Pensieri filosofici

Deleuze nell’Abbecedario dice che le rivoluzioni falliscono, tutte. Chi fa la rivoluzione per vincerla è un ingenuo o un mascalzone. Gli ingenui, coloro che pensano che la rivoluzione faccia passare il mal di denti sono delusi perché il mal di denti non gli è passato e qualche volta anzi va peggio. I mascalzoni prendono il potere, e la loro vittoria è per l’appunto la sconfitta della rivoluzione.
E allora, perché abbiamo partecipato a tutte le rivoluzioni che ci capitavano a tiro in questi ultimi duecento anni, e perché volentieri parteciperemmo alla prossima, se ci fosse?
Interessanti, dice Deleuze ancora, non sono le rivoluzioni, ma i rivoluzionari, o meglio quel che capita ai rivoluzionari, quello che cambia nelle loro vite.
Ribellarsi, parlare con altri che si ribellano, organizzarsi, immaginare soluzioni strampalate, darsi appuntamento nel cuore della notte, bastonare l’assassino che ti ha ammazzato il fratello, provare in un modo provare in un altro. Alla fine il mal di denti non se n’è andato, ma stai pensando ad altro e al mal di denti non ci pensi più, almeno per un po’.
Prendere parte al movimento rivoluzionario significa comprendere che la tua vita non è scritta nei piani del potere, ma puoi scriverla tu, almeno fino a un certo punto. Tutto si gioca su quel certo punto. La felicità individuale, la giustizia collettiva, un grado di eguaglianza crescente, e soprattutto la fratellanza: un sentimento di fratellanza, la forza che deriva dalla fratellanza, l’amicizia che si fa regola universale dei riporti fra gli uomini e le donne. Fino a un certo punto, lo so. Ma quanto tempo passa prima che i padroni riprendano il sopravvento, prima che la fratellanza si incrini, prima che il mal di denti torni a farsi sentire? Tutto qua. Prova a farla durare una vita, la fratellanza, prova a mantenere i padroni a distanza per una vita intera, prova a non subire lo sfruttamento per tutto il tempo in cui vivi. Ecco l’utopia realizzata, anche se la rivoluzione non vince mai. La rivoluzione ti insegna che è possibile una linea di fuga dall’inferno terrestre.
M
 
g2xDLU.jpg
 
Con ogni addio impari.
E impari che l’amore non è appoggiarsi a qualcuno
e la compagnia non è sicurezza.
E inizi a imparare che i baci non sono contratti
e i doni non sono promesse.
(Jorge Louis Borges)


Perché ci vuole un minuto per dire ciao e sempre per dire addio?
(Anonimo)


È più facile capire quando l’amore comincia che quando finisce.
(Roberto Gervaso)


La morte di un amore è come la morte d’una persona amata. Lascia lo stesso strazio, lo stesso vuoto, lo stesso rifiuto di rassegnarti a quel vuoto. Perfino se l’hai attesa, causata, voluta per autodifesa o buonsenso o bisogno di libertà, quando arriva, ti senti invalido. Mutilato.
(Oriana Fallaci)


C’era una stella sola e limpida nel cielo colore di rose, un battello lanciò un addio sconsolato, e sentii in gola il nodo gordiano di tutti gli amori che avrebbero potuto essere e non erano stati.
(Gabriel Garcia Marquez)

43588922.jpg
 
E mentre rifletto sull'incapacità di troppi di noi di vedere nel pezzo di carne che si compra al supermercato, una parte del corpo di animale senziente vissuto in prigionia e morto in agonia, voglio dedicare queste righe agli anima-li che da tutta la vita mi sono maestri.
Alla sensibilità dei tacchini, il cui colore della pelle cambia a seconda dell’umore.
alla saggezza,all’umiltà e alla dignità degli asini
all’istinto materno delle scrofe, che lasciano entrare nella porcilaia solo le scrofe che hanno già partorito.
alla naturale allegria delle capre,
alla gentilezza e alla forza delle mucche
al senso di comunità delle pecore
alla pazienza e alla naturale eleganza dei cavalli
alla forza e alla dolcezza dei cervi
alla cura con cui i conigli scelgono le loro partner
alla longevità e all’intelligenza delle galline
all’adattabilità delle anatre
all’acume,alla lealtà e alla pulizia dei maiali
alla memoria e all’istinto vigile dei pesci...
Paola Maugeri
 
Ci sono dei casi in cui la giustizia e la legge sono dei cugini così lontani che neanche si parlano.
(Elis Râpeanu)


L’Italia è la più grande fabbrica di leggi che il mondo abbia mai conosciuto. Ma non si può certo dire che sia la più grande fabbrica di giustizia.
(Fabrizio Caramagna)


Le leggi sono come ragnatele che catturano le piccole mosche, ma lasciano liberi vespe e calabroni.
(Jonathan Swift)


La giustizia? – È possibile avere giustizia in un altro mondo. In questo si ha la legge.
( William Gaddis)


Non è necessario essere avvocato o magistrato per sapere che la legalità e la giustizia sono lontani dall’essere sinonimi.
(Adolphe-Basile Routhier)



Dalla "Fattoria degli animali" di Orwell

cavo.jpg
 
Tantissime riflessioni in questi giorni. Una su tutte: ci facciamo raccontare una marea di cazzate, e ci crediamo pure, perché non siamo autonomi, autosufficienti emotivamente. Solo chi lo è sa riconoscere, aspettare, capire, e dunque dire, dichiarare, scegliere a ragion veduta. Chi è in difficoltà e darebbe tutto per una carezza è spacciato. "Nave sanza nocchiere in gran tempesta".
Non lamentiamoci mai di chi ci dice cazzate, parole vuote a cui lui per primo non crede. Chiediamoci perché ci abbiamo creduto noi. Molto più corretto. Molto più utile.
Simone Perotti, oggi.
 
"l'amore che strappa i capelli è perduto ormai,
non resta che qualche svogliata carezza
e un po' di tenerezza."

La canzone dell'amor perduto- Fabrizio De Andrè


Questi versi mi hanno dato lo stimolo per postare un bellissimo articolo di Ceronetti sulla sessualità degli anziani. Articolo che ha insieme il carattere della visionarità e quello dell'amara presa d'atto della realtà. Eccolo:

" Mettiamo fine alla barbarie della vecchiaia senza sesso.

Una proposta per diminuire l’aggressiva veemenza delle infelicità esistenziali

Per disabili e carcerati qualcosa si sta muovendo; ma per i vecchi maschi, eterosessuali, coniugati o soli si muoverà mai qualcuno? UNA parola infallibile ci dice l’essenziale. Sofocle, Edipo a Colono, dramma della vecchiaia e del suo potere magico, che si paga a caro prezzo: «La più grande sciagura per un uomo è una lunga vita». Verità che il volgo aborrisce, contestata rabbiosamente, ma cui bisogna arrendersi: vecchiaia è brutto, vecchiaia protratta è ininterrotto soffrire fino alle peggiori degradazioni di esseri più o meno innocenti. E oggi sono moltitudine. E in Italia più numerosi che altrove. Eppure là, dove si gioca a scacchi interminabilmente la partita perdente con la Morte, qualcosa d’indecifrato, di coniugante cielo e terra, di rivelatore d’essere, si nasconde. A un artista pensante (vedi Bosch, Rembrandt) in modo preminente interessano i vecchi. Togli i vecchi da una città e ne fai una città morta. La loro terribile sofferenza la protegge. Metterli da parte, costringerli all’ozio, abbrutirli di TV e psicofarmaci è un crimine inodoro che attira il male. Ma queste sono divagazioni. Va messo in luce questo stupefacente esempio di barbarie medica, politica, sociale: la fabbrica dei giubilati, degli esclusi, dei frustrati del sesso, e dell’amore a sfondo sessuale, a partire da un’età prossima alla settantina, o ancor prima, fino alla spossatezza e alle disperazioni di quelli che la geriatria contemporanea non abbandona neppure al di là dei cento. LA RINUNCIA forzata è, approssimativamente, di una trentina d’anni, la durata media del tempo iuvenile. Per disabili e carcerati, in paesi civili, qualcosa si è mosso e si sta muovendo; ma per i vecchi-maschi, eterosessuali, coniugati o soli (quelli di cui posso conoscere meglio e condividere le sciagure della longevità) si muoverà mai qualcuno? C’è un notevole vantaggio nella sessualità senile: il cosiddetto istinto che acceca e spinge a procreare (cosa dall’utilità discutibile), piglia altre strade: si depura e spiritualizza, o si perverte e si maializza. Ma spiritualizzarsi non è rinunciare, e la maialità è spiegabile coll’indebolimento del controllo mentale. Giovenale dice che i vecchi hanno tutti le stesse facce (una facies senum): massima sbagliatissima, le stesse facce ce l’hanno i neonati, i vecchi più si fanno orridi più sono caratteristici i loro volti tristi. La persistenza del desiderio è madre d’infinite disperazioni, che per lo più non poche chiavi nei nostri sepolcri psichici tengono sepolte. Hillman nel suo mirabile saggio sulla vecchiaia raccomanda di mantenere viva l’immaginazione erotica: benissimo, ma poi come esci da quel tormento? Il ricorso alle prostitute non è certo un rimedio. La prostituzione degrada l’uomo, molto più della donna. Del resto le battone sono una specie in estinzione. Ma dal momento che già esiste nell’Europa non cattolica il servizio erotico volontario per i disabili, non dovrebbe essere fatto un passo successivo estendendolo a tutti i vecchi d’immaginazione vivace e di speranza morta? Le ierodule erano persone sacre che compivano un servizio presso tutti gli antichi templi d’Occidente come d’Oriente: si tratterebbe di far riemergere secondo una socializzazione d’anno Duemila, quella sacralità femminile, del corpo offerto liturgicamente per amore della Divinità, che certissimamente non è mai morta. Non tocca a me, scrittore, dire modalità e legiferare intorno a questo costume che potrebbe diminuire, di poco o di molto, l’aggressiva veemenza delle infelicità esistenziali. Disse una volta Buddha a un monaco che, in città, aveva frequentato prostitute: — Era meglio per te mettere il tuo arnese tra le fauci di una tigre, piuttosto che tra le gambe di una donna! — E come maestro di salvezza non aveva torto: quelle gambe procurano un’estasi nirvanica di attimi, ma ahimè ti giochi là qualsiasi merito in vista di un Nirvana autentico che ti libererebbe dalla catena delle rinascite, supremo male. Però, caro Dottor Buddha, non siamo che poveri esseri mortali, e se ai denti di una tigre preferiamo le carezze compensatrici di una donna illegittimamente giovane — per il diritto di sognare — faremo di colpo scattare l’inesorabile, se la temiamo, punizione karmica? La sofferenza è umana, ma non siamo uomini soltanto per soffrire. Il trenino che porta al Paese delle Nevi di Yasunari Kawabata, qualunque sia la nostra età anagrafica, non è da perdere."
 
Indietro
Alto