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i giovani di cui frignate sono figli VOSTRI cari vecchi i veri falliti siete ma voi, perché 1 li avete messi al mondo 2 li avete cresciuti e vi siete levati il cibo di bocca per loro 3 gia belli gli anni 30 che mandavate i bambini nelle camera a gas oppure gli anni 70 detti anni di piomboPurtroppo non solo i giovani.
La storiella di Tommaso l'ho già ricevuta ieri in varie chat whatsapp e telegram di amici (virtuali e non).Dal web
- La mamma di Tommaso?
- Sono io.
una discreta penna. Conosci l'autore?Dal web
- La mamma di Tommaso?
- Sono io.
[...]
Avrei terminato con unDal web
- La mamma di Tommaso?
- Sono io.
- Venga, ci mettiamo di là che stiamo più tranquilli.
- Guardi, io so già cosa sta per dirmi.
- Ah sì?
- Ho già parlato con gli altri professori e mi hanno detto tutti la stessa cosa.
- Cioè?
- Che Tommaso è intelligente, ma non si applica.
- Così le hanno detto?
- Sì.
- Che è intelligente, ma non si applica.
- Sì.
- Chi gliel’ha detto?
- Il professore di italiano.
- Ma il professore di italiano non capisce niente. Altrimenti non insegnerebbe italiano. Non in questa scuola. Mi ascolti e mi ascolti bene, la situazione è decisamente migliore di come gliel’hanno descritta.
- Davvero?
- Certo, lei è una mamma molto, molto fortunata. E sa perché?
- Perché?
- Perché non è vero che Tommaso è intelligente, ma non si applica.
- Meno male.
- Tommaso è stupido, e si applica.
- Cosa?
- Tommaso è stupido, e si applica.
- Stupido?
- Incredibilmente stupido. Stupido in maniera assordante, sbalorditiva. Ma questo non lo ferma, sta sempre lì con la mano alzata e risponde a tutte le domande. Non ne azzecca una, ovviamente. Poi si offre volontario e piglia tre. Poi nel compito fa l’esercizio facoltativo e lo sbaglia. Un idiota.
- Ma scusi, intanto come si permette!
- Ma guardi che è una cosa bella.
- Ah sì?
- Ma certo! Lei ha per le mani un ragazzino con un grande futuro.
- Non la seguo.
- Vede cara signora, il mondo si divide in quattro categorie. Ci sono gli intelligenti che si applicano, e vabbè quelli da noi o sono fuori produzione, o scappano appena fiutano l’aria che tira.
- Certo.
- Poi ci sono gli stupidi che non si applicano e quelli son come le alghe, gli efemerotteri, manco si rendono conto di cosa sta succedendo che è già tutto finito. Vivono vite minuscole, contenti e felici alla facciazza nostra.
- Avercene.
- Ben detto. Poi il terzo gruppo. Quello degli intelligenti che non si applicano. Guardi, io glielo dico subito, se Tommaso fosse stato davvero un ragazzino intelligente che non si applica, come dice quell’imbecille del prof di italiano, io sarei stato il primo a preoccuparmi.
- C’era da preoccuparsi?
- Certamente. Ma sa quanti ragazzini intelligenti che non si applicano mi ritrovo in classe ogni anno? E ai loro genitori io glielo dico, ma questi non capiscono, perché non vogliono capire. Una vita da intelligente svogliato è una vita orribile, piena di dubbi, di rimpianti. Guardi me, guardi lei. Abbastanza intelligenti da capire che è pieno di persone stupide, ma non abbastanza per approfittarne. Quel tanto consapevoli per intuire che un sacco di gente idiota vive vite più felici della nostra. Come la fa sentire?
- Una merda.
- Lo vede? Intelligente che non si applica è una condanna a morte. Una condanna a un’esistenza di incertezze, rinunce e sindrome dell’impostore. Una vita trascorsa a lamentarsi accontentandosi del minimo.
- No, la prego…
- Ma non è il caso di Tommaso! Tommaso è speciale! Tommaso è fortunato! Tommaso è stupido e si applica. E questo Paese lo sta aspettando a braccia aperte.
- Non potremmo farlo diventare intelligente?
- A che scopo? Lui pensa già di essere intelligente. Suo figlio è un treno nella notte, signora. E chi lo ferma più? Mi ascolti, chiuda gli occhi. Immagini con me. Io vedo una vita trascorsa immune dai dubbi, ammassando certezze, senza mai mettersi in discussione o nei panni di nessuno. Niente sfaccettature, niente di niente. Lo promuoviamo, perché vivaddio lei paga e io preferirei farmi sbranare dai cani che passare anche solo due giorni a fine agosto con lui per fargli recupero. Finisce nel mondo, magari all’università. Una triennale agonica dove gli facciamo pigliare la media del venti e conoscere altri accampati come lui sul lato sinistro della Dunning-Kruger. E poi, e poi, e poi… lei che fa?
- Avvocato.
- Suo marito è medico, capirà, me lo parcheggiate da qualche parte a fare un lavoro ad alto stipendio e bassa responsabilità. E intanto lui mi cresce, come in coltura, infestante, sicuro di sé, senza un briciolo di poesia o di autoironia. Prestanome part-time, opinionista a gettone, con principi double-face e una morale al didò. Molto sensibile alle soluzioni facili, alla coercizione e alla buona e vecchia figa. Quindi sindaco prima, magari per un partito che ha sempre bisogno di gente ottusa e determinata, Consigliere Regionale poi. Presidente della Regione a tempo di record e dopo... chissà, il Parlamento… lo riesce a vedere?
- Lo vedo. Sa, mi toglie un peso.
- È il mio mestiere.
- Quindi non mi devo preoccupare?
- Ma no, signora.
- Meno male.
- Siamo noi che dobbiamo cominciare a farlo.
Nicolò Targhetta.una discreta penna. Conosci l'autore?
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