ALINA NEL SUO LOFT
SCHEDA TECNICA
CITTA DELL'INCONTRO: Osio Sotto (BG)
ZONA: 45.61018,9.587823, praticamente accanto al cancello dell'Eden
NOME: Alina
NAZIONALITA': Rumena, stavolta di Iași
ETA': 27 dichiarati
SERVIZI OFFERTI (vedi DIZIONARIO): BJ, RAI1 (mission, breve pecos, mission), HJ finale prolungato
COMPENSO RICHIESTO: 80
COMPENSO CONCORDATO: 80
DURATA DELL'INCONTRO: ca. 45-50'
DESCRIZIONE FISICA: alta ca. 1,65, fisico stagno ma con seno di una 2°/3° non più altrettanto tonico, capelli neri appena oltre la nuca, viso ancora abbastanza carino ma ora un po' stanco e sciupato, occhi scuri, sopracciglia tatuate
ATTITUDINE: un po' limitata nelle posizioni disponibili, ma non le manca certo l'impegno ; una gran chiacchierona
LA MIA RECENSIONE:
Anche se assai poco pubblicizzata (anzi, per niente, direi

), poco più di una settimana fa si è tenuta l'ennesima mini-birrata degli aficionados del
boulevard de l'amour, in quella che sembra ormai essere diventata la sede sociale del non troppo esclusivo club. Seppure organizzata all'ultimissimo momento, racimolando quanti già vagavano sparsi per la provincia bergamasca, ha avuto come piacevole corollario un tour in corriera, ove ai presenti sono state illustrate le principali attrattive turistiche del circondario (dal più famoso ponte della superstrada di Bergamo alla luccicante forma del Grana Padano, dal sempre vivace kebab di Dalmine alla maestosa rotonda di Boltiere), mentre gli stessi potevano tenere calda la loro gola intonando le più svariate canzoni, talvolta ispirate dal momento ("Under the Bridge" dei RHCP) e talvolta attinte dal classico repertorio del dopolavorismo domenicale ("Bocca di rosa"). Anche all'osservatore più distratto non poteva non cadere l'occhio sulle fanciulle (non troppe, a dire il vero) che qua e là passeggiavano lungo il ciglio della strada; a quello del sottoscritto non è ovviamente sfuggito che al Benaglia era già parcheggiata la compatta medio-sportiva della sua
vice-prediletta. D'altra parte, il chiacchiericcio a bordo della corriera riferiva anche della ricomparsa della
fuckstar / spigola all'UTB, per cui c'era davvero l'imbarazzo della scelta, in una notte in cui la favorita onorava il suo riposo settimanale.
Salutati i colleghi, il tempo torna al presente e ha inizio il racconto vero e proprio. Mi dirigo subito verso l'UTB, fiducioso di trovarvi Luana, ma le mie aspettative restano immediatamente deluse, perché lì è davvero il deserto e non vedo neppure quei piccoli segnali (come una bottiglietta d'acqua abbandonata per terra) che facciano pensare a una recente colonizzazione umana. Vago per un buon quarto d'ora avanti e indietro tra Lallio e Bergamo, ma davanti alla Bergamo Isolanti non compare anima viva e non si può neppure dire che l'intero tracciato pulluli di vita. A questo punto, decido di puntare all'estremo opposto del BdA, dove sono un po' più certo di trovare Michela, che aveva saputo consolarmi durante la ventina di giorni di assenza della mia favorita e che ora mi spiacerebbe riabbandonare al suo destino (anche se sono più che sicuro che saprà cavarsela egregiamente da sola

). Insomma, mi trovo nella condizione di quegli allenatori che hanno una rosa sin troppo vasta e che devono alternare il portiere titolare nelle partite di campionato e il vice, altrettanto valido, in quelle di coppa. E, stasera, il calendario dice che si gioca l'Europa League (credo che tutte le italiane siano state eliminate dalla Champions ...), per cui mi dirigo rapido alla volta del Benaglia.
Non è però serata, perché per ben due volte la vedo in postazione e, trascorso neppure il tempo di raggiungere lo svincolo più vicino e compiere una civile inversione di marcia, mi viene soffiata da un famelico collega/rivale. La seconda volta, la bionda del Benaglia viene fagocitata da un macchinone di discreta taglia e, facendo le debite proporzioni col portafoglio del conducente, immagino che si apparterà con lei per un tempo non breve, per cui decido di fare una lunga diversione sino a BG, seppure non così fiducioso di trovarvi la fuckstar. Anche se non hanno spento l'illuminazione stradale e non c'è il cartello "Riapriamo domani alle 22", ci sono ben pochi dubbi che l'UTB non sia già chiuso, per cui me ne torno verso Osio. Non è presto ma neppure tardissimo (sono da poco passate le 2 di una notte pre-feriale) e quindi resto letteralmente gelato, come da una doccia scozzese, quando mi accorgo che la vettura di Michela non è più lì al Benaglia! "Ma come ...", resto senza parole, abbastanza sicuro di averla caricata alle 3 di una serata infrasettimanale, con tanto di ulteriore collega-
aficionado messo telefonicamente in attesa per l'ultimo turno della sua notte, che dev'essere finita dopo le 4!
ALINA, STAVOLTA DA IASI
In tutto questo vagare, quasi tutte le ragazze sono scomparse e quindi, per non tornarmene a casa a notte fonda e con le pive nel sacco, mi trovo ad accostare dalla mora che passeggia davanti all'hotel Eden, in cui riconosco immediatamente l'
Alina "Perlettina dei poveri" che un anno fa avevo caricato qualche centinaio di metri più indietro. L'intenzione iniziale sarebbe di cimentarsi in un adrenalinico BJ in macchina (dato che il posto dove mi aveva condotto sembra lo stesso ove un nostro collega è stato recentemente colto dai CC in compagnia di Daniela e ha rimediato un bel "viola" di multa), ma scopro con un certo piacere che finalmente si è munita di un proprio loft e che l'opzione costa 80, esattamente quanto ho nel portafoglio.
"Benvenuta a bordo", l'accolgo nella mia vettura e siamo presto diretti verso la rotonda di Boltiere, nella direzione del suo appartamento. Di lei mi ricordavo ben poche cose, ma una di queste era che
non fosse di Iași, cittadina di cui stavolta si è dichiarata originaria

L'età invece collima, perché per un anno l'acqua è passata sotto i ponti e ora le sue primavere sono diventate 27. Ormai sta per iniziare il suo decimo anno in Italia e, come molte ragazze della Moldavia rumena, è transitata anche lei per il Piemonte, prima di comparire qui nella bergamasca ed essere iniziata un paio d'anni fa al mestiere più vecchio del mondo. Alina è ben più loquace di quanto me la ricordassi, perché - tra andata e ritorno - mi ha raccontato le vicissitudini di un'intera vita (il luogo dove è cresciuta, i suoi studi, le peripezie di fratelli e sorelle, le inevitabili traversie sentimentali ...). L'unica cosa di cui non sono del tutto sicuro è che si tratti davvero della sua, di vita

Per chi ama il genere (o per chi, viceversa, non lo sopporta), è una di quelle OTR che non ti mollano da solo neanche in bagno e che, mentre sei intento a lavarti e asciugarti il fratellino, continuano a sommergerti col loro profluvio di parole. Io, come si sarà capito, appartengo alla prima categoria e quindi non mi è affatto dispiaciuto questo aspetto del carattere di Alina.
Quando arriviamo al suo loft, sono abbastanza certo di esserci già stato un paio di anni fa con tale
Andreea, una delle prime intrattenitrici notturne che avevo frequentato lungo il BdA. Adesso, pare che quell'appartamento (o addirittura l'intero caseggiato?) sia affittato da tre OTR, che così possono portarvi i loro clienti senza recare disturbo ad altri residenti dal sonno leggero. Non ho capito (né ho chiesto) chi siano le altre due colleghe, ma escluderei certamente Michela & Co. e le varie Marie/Mariane, i cui appartamenti ho già avuto modo di visitare e che stanno da tutt'altra parte. Per esclusione, se non si tratta della sua vicina di piazzola, mi verrebbe da pensare alle due fanciulle che lavorano al TotalErg di Osio Sotto, perché lì avevo fatto la conoscenza di Andreea.
L'arredamento dell'appartamento è molto spoglio e nessun architetto d'interni deve averci più messo mano dagli anni '70 (o addirittura '60?), ma tant'è: devo trattenermici solo una mezz'oretta e non certo farne la mia residenza permanente! E poi sono uno che preferisce guardare la bellezza interiore delle fanciulle e che, di fronte a quella di Katia, ero persino riuscito a turarmi il naso di fronte a quello scannatoio scandaloso

Entrati nell'unica camera da letto, mi accomodo sulla sedia che sta di fronte al lettone e inizio la mia svestizione. Lo stesso fa Alina, che si toglie il suo giubbino argentato (con cui è spesso riconoscibile durante le notti invernali) e i ben pochi abiti che aveva addosso. Completamente nuda, ha un bel fisichino stagno di circa 1,65, senza pancetta e bello tonico. Solo i seni, di una taglia tra la seconda e la terza, sono un po' flaccidi e anche il suo viso mi appare un po' più sciupato e meno carino di come me lo ricordavo un anno fa. Attorno all'ombelico ha un tatuaggio stilizzato a forma di sole e anche le sopracciglia non sono più le sue originali, perché sono state rimpiazzate da un tatuaggio permanente. Ci rechiamo quindi in bagno per i lavaggi e Alina anticipa la mia domanda, perché noto che ha alcune ustioni su uno degli avambracci: "Me le sono appena fatte cucinando e mi fanno un male cane!". "E cosa ti stavi preparando?", è la mia inevitabile domanda. La morettina esita un attimo, prima di attribuire la colpa al pollo, per cui mi resta il dubbio che le scottature siano dovute a un litigio domestico con il suo fidanzato, con o senza le virgolette.
LA RECE VERA E PROPRIA
Terminati i lavaggi, ci accomodiamo sul lettone, io sdraiato supino e lei inizialmente ginocchioni accanto a me. Manipola un po' il mio fratellino, per portarlo al minimo turgore, e poi lo incappuccia, dando così inizio al BJ. Come ricordavo, la tecnica non prevede particolari squilli di tromba, ma i suoi movimenti su e giù con la testa sono effettuati con una frequenza e un'intensità di cui ricordo pochi eguali. La nota positiva è che, nel mentre, Alina si dispone gattoni appena di sbieco accanto a me, per cui quasi tutto il suo fisico mi è accessibile, per i consueti massaggi e carezze. Comincio dalla schiena, per scendere ai suoi glutei e infilarmi nella piega tra le sue gambe. Divarico leggermente le sue labbra, che appaiono abbastanza carnose e prominenti al tatto, vi infilo un paio di dita e inizio a strofinarle avanti e indietro, per poi risalire alla ricerca del clitoride, cui dedico invece dei movimenti circolari. Dopo un po', abbandono la zona della vulva e inizio a carezzare l'addome, ricalcandole delicatamente con le dita il profilo del tatuaggio che circonda il suo ombelico. E' quindi la volta dei suoi seni, che però non riesco a manipolare con la dovuta calma, vuoi perché sono un po' ballonzolanti, vuoi perché Alina oscilla su e giù in modo davvero deciso. Ogni tanto deve fermarsi, perché stavolta i suoi capelli non sono raccolti in un codino e, nonostante io cerchi ogni tanto di risollevarglieli e di appoggiarglieli sopra l'altra spalla, ricadono inevitabilmente verso il basso, a intralciare le operazioni.
Quando le sembra che il mollusco che stava tra le mie gambe abbia preso la giusta consistenza, la moretta mi propone di dare inizio alla copulazione. "Già che sono sdraiato, ti va di venirmi sopra?", le butto lì, quasi certo del suo diniego. Che arriva puntuale: "Di solito, non faccio lo smorzacandela, perché mi stanco subito

". "Ma come! - esclamo - In bagno mi hai detto di non fare palestra e che ti tenevi in forma solo con la ginnastica da letto! E come fai a rimanere così tonica, senza fare lo smorzacandela?" Il mio appello le strappa un sorriso, ma non l'agognata sessione alla
cowgirl e quindi devo ripiegare sulla più tranquilla - per lei - missionaria.
Ci ridisponiamo sul lettone e avvicino l'asta all'imbocco dell'orifizio vaginale, lasciando - come di consueto - che sia lei a guidarsela dentro. La prima sensazione è che il pertugio in cui si è infilato il mio fratellino celi una di quelle immense caverne in cui, gridando, si sentirebbe l'eco della propria voce. Per il momento, sono puntellato sui miei avambracci e in questa posizione compio i primi movimenti di assestamento. "Ti dà fastidio se mi appoggio su di te?", le domando, prima di calarmi sul suo tronco. Non credo di avere un alito pestilenziale, ma è sempre meglio chiedere il permesso

"Nessun problema!", mi risponde Alina, per cui posso mettermi più comodo, cingendola da dietro con un braccio e iniziando a carezzarle la testa con la mano dell'altro. Mentre compio il mio movimento avanti e indietro e i successivi strusciamenti contro il suo pube, Alina sembra abbastanza partecipativa, perché mi abbraccia stretto e mi carezza lungamente la schiena. Ciò non toglie che la sua vagina, in questa posizione, mi appaia sempre come una voragine di proporzioni bibliche e che le sensazioni salienti dal basso ventre non siano quindi le più memorabili che io ricordi. Per questo, dopo un po', le domando se le vada di cambiare posizione, passando invece alla pecorina.
Alina acconsente senza problemi e si dispone gattoni davanti a me. Non mi è chiaro cosa sia cambiato nel giro di questi pochi secondi (e giuro che non ho cercato di infilarlo nel suo orifizio anale!), ma da dietro la mia asta non vuole proprio saperne di trovare un comodo alloggio all'interno della sua vagina! Sarà forse per la diversa postura, con le sue gambe più strette e la muscolatura più in tensione, ma quella che prima mi era sembrata la grotta grande di Frasassi ora mi sembra uno stretto e disagevole pertugio. Ci provo un paio di volte, ma alla fine desisto, perché la resistenza che oppone alla penetrazione è eccessiva e dunque un'eventuale copulazione alla pecorina sarebbe poco piacevole per entrambi. Analogo inconveniente mi era capitato con
Adriana del Kebab, con cui non sono mai riuscito a praticare lo smorzacandela, per motivi più o meno analoghi. Non mi perdo però d'animo e propongo ad Alina di riprendere con la missionaria. La ragazza non batte ciglio e si ridispone supina sul letto, dove riprendiamo le operazioni interrotte non più di un paio di minuti prima. E, incredibilmente, il suo pertugio torna ad essere ampio ed accogliente, anche sin troppo ...
UN ALTRO SAREBBE GIA' VENUTO DUE VOLTE!
Dopo che altra sabbia è scorsa nella clessidra, sono io stesso a proporle di concludere con un BJ o HJ, a sua scelta, dato che la linea del traguardo mi pare alquanto lontana e non vorrei tenerla impegnata tutta la notte (come scritto sopra, non ho altri soldi nel portafoglio e poi mi toccherebbe lasciarle in pegno la macchina e tornare a casa a piedi

). "Va bene, ricomincio con la bocca", accetta Alina. "Vuoi che cambiamo il profilattico?", le domando, poiché ho quasi sempre visto fare così, dopo che l'asta è stata infilata nella vagina. "No, non c'è problema", mi tranquillizza la mora e, senza battere ciglio, ricomincia a prendersi cura del mio fratellino. Non resto perplesso molto a lungo e, mentre lei si cimenta nel secondo BJ della nottata, ricomincio a massaggiarla, carezzarla e titillarla in lungo e in largo.
"Ti va bene si ti finisco con la mano?", mi domanda un'Alina ormai disperata. "E' tutto tuo!", le do il via libera, al che la fanciulla si siede più comoda sul lettone e inizia manipolare il mio fratellino, prima con una mano, poi con l'altra e infine con tutte due. Il vigore certo non le manca, al punto che le vedo i bicipiti delinearsi chiaramente sottopelle, mentre è intenta nel suo sforzo finale. Che non è vano, perché riesce infine a condurmi oltre la linea del traguardo, quando neppure io ci speravo più. A suggello della sua (più che mia) prestazione, mi consegna la medaglia di cliente più lungo della sua carriera di intrattenitrice erotica: "Nel tempo in cui siamo rimasti qui, altri sarebbero venuti due volte!". "Non ci credo!", cerco di sminuire quella che mi sembra un'iperbole, ma Alina insiste nella sua versione, per cui mi commuovo un po' anch'io, anche se per me è purtroppo la norma impiegare sempre così tanto tempo per arrivare a destinazione.
E' sicuramente molto tardi, dato che Alina chiede a me - che sono senz'altro la persona meno indicata, in quanto sprovvisto di orologio - che ore siano. Tuttavia, c'è ancora il tempo per scambiare altre quattro chiacchiere con discreta calma, mentre ci laviamo e ci rivestiamo. Questa è una delle rare volte in cui sono io lo
Speedy Gonzales della situazione, ma solo perché Alina riceve la telefonata di quello che sembra essere il suo tassista e ci conversa per un minuto abbondante, mentre passeggia davanti a me semi-vestita, con indosso solo il reggiseno, le mutandine e i collant. Terminato il conciliabolo, indossa anche l'abitino e poi si accomoda sulla sedia, per calzare le sue scarpe dal tacco esile e slanciato, che sono anche belle a vedersi (sono spuntate davanti e le arrivano appena sotto la linea della caviglia dietro) ma non devono essere altrettanto confortevoli. "Devono essere scomodissime ...", mi permetto di dubitare. "No, tutt'altro!", mi smentisce Alina. Sarà, ma mi sembra di averla vista più seduta sul panettone di cemento che sta davanti all'Eden, che non a passeggiare nella sua piazzola
Durante il viaggio di ritorno, che non è brevissimo, mi racconta il resto della sua vita (o quella di qualcun altra ...) e siamo finalmente all'Eden. Non faccio in tempo a scaricarla e a fare inversione nel parcheggio del celebre motel osiense, che già il suo tassista si è presentato per riaccompagnarla a casa. L'istinto, più che la razionalità (dato che il mio portafoglio è ora pieno solo di inutili ricevute e rischierei di dovere poi balzare direttamente dal
loft all'ufficio), mi fa gettare un ultimo sguardo al di là del BdA, ma fortunatamente la macchina di Michela non è ricomparsa e quindi non mi resta che dirigermi verso la mia branda, che è pronta ad abbracciarmi per poche ore (lei senza chiedermi nulla in cambio), prima che suoni la sveglia.