Rassegna StamPunter

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http://www.ilmessaggero.it/roma/cronaca/autista_prostitute_roma-2142643.html

[h=1]Roma, camionista di giorno, autista di prostitute di notte: arrestato 46enne[/h]I Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Roma Cassia hanno arrestato un italiano di 46 anni, già noto alle Forze dell’Ordine, con l’accusa di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. L’uomo, che di professione realmente fa l’autista presso una ditta di trasporti, si dedicava ad una seconda attività, sempre nel settore dei trasporti, ma in favore esclusivo di alcune ragazze che si prostituiscono lungo la via Salaria, in zona Settebagni. Prima di intraprendere il turno come autista, l’uomo andava a prelevare le ragazze presso le proprie abitazioni, nella zona della Tiburtina, e le accompagnava sulla via Salaria. Quando finiva di lavorare, ritornava sulla Salaria per riaccompagnarle a casa. Grazie al suo lavoro, organizzato prevalentemente in turni pomeridiani, non destava alcun sospetto nei confronti dei suoi familiari che lo credevano impiegato nelle normali mansioni lavorative. In altre occasioni l’uomo si tratteneva nei pressi dei luoghi dove le ragazze si prostituivano e le controllava.
Nel corso di un mirato servizio, finalizzato a scoraggiare i clienti e reprimere ogni forma di illegalità connessa al fenomeno della prostituzione, i Carabinieri della Compagnia Roma Cassia hanno notato la presenza dell’uomo sempre più frequente e dopo aver documentato la sua quotidiana attività di accompagnatore, l’altro ieri sera lo hanno arrestato. Nel corso del giudizio direttissimo, celebratosi ieri mattina, l’uomo ha patteggiato la pena di 1 anno e 4 mesi, sospesa con la condizionale e con l’applicazione della misura dell’obbligo di dimora e con la prescrizione di non abbandonare la propria residenza dalle ore 20 alle ore 06, per evitare che possa continuare la sua illecita attività.
 
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Peccato non abbia tette... un cinquantino glielo avrei pure dato....
 
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Niente massaggi hard? E tre cinesi lo picchiano: sequestro choc
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Giochi erotici in canonica e fruste, parroco accusato di far prostituire amante
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se solo smettessero di scrivere la parola shock o choc in ogni cazzo di titolo giornalistico

Le tre imprescindibili S sono i pilastri della pubblicistica destinata al consumo spiccio.
 
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Multato con una prostituta, il giudice: «È incostituzionale»Il giudice ha stracciato la sanzione da 500 euro: non sanzionabile chi si ferma a contrattare e la repressione non si fa con i regolamenti di polizia di Wilma Petenzi - 14 febbraio 2017

Quei 500 euro di multa presi da un agente della polizia locale di Brescia perché sorpreso a contrattare una prestazione sessuale con una prostituta gli sono sembrati una vera e propria ingiustizia. Era la sera del 24 maggio dello scorso anno, era in auto quando arrivarono gli agenti, il finestrino destro era abbassato, lui era proteso verso la ragazza, borsetta a tracolla, scollatura profonda. Era fermo in auto: 500 euro solo per avere accostato. Quella multa non voleva pagarla e ha fatto ricorso. Assistito dall’avvocato Giambattista Belliti il multato ha chiesto giustizia al giudice di pace. E ha vinto la causa. L’ordinanza impugnata contrasta con i principi della CostituzionePer il giudice Guido Mutti il cittadino è stato multato ingiustamente. Per il giudice il ricorso presentato contro la multa è fondato perché l’ordinanza impugnata contrasta con i principi della Costituzione, come si evince dalla sentenza 115/11 che ha stabilito che: «le ordinanze sindacali oggetto del presente giudizio - scrive il giudice - incidono per la natura delle loro finalità e per i loro destinatari sulla sfera generale di libertà dei singoli e della comunità amministrate». In sostanza «la Costituzione ispirata ai principi fondamentali della legalità e della democraticità richiede che nessuna prestazione, personale o patrimoniale, possa essere imposta se non in base alla legge». Il giudice ha accettato il ricorso anche perché l’ordinanza viola l’articolo 4, 1° comma delle disposizioni preliminari del codice civile che «prevede che i regolamenti non possano contenere norme contrarie alle disposizioni di legge». Per il giudice, quindi, il bresciano non deve pagare la sanzione perché il Regolamento di polizia urbana è «invalido» perché «un organo diverso dallo Stato non può disciplinare la “lotta alla prostituzione”,perché ciò esula dai suoi poteri e perché a una norma secondaria è vietato contrastare una norma di tipo primario: se la prostituzione non costituisce una attività illecita è preclusa la possibilità di porre delle regole che creino ostacolo o intralcio allo svolgimento di tale libertà se non mediante leggi statali, come si desume dai principi espressi dalla sentenza della corte costituzionale 115/11». Nessuna legge vieta l’attività di meretricio«Nessuna legge vieta l’attività di meretricio - scrive ancora il giudice - di contro nessuna legge autorizza l’autorità amministrativa a poter disporre della sessualità dei singoli e nessuna legge conferisce ad essi il potere di regolamentare la prostituzione». Una sentenza che crea un precedente «pesante» per l’amministrazione comunale. Perché se fino ad ora i giudici avevano respinto i ricorsi, la decisione del giudice Mutti apre la strada per chi i 500 euro della multa non ha alcuna intenzione di versarli. A fare ricorso, per la verità, sono pochi, molti preferiscono pagare e fare finta che nulla sia accaduto. Ogni anno le sanzioni per violazione dell’articolo 7, comma primo lettera U del Regolamento Comunale di Polizia Urbana del Comune di Brescia sono un centinaio - l’anno scorso sono stati 85 i clienti delle prostitute multati mentre con l’auto ferma a lato della strada contrattavano il prezzo - ma finora i ricorsi sono stati pochi. Non è escluso che la sentenza del giudice Mutti spinga i multati a ricorrere contro il verbale.
 
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Multato con una prostituta, il giudice: «È incostituzionale»Il giudice ha stracciato la sanzione da 500 euro: non sanzionabile chi si ferma a contrattare e la repressione non si fa con i regolamenti di polizia di Wilma Petenzi - 14 febbraio 2017

Quei 500 euro di multa presi da un agente della polizia locale di Brescia perché sorpreso a contrattare una prestazione sessuale con una prostituta gli sono sembrati una vera e propria ingiustizia. Era la sera del 24 maggio dello scorso anno, era in auto quando arrivarono gli agenti, il finestrino destro era abbassato, lui era proteso verso la ragazza, borsetta a tracolla, scollatura profonda. Era fermo in auto: 500 euro solo per avere accostato. Quella multa non voleva pagarla e ha fatto ricorso. Assistito dall’avvocato Giambattista Belliti il multato ha chiesto giustizia al giudice di pace. E ha vinto la causa. L’ordinanza impugnata contrasta con i principi della CostituzionePer il giudice Guido Mutti il cittadino è stato multato ingiustamente. Per il giudice il ricorso presentato contro la multa è fondato perché l’ordinanza impugnata contrasta con i principi della Costituzione, come si evince dalla sentenza 115/11 che ha stabilito che: «le ordinanze sindacali oggetto del presente giudizio - scrive il giudice - incidono per la natura delle loro finalità e per i loro destinatari sulla sfera generale di libertà dei singoli e della comunità amministrate». In sostanza «la Costituzione ispirata ai principi fondamentali della legalità e della democraticità richiede che nessuna prestazione, personale o patrimoniale, possa essere imposta se non in base alla legge». Il giudice ha accettato il ricorso anche perché l’ordinanza viola l’articolo 4, 1° comma delle disposizioni preliminari del codice civile che «prevede che i regolamenti non possano contenere norme contrarie alle disposizioni di legge». Per il giudice, quindi, il bresciano non deve pagare la sanzione perché il Regolamento di polizia urbana è «invalido» perché «un organo diverso dallo Stato non può disciplinare la “lotta alla prostituzione”,perché ciò esula dai suoi poteri e perché a una norma secondaria è vietato contrastare una norma di tipo primario: se la prostituzione non costituisce una attività illecita è preclusa la possibilità di porre delle regole che creino ostacolo o intralcio allo svolgimento di tale libertà se non mediante leggi statali, come si desume dai principi espressi dalla sentenza della corte costituzionale 115/11». Nessuna legge vieta l’attività di meretricio«Nessuna legge vieta l’attività di meretricio - scrive ancora il giudice - di contro nessuna legge autorizza l’autorità amministrativa a poter disporre della sessualità dei singoli e nessuna legge conferisce ad essi il potere di regolamentare la prostituzione». Una sentenza che crea un precedente «pesante» per l’amministrazione comunale. Perché se fino ad ora i giudici avevano respinto i ricorsi, la decisione del giudice Mutti apre la strada per chi i 500 euro della multa non ha alcuna intenzione di versarli. A fare ricorso, per la verità, sono pochi, molti preferiscono pagare e fare finta che nulla sia accaduto. Ogni anno le sanzioni per violazione dell’articolo 7, comma primo lettera U del Regolamento Comunale di Polizia Urbana del Comune di Brescia sono un centinaio - l’anno scorso sono stati 85 i clienti delle prostitute multati mentre con l’auto ferma a lato della strada contrattavano il prezzo - ma finora i ricorsi sono stati pochi. Non è escluso che la sentenza del giudice Mutti spinga i multati a ricorrere contro il verbale.

ahahahahah che figata un agente di PL multato! anche se è finita bene e anche se la sentenza mi pare più che condivisibile, da quel poco che si capisce in un articolo di giornale

"finora i ricorsi sono stati pochi"... chissà perché e chissà come mai su questo giocano i comuni!
 
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Multato con una prostituta, il giudice: «È incostituzionale»Il giudice ha stracciato la sanzione da 500 euro: non sanzionabile chi si ferma a contrattare e la repressione non si fa con i regolamenti di polizia di Wilma Petenzi - 14 febbraio 2017

Quei 500 euro di multa presi da un agente della polizia locale di Brescia perché sorpreso a contrattare una prestazione sessuale con una prostituta gli sono sembrati una vera e propria ingiustizia. Era la sera del 24 maggio dello scorso anno, era in auto quando arrivarono gli agenti, il finestrino destro era abbassato, lui era proteso verso la ragazza, borsetta a tracolla, scollatura profonda. Era fermo in auto: 500 euro solo per avere accostato. Quella multa non voleva pagarla e ha fatto ricorso. Assistito dall’avvocato Giambattista Belliti il multato ha chiesto giustizia al giudice di pace. E ha vinto la causa. L’ordinanza impugnata contrasta con i principi della CostituzionePer il giudice Guido Mutti il cittadino è stato multato ingiustamente. Per il giudice il ricorso presentato contro la multa è fondato perché l’ordinanza impugnata contrasta con i principi della Costituzione, come si evince dalla sentenza 115/11 che ha stabilito che: «le ordinanze sindacali oggetto del presente giudizio - scrive il giudice - incidono per la natura delle loro finalità e per i loro destinatari sulla sfera generale di libertà dei singoli e della comunità amministrate». In sostanza «la Costituzione ispirata ai principi fondamentali della legalità e della democraticità richiede che nessuna prestazione, personale o patrimoniale, possa essere imposta se non in base alla legge». Il giudice ha accettato il ricorso anche perché l’ordinanza viola l’articolo 4, 1° comma delle disposizioni preliminari del codice civile che «prevede che i regolamenti non possano contenere norme contrarie alle disposizioni di legge». Per il giudice, quindi, il bresciano non deve pagare la sanzione perché il Regolamento di polizia urbana è «invalido» perché «un organo diverso dallo Stato non può disciplinare la “lotta alla prostituzione”,perché ciò esula dai suoi poteri e perché a una norma secondaria è vietato contrastare una norma di tipo primario: se la prostituzione non costituisce una attività illecita è preclusa la possibilità di porre delle regole che creino ostacolo o intralcio allo svolgimento di tale libertà se non mediante leggi statali, come si desume dai principi espressi dalla sentenza della corte costituzionale 115/11». Nessuna legge vieta l’attività di meretricio«Nessuna legge vieta l’attività di meretricio - scrive ancora il giudice - di contro nessuna legge autorizza l’autorità amministrativa a poter disporre della sessualità dei singoli e nessuna legge conferisce ad essi il potere di regolamentare la prostituzione». Una sentenza che crea un precedente «pesante» per l’amministrazione comunale. Perché se fino ad ora i giudici avevano respinto i ricorsi, la decisione del giudice Mutti apre la strada per chi i 500 euro della multa non ha alcuna intenzione di versarli. A fare ricorso, per la verità, sono pochi, molti preferiscono pagare e fare finta che nulla sia accaduto. Ogni anno le sanzioni per violazione dell’articolo 7, comma primo lettera U del Regolamento Comunale di Polizia Urbana del Comune di Brescia sono un centinaio - l’anno scorso sono stati 85 i clienti delle prostitute multati mentre con l’auto ferma a lato della strada contrattavano il prezzo - ma finora i ricorsi sono stati pochi. Non è escluso che la sentenza del giudice Mutti spinga i multati a ricorrere contro il verbale.
Quello che ho sempre sostenuto.
Vediamo adesso con le nuove disposizioni legislative in merito, progettando anche un eventuale ricorso alla Corte Costituzionale, come invocavo in Rete prima della Sentenza della medesima Consulta n. 115 nel 2011.
 
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maceratese
ahahahahah che figata un agente di PL multato! anche se è finita bene e anche se la sentenza mi pare più che condivisibile, da quel poco che si capisce in un articolo di giornale

"finora i ricorsi sono stati pochi"... chissà perché e chissà come mai su questo giocano i comuni!

i comuni caro collega, oltre a giocare con la necessità dei cittadini di tenere nascosta ad ogni costo qualche ingenua scappatella galeotta, aggiungerei che giocano molto, e molto piu' allegramente, anche con la calcolatrice! se vogliamo fare due conti già soltanto 500 euro moltiplicato per 100, sono 50.000 euro di introiti furtati ad onesti cittadini, una tassa in piu' dunque, pergiunta illegale a quanto pare.. io a questo punto proporrei una petizione per fare restistuire questi solti indebitamente insaccocciati dal comune in un fondo a garanzia delle mignotte maltrattate o dei punter truffati nelle prestazioni... :lol:
 
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Prostituzione, in sei mesi scoperte 50 case d'appuntamento
Controlli soprattutto lungo la costa. Decine di persone denunciate. Il vicequestore Sciamanna: "Non ci fermiamo qui"
di FABIO CASTORI - Ultimo aggiornamento: 21 febbraio 2017

Fermo, 22 febbraio 2017 - Cinquanta case d’appuntamento scoperte in sei mesi e decine di persone denunciate per attività criminose legate al mondo della prostituzione.
E’ questo il bilancio delle attività e dei continui controlli messi in atto dalla polizia di Fermo lungo la costa ed in particolare nelle zone sensibili come Lido di Fermo, Lido Tre Archi e Porto Sant’Elpidio. Sono numeri che fanno capire la portata del fenomeno dal giro d’affari milionario e che spesso viene gestito da vere e proprie associazioni di stampo mafioso che operano nel ricchissimo mercato del sesso.
Ma come si è arrivati a portare a galla questo mondo sommerso, che sembra molto più radicato di quello che appare? «Il nostro primo obiettivo – spiega il vicequestore di Fermo, Leo Sciamanna – è stato quello di fare una mappatura del fenomeno prostituzione, così da avere chiaro, dove, come e quando agivano le persone legate a questo mondo. Poi è scattata la seconda fase, quella in cui siamo entrati in azione per contrastare il fenomeno, smantellando decine e decine di case d’appuntamento».
Purtroppo il lavoro da fare è ancora tanto, perché chi opera in questo settore ha un ricambio di manodopera incredibile e, chiusa una casa del piacere, ne spunta subito un’altra. «Il fenomeno prostituzione – sottolinea il vice questore Sciamanna – negli ultimi dieci anni si è evoluto moltissimo. Purtroppo non esistono solo le ragazze di strada, ma anche le case di appuntamento che spuntano come funghi. Sono centinaia le giovani, soprattutto dell’Est e nigeriane, che lavorano stagionalmente in zona, vanno e vengono e sono interscambiabili».
Anche il modo di contattare o prendere appuntamento con una prostituta si è evoluto. «Oggi – ribadisce Sciamanna – ci sono i giornali di annunci e il web, quindi chi vuole usufruire di una casa a luci rosse utilizza nuovi strumenti: dal semplice telefonino ai social come Facebook. Il nostro impegno, come ho già detto più volte, è riportare la legalità in questo territorio».
Per la cronaca anche ieri notte gli uomini del commissariato di Fermo sono stati impegnati in una massiccia attività specifica, come disposto dal questore di Ascoli e Fermo, Mario Della Cioppa, durante la quale sono state controllate altre case del piacere, centinaia di persone e veicoli lungo la costa.
 
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Purtroppo tutto il settore, nell'incertezza del quadro normativo, si trova sempre contiguo al mondo della criminalità organizzata :-/

http://www.ilrestodelcarlino.it/ravenna/cronaca/traffico-viagra-1.2935264

Traffico illegale di farmaci tipo Viagra nei sexy shop, 11 arresti
Nei guai titolari di esercizi di Ravenna, Forlì e delle province di Bologna, Rimini e Macerata

Faenza (Ravenna), 2 marzo 2017 - Vendevano illegalmente veri e propri farmaci contenenti miscele di principi attivi presenti nei noti 'Viagra' e 'Cialis', in bustine, pillole e capsule. Tra gli altri prodotti illegali trovati dalla Guardia di Finanza di Ravenna, che ha concluso un'operazione che ha portato a sequestri e undici arresti in tutta Italia, anche spray contenenti il principio attivo della Lidocaina, utilizzata negli anestetici locali.

Tutto è partito da un controllo fiscale delle Fiamme Gialle ravennati che in un sexy shop di Faenza hanno trovato alcune confezioni di prodotti che, a seguito di una perizia disposta dalla Procura di Ravenna, sono risultati essere veri e propri farmaci non autorizzati. Si trattava di bustine, pillole e capsule contenenti miscele dei principi attivi Sildenafil e Tadalafil, presenti nel 'Viagra' e nel 'Cialis', nonché di spray contenenti il principio attivo della Lidocaina, utilizzata negli anestetici locali. Tutti prodotti provenienti per lo più dall'India e dalla Cina, che sono veri e propri medicinali e in quanto tali possono essere commercializzati solo dopo l'autorizzazione del Ministero della Salute e dell'Agenzia Italiana del Farmaco, attraverso il canale delle farmacie e dietro prescrizione medica.

Le indagini disposte dalla Procura di Ravenna hanno consentito di risalire al principale fornitore dei medicinali, ovvero il gestore di un'azienda di commercio all'ingrosso di articoli per adulti della provincia di Pordenone, del quale peraltro risultava essere un semplice dipendente, ma che poi si è rivelato esserne il vero titolare effettivo.

Le Fiamme Gialle hanno quindi individuati 28 diversi sexy shop ubicati su gran parte del territorio nazionale (Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Marche, Abruzzo, Campania, Puglia e Sicilia), che acquistavano le sostanze medicinali illegali ('Kamagra', 'Cobra', 'Super Dragon', 'P-Force', 'Cenforce', 'Stud 100', 'Silde', 'Extra Strong').

Per eludere i controlli, il fornitore di Pordenone inviava a questi sexy shop, i cui titolari sono ora indagati dalla Procura di Ravenna per i reati di commercio di sostanze medicinali contraffatte o adulterate e di ricettazione, i farmaci non autorizzati nascondendoli all'interno di scatole, insieme con articoli per adulti di tipo lecito che fungevano da carichi di copertura, che poi inviava ai destinatari attraverso spedizioni tramite corriere apparentemente normali.

I sexy shop che vendevano i farmaci illegali sono stati perquisiti dalle Fiamme Gialle che, nel corso delle operazioni, hanno trovato oltre 10mila confezioni di medicinali non autorizzati, tutte sottoposte a sequestro e ritirate dal 'mercato nero'. Proprio durante le perquisizioni dei sexy shop interessati al traffico illecito dei farmaci illegali, è stata riscontrata la flagranza del reato di commercio di sostanze medicinali contraffatte e, pertanto, per 11 titolari di alcuni esercizi di Milano e provincia, di Torino, Brescia, Ravenna, Forlì, Taranto e delle province di Bologna, Rimini, Macerata e Caserta sono scattati gli arresti.

Nel corso delle attività, sono state anche rinvenute e sequestrate banconote false per un valore di 780 euro, denaro contante per circa 40mila euro, 47 proiettili per arma corta e circa mezzo chilo di marijuana, oltre a un bilancino di precisione.
 
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http://www.ilrestodelcarlino.it/rimini/cronaca/lucciole-matrimonio-1.2947463

Lucciole romene chieste in moglie per regolarizzare clandestini
Matrimoni sempre più frequenti tra albanesi e prostitute comunitarie

Rimini, 7 marzo 2017 - Le prostitute romene vanno a nozze. Nel senso letterale del termine, dal momento che vengono chieste in sposa dagli albanesi irregolari che in questo modo riecono a metter ‘piede’ in Italia, essendo sposati con una donna comunitaria. E negli ultimi tempi, sembra che nel Riminese di matrimoni del genere se ne siano consumati parecchi.I matrimoni di convenienza sono vecchi come il mondo. Ma se negli anni passati era la stangona russa che accalappiava il pensionato italiano per regolarizzarsi o l’italiana disperata che sposava il marocchino dietro lauto compenso, adesso l’ultima frontiera sono le lucciole. Quelle romene, naturalmente, ragazze comunitarie che, dicono, sono diventate ricercatissime. A dar loro la ‘caccia’ sarebbero soprattutto gli albanesi che vogliono regolarizzarsi, ma non hanno strumenti per farlo se non il matrimonio. Trovare moglie adesso sembra non sia così facile, e le lucciole dell’Est sono diventate delle prede ambitissime. Negli ultimi mesi sarebbero state diverse le ragazze dei marciapiedi riminesi che sono state chieste in sposa ‘per convenienza». E pur di convolare a nozze e riuscire a rimanere in Italia, gli albanesi sono disposti a pagare fino a 4mila euro.Con l’aria che tira sul marciapiede dove la concorrenza è parecchio agguerrita, sono diverse le prostitute di nazionalità romena che hanno deciso di accettare la proposta degli albanesi e di convolare a nozze pur di mettersi in tasca il malloppo. Le pubblicazioni, spiegano, vengono fatte in Albania, dal momento che essendo clandestino nel nostro Paese il promesso sposo qui non può farle. La cerimonia si consuma quindi a ‘casa’ dello sposo, poi la sposa va in Romania per registrare a sua volta il matrimonio. A quel punto, ormai maritato, l’albanese può rientrare a Rimini senza paura di essere buttato fuori seduta stante nel caso venga fermato. Le forze dell’ordine naturalmente non sono così ingenue e non è certo la prima volta che l’Ufficio immigrazione della questura, mette sotto la lente di ingrandimento matrimoni che puzzano di falso lontano un chilomentro. E’ ovvio che anche nei casi in questione verranno fatti i debiti accertamenti. Pratiche comunque che vanno parecchio per le lunghe, dal momento che tocca agli inquirenti provare che i due coniugi hanno messo a segno una truffa. Nel frattempo però, essendo sposato con una cittadina comunitaria, l’albanese non può essere espulso dal nostro Paese.
 
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