Sono pienamente d'accordo con te.
Condivido anche questo passaggio.
...e anche su questo.
Lancio una provocazione rispetto ad un pensiero che ho sempre avuto: per stare su internet servirebbe una patente. Non quella per usare Word o Excel, quella c’è già da vent’anni (la mitica
ECDL, chi se la ricorda?) ma una vera abilitazione a interagire con altri esseri umani online, senza fare danni. Perché oggi il web è una specie di autostrada senza casello, dove chiunque può lanciarsi a 300 all’ora anche se non sa nemmeno attraversare la strada con le strisce. E spesso manca pure il semaforo, il vigile o la minima idea di cosa sia il buon senso.
Il problema non è la tecnologia: è la gente. Non c’è nessun tipo di filtro. Chiunque può salire a bordo, aprire un profilo, e via: diffamazioni, minacce, truffe, vendette, odio gratuito, porno a gogo, fake news e compagnia cantante. Un festival dell’irresponsabilità, tutto protetto da una bella dose di anonimato e assenza di conseguenze. E alla fine ci stupiamo se internet è diventato un posto tossico? Ma dai.
Perchè non utilizzare un’identità digitale seria, che non dica solo come ti chiami e dove sei nato, ma che rifletta anche come ti comporti. Che certifichi un minimo di consapevolezza, di capacità di distinguere un’informazione vera da una boiata colossale, di interagire senza insultare. Una specie di revisione periodica dell’essere umano prima di metterlo online. Niente più haters, frustrati, niente più truffatori improvvisati, niente più vendette digitali o diffamazioni senza volto. Internet diventerebbe un posto civile. Forse persino piacevole.
Eppure… ho il sospetto che finirebbe per implodere nel giro di poco. Perché se togli il caos, togli anche quella massa enorme di persone che lo alimenta. Quelli che cliccano senza leggere, condividono senza capire, attaccano senza motivo. E diciamolo: oggi sono la maggioranza. Non puoi pretendere che la scimmia si metta la cravatta. Non ci sta comoda e appena può, se la strappa.
Quindi sì, sarebbe bello. Ma prima dobbiamo decidere: vogliamo davvero far crescere internet oppure ci piace così com’è: un po’ giungla, un po’ circo, un po’ campo minato?