Ritorno in questo topic solo perchè c'è stato uno sviluppo alla storia raccontata.
Nel mese di giugno ero in un pub a bere della buona birra rossa in compagnia di alcuni amici quando ad un certo punto sento toccarmi una spalla. Mi giro e rivedo un vecchio compagno di scuola che saluto con grande piacere dopo qualche anno che non ci si vedeva. Quattro chiacchere al volo, più saluti che altro, e sarà stato l'effetto della birra (delle birre. Chi mi conosce, sa ...) ma non sono riuscito a defilarmi dal suo invito:"guarda che settimana prossima ci troviamo con altri compagni delle medie, non puoi mancare!". Così, la settimana seguente sono andato a questa pizzata in un locale piuttosto carino sebbene troppo affollato e chiassoso. Tanti amici che non vedevo da tempo, diversi rivisti con piacere, altri ne avrei anche fatto a meno, ma in queste occasioni il sorriso per tutti è quasi un obbligo. Ecco perchè evito questi raduni. Dopo qualce minuto che mi sono seduto entra nel locale l'amica descritta nel post precedente. Menre entra il compagno che ho di fianco mi si avvicina e mi sussurra in un orecchio che si è lasciato con il marito (che era poi un nostro amico). Non ne ero a conoscenza ma sono uno che si fa i cazzi suoi, praticamente non so nulla di quello che fa manco il mio vicino di casa. La serata passa allegramente e senza troppi pensieri. Più che saluti anche con la ragazza non si sono fatti. Tra l'altro io sono arrivato tra i primi ed ero da un lato del tavolo mentre lei dal lato opposto della tavolata di circa 25 persone. A debita distanza, diciamo così. Finisce la pizzata e gli amici intorno invitano chi non deve tornare a casa ad andare in un pub. Sono stanco, avrei voglia di andare ma, anche in questo caso, l'effetto birra e la voglia di bere ancora mi portano a seguire la mandria. Arrivo al pub con il mio mezzo dopo aver caricato quattro compagni. Arriviamo per ultimi perchè, come al solito, c'è il pirla di fumatore che deve passare a comprare le sigarette. Al parcheggio vediamo le macchine degli altri già presenti ed entriamo. Solo quando mi sto sedendo al tavolo mi accorgo che l'amica risulta seduta proprio di fronte a me. Mi siedo e sorrido. Lei sorride. Sono sciolto e tranquillo. Continua a girare birra dalle mie parti ance se qualcuno era passato ai superalcoholici o ai cocktail. Normalmente io preferisco rimanere fedele alla bevanda con cui ho iniziato la serata, non amo mischiare. I fumi dell'alcohol non fanno effetto solo su di me ma anche sul resto della compagnia. Si inizia pure un karaoke al quale, ovviamente, non partecipo. Resto al tavolo e si parla del più e del meno. Anche l'amica interviene e, devo dire, è stata una piacevole e simpatica compagna di tavolo. Non so come è successo con precisione ma ad un certo punto ci si ritrova al tavolo solo io e lei con gli amici che gracchiano in coro in un microfono vagabondo dei Nomadi. Solo in quel momento rivedo lo sguardo stralunato della ragazza. Brividi lungo la schiena. Pelle d'oca. Non riesco ad abbandonare lo sguardo. Non voglio abbandonare quello sguardo. Sarà che mi ha fatto tornare indietro di diversi lustri, sarà che in fondo quella che stavo provando è una di quelle sensazioni che, nel bene o nel male, ti fa sentire vivo o sarà perchè ... Perchè era così ipnotizzante. Restiamo a guardarci senza proferire parola. Non solo non so cosa dire, cosa rara detto onestamente, ma probabilmente non ho nemmeno voglia di dire alcunchè. Tutto sembra congelato. Anzi no, non rende bene l'idea perchè sebbene siamo preda entrambi di immobilismo io sento un gran benessere, delle sensazioni di calore umano che in pochi altri momenti della vita ho provato. Tutto questo non muta fin quando una voce molto più stonata degli altri riesce a rompere l'incantesimo e ci sveglia entrambi facendoci fare una sonora risata. Saran passati tre o quattro minuti ma in quel momento il tempo era del tutto relativo. Con quella risata si è rotto l'incantesimo ma si è sciolto anche il nostro rapporto. Iniziamo a parlare veramente delle cose della nostra vita. Entriamo un po' più in intimità, per quanto questo possa accadere ad un tavolo di una dozzina di persone in un locale iperaffollato e con tanto di karaoke funzionante. Si continua a bere birra. Qualche amico abbandona la compagnia e rimaniamo in cinque a chiudere la serata. Usciamo dal locale. Gli altri tre amici sono del medesimo paese e mi offro io di portare a casa l'amica. Non so perchè. Temevo quel momento. Forse lo temevo da quando avevo ancora i pantaloncini corti. Ma non potevo evitarlo in quel momento. Anzi, non VOLEVO evitarlo. Siamo per strada, nel mio mezzo che tante donzelle (sebbene per lo più pay) ha visto scarrozzate a destra e manca. Qui diventa davvero un chiaccherare intimo. Mi parla del suo rapporto andato male, senza essere pesante e noiosa nè, men che meno, lamentosa. Amava suo marito. Probabilmente anche lui l'amava. Ma le circostanze della vita, nonchè la quotidianità, talvota portano a rompere anche i rapporti più forti. Vive d'amore e d'accordo con l'ex marito. Hanno dei figli che accudiscono senza mai litigare tra di loro ma, anzi, condividendo le passioni del crescere i figli. Io parlo della mia vita coniugale. Dei miei figli. Del mio lavoro. "Scusa, sono proprio noioso!". Ride. Mi piace quella risata. Immutata dal tempo che fu anche se ora, con il viso comunque segnato dal tempo, è anche più amorevole. Stiamo parlando ancora delle nostre vite quando lei, di punto in bianco:"Cazzo! Perchè non entri in quel parcheggio che scopiamo?" non reagisco. Mentre guardo la strada le rivolgo lo sguardo almeno tre o quattro volte per poi tornare a guardare la strada. Volevo capire se stesse scherzando o meno. Saranno stati venti secondi di silenzio. Venti interminabili secondi. "Dai, phiga, black, siamo adulti! Una socpata, mica ti voglia sposare!". Cazzo. In realtà credo che dentro di me non sia stata questa la parola che ho usato, probabilmente era una bestemmia.
"Ahahah, ti fa male bere birra!"
"Ma davvero non mi hai portata a casa nella speranza di scopare? Io ho voluto che mi portassi a casa per quello ..."
"Ti manca così tanto il sesso?"
"Assolutamente no, ma durante tutta la serata non ho pensato ad altro che a tornare a casa con te. Unico mio problema è che ho a casa i figli e non voglio portare estranei. In camporella non era il mio obiettivo ma ho talmente tanta voglia che mi va bene pure quella"
" Te sei fuori"
"E perchè? Perchè voglio scopare con te? Mi piacevi alle medie, mi piaci anche oggi, anche se non mi sono mai davvero innamorata. Con il tempo ho capito che quella nei tuoi confronti era solo una voglia sessuale. Diciamo che se facciamo sesso mi tolgo questa voglia ancora insoddisfatta"
"Ma se ti togliessi la voglia potresti rimanere delusa. Tante volte è meglio che la volpe non arrivi all'uva proprio per non interrompere il desiderio"
Ma che cazzo sto dicendo? Phiga, fermati nel primo parcheggio, te la scopi in tutte le posizioni possibili e poi la riporti a casa. Senza tante balle. Te lo sta chiedendo lei!
"Forse hai ragione, ma poi continuerei a correrti dietro in tutte le occasioni possibili perchè ... Ne ho voglia!"
Arriviamo di fronte a casa sua.
"Non posso farti entrare ma l'invito a scopare è ancora valido"
"Sai che mi hai messo in crisi, vero?"
"Solo perchè sei felicemente sposato e perchè sei sempre stato fedele alla tua mogliettina?"
Lo dice con quel mezzo sorriso che mi fa pensare che lei sappia tutto di me e che la fedeltà alla moglie è un qualcosa di relativo.
"In realtà no. Se fossimo arrivati qui e ci fossimo guardati negli occhi come in un qualsiasi filmaccio romantico americano ti avrei probabilmente baciata e poi scopata senza troppi problemi ma così ... Mi hai spiazzato! Forse ho bevuto troppo ..."
"Guardami ..." mi giro verso di lei, incrocio il suo sguardo, lei mi accarezza il viso ... Non fa altro che ricostruire il filmaccio americano e me ne rendo conto. Ma la bacio. Un profondo e, se vogliamo, romantico bacio. Che pian piano si trasforma in un erotico mulinare di lingue. Dura un eternità questo incontro di bocche e di mani. Mi stacco io per riprendermi.
"Ora mi porti a scopare?" Mi guarda e si mette a ridere.
"Fanculo!" accendo la macchina e la porto in mezzo ad un boschetto lì vicino.
Sesso animalesco di una durata infinita. Ho un mezzo iuttosto comodo per questo tipo di imprese. Abbiamo terminato con il mio quarto orgasmo quando le luci dell'alba erano già evidenti. Ci ricomponiamo. La riporto a casa. La discussione è tornata ad essere frivola. Arriviamo fuori casa sua. Mentre scende dopo avermi baciato sulla guancia mi dice:"Ne è valsa la pena aspettare tanto" e mi strizza l'occhio. Aspetto fin quando apre il cancellino ed entra nel cortile della villetta a schiera. Lei si ferma e mi guarda. Ecco lo sguardo che tanto ho temuto in passato. Ecco lo sguardo che ancora adesso, al solo pensiero, mi fa scendere i brividi lungo la schiena. Ma ora i brividi non sono di paura, solo di passione. Cazzo!