Re: DUBBI SUL CONTINUARE AD ESSERE UN PUNTER
Puoi chiudere il thread, non prima che io abbia esposto il mio dubbio, sempre presente, senza fine e senza soluzione di continuità.
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Eccomi di nuovo lì sul pezzo, con la mia signorina preferita o con una nuova per ritovare quelle emozioni che i precedenti incontri hanno saturato. Bellissimo, infinito. Alla fine dopo il bel sollazzo, il viaggio di rientro. Qui non riesco a capire cosa succede. Un angoscia mi assale, mi pervade, mi sento triste, quasi disperato. La mia anima soffre, come schiacciata da un masso, il pessimismo cosmico Leopardiano prende forma...
Sì, anche stasera sono andato, ma adesso devo smettere...! Devo smettere. Non è il posto dove devo venire. Devo cambiare devo smettere di essere punter, devo trovare qualcosa che mi faccia uscire dall'oscurità e che mi appaghi sentimentalmente, umanamente. Perchè anche stasera sono venuto qui? Ho finito i soldi, c'è la crisi ed è difficile riscuotere e io sono qui a spendere. BASTA!! Mi viene in mente il romanzo di Italo Svevo, La coscienza di Zeno... l'ultima sigaretta. Ok, da qui in avanti non vengo più, sono stanco di svegliarmi al mattino con il magone addosso, con l'affrontare i problemi del giorno, il lavoro, i clienti, la gente, gli pseudo amici. Tutti elementi distruttori. E' una guerra. L'esperienza della sera prima non mi ha lasciato nulla, solo un attimo di felicità unilaterale, l'aver speso di più per ottenere un sorriso che dovrebbe essere gratuito. PER TUTTO QUESTO DICO BASTA.
Quando ti alzi il magone, ma quando esci ti passa quasi subito. La mamma che mentre esco mi dice di stare attento quando attraverso la strada e di non mangiare al bar perchè ingrasso. Si vivo ancora con i miei vecchi i quali hanno ancora una visione del mondo all'antica e limitata... beati loro (?).
Comincia la guerra. incontri tanta gente, ma tutti con i loro interessi, devi difendere i loro interessi, sostenere le loro idee (folli e sbagliate), devi combattere con gli enti, proporre idee, costruire, portare risultati, ma è una guerra. Chiami la signora Maria di 80 anni, ma per pagare dovrò aspettare che lei prenda la pensione. Chiamo il signor Giuseppe e mi arriva con il Tavernello... intanto bevi alla mia salute. Tutti con i loro interessi e le loro cazzate. E io?
Torno a casa, come un automa. Quella sicurezza ostentata durante il giorno in realta maschera amarezza, delusione, schifo per il mondo, sconfitta. Consapevolezza di aver macinato quantità di sassi e di aver ottenuto solo polvere.
Rientro a casa... il vecchio sta guardando il gioco dei pacchi e ride ad ogni stronzata che dice il conduttore. Mia madre si preoccupa di farmi mangiare come dice lei, altrimenti secondo lei ingrasso. Suona il cellulare: è l'ultimo stronzo che chiama fuori orario. Lui parla ma la mia testa è da un altra parte. I neuroni sono in tilt. Mi sento una merda. Non ne posso più.
Ho trovato una soluzione ai miei problemi interiori? NO. Non ho avuto neanche il tempo di pensarci. E allora, mi sono anche promesso di NON ANDARE.
Sono in camera, solo con me stesso. Penso alla signorina della sera prima. Che bella. Penso alle sue gesta, a lei che ha accondisceso alle mie richieste e mi ha fatto felice regalato emozioni, durate un solo attimo, ma sul momento sembravano infinite. Che succede. Inizio a tremare ma non fa freddo. E la mia anima che trema. Penso alla signorina e alle sue colleghe viste durante l'ultimo tour. Penso alle escort visitate sul web durante la pausa pranzo, nude e allettanti. Devo cercare di non pensarci, eppure basterebbe una sega per spegnere questo principio d'incendio. Sono indeciso, ma non devo andare. Tremo di più, sono agitato, manca qualcosa. SI!! LA MIA DROGA! La mia droga sono le signorine, sto male e non ce la faccio. Penso velocemente al casino del giorno e poi lo sfogo: ANDATE AFFANCULO TUTTI!! Parto di scatto, attraverso il corridoio e mio padre: "Che fai, vai in ufficio anche la notte? Ma quanto guadagni?" e mia madre: "Metti il giubbotto perchè è freddo". Ma io ho già chuso la porta, non li sento già più. Scendo le scale veloce monto in macchina e via! Sono terribilmente eccitato, provo una sensazione liberatoria indescrivibile... via dalle seghe mentali! Ho le ultime 50 euro nel portafoglio e domani non ho neanche i soldi per la colazione al bar... ma si! Che me ne frega!!!!
Ed eccomi di nuovo sulla Via Lattea, come un astronauta nella sua piccola navicella, all'esplorazione di galassie lontane alla ricerca della sua stella. Sono libero, nell'ignoto, lontano da tutti, senza vedere nessuno e senza essere visto da nessuno. Accendo la radio, la musica è soffusa, un sottofondo eccezionale ai miei pensieri e alle mie riflessioni che durante il giorno non ho modo di nutrire. Solo con me stesso, ma mi sento quasi un Dio. Il rapporto spazio temporale si accorcia: macino una montagna di chilometri mentre il tempo passa velocissimo, senza che io me ne accorga... sensazione strana.
Alla fine eccole!! Le mie stelle! Bellissime! Le guardo le osservo, mi meraviglio. Nuovi corpi celesti, stelle luminose, pianeti spenti, buchi neri. Cerco l'orbita giusta per un allunaggio perfetto.
Eccomi di nuovo lì sul pezzo, con la mia signorina preferita o con una nuova per ritovare quelle emozioni che i precedenti incontri hanno saturato. Bellissimo, infinito. Alla fine dopo il bel sollazzo, il viaggio di rientro. Qui non riesco a capire cosa succede. Un angoscia mi assale, mi pervade, mi sento triste, quasi disperato. La mia anima soffre, come schiacciata da un masso, il pessimismo cosmico Leopardiano prende forma...
E LA STORIA CONTINUA...