Annuncio Accesso ai siti pornografici - Decreto Caivano e controllo maggiore eta'

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Domande Frequenti (FAQ)

1) Cos’è il Decreto Caivano e cosa cambia per Internet?

È una legge italiana (Decreto Legge 123/2023, poi diventata Legge 159/2023) pensata per proteggere i minori da contenuti vietati su Internet, soprattutto quelli di tipo sessuale. La legge prevede che per accedere a questi siti sia obbligatorio un controllo serio dell’età.

Fonti ufficiali:

2) Chi è obbligato a fare questi controlli?

‼️ Tutti i siti e le piattaforme video che mostrano contenuti pornografici in Italia, anche se hanno sede in altri paesi. AGCOM pubblicherà una lista ufficiale dei soggetti coinvolti.

Riferimento: AGCOM

3) Quando entrano in vigore queste regole?

Dal 12 novembre 2025. I gestori dei siti avranno 6 mesi per adeguarsi. I siti esteri che si rivolgono al pubblico italiano avranno 3 mesi dopo la pubblicazione della lista.

4) Cosa vuol dire "doppio anonimato"?

‼️ È un sistema che tutela la privacy. Il sito non conosce la tua identità e il servizio che verifica l’età non sa a che sito stai cercando di accedere. Viene comunicato solo se l’utente è maggiorenne o no, senza altri dati personali.

Approfondimento: AGCOM - comunicato sul doppio anonimato

5) Posso cliccare solo "ho più di 18 anni" come prima?

No. Questo metodo non è più valido. Ora è necessario usare sistemi più sicuri e affidabili, come documenti, SPID, o strumenti simili.

6) Accedendo ad un sito pornografico, il controllo dell’età si fa una volta sola?

No, il controllo dell’età va fatto ogni volta che si entra nel sito. Se chiudi la pagina o resti inattivo per un po’, il sito ti chiederà di rifare la verifica.

‼️ Attenzione: i siti useranno sistemi ufficiali e certificati per controllare l’età. Per usare questi sistemi, è necessario identificarsi una sola volta presso il fornitore del servizio (cioè chi gestisce il controllo dell’età). Questo passaggio serve per associare la tua identità al fatto che sei maggiorenne. Una volta fatta questa registrazione iniziale (chiamata anche censimento dell’utenza), non dovrai più fornire dati personali ogni volta.
Quando accederai a un sito per adulti, il sistema comunicherà solo se sei maggiorenne oppure no, senza dire chi sei e senza trasmettere i tuoi documenti.

Dettagli tecnici: Delibera AGCOM 96/25/CONS - Allegati A e B

7) Il sito può fare il controllo da solo?

‼️ Non è raccomandato. La delibera AGCOM consiglia di affidarsi a fornitori esterni, indipendenti e specializzati, per garantire correttezza e privacy.

8) Quali leggi europee vanno rispettate?

Il sistema di verifica deve rispettare:
  • Il GDPR, cioè la legge europea sulla privacy
  • Il DSA (Digital Services Act), che riguarda la sicurezza online
Approfondimento: DSA - articolo 28 su EUR-Lex

9) Cosa rischiano i siti che non rispettano la legge?

AGCOM può bloccare l’accesso al sito dall’Italia e inviare avvisi ufficiali (diffide).

Avvisi e misure: AGCOM - comunicazioni

10) È vero che si può aggirare il sistema con una VPN?

Sì, è un rischio reale. Una VPN può far sembrare che l’utente si connetta da un altro paese. Tuttavia, AGCOM e le piattaforme possono adottare misure per ridurre questo problema.

Analisi: Agenda Digitale - VPN e aggiramento

11) Che caratteristiche deve avere un buon sistema di verifica?

  • Deve essere gestito da un fornitore indipendente
  • Deve avere un basso margine di errore
  • Deve essere semplice da usare
  • Deve controllare ogni accesso
  • Non deve creare ostacoli inutili agli adulti

12) Queste regole valgono solo per i siti porno?

Al momento sì, il focus è sui contenuti pornografici. Ma AGCOM raccomanda di usare gli stessi controlli anche per altri contenuti dannosi per i minori (es. violenza o gioco d’azzardo).

13) Cosa devono fare ora i siti web per adeguarsi?

  • Scegliere un fornitore per la verifica dell’età
  • Preparare una procedura semplice per l’utente
  • Aggiornare i documenti sulla privacy
  • Monitorare il sistema e gestire eventuali reclami
Guida ufficiale: Delibera AGCOM 96/25/CONS

14) Come viene protetta la privacy degli adulti?

Con un sistema che non raccoglie dati personali, ma fornisce solo la conferma dell’età. Chi verifica l’età è diverso da chi fornisce i contenuti.

15) Che effetti avrà per chi crea contenuti?

All’inizio potrebbe essere più difficile attirare nuovi utenti, ma nel tempo chi adotta sistemi sicuri avrà più fiducia da parte degli utenti e dei brand.

Analisi di settore: Agenda Digitale - effetto su creator e editori

16) Questa legge è in linea con l’Europa?

Sì. È pensata per essere compatibile con le regole europee e potrà essere aggiornata in futuro per seguire eventuali modifiche delle norme UE.

17) Si può usare lo SPID o la CIE per verificare l’età?

‼️ No, non è possibile utilizzare SPID. Il Decreto Caivano e la delibera attuativa di AGCOM (n. 96/25/CONS) escludono l’uso dello SPID e di altri strumenti di identità digitale riconosciuti dallo Stato, perché non garantiscono il principio del "doppio anonimato".

In parole semplici: con SPID si trasmetterebbero dati identificativi personali al sito, cosa che non è ammessa dal sistema di verifica dell’età previsto dalla normativa.

La verifica dell’età deve avvenire senza rivelare chi sei. Per questo motivo, devono essere usati sistemi alternativi, certificati e progettati per proteggere la privacy, che rilasciano solo un’informazione: se l’utente è maggiorenne oppure no.

Riferimento normativo:
  • Delibera AGCOM 96/25/CONS, Allegato A, art. 3 comma 6:

    “Non sono ammesse modalità di verifica dell’età che comportino l’identificazione dell’utente tramite strumenti di identità digitale (es. SPID, CIE, CNS) in quanto incompatibili con il principio del doppio anonimato.”

    Testo completo della delibera AGCOM


Fonti e Riferimenti

 
Un tempo esisteva il concetto del bonuspater familias, una figura immaginaria che serviva per orientarsi nelle cose del mondo.
Ma buono, padre e famiglia sono ormai diventati concetti un po' vintage che non ci aiutano più di tanto nelle discussione.
Eppure, nella tutela del minore la figura del padre dovrebbe essere centrale, nonostante da questa discussione sembrerebbe uscirne un po' ridimensionata.
Il padre, inteso in senso generico, pare più preoccupato della propria masturbazione piuttosto che della sessualità del figlio.
Poi che lo Stato sia un po' ingenuo nel tentativo di tutelare il minore ci può stare, ma ricordiamoci che per minore non si intende solo il diciassettenne smanettone esperto di VPN, ma anche il dodicenne che ha accesso a vari dispositivi collegati in rete. Accesso che sarà sempre più centrale in futuro, altrimenti già non li chiameremmo nativi digitali.
I limiti imposti ai minori sono tanti, dal divieto di acquistare alcolici al divieto di guidare e, nonostante siano aggirabili in modo abbastanza semplice, è giusto che ci siano.
 
I limiti imposti ai minori sono tanti, dal divieto di acquistare alcolici al divieto di guidare e, nonostante siano aggirabili in modo abbastanza semplice, è giusto che ci siano.
L'equiparazione tra l'accesso ai siti per adulti e i divieti su alcolici o guida è una falsa equivalenza. I divieti sui beni fisici funzionano perché basati su un controllo tangibile e sul rischio di sanzioni per chi li aggira. Il blocco digitale, invece, è strutturalmente inefficace: il minore curioso e nativo digitale non ha bisogno di un adulto complice, ma solo di un clic e di una VPN gratuita per superare il limite, spesso finendo su siti meno regolamentati e potenzialmente più dannosi di quelli bloccati. Basta una semplice app che un dodicenne riesce a installare per avere una vpn. Inoltre app come Telegram, sono alla portata di tutti. La vera tutela del dodicenne non si ottiene delegando allo Stato una censura facilmente aggirabile, ma rafforzando la responsabilità genitoriale attraverso l'uso consapevole dei Parental Control, rileggi il mio post precedente. E, soprattutto, investendo sull'educazione sessuale e digitale a casa e a scuola. Solo così si può insegnare ai ragazzi a navigare con spirito critico e a distinguere la fantasia dalla realtà, un compito che nessun filtro tecnico potrà mai svolgere. Credo quindi che il provvedimento serva ad andare in una certa direzione come hanno già scritto altri.. i minori non c'entrano.
 
Capisco la volontà di tutelare i minori, ma ci sono altri sistemi come il parental control per esempio. E dovrebbe essere compito del genitore controllare gli accessi internet dei propri figli, un po come avveniva anni fa col lucchetto al telefono.

immagino che poi l'accesso tramite spid serva anche come deterrente per prevenire o perseguire determinati reati.. ma siamo sicuri che sia utile colpire sempre il cliente? Lo stesso meccanismo è stato utilizzato per il fenomeno della prostituzione in strada.. il risultato è che ora abbiamo strade deserte, ma le otr si sono spostate nei loft e i prezzi sono aumentati.
 
Ridiamo un po su.....
" Prima limitarono i rave, e io me ne sbattevo il c**zo, perché non andavo ai rave.
Poi limitarono l'uso del monopattino, e io me ne sbattevo il c**zo, perché non ho un monopattino.
Poi limitarono il cbd, e io me ne sbattevo il c**zo, perché non fumo il cbd.
Poi limitarono l'accesso ai siti porno, e siccome non potevo più sbattermi il c**zo, mi girarono i coglioni." 🤣
 
L'equiparazione tra l'accesso ai siti per adulti e i divieti su alcolici o guida è una falsa equivalenza. I divieti sui beni fisici funzionano perché basati su un controllo tangibile e sul rischio di sanzioni per chi li aggira. Il blocco digitale, invece, è strutturalmente inefficace: il minore curioso e nativo digitale non ha bisogno di un adulto complice, ma solo di un clic e di una VPN gratuita per superare il limite, spesso finendo su siti meno regolamentati e potenzialmente più dannosi di quelli bloccati. Basta una semplice app che un dodicenne riesce a installare per avere una vpn. Inoltre app come Telegram, sono alla portata di tutti. La vera tutela del dodicenne non si ottiene delegando allo Stato una censura facilmente aggirabile, ma rafforzando la responsabilità genitoriale attraverso l'uso consapevole dei Parental Control, rileggi il mio post precedente. E, soprattutto, investendo sull'educazione sessuale e digitale a casa e a scuola. Solo così si può insegnare ai ragazzi a navigare con spirito critico e a distinguere la fantasia dalla realtà, un compito che nessun filtro tecnico potrà mai svolgere. Credo quindi che il provvedimento serva ad andare in una certa direzione come hanno già scritto altri.. i minori non c'entrano.
Forse mi sono espresso male. Nel momento in cui un adulto si sente menomato perché lo Stato decide di regolamentare l'accesso al porno per tutelare il minore e non per spiare il padre dal buco della serratura mentre si fa le seghe, parental control, educazione sessuale e responsabilità genitoriale sono già finiti nel cesso. In sostanza il fatto di non capire la ratio di una norma a tutela del proprio figlio è già di per sé il fallimento della responsabilità genitoriale. Mi immagino quale tenore di discussione possa avvenire in famiglia nel momento in cui si dovesse affrontare l'argomento. Peraltro, rendere acceso un dibattito a livello nazionale, locale, familiare è il primo passo per marcare quel divieto. Quanti genitori infatti si sono mai posti finora il problema dell'accesso al porno dei propri figli? Be' mi sembra l'occasione buona per rientrare in argomento.
Inoltre, i limiti diventano efficaci nel momento in cui vengono riconosciuti come tali da coloro a cui sono rivolti, e questo è compito dello Stato, della famiglia e del minore.
Tutto ciò vale infatti per la stragrande maggioranza di minori che non bevono e non guidano, in quanto e proprio perché vietato dalla legge. E non certo per i controlli della polizia municipale.
Un bambino in preda a pruriti sessuali in grado di modificare VPN o installare un canale Telegram di sodomia o di tutto lo schifo che può offrire quella App, deve essere considerato un'eccezione. Se questa eventualità invece la si presenta come la normalità, per tutto ciò che in precedenza è già finito nel cesso, si può tirare lo sciacquone.
E infine, se Spid e quant'altro sono strumenti risibili perché aggirabili perfino da un dodicenne, quale terrore dovrebbe incutere in un adulto questo provvedimento e quella "certa direzione" verso cui vorrebbe andare?
 
Ultima modifica:
Legge veramente assurda e delirante. Un regime di controllo stile 1984 per fare cosa... evitare che i ragazzini si facciano le seghe su internet?
Siamo stati tutti adolescenti i porno a quell'età li abbiamo guardati tutti (chi come me già su internet, chi più in là con gli anni tramite i giornaletti o quello che si usava all'epoca) eppure il mondo è andato avanti lo stesso. E a dirla proprio tutta tutta più che i 15enni che si fanno le seghe sui siti porno mi fa molta più paura l'alternative ossia ragazzini con gli ormoni a mille privati di quello sfogo sessuale (in molti casi l'unico visto che a quell'età non si lavora e non si hanno soldi per le pay e non tutti iniziano a scopare con la fidanzatina già negli anni del liceo).
Poi esiste anche un'area grigia tra contenuti intermanete pornografici e contenuti che non lo sono: video asmr su yt con ragazze vestite giusto il minimo indispensabile a evitare la censura, foto su instagram non direttamente ma porno ma molto al limite ma anche un semplice catalogo moda mare pieno di modelle in bikini.
Se davvero diventerà difficile per qualcuno (maggiorenne o meno) accedere ai siti porno assisteremo semplicmente a una maggiore diffusione di quei contenuti.
 
Forse mi sono espresso male. Nel momento in cui un adulto si sente menomato perché lo Stato decide di regolamentare l'accesso al porno per tutelare il minore e non per spiare il padre dal buco della serratura mentre si fa le seghe, parental control, educazione sessuale e responsabilità genitoriale sono già finiti nel cesso. In sostanza il fatto di non capire la ratio di una norma a tutela del proprio figlio è già di per sé il fallimento della responsabilità genitoriale. Mi immagino quale tenore di discussione possa avvenire in famiglia nel momento in cui si dovesse affrontare l'argomento. Peraltro, rendere acceso un dibattito a livello nazionale, locale, familiare è il primo passo per marcare quel divieto. Quanti genitori infatti si sono mai posti finora il problema dell'accesso al porno dei propri figli? Be' mi sembra l'occasione buona per rientrare in argomento.
Inoltre, i limiti diventano efficaci nel momento in cui vengono riconosciuti come tali da coloro a cui sono rivolti, e questo è compito dello Stato, della famiglia e del minore.
Tutto ciò vale infatti per la stragrande maggioranza di minori che non bevono e non guidano, in quanto e proprio perché vietato dalla legge. E non certo per i controlli della polizia municipale.
Un bambino in preda a pruriti sessuali in grado di modificare VPN o installare un canale Telegram di sodomia o di tutto lo schifo che può offrire quella App, deve essere considerato un'eccezione. Se questa eventualità invece la si presenta come la normalità, per tutto ciò che in precedenza è già finito nel cesso, si può tirare lo sciacquone.
E infine, se Spid e quant'altro sono strumenti risibili perché aggirabili perfino da un dodicenne, quale terrore dovrebbe incutere in un adulto questo provvedimento e quella "certa direzione" verso cui vorrebbe andare?
c'è una fallacia logica di fondo nel tuo ragionamento; non si può usare la presunta efficacia etica di una norma per giustificarne l'inefficacia pratica e gli effetti collaterali negativi. L'intento di marcare un divieto è nobile e può riaprire un dibattito in famiglia, e su questo siamo d'accordo. Tuttavia, l'efficacia di una norma non si misura solo dal dibattito che genera, ma dalla sua capacità di raggiungere l'obiettivo senza creare danni peggiori.
Affermi che i limiti su alcol e guida funzionano perché sono riconosciuti. Ma il riconoscimento deriva dal fatto che il divieto è coerente e applicabile, e la sua violazione comporta conseguenze reali e tangibili (multe, ritiro patente, danni fisici). Nel digitale, il blocco è percepito dal minore non come un divieto solido e riconosciuto, ma come un semplice ostacolo tecnico che insegna solo a eludere i sistemi, non a capire il limite.
L'eccezione non è il dodicenne smanettone che installa Telegram o usa una VPN, ma il fatto che la norma, essendo aggirabile, non protegge affatto la maggioranza dei minori ma anzi li sposta su social o app ancora più pericolosi non controllabili e non oscurabili come invece avviene nei normali siti porno che non rispettano la legge. Se si vuole tutelare la stragrande maggioranza, bisogna offrire strumenti di protezione che funzionino in modo semplice e non aggirabile (come i Parental Control sul dispositivo), invece di imporre un blocco centralizzato che è aggirabile e, come ben dici, risibile.
L'adulto non teme il provvedimento perché risibile, ma per la direzione che esso segna. Se per accedere a contenuti legali si accetta un sistema di identificazione obbligatoria, anche se tecnicamente anonimo oggi, si apre la porta a un precedente infrastrutturale dove l'accesso a porzioni sempre più ampie del web dipende dalla verifica dell'identità. Come è già stato scritto sopra è una regressione, un passo indietro per l'anonimato e la libertà digitale, indipendentemente dal fatto che l'adulto si stia facendo le seghe o stia consultando materiale di studio.

Forse sono io che mi ero spiegato male, il punto chiave non è di essere spiati, ma è invece il rischio di cedere il diritto all'anonimato per un beneficio inesistente.

Se davvero diventerà difficile per qualcuno (maggiorenne o meno) accedere ai siti porno assisteremo semplicmente a una maggiore diffusione di quei contenuti.
Esatto, con rischi ben peggiori in quanto si spostano i minori e maggiorenni verso fonti non centralizzate e non controllabili come invece sono oggi i siti porno. Tanto per fare un esempio, se esce un video pedopornografico il sito porno in questione lo chiude immediatamente, così come contenuti violenti, ecc. ecc. cosa che invece purtroppo non può accadere quando si usano programmi di file sharing, telegram, ecc. ecc.
 
Ultima modifica:
Affermi che i limiti su alcol e guida funzionano perché sono riconosciuti. Ma il riconoscimento deriva dal fatto che il divieto è coerente e applicabile, e la sua violazione comporta conseguenze reali e tangibili (multe, ritiro patente, danni fisici).
Cioè il possesso di un pezzo di plastica, leggasi patente, è l'ostacolo che impedisce ad un minorenne di saltare sulla macchina del padre? Mah...
Anche in questo caso un principio etico rimane valido nonostante sia, apparentemente, di difficile applicazione dal punto di vista pratico.
Detto questo, tutte le norme a tutela dei minori sono facilmente aggirabili e difficilmente sanzionabili, difficile infatti ritirare la patente a chi non ne è ancora entrato in possesso. Peraltro gli stessi minori godono di particolare tutela anche nelle sanzioni.
Quanto agli adulti, francamente del loro diritto all'anonimato se non riguarda la libertà di espressione, a me frega poco, anzi.
L'unica cosa che deve preoccupare un cittadino, sia nella realtà virtuale che in quella concreta, è il rispetto delle leggi e l'anonimato non viaggia proprio in quella direzione.
 
Cioè il possesso di un pezzo di plastica, leggasi patente, è l'ostacolo che impedisce ad un minorenne di saltare sulla macchina del padre? Mah...
Anche in questo caso un principio etico rimane valido nonostante sia, apparentemente, di difficile applicazione dal punto di vista pratico.
Detto questo, tutte le norme a tutela dei minori sono facilmente aggirabili e difficilmente sanzionabili, difficile infatti ritirare la patente a chi non ne è ancora entrato in possesso. Peraltro gli stessi minori godono di particolare tutela anche nelle sanzioni.
Quanto agli adulti, francamente del loro diritto all'anonimato se non riguarda la libertà di espressione, a me frega poco, anzi.
Stai eludendo il punto cruciale con una falsa analogia. La patente non è un pezzo di plastica isolato; è il simbolo di un sistema di regole, verifiche (esami) e, soprattutto, sanzioni tangibili. Se il figlio del vicino salta in auto e fa un incidente, la polizia lo ferma, il genitore risponde del danno ed è perseguito. Se un tredicenne usa Torrnet per scaricare video violenti e porno, non c'è una conseguenza reale né un controllo efficace che gli impedisca di ripetere l'azione cinque minuti dopo.
Il principio è valido (la tutela del minore), ma lo strumento è talmente inefficace che rischia di essere più dannoso che utile, spingendo la curiosità su canali non controllati PERICOLOSI che vedo sottovaluti.

L'unica cosa che deve preoccupare un cittadino, sia nella realtà virtuale che in quella concreta, è il rispetto delle leggi e l'anonimato non viaggia proprio in quella direzione.
Forse non sai bene cosa è Internet; l'anonimato per i criminali esisterà sempre (vedi il dark web, il deep web, ecc. ecc., ) e non sarà certo uno spid o una CIE a risolvere il problema ne ora ne mai.
 
Ultima modifica:
Stai eludendo il punto cruciale con una falsa analogia. La patente non è un pezzo di plastica isolato; è il simbolo di un sistema di regole, verifiche (esami) e, soprattutto, sanzioni tangibili. Se il figlio del vicino salta in auto e fa un incidente, la polizia lo ferma, il genitore risponde del danno ed è perseguito. Se un tredicenne usa Torrnet per scaricare video violenti e porno, non c'è una conseguenza reale né un controllo efficace che gli impedisca di ripetere l'azione cinque minuti dopo.
No scusa, sei tu che stai eludendo il punto cruciale. Come impedire fisicamente ad un minore di guidare un'automobile? Se mi rispondi con un sistema di simboli e regole stai implicitamente accettando il mio ragionamento.
L'incidente è un'eventualità che può dipendere anche dalla minore età e dalla mancanza di conoscenza del codice della strada. Così come la visione da parte di un minore di contenuti per adulti può essere causa di altro tipo di incidenti.
Il principio è valido e lo Stato fa quello che deve e quello che può, il resto spetta ad altre istituzioni, vedi famiglia, con l'utilizzo di altri strumenti, magari proprio quelli indicati da te. Ma quante famiglie li stanno adottando?
Peraltro ogni norma è aggirabile, noi in Italia ne siamo maestri e questo thread, compresi i nostri ultimi messaggi, ne sono un fulgido esempio.
 
Ultima modifica:
Forse non sai bene cosa è Internet; l'anonimato per i criminali esisterà sempre (vedi il dark web, il deep web, ecc. ecc., ) e non sarà certo uno spid o una CIE a risolvere il problema ne ora ne mai.
Certo, anche i reati penali esisteranno sempre, nonostante ergastolo o pena di morte.
Che discorsi...
 
No, la differenza non è elusa, è cruciale. Non è un "sistema di simboli e regole" astratto che impedisce la guida; è un sistema di controllo fisico e di rischio percepito. Non serve un blocco magico per impedire a un minore di guidare. L'ostacolo è il veicolo tangibile, il rischio di essere visti (perché guidare un'auto è un atto pubblico), e le sanzioni reali e immediate (fermo dell'auto, responsabilità penale e civile).
Nel digitale non esiste il veicolo tangibile. Aggirare il blocco sui siti porno è un atto privato, invisibile e a rischio zero. Lo sforzo richiesto è infinitamente minore del rischio di rubare la macchina del padre. Anzi non esiste proprio lo sforzo.
Accetto che il principio è valido, ma fare quello che si può non autorizza a fare male. Lo Stato deve fare il massimo, ma il massimo in questo caso è: promuovere gli strumenti di Parental Control efficaci in mano ai genitori, non imporre un sistema centralizzato che è inutile spingendo minori e adulti in direzioni ancora più illegali e pericolose. Ripeto che forse non sai come funziona Internet...i siti che tu conosci sono solo una piccola percentuale irrisoria rispetto a quello che è internet nel suo insieme.
 
Ultima modifica:
Il problema è che questa legge entra di prepotenza nella sfera privata di ognuno di noi, riduce la libertà individuale in maniera diretta anche se ce la fanno passare, subdolamente, come un controllo non invasivo.

Poiché infatti non è vero che il sito di accesso tramite spid non viene registrato. E se viene registrato, vuol dire che da qualche parte viene tracciato, e anche se magari non nell'immediato, ma in ogni momento si puo controllare a quali siti si è acceduto.

Venendo tracciato l'accesso, viene anche registrato il traffico su quel sito e quindi le categorie di porno che una persona consulta.

A me non sembra una cosa tanto corretta. E non si aggira l'ostacolo nemmeno con una vpn, poiché magari in questo caso non serve lo spid, ma ci si espone ai rischi di utilizzare una connessione non sicura.

Ma vi immaginate se anni fa ci fosse stato un qualche controllo all'atto di acquisto dei giornali porno piuttosto che delle vhs?
 
No, la differenza non è elusa, è cruciale. Non è un "sistema di simboli e regole" astratto che impedisce la guida; è un sistema di controllo fisico e di rischio percepito. Non serve un blocco magico per impedire a un minore di guidare. L'ostacolo è il veicolo tangibile, il rischio di essere visti (perché guidare un'auto è un atto pubblico), e le sanzioni reali e immediate (fermo dell'auto, responsabilità penale e civile).
Nel digitale non esiste il veicolo tangibile. Aggirare il blocco sui siti porno è un atto privato, invisibile e a rischio zero. Lo sforzo richiesto è infinitamente minore del rischio di rubare la macchina del padre. Anzi non esiste proprio lo sforzo.
Accetto che il principio è valido, ma fare quello che si può non autorizza a fare male. Lo Stato deve fare il massimo, ma il massimo in questo caso è: promuovere gli strumenti di Parental Control efficaci in mano ai genitori, non imporre un sistema centralizzato che è inutile spingendo minori e adulti in direzioni ancora più illegali e pericolose. Ripeto che forse non sai come funziona Internet...i siti che tu conosci sono solo una piccola percentuale irrisoria rispetto a quello che è internet nel suo insieme.
Invece, per come la vedo io e per come mi rapporto con la società, con le istituzioni e con il mio prossimo e anche per come vorrei che fossero avviate le nuove generazioni, il divieto è divieto in quanto tale, ontologicamente.
Non diventa divieto solamente nel momento in cui c'è l'impossibilità ad infrangerlo.
Su queste basi, credo che le nostre posizioni siano inconciliabili.
 
Invece, per come la vedo io e per come mi rapporto con la società, con le istituzioni e con il mio prossimo e anche per come vorrei che fossero avviate le nuove generazioni, il divieto è divieto in quanto tale, ontologicamente.
Non diventa divieto solamente nel momento in cui c'è l'impossibilità ad infrangerlo.
Su queste basi, credo che le nostre posizioni siano inconciliabili.
Riconosco che abbiamo una visione inconciliabile sul ruolo del divieto.
Mentre tu vedi il divieto come un imperativo morale assoluto che basta a sé stesso, io credo che quando lo Stato interviene con una norma, questa debba essere efficace; non ha senso imporre divieti che addestrano i giovani all'elusione sistematica creando di fatto un traffico di materiale pericoloso e illegale come c'era qualche anno fa quando i porno si scaricavano con programmi di file sharing.
Lo Stato, "facendo quello che può", non dovrebbe mai optare per l'inutilità dannosa.

Inoltre, dimentichi un fatto fondamentale: il divieto di accesso ai minori c'è sempre stato ed è l'avviso di dichiarazione obbligatorio presente su tutti i siti per adulti. Lo Stato non sta introducendo un nuovo principio, ma un nuovo strumento di applicazione fallimentare.
Con questa norma, lo Stato sta di fatto punendo i siti più responsabili (che applicavano già l'avviso di divieto, e che filtravano ed eliminavano materiale violento e illegale) e, sta spingendo la popolazione (inclusi i minori) verso fonti non centralizzate e molto più pericolose, come i canali Telegram o i programmi di file sharing, dove non esiste alcun controllo né avviso di divieto e dove il materiale non potrà mai essere filtrato e cancellato.

Continuo a sostenere che la via più etica ed efficace per la tutela del minore sia promuovere la responsabilità genitoriale e l'educazione digitale, anziché delegare una censura simbolica.

Chiudiamo qui, avendo chiarito che la nostra divergenza non è sull'obiettivo, ma è sui mezzi e sui principi.
 
Nessuna norma è efficace se non viene compresa. Il metodo repressivo e il controllo totale che tanto si teme, allora sì che diventerebbe indispensabile.
Si può guidare col cellulare in mano? No, eppure si fa. Il divieto è sbagliato? No.
Lo Stato impone una visione con divieti e punizioni che, come vediamo, sono quasi sempre inutili perfino per gli adulti.
Altro scopo dei divieti è, in questo caso, quello di non rendere facilmente accessibile il porno, mentre prima lo era nonostante fosse altrettanto vietato.
Se però il primo istinto è quello di capire come aggirare la norma, non c'è speranza.
Infatti, quello su cui non sono assolutamente d'accordo è che non sia lo Stato ad educare il minore all'elusione ma la diffusione di un certo tipo di mentalità come la tua.
 
La tua è una condanna morale, non un'analisi logica.
Non confondere la Legge con lo Strumento; nessuno contesta il divieto di base (il principio etico). La critica è al mezzo scelto: Se la misura non è efficace, non è colpa della "mentalità", ma della cattiva ingegneria normativa.
Rendere "meno facile"? Stai cadendo nella trappola. Prima, l'avviso di divieto era sui siti regolamentati. Ora, l'obbligo di verifica spinge tutti (inclusi i minori) verso piattaforme non centralizzate (Telegram, file sharing) dove l'accesso è totale, anonimo e senza alcun avviso. Non si rende "meno facile"; si rende più pericoloso deviando il traffico.
Lo Stato non combatte l'elusione con divieti facilmente aggirabili; l'unica risposta efficace è l'educazione digitale critica e la responsabilità genitoriale.
Insistere sull'efficacia morale di una misura palesemente fallimentare nella pratica è un vicolo cieco. Su queste basi, la discussione è esaurita.
 
Ripeto e poi chiudo. Non esiste una norma efficace se la mentalità vigente è quella di eluderla. La burocrazia è il testimone silenzioso. Ogni norma è una norma morale, sa hai qualche rudimento di diritto e di filosofia dovrebbe essere chiaro.
Equiparare i comportamenti dei minori a quelli degli adulti è il tuo errore logico e se anche fosse vero, la responsabilità genitoriale avrebbe già fallito. La capacità delinquenziale di un minore si presume sia inferiore a quella dell'adulto ma ripeto, se la mentalità diffusa è, come pare, simile alla tua, l'equiparazione con l'adulto avrebbe motivo di esistere e il discorso sarebbe dovuto finire una decina di messaggi fa.
 
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