre garantito, per non parlare del denaro, del tempo e della pazienza che devi investire. Non per essere cinico e materialista, ma io credo che ogni donna, tutte le donne abbiano un prezzo.
Sarò certamente di parte, ma voglio inoltre rivendicare le ragioni della nostra classe, forse ritenuta abietta, spregevole e perversa dai cosiddetti benpensanti, ma che invece tale non è. Dietro questa nostra passione ci sono delle motivazioni di fondo, di certo non dettate esclusivamente dalla superficialità, dagli istinti animaleschi, dal desiderio di tradire la propria compagna o dalla voglia di cambiare sempre partner, motivazioni profonde, le più disparate e tutte assolutamente rispettabili.
Avevo tra i dieci e i dodici anni quando si verificò il mio primo contatto con questo mondo. Seconda metà degli anni '90, erano gli anni dei famosi 144, 166 e simili, ricordo le pubblicità di questi numeri che carpivano la mia attenzione in fondo alle pagine del quotidiano della mia città ed accanto a loro scorgevo degli "annunci economici" (così venivano denominati) in cui si pubblicizzavano sedicenti massaggiatrici. La curiosità si impossessò di me. Volevo chiamare uno di questi numeri e, dopo aver indugiato per tanto tempo, un giorno mi decisi e con il cuore a mille telefonai. Compresi subito che quelle non erano delle semplici massaggiatrici, ma prostitute che ricevevano a casa. Sin da allora nacque dentro di me il pallino di scoprire quale volto e quale corpo si celassero dietro quelle fredde cifre telefoniche e dietro quelle voci più o meno suadenti. Effettuavo spesso queste mie "interviste" telefoniche che crescendo erano divenute sempre più frequenti, ma ormai anche dettate dagli impulsi sessuali di un sedicenne.
Correva l’anno 2001. Le mie chiamate a scopo informativo continuavano, ma stavolta avevo deciso di compiere il passo successivo: era arrivato il momento del “battesimo”. Il giorno prima del mio debutto chiamo la prescelta e mi informo su prezzi e location: riceveva non troppo lontano dalla mia scuola. Bene, allora organizzo il piano. Visto che il giorno dopo sarei dovuto andare a scuola anche nel pomeriggio a causa di un corso di informatica, stabilisco che l’incontro si sarebbe tenuto l’indomani. Arriva il gran giorno, con il numero di cellulare della girl annotato su un pezzo di carta, esco finalmente da scuola e, con le mie 50.000 lire in tasca, vado alla ricerca di una cabina telefonica vicino alla location. Digito il numero, il battito è sempre più accelerato, ecco che risponde, tipico clichè, lei però, forse messa in allarme dalla mia voce, mi chiede l’età, io le rispondo che avevo 16 anni (che cogl.. che sono stato!!!!!!) e lei “no, minorino (minorenne) no”. Addio sogni di gloria. Quella parola italiana storpiata, la ricordo tuttora, risuonerà nel mio cervello per anni…
(continua)