Discussione Community regolamentate vs. caos social: chi ha paura dei lurker con i pantaloni abbassati?

In realtà non è la prima volta che PF è ammesso al dubbio onore della citazione sui media. Io sono venuto a conoscenza anni fa di questo forum proprio da un articolo, non ricordo più dove pubblicato, che citava questo forum, tra altri, ovviamente in chiave negativa, come una congrega di maschi sessisti che frequentava povere donne che si prostituivano, e poi si scambiavano informazioni, pubblicando recensioni nelle quali le prostitute venivano valutate come fossero oggetti o animali.

Ce ne sono almeno altri 2 molto molto peggio e più conosciuti di noi ...hai voglia
 
Buongiorno,
da ragazzo accompagnai una mia cara amica in un classico parrucchiere di paese. È stato uno dei giorni più istruttivi della mia vita. Tra amiche dissero di tutto e di più su fidanzati, mariti, amanti e conoscenti, davanti a me, come se non esistessi. Cose piuttosto pesanti e personali. Io ascoltavo ed ero diventato un pizzico.
La differenza fra uomini e donne, in questi casi, è che noi uomini siamo stupidi e lasciamo tracce digitali.
 
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non credi? ma non ti sei accorto dei linciaggi mediatici negli ultimi anni? ormai i dissenzienti, coloro che ragionano e perciò non riescono a conformarsi al pensiero unico, virano verso l'autocensura, o una più libera espressione in spazi assolutamente residuali.
Assolutamente si!
Eccome se mi sono accorto, della deriva "ignorante" della società.
Infatti ho scritto nel post come ormai a qualsiasi livello si cerca la soluzione immediata a qualsiasi problema, come si ricerchi spasmodicamente il like l'approvazione immediata.
I problemi, grandi o piccoli che siamo, non si risolvono con piani attuativi strabilianti con complessità assurde o con soluzioni semplicistiche.
Ghandi, ( mi si scusi la roboante citazione) ha distrutto la gallina dalle uova d'oro dell' impero britannico con un processo lungo fatto di azioni semplici.
Il sessismo, il machismo, il patriarcato si combatte solo con l'elevazione dello spirito delle persone, la cultura.
Di questo ne sono fermamente convinto.
L'analfabetismo non è stato risolto dal tutto, ma arriverà. Spero e qui si che ho un utopia di poter vedere i primi germogli di questo processo. Io nel mio piccolissimo credo che restare nel forum con il mio modo di pensare sia un infinitesimale passo in avanti.
Napo
 
In questo caso la domanda che mi sono posto è stata: chi amministrava ha lasciato certi contenuti che costituivano un evidente reato: per mancanza di capacità di gestione (svogliatezza, poco tempo per controllare , ecc.) o perchè era conveniente a livello di introiti, creati da alta frequentazione del sito in quanto libero di pubblicare quello che si vuole?
Situazioni del genere esistevano prima, esisto ora, e ci saranno in futuro. Sono cambiati, e cambieranno, i metodi di diffusione del proprio pensiero, ma è rimasto in molte persone l'ego di dire la propria senza connettere la bocca al cervello.
Quindi 40 anni fa al tavolino di un bar qualcuno avrà sicuramente detto che alla tale persona famosa "gli avrebbe fatto un servizio con i fiocchi" ed il tutto rimaneva tra i quattro amici del tavolino che dopo 2 bicchieri nulla si sarebbero ricordato; circa 20 anni fa, quando i telefonini avevano le prime fotocamere incorporate, ricordo che un amico arriva nel locale dove ci trovavamo e mostra a tutto il gruppo le foto di nudo che aveva scattato alla sua fidanzata, risoluzione 0,1Mpixel, terminata la serata tutto dimenticato.
Oggi il comportamento è lo stesso di 40 o 20 anni fa, ma i risvolti sono diversi perchè il "web non dimentica", oltre ad essere una piazza pubblica, e ci troviamo in situazioni del genere, il tutto amplificato dai giornalisti, che seguendo la regola delle tre S (sesso, sangue, soldi) ne approfittano pure loro per darsi visibilità
 
Ho letto della chiusura di Phica. Io ero iscritto da anni ma ho partecipato poco.
In alcune discussioni più "critiche", ossia dove la gente metteva foto palesemente rubate di ragazze comuni, mi sono limitato alle reazioni sotto il post. Non mi sono mai fidato a commentare.
Ho forse cagato fuori qualche tempo fa in un thread in cui si parlava di una escort. Il tutto era iniziato con una recensione, qualcuna si trovava anche su phica, e poi gli utenti si sono lasciati andare a commenti poco carini sulla sua dubbia sessualità passata, ci si chiedeva se fosse operata, e anche io ho detto la mia (non entro nei dettagli). Non so quanto questo sia punibile .
Poi avevo chiesto info su una tipa della mia zona, escort improvvisata ma pur sempre escort e con tanto di annunci online. E qui niente di rischioso.
Nei thread di alcuni personaggi famosi avevo lasciato degli apprezzamenti fisici e scritto frasi del tipo "me la scoperei" etc... Ma tutto nei limiti e senza offendere. Anzi il contrario :ROFLMAO:
Ero stato anche contattato in privato da un utente che mi ha dato info sulla tipa escort che cercavo, ma la conversazione stava prendendo una piega che non mi piaceva. Raccontava cose molto private di lei perché a suo dire la conosceva. Ho tagliato la conversazione presto, ma almeno questo è avvenuto in conversazione privata.

Ovviamente non ho mai diffuso niente in quel forum, ne diffamato nessuno.

Cercando su Google comunque sono già spariti anche i thread di cui ricordavo benissimo il titolo. Ho provato a cercare anche nomi di persone che avevano dei thread dedicati e non si trova più nulla.
Sul web è già pieno di notizie che narrano che la polizia postale è a lavoro per scovare gli utenti che scrivevano, etc etc...... Ma penso che tutto ciò si concluda con ben poco di fatto. Se non sono male informato, una persona per denunciare dovrebbe essere a conoscenza di tutto ed essere lei stessa a denunciare con tanto di screen. Non basta la postale che indaga in prima battuta. O forse basta per i casi più gravi. Ne consegue che la maggior parte delle persone non potrà fare nulla dal momento che non sapranno mai di essere state nominate su quel forum.
Contiamo pure che ora siamo nella fase della bomba appena scoppiata , quindi fanno terrorismo mediatico come sempre. Dovrebbero identificare e denunciare centinaia e centinaia di persone.

@Jack_993X abbiamo avuto alcuni comportamenti simili. Un po' di impressione fa pure a me. :)
 
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Di seguito un altro mio personale contributo che vuole smarcare ancora una volta, l'identità della community da situazioni che nulla hanno a che fare con il gruppo e la condivisione di esperienze e pareri dove, non dimentichiamolo, l'argomento principale è l'intrattenimento per adulti con particolare riferimento a escort, accompagnatrici senza distinzione di genere e sesso. Cerco quindi di fare un po' di chiarezza, introducendo due concetti. Il primo la decontestualizzazione e il secondo la trasversalità, al quale (poveri voi), seguirà un ulteriore approfondimento.

Partiamo da una tesi inconfutabile: ogni giorno milioni di fotografie circolano sui social network, sui siti di informazione, nei blog, nelle chat private. Non è esagerato dire che l’immagine sia diventata il linguaggio principale della comunicazione contemporanea (Instagram è il re incontrastato). In questo scenario però, c’è un aspetto che raramente riceve l’attenzione che merita: l’uso improprio delle fotografie di una persona, anche quando si tratta di figure pubbliche. La diffusione non autorizzata e soprattutto, la collocazione in contesti distorti possono produrre conseguenze gravi sulla reputazione, sulla percezione sociale e perfino sulla vita privata di chi vi è ritratto.

Basta un esempio, tanto semplice quanto eloquente. Una fotografia scattata durante una vacanza, in cui un personaggio noto (ma anche non noto anzi, peggio ancora) appare in costume da bagno o peggio, in topless, con perizomi e rotondità in bella vista, può risultare del tutto innocua se condivisa sul suo profilo personale o pubblicata, nel caso di personaggi pubblici, in un giornale di gossip. Se però quella stessa immagine viene inserita in un sito pornografico, assume immediatamente un significato diverso e diventa strumento di lesione della dignità di quella persona. La foto non cambia, ma cambia il contesto, e con esso cambia anche il modo in cui viene percepita.

Questo meccanismo si chiama decontestualizzazione. Non si tratta soltanto di un riutilizzo, ma di uno spostamento da un ambiente legittimo a uno che ne altera profondamente il senso. È una pratica che gioca sulla forza del contesto, capace di trasformare la neutralità o la leggerezza in malizia, allusione, scandalo. Chi osserva non guarda mai in modo isolato: interpreta in base a ciò che lo circonda e se la cornice è pornografica o denigratoria, anche la foto più innocente diventa portatrice di significati ambigui.

In questo fenomeno si inserisce un’espressione ricorrente: “dare in pasto”.

Pubblicare un’immagine fuori luogo non significa soltanto renderla visibile, ma offrirla deliberatamente a un pubblico con l’intento di stimolare reazioni. Chi compie questo gesto vuole ottenere commenti, condivisioni, ironie, insinuazioni. Non c’è innocenza in questo atto: c’è la precisa volontà di alimentare un circuito di attenzione, spesso a scapito della dignità altrui. La persona ritratta viene così trasformata in oggetto di consumo, ridotta a carburante per l’intrattenimento degli altri. Qualcuno potrebbe obiettare che, se si tratta di un personaggio pubblico, la questione sia diversa. Chi sceglie di esporsi, si dice, deve accettare anche l’invadenza, la perdita di controllo sulla propria immagine. È vero che una figura nota gode di una minore aspettativa di privacy rispetto a un cittadino qualsiasi (*): politici, attori, influencer vivono di visibilità e la loro quotidianità diventa parte del discorso pubblico. Ma questo non significa che siano privi di diritti. Il fatto di essere osservati non autorizza la manipolazione. Una foto scattata in spiaggia e pubblicata in un giornale di gossip può rientrare nei limiti del diritto di cronaca o di costume, mentre la stessa immagine trasferita in un sito pornografico rappresenta un abuso evidente. Qui non c’è più informazione, c’è solo denigrazione, e la reputazione della persona subisce un danno reale. Il danno è duplice. È immediato, perché la percezione dello spettatore si forma all’istante. Non conta più l’origine della foto, conta la nuova cornice. La collocazione suggerisce significati impliciti che restano impressi. Ed è un effetto prolungato perché su internet nulla scompare davvero. Anche se la persona riesce a ottenere la rimozione dal sito che ha diffuso l’immagine, copie e screenshot possono continuare a circolare per anni. La rete ha una memoria lunga e spietata e ogni volta che quell’immagine riaffiora, riattiva malizie e commenti. Il danno non colpisce soltanto la vita privata ma anche la sfera professionale: un politico può perdere credibilità, un artista può subire derisione, un cittadino qualsiasi può ritrovarsi emarginato o discriminato sul lavoro.

Chi pubblica una foto decontestualizzata non può fingere di non sapere.
C’è consapevolezza e c’è intenzione.
Si cerca la provocazione, si attizza la curiosità del pubblico, si punta a scatenare reazioni.

E non esiste "...eh ma è solo per ridere...."

L’atto stesso di “dare in pasto” implica violenza simbolica. La persona diventa carne gettata alla folla, esposta al giudizio vorace degli utenti. È una dinamica che disumanizza, che riduce l’individuo a strumento, che annulla la complessità e la dignità di chi è ritratto. Se poi la pubblicazione avviene su piattaforme ad ampia risonanza, il danno si moltiplica. Un forum affollato, un gruppo social con migliaia di iscritti, un sito pornografico ad alto traffico amplificano la viralità e rendono impossibile contenere la diffusione.

Veniamo all'analisi della modalità con cui i soggetti rappresentati, possono tutelarsi da questo fenomeno che per quanto oggi sia amplificato dai media come se fosse "tutto italiano", è presente in tutto il mondo (salvo quei paesi dove esiste la censura di Stato).

Gli strumenti giuridici esistono: la tutela della privacy, le norme sul diritto all’immagine, la possibilità di agire per diffamazione o per danni reputazionali. Tuttavia l’applicazione incontra limiti concreti. La velocità con cui un contenuto si diffonde online supera di gran lunga i tempi della giustizia. Una denuncia richiede giorni, settimane, mesi. Nel frattempo l’immagine ha già raggiunto centinaia di migliaia di persone. Anche quando una rimozione viene ottenuta, il materiale può essere stato duplicato altrove, vanificando gli sforzi.

C’è poi un problema culturale. Spesso la responsabilità viene spostata sulla vittima: non avrebbe dovuto esporsi, non avrebbe dovuto lasciarsi fotografare in quel modo, non avrebbe dovuto condividere certe immagini. È un atteggiamento che ribalta la logica e normalizza l’abuso. Non è chi decontestualizza a essere condannato, ma chi viene colpito. Questo meccanismo di colpevolizzazione contribuisce a rendere tollerata una pratica che invece dovrebbe essere stigmatizzata con decisione. Ed è qui che si stanno concentrando le luci sul palco della gogna mediatica. Contrastare questi fenomeni non significa soltanto rafforzare le leggi, ma promuovere un cambiamento culturale. Occorre educare alla responsabilità digitale, far comprendere che ogni gesto online ha un peso.

Condividere un’immagine fuori contesto non è un passatempo innocente: può devastare la reputazione e la vita di una persona. Allo stesso tempo, le piattaforme devono assumersi un ruolo più attivo, intervenendo rapidamente sulle segnalazioni, investendo in strumenti (tecnologici e non) per riconoscere e bloccare le manipolazioni. Non vale più il concetto "internet libero per tutti". Alla base resta un principio non negoziabile: la dignità umana non può essere calpestata in nome del profitto, della curiosità o del divertimento altrui. Che si tratti di un personaggio pubblico o di un cittadino qualsiasi, nessuno dovrebbe essere trasformato in oggetto da esibire fuori dal proprio contesto. La pratica di dare in pasto le immagini non è intrattenimento innocuo: è una forma di violenza mediatica, sottile ma devastante, che merita di essere riconosciuta e contrastata con fermezza. Solo se impariamo a rispettare il valore dell’immagine altrui riusciremo a costruire uno spazio digitale in cui libertà di espressione non significhi libertà di offesa, e in cui la persona resti sempre al centro. Fate uno sforzo, ricordate questo approfondimento e prima di inserire un immagine o un commnento ad una immagine, riflettete e se avete dubbi, cercate e approfondite soprattutto quando vi arriva il messaggio di "recensione respinta" oppure "contenuto non in linea con la policy e il regolamento" o ancora quando qualcuno dello Staff è costretto ad intervenire per tutelare sicurezza e integrità della community e dei suoi gestori.

(*) Quando si parla di privacy ridotta per soggetti pubblici, ci si riferisce al principio giuridico secondo cui chi riveste un ruolo pubblico, gode di una tutela della riservatezza più limitata rispetto a un privato cittadino. È un concetto consolidato sia nella giurisprudenza italiana che in quella europea, ed è fondamentale per comprendere il bilanciamento tra diritto alla riservatezza e diritto di cronaca/informazione.
 
Sentivo adesso al tg che tramite IP hanno identificato diversi utenti ( sarà vero? O vogliono solo mettere paura, tipo come quando dicono di aver identificato quelli che usano il pezzotto, cosa credo mai vera ) e rischiano pesantemente, addirittura si può arrivare al carcere.

Anche io comunque come @nautilus 70 non sapevo nemmeno dell'esistenza di questo sito, ma per curiosità vivo io sulla luna o altri non lo sapevano ?
 
Sentivo adesso al tg che tramite IP hanno identificato diversi utenti ( sarà vero? O vogliono solo mettere paura, tipo come quando dicono di aver identificato quelli che usano il pezzotto, cosa credo mai vera ) e rischiano pesantemente, addirittura si può arrivare al carcere.

Anche io comunque come @nautilus 70 non sapevo nemmeno dell'esistenza di questo sito, ma per curiosità vivo io sulla luna o altri non lo sapevano ?
Magari è vero e rimane circoscritto. Identificano quelli messi peggio, ossia chi incita alla violenza etc.. Ma in altri casi, mancando la denuncia della vittima, non possono fare nulla credo.
O magari non è vero ed è terrorismo mediatico... Chissà.
Io ho letto online che hanno identificato il fondatore ed è italiano.
 
Sentivo adesso al tg che tramite IP hanno identificato diversi utenti ( sarà vero? O vogliono solo mettere paura, tipo come quando dicono di aver identificato quelli che usano il pezzotto, cosa credo mai vera ) e rischiano pesantemente, addirittura si può arrivare al carcere.

Anche io comunque come @nautilus 70 non sapevo nemmeno dell'esistenza di questo sito, ma per curiosità vivo io sulla luna o altri non lo sapevano ?
.non ne sapevo nulla manco io ..e si che uno esisteva dal 2005. Cristo dal 2005.

Non giudico chi li frequentava , ma a me commentare foto risulta stucchevole. Si scopa o non si scopa , questo è il discrimine.

Così come non c'èra neanche un mio intervento qui sopra sui 3d ( quando esistevano ) di varie donne famose.

Commentare cuii che non tocchersi mai la vedo come una sorta di perdita di tempo ...vado piuttosto su un sito porno se ho voglia di segarmi o sognare .come si deve

La mia storia forumistica è la seguente:

Dal 2013 al 2014 GF...nel 2014 bannato da GF per divergenze di opinioni .

Dal 2014 approdato qui sopra .

Stop .

Questi derivati del Voyeurismo non mi interssano semplicemente.
 
Opinioni di un iscritto al phica.net...... :unknw:
p.s.metto dagospia perche' altrimente il giornale per leggere vorrebbe l'abbonamento...

 
Opinioni di un iscritto al phica.net...... :unknw:
p.s.metto dagospia perche' altrimente il giornale per leggere vorrebbe l'abbonamento...


Tra l'altro la foto in primo piano non mi pare esattamente di una povera innocente rubata ...🤔
 
@petergriffin99

Non lo conoscevo manco io.
In compenso conosco persone idiote che rendono idiota il contesto nel quale si muovono, senza distinzione tra uomini e donne.
Spiego il mio pensiero.
Alcuni dei più scatenati fruitori di phica.net li immagino pari, per impegno e nevrosi, ad Alessandra Maiorino, Giorgia Serughetti e le loro sodali: i primi impegnati a dimostrare che ogni donna è solo una troia ritardata senza rimedio, le seconde che ogni uomo è solo un porco malato da chiudere al gabbio.
Lo scontro infuria, mentre la gran parte del Paese pensa ai fatti suoi, non conosce gli uni né le altre: e, sostanzialmente, se ne frega.
Nella società contemporanea non abbiamo infatti più maggioranze consapevoli ed informate, bensì minoranze, tanto ignoranti quanto rumorose, che urlano da mattina a sera dietro al primo caso che apprendono: come phica.net e similari non rappresentano di certo l'intero universo maschile, così le più scatenate femministe contemporanee non rappresentano affatto tutte le donne che intendono guidare; eppure, nel nostro paese, bastano pochi casi che riguardano poche persone a provocare un gran casino su media e social.
Certo: se saltasse fuori che una discendente di Elvira Banotti vende contenuti privati su Onlyfans, il colpo di scena sarebbe notevole.
Ma sono fortune che non capitano tutti i giorni.

P.s. per il fondatore @Steve : capisco l'insonnia, ma potrebbe essere sprecata. Come quando il Sindaco di Rimini pare non dormì, perché il raduno Alpini svoltosi in città nel 2022 sembrava si fosse trasformato in un sordido ritrovo di osceni stupratori. Ad oggi, sul caso risultano depositate in Procura un numero di denunce pari ad 1; peraltro, senza seguito alcuno. Sicché: riprendi a dormire, che poi si vedrà.
 
da qualche parte (in internet) mi imbatto nel seguente post:
“Che ci dici invece dell'app TEA dove circa 6 milioni di donne fanno commenti sugli uomini che vengono schedati e recensiti tipo trip advisor a loro insaputa e senza nessun consenso. Questo non deve essere chiuso vero ?”
 
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Patriarcato: morto, resuscitato e connesso in fibra

Cominciamo con l’ospite scomodo: il patriarcato. Quello che un tempo era solido, tangibile, scolpito nella pietra delle leggi e delle tradizioni. Un sistema fatto di certezze brutali: gli uomini decidevano, le donne eseguivano. Punto. Oggi, almeno in superficie, sembra cambiato tutto. Le donne votano, guidano, lavorano, divorziano, scelgono. Nessun prete ti scomunica se porti i pantaloni, nessuna legge ti vieta di studiare ingegneria o di candidarti sindaca. Eppure, certe dinamiche sembrano immortali.

Non si presentano più in giacca e cravatta, ma in versione digitale. Non urlano ordini, non scrivono codici morali, ma si insinuano nei meme, nei gruppi Facebook, nei thread su Reddit. È come quel vecchio zio che non inviti mai a cena, ma che puntualmente si presenta col bicchiere in mano e la battutina pronta. Non lo vedi finché non apre bocca, e quando apre bocca ti chiedi perché non sia rimasto a casa. In sostanza, il patriarcato non è morto: ha solo cambiato vestito. E, come vedremo, ha trovato nei social network la sua nuova palestra preferita.

Epilogo: libertà o caverna con il Wi-Fi?

Il patriarcato tradizionale è morto. Ma al suo posto è nato un ibrido: istinti primordiali travestiti da libertà, amplificati dagli algoritmi, resi glamour dagli influencer e manipolati dai media. Non è liberazione, non è oppressione. È confusione di massa. La vera domanda non è se il patriarcato esista ancora. La vera domanda è: come impediamo che la libertà diventi solo un sinonimo di istinto? Perché se la libertà è solo sfogo, non è libertà. È una caverna, solo con il Wi-Fi.
Dal mio modo di vedere, il patriarcato esiste ancora oggi in forma tangibile e reale, anche se le donne hanno ottenuto nei corso degli anni più diritti. Ma avere più diritti non equivale ad avere più libertà di scelta.
Il patriarcato non è semplicemente resuscitato in forma digitale, piuttosto ha espanso il suo campo d'azione.
È ancora tangibile nei femminicidi, nella disparità salariale, nella divisione iniqua dei compiti domestici, nelle molestie per strada.
È diventato digitale in quanto si è insinuato negli algoritmi, nei meme misogini, nelle community tossiche online.
I due aspetti si alimentano a vicenda. L'odio online normalizza la violenza offline, e le strutture di potere tangibili forniscono il materiale per le narrazioni distorte che circolano in rete.

I femminicidi sono la prova più drammatica e incontrovertibile che il patriarcato è vivo e operante nel mondo reale. Non sono "residui" di un'epoca passata, ma l'estrema conseguenza di un sistema che ancora considera ad es. la proprietà sull'altro, ovvero l'idea che un uomo possa "possedere" una donna (la propria partner, figlia, ex) è un cardine del patriarcato tradizionale che non è affatto scomparso.
MI viene in mente anche il rifiuto dell'autonomia femminile, la scelta di una donna di lasciare un rapporto, di dire "no", di vivere la propria vita al di fuori del controllo dell'uomo, viene percepita da alcuni come un'intollerabile sfida alla propria autorità. Il femminicidio è l'atto finale di riaffermazione di quel controllo perduto.
Possiamo anche definire una sorta di "impunità culturale", anche se legalmente condannati, questi atti affondano le radici in una cultura che spesso giustifica, minimizza ("raptus", "troppo amore") o colpevolizza indirettamente la vittima ("perché l'ha provocato?", "perché non se n'è andata prima?").

Prendiamo l'esempio del mondo del lavoro:
esiste effettivamente un "diritto formale" in cui una donna ha il diritto di diventare ingegnere, amministratore delegato, politico.
Però il tutto si racchiude in una libertà reale limitata, si scontra con il divario salariale (stesso lavoro, stipendio inferiore); con il classico "soffitto di cristallo" fatto di barriere invisibili che impediscono l'ascesa ai vertici; con il carico del lavoro di cura non retribuito (ad es. la gestione della casa e dei figli ricade ancora sproporzionatamente sulle donne, limitando il loro tempo e le loro energie per la carriera); con i pregiudizi inconsci durante le assunzioni o le promozioni (ad esempio, la paura che una donna possa fare un figlio).
Questi sono ostacoli tangibili ed economici, non solo digitali, che limitano concretamente la libertà di scelta.

I social network non sono solo una "nuova palestra", sono spesso una camera di risonanza che rinforza gli stereotipi più tossici e fornisce una copertura al sistema patriarcale tradizionale.
A questo proposito mi viene in mente l'incitamento all'odio: I gruppi misogini online normalizzano il disprezzo per le donne e forniscono una giustificazione ideologica alla violenza, il cosiddetto body shaming, ovvero l'ossessione per l'aspetto fisico delle donne, amplificata dai social, è una forma di controllo moderno che le incastra in standard irraggiungibili, per non parlare poi dello stalking digitale che è una forma di violenza tangibile e terrificante che usa gli strumenti digitali per perseguitare nella vita reale, limitando la libertà delle vittime.

La frase "morto e resuscitato in fibra" è efficace come slogan, ma la realtà è più cupa e complessa: il patriarcato non è mai morto. Ha semplicemente aggiornato il suo software, mentre il suo hardware di violenza e disuguaglianza rimane saldamente installato nella nostra società.
 
Sentivo adesso al tg che tramite IP hanno identificato diversi utenti ( sarà vero? O vogliono solo mettere paura, tipo come quando dicono di aver identificato quelli che usano il pezzotto, cosa credo mai vera ) e rischiano pesantemente, addirittura si può arrivare al carcere.

Anche io comunque come @nautilus 70 non sapevo nemmeno dell'esistenza di questo sito, ma per curiosità vivo io sulla luna o altri non lo sapevano ?
Ma il 3d " con quale donna in politica ti piacerebbe.." o !" La sportiva a 90" ..cosa c'entra con tutti questo?
 
Ah non ne ho idea e francamente non so perché lo chiedi a me, non li ho nominati e nemmeno scrivevo in quei topic
Forse leggendo su questo argomento mi sarà sfuggito qualcosa a riguardo, quando l'amministratore steve, tra l'altro gentilissimo, parlava di questo contesto, mi pare di aver capito che alcune foto di personaggi famosi/e no si possano pubblicare ma senza essere accompagnati da commenti a sproposito ma volevo capire se quei topic esisto ancora o no
 

Epilogo: libertà o caverna con il Wi-Fi?

Il patriarcato tradizionale è morto. Ma al suo posto è nato un ibrido: istinti primordiali travestiti da libertà, amplificati dagli algoritmi, resi glamour dagli influencer e manipolati dai media. Non è liberazione, non è oppressione. È confusione di massa. La vera domanda non è se il patriarcato esista ancora. La vera domanda è: come impediamo che la libertà diventi solo un sinonimo di istinto? Perché se la libertà è solo sfogo, non è libertà. È una caverna, solo con il Wi-Fi.
Intanto: grazie per questo thread. Penso che sia sacrosanto una volta tanto fare un punto sul proprio pensiero e condividerlo con la community.

Ho quotato solo “l’epilogo” perchè dal mio punto di vista non c’è nulla da dire riguardo ai punti precedenti, condivido il tuo pensiero. Mentre per quanto riguarda questa ultima parte mi sento sollecitato a dare un mio punto di vista.

La libertà, come dici, è ormai già diventata “istinto”, perchè è sull’istinto che si basano ormai tutti gli algoritmi dei social e la stessa ricerca sulle neuroscienze (da Kahneman in poi) ci dice che è quello il punto debole sfruttabile a livello sociale e commerciale.

Quello che manca è una vera e propria educazione e consapevolezza di ciò che si fà e di ciò che comporta muoversi nel mondo online. La generazione che si muove e magari “và oltre” è una generazione che è stata travolta dall’avvento dei social e delle community e che non è minimamente in gradi di distinguere le conseguenze di parlare e agire riguardo a determinati comportamenti in una piazza online rispetto alla vita “offline” di tutti i giorni. Io ci vedo una grande colpa nel nostro sistema educativo e ci vedo anche i primi “semi” piantati in 20-30 anni di tv commerciale che ha sdoganato nel bene e nel male comportamenti e argomenti che avrebbero bisogno di più spiegazioni e contestualizzazioni piuttosto che un becero desiderio di immedesimazione.

Essere capaci di distinguere ciò che è bene e ciò che è male è una skill che parte da una profonda analisi di sè stessi e che però non può avvenire senza aver prima ben chiaro (culturalmente e sociologicamente parlando) il mondo in cui si vive.
 
Scusate la mia ignoranza digitale, ma come mai tutti i social hanno tasto "SHARE" che consente di condividere contenuti su vari canali anche esternamente al sito stesso?

Perchè a me sta bene condannare chi fotografa e filma di nascosto, chi minaccia o incita violenza, chi diffonde contenuti che hanno un copyright o sono a pagamento....ma da quando è scoppiato il caso leggo spesso "foto rubate" con riferimento ad immagini o video accessibili a chiunque senza iscrizione alcuna.

Chi grida alle streghe oggi, e mi riferisco in particolare ad alcune " creator digitali", dovrebbe solo che ringraziare per la pubblicità gratuita ricevuta da alcuni portali in cui erano presenti i loro thread. E come pensavano di farsi conoscere ed uscire dall anonimato altrimenti?

Personalmente in questo mondo digitale dove apparire significa monetizzare, reputo drammaticamente piu grave l emersione di certe parafilie Ad esempio eccezion fatta per alcune trasmissioni radiofoniche demenziali serali dei "moneyslave" qualcuno ne parla?
 
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