A proposito di Mila...
Avrei voluto provare Mila - non che sia il mio tipo ma ero curioso essendosene parlato molto - tuttavia nel social è stata talmente sgradevole che l'avrei presa a calci in culo.
La considerazione con la quale si conclude il penultimo intervento di Scavenger mi induce a raccontare la mia duplice esperienza con Mila.
Primo episodio.
Dal primo abboccamento non avevo tratto impressioni favorevoli: tutt’altro! Se la memoria non mi tradisce, l’ho conosciuta nella prima decade di giugno. Avevo già sentito parlare di Mila, e sapevo che era presente al Marina, ma non disponevo di elementi sufficienti per associare il nome a una persona. Ne aveva decantato le doti fisiche, in particolare, Hallo69, il quale l’aveva intravista all’interno del Margerita (locale in cui Mila ha fatto una fugace apparizione).
Me ne stavo comodamente seduto, con le gambe distese, in uno degli angoli formati dai divani collocati a lato dell’entrata del cinema. Mentre cercavo ristoro dalle dolci fatiche di quel pomeriggio (e delle giornate precedenti), vidi venire verso di me una ragazza che aveva richiamato la mia attenzione poco prima, assumendo, in ginocchio su uno sgabello davanti al bancone del bar, una posa atta a valorizzare le forme del suo posteriore. “Sono Mila”, rispose quando le chiesi chi fosse. Nonostante mi sentissi, in quel momento, sessualmente appagato, ero propenso ad accettare la proposta di seguirla in camera. Quando, tuttavia, protesi la mano per accarezzarle il volto, ella si ritrasse. “Mi rovini il trucco”: così si giustificò notando il mio disappunto. In quella occasione ritenni, pertanto, che non vi fossero i presupposti per un proficuo convegno.
Secondo episodio.
Sorprendentemente diverso il comportamento di Mila poco più di un mese dopo (metà di luglio). Si avvicinò mentre stavo sorseggiando una bevanda al bar. Dopo i convenevoli iniziali le feci presente, al fine di indirizzarla senza indugio altrove, che non mi era affatto piaciuto l’atteggiamento da lei assunto la volta precedente. “Perché, cosa ho fatto?”, domandò, e quando glielo rammentai replicò, nel suo italiano ancora incerto: “Tutti hanno una seconda volta…”, rimanendo poi lì, davanti a me, ad aspettare che io dicessi qualcosa. Dovevo decidere se intavolare una trattativa oppure no… Mi fece propendere per la prima opzione il fatto che Mila aveva implicitamente riconosciuto di avere sbagliato approccio un mese prima. “Se vuoi una seconda occasione, per me va bene, ma devo dirti subito che non vado in camera con ragazze che non baciano”. “No, ti bacio”, rispose prontamente, aggiungendo: “Solo non mi piacciono quelli che mi mettono la lingua fino in gola e mi riempiono di saliva la bocca e la faccia”. E così facemmo un altro passo in avanti verso la conclusione positiva della negoziazione, perché, invero, neanche a me piace il DFK accompagnato da salivazione abbondante. Mila accettò di intrattenersi con me un’ora, ma volle sincerarsi che non sarei stato brutale nel coito: “Facciamo l’amore… come fidanzati”. “È quello che voglio anch’io”, la rassicurai. Mi toccò tranquillizzarla nuovamente in camera (la mia), quando espresse il timore che potessi procurarle dolore e irritazione: “Non devi preoccuparti, sarò delicatissimo”. Facemmo quindi “l’amore come fidanzati”, a lungo e con molto affiatamento, dapprima in reverse cowgirl – per consentire a lei di gestire la (lenta) penetrazione –, poi a cucchiaio, in missionaria, in doggy style e, infine, di nuovo in missionaria. Mila fu partecipe per tutta la durata del rapporto e non diede mai segni di insofferenza. Mi sorrideva, si stringeva a me, mi sospingeva verso di sé premendo con le mani sui miei glutei, gemendo molto e contraendo la muscolatura della vagina nei momenti di più intensa eccitazione.
Una sola sbavatura: nella fase iniziale, dopo una sessione di teneri FK, introdusse l’argomento del compenso ulteriore da lei abitualmente richiesto per tale pratica: “Senti… per i baci, però, io chiedo un extra…”. Vedendomi, tuttavia, palesemente contrariato (ero pronto a porre fine all’incontro), immediatamente corresse il tiro: “Lo so, si deve dire prima, e io non te l’ho detto… Vuol dire che deciderai tu se farmi un regalino o no”.
Extra per FK: sì o no?
Avendo il tema formato oggetto di discussioni anche vivaci, in questo come in altri forum, sarebbe meglio, forse, prender partito di tralasciarlo. Lo riprendo, invece, soltanto perché l’episodio poc’anzi narrato mi consente di aggiungere le mie considerazioni a quelle già espresse al riguardo da altri consoci.
Assodato che il comportamento di una pay può variare in maniera notevole da un incontro a un altro, può ben accadere che il french kiss (ma lo stesso vale per il BBJ, per l’anal sex, per il CIM e via discorrendo) sia concesso spontaneamente e senza aggravi economici a taluno e venga, invece, rifiutato a talaltro oppure fatto oggetto di contrattazione. In passato, le volte in cui sono stato posto di fronte alla scelta se pagare o rinunciare al FK (poche, finora…), ho pagato l’integrazione richiesta, ben cosciente, tuttavia, di acquistare quella tipologia di bacio che si può definire “tecnico”, ovverosia strumentale al raggiungimento di un più elevato grado di eccitazione.
I baci passionali non si possono comprare. Ciò nonostante, sappiamo che può capitare di riceverli, finanche da ragazze notoriamente ascrivibili alla categoria delle cosiddette “4jumps”. Ricordo il caso, ad esempio, di una “4jumps” per formazione e per esperienza pregressa (aveva lavorato per un anno in Portogallo e, se non ricordo male, anche in Belgio) che ho frequentato tempo fa. “Non bacio”, aveva detto, scostandosi, quando avevo tentato di avvicinare le mie labbra alle sue durante il primo incontro. Sono tornato da lei perché il suo corpo mi procurava un’eccitazione inconsueta. Al terzo incontro, la svolta: dopo un primo rapporto durante il quale mi ero scrupolosamente attenuto alle sue prescrizioni, mentre stavamo chiacchierando distesi su un fianco l’uno di fronte all’altra, si accostò e cominciò a baciarmi, lasciandosi andare, poi, completamente. I suoi baci erano pieni di quel trasporto che potevo leggere anche nei suoi grandi occhi, nei suoi movimenti, nei suoi gemiti, nel suo respiro. “Bacio solo te”, mi disse più volte negli incontri successivi (ben sei). Non aveva senso allora – e ne avrebbe ancor meno adesso – interrogarsi sui motivi che avevano spinto quella ragazza a mutare il suo comportamento, domandarsi perché tenesse a rimarcare che concedeva i suoi baci soltanto a me oppure se ciò fosse vero. Quella novità rendeva gli incontri più emozionanti e quindi più appaganti, punto e basta.
L’emozione e l’appagamento, tuttavia, erano in stretta relazione con la spontaneità del comportamento. Ecco perché, oggi, ho mutato orientamento: non aderisco più a richieste di extra per FK e mi attengo alla regola: “NO FK, NO MEETING” (salvo rarissime eccezioni). Certo, la necessità di mettere in chiaro preliminarmente se il bacio alla francese farà parte della prestazione menoma in qualche misura la spontaneità, ma non c’è alternativa se si vogliono evitare perdite di tempo e discussioni, soprattutto in un periodo nel quale sembra essere in aumento il numero delle ragazze che chiedono un versamento aggiuntivo per concedere FK.
Tornando a Mila, la mia valutazione è senz’altro positiva, con riferimento sia alle frasi che pronunciò prima che andassimo in camera, sia alla prestazione sessuale, sia ancora al suo comportamento successivo: si avvicinò due volte mentre ero seduto al bar per stare un po’ abbracciata con me! Forse, aveva bisogno di dolcezza quel giorno. Se così è, sono contento di avergliela data.
Più in là vi racconterò del mio incontro con la stupefacente Iris.