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Ospite
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Era da un po’ che avevo voglia di affrontare l’argomento.
Prologo
E’ stata affrontata, già molto tempo fa, e direi con ridondanza, anche ripetitiva, la tematica dell’innamoramento di un punter per una escort.
E’ stata considerata, ma forse non abbastanza approfondita, la tematica dell’innamoramento – incidentale – di una escort per un cliente, più o meno consapevole.
Di recente, è stata infine sfiorata, e non senza ardenti contrapposizioni di idee, una tematica quasi utopica: l’ipotetico matrimonio con una escort… O meglio, il matrimonio con una ex escort.
Ho probabilmente già scritto in altre occasioni che questi argomenti, come tanti altri trattati in questa sezione del forum, per anni, non mi hanno appassionato.
La motivazione è semplice. Quando sono approdato qui, ormai più di dieci anni fa, avevo partecipato ad almeno altri tre defunti forum a tema e su queste tematiche mi ero già confrontato con chi, come me, ha il vizio dell’evasione… Del sesso… Della trasgressione…
Trasgressione, poi… Bah…
Medicina per la noia quotidiana, magari.
Diciamo, complemento alla qualità della vita, allora, quando si ha la fortuna di una vita non troppo noiosa.
Sta di fatto, che già allora avevo anche già sperimentato, personalmente e per una volta, i danni di una relazione con una bellissima, quanto scaltra e spregiducata escort…
Una stronza, va… Diciamolo…
Ma in condizioni di concorso di colpa.
Ma vabbé, ragazzi, diciamocelo…
‘Ste storie di amore, o pseudo tale, si somigliano tutte nella loro estrema essenza.
Il mix di sentimenti e le sfumature sono assai diversi caso per caso.
Ma l’inizio e la fine si somigliano tutti.
Comincia con una bella sensazione. Magari memorabile. Con contropartita economica certa.
Finisce con una più o meno grande tragedia. Con danni economici e sociali incerti.
In mezzo possono anche esserci momenti di felicità.
E infelicità cagionate a terzi. O anche auto inflitte.
Ma soprattutto sensazioni intense. Battiti di cuore come al liceo. Infinite dolcezze.
Ma sono conseguenze incidentali. Innaturali. Viziate ab initio.
Non funziona quasi mai.
Anzi. A mia conoscenza, mai.
E per mia, fortunatamente, limitata esperienza personale… Assolutamente mai.
Storia triste
Fatto sta che, qualche mese fa, mi sono riaffacciato a questa sezione del forum e ho riletto e partecipato a queste intriganti tematiche a tinte rosa… perché…
Perché, di nuovo, a distanza, di quindici anni dalla volta precedente, ci sono ricascato.
Una condizione non cercata, non voluta, impossibile, utopica…
Ne ero fuori. Ero in controllo. Avevo avuto splendidi incontri e vissuto belle amicizie… O trombo-tali… E quando pensavo di saper gestire ogni cosa, di aver ormai imparato a giocare come James Bond al tavolo del Casino Royale: taaac.
… Un nuovo amore per una dolcissima e giovane escort.
Ma, per rincarare la dose, ho pensato bene di scegliermela brasiliana, molto più giovane di me, e, ovviamente, trans.
Bella prova di maturità da parte mia.
Ma almeno gestita, con difficoltà, con un pizzico in più di maturità e scaltrezza di quanto non accadde a suo tempo.
Ma solo in apparenza.
Illudendo me stesso di essere in grado di gestire, mantenere, contenere, fare in modo che durasse… Against all odds.
E ovviamente sbagliando. O anche facendo peggio. Talvolta ferendo.
E uscendone, inevitabilmente, gravemente offeso.
Unica esimente, signore e signori della Corte: non ho fatto tutto da solo.
Anche se ci ho messo del mio.
Ma veniamo al punto.
Il cuore di questo thread.
Il fil rouge di questo rapporto è stato la sensazione, latente, più volte riconfermata, e altrettante volte smentita, che sarebbe finita.
Speravo che ciò sarebbe avvenuto col tempo, che tutto sana.
Che sarebbe stato il normale consumarsi di una candela.
Che i casi della vita avrebbero condotto a una soluzione.
E nel frattempo la vivevo.
Ora con l’estintore in mano.
Ora gettando benzina sul fuoco.
Ora rincorrendo.
Ora venendo rincorso.
Mi perdoneranno lor signori se, per rispetto della mia privacy e di quella della signorina, non farò nomi, non darò particolari, non illusterò luoghi, non parlerò delle attese trepidanti, dei momenti bollenti, del tempo sottratto al lavoro e ad altri doveri, dicamo così, istituzionali o contrattuali, per ricavare le ore, o le mezzore, per i nostri incontri, o per corrispondere megabytes di messaggi whatsapp, né parlerò dei treni presi al volo, delle assenze ingiustificate, dei favori, fatti o negati, dei regali, delle parole dette e di quelle rimangiate, dei miei slalom tra i suoi clienti (qualcuno intravisto al portone, o per le scale… Volti in cui ti puoi specchiare… Ma espressioni in cui non ti riconosci)… Ma salterò a qualche sera fa…
… Quando, dopo una separazione di qualche settimana, cagionata “da motivi di lavoro”, che generosamente ascriveremo a entrambi, ci ritroviamo a passeggiare brevemente sotto la pioggia…
Siamo a braccetto, camminiamo tranquilli anche se piove bene e non abbiamo l’ombrello. Stretti. Inconfondibilmente troppo stretti per essere solo amici agli occhi dei passanti… Nel quartiere dove sono cresciuto e dove chiunque potrebbe inchiodarmi, con una parola, alle mie responsabilità.
Una parola sussurrata. Un'altra appena pronunciata…
Un bacio improvviso.
Come in un film francese.
Intenso, profondo, molto, molto più sensuale di una qualsiasi scopata…
Sembra un film.
Tra pochissimi giorni ci separeremo ancora per molte settimane.
Probabilmente ci rivedremo nel 2020.
O anche mai. Chi può dirlo?
Ed io che sono innamorato, e che mi arrovello in quale modo riuscirò a resistere, o a uscirne, col sapore di quel bacio, ritrovo tutto l’entusiasmo, la gioia, la tenerezza che provo per lei.
Mi vergogno quasi di aver pensato, nei sobri ma tristi momenti di lucidità, come posso disinnamorarmi di quegli occhi neri e quel sorriso dolce da bambina?
E il giorno dopo, mischio le carte, invento bugie, faccio cose impensabili per ricavare un paio d’ore ed essere da lei…
… I giorni sono contati. E lei mi ha già detto che deve lavorare, e lavorare ancora, perché l’affitto costa un sacco di soldi e lei, poverina, non ci sta dentro…
Beh… Ci sta dentro eccome.
Ma io capisco che non ho diritti.
Ho le mie colpe da farmi perdonare.
E una vita più che demisecolare che non si cambia a comando.
Abbozzo.
Stasera però, ho il sapore di quel bacio e voglio vederla.
E quando mi dice di essere stanca. E provata. E triste per cose sue, mi sento di insistere:
il tempo per noi è così poco;
non ho voglia di fare sesso;
la voglio solo coccolare, starle vicino, avere un altro bacio.
Quando, con voce incrinata, mi ripete che non vuole, che è stanca, che è in disordine, che non si sente di vedere nessuno, che lei è fatta così…
…Io ho un moto di orgoglio. E con tristezza, ma senza arrabbiarmi, le dico che è meglio che questa cosa tra noi finisca. Che non ha senso. Meglio lasciar perdere.
Ma lei mi chiede perdono. Di capirla. Davvero. E’ solo un momento.
Domani, dice… Domani.
Mi manda la foto della rosa che le ho dato il giorno che è tornata a Roma, ancora bella e carnosa, rossa e vellutata, in un vasetto di coccio.
Le emoticons dei bacini.
Una faccina triste.
Ti prego capisci…
Rimando allora tutto a domani, e prendo la strada di casa…
Piove di nuovo.
Raccolgo le mie cose dall’auto e faccio per scendere.
Mi capita in mano il puntercell, il telefono per i vizi, che non uso da settimane.
Il diavolo, o forse il mio angelo custode, mi fa ricordare che non era con quel numero di telefono che mi aveva conosciuto. Sono mesi che ci sentiamo e scriviamo sui nostri numeri privati. E mi balena una idea da vero stronzo malfidato. Una idea da puttaniere…
Mando un messaggio al suo numero di lavoro:
“Ciao sono Roberto. Se sei disponibile tra una mezzora e non disturbo ti chiamo per venire a trovarti.”
Mi do del bastardo, mentre sfoglio le notizie sul web, e attendo.
Passa più di qualche minuto.
Tiro il fiato.
Mi sento una merda per averle teso il tranello.
Davvero starà tra le coperte a leccare le sue ferite, da sola.
Ma poco dopo appare, ineluttabile come la morte, vera come la carne, cruda come la schiavitù, la risposta:
Lei: “Ciao. Si si tesoro. Tu vieni?”
Io: “Sicuro che non disturbo all’ora di cena?”
Lei: “Me fai sapere se vieni”
Faccio uno screenshot e glielo mando col mio solito numero. E aggiungo un vaffanculo.
“Che cazzo è questo?”
“Non posso credere che tu abbia fatto questo”
"Nemmeno io ci credo.
Potevi dirmi che volevi lavorare [ndr. lo aveva già fatto]
Sapevo di non valere 100 euro [ndr. tariffa standard per un incontro]
Ma tu… Tu non vali un cazzo."
Blocco.
Come disinnamorarsi di una escort?
Facile.
Fine
____________jul
Prologo
E’ stata affrontata, già molto tempo fa, e direi con ridondanza, anche ripetitiva, la tematica dell’innamoramento di un punter per una escort.
E’ stata considerata, ma forse non abbastanza approfondita, la tematica dell’innamoramento – incidentale – di una escort per un cliente, più o meno consapevole.
Di recente, è stata infine sfiorata, e non senza ardenti contrapposizioni di idee, una tematica quasi utopica: l’ipotetico matrimonio con una escort… O meglio, il matrimonio con una ex escort.
Ho probabilmente già scritto in altre occasioni che questi argomenti, come tanti altri trattati in questa sezione del forum, per anni, non mi hanno appassionato.
La motivazione è semplice. Quando sono approdato qui, ormai più di dieci anni fa, avevo partecipato ad almeno altri tre defunti forum a tema e su queste tematiche mi ero già confrontato con chi, come me, ha il vizio dell’evasione… Del sesso… Della trasgressione…
Trasgressione, poi… Bah…
Medicina per la noia quotidiana, magari.
Diciamo, complemento alla qualità della vita, allora, quando si ha la fortuna di una vita non troppo noiosa.
Sta di fatto, che già allora avevo anche già sperimentato, personalmente e per una volta, i danni di una relazione con una bellissima, quanto scaltra e spregiducata escort…
Una stronza, va… Diciamolo…
Ma in condizioni di concorso di colpa.
Ma vabbé, ragazzi, diciamocelo…
‘Ste storie di amore, o pseudo tale, si somigliano tutte nella loro estrema essenza.
Il mix di sentimenti e le sfumature sono assai diversi caso per caso.
Ma l’inizio e la fine si somigliano tutti.
Comincia con una bella sensazione. Magari memorabile. Con contropartita economica certa.
Finisce con una più o meno grande tragedia. Con danni economici e sociali incerti.
In mezzo possono anche esserci momenti di felicità.
E infelicità cagionate a terzi. O anche auto inflitte.
Ma soprattutto sensazioni intense. Battiti di cuore come al liceo. Infinite dolcezze.
Ma sono conseguenze incidentali. Innaturali. Viziate ab initio.
Non funziona quasi mai.
Anzi. A mia conoscenza, mai.
E per mia, fortunatamente, limitata esperienza personale… Assolutamente mai.
Storia triste
Fatto sta che, qualche mese fa, mi sono riaffacciato a questa sezione del forum e ho riletto e partecipato a queste intriganti tematiche a tinte rosa… perché…
Perché, di nuovo, a distanza, di quindici anni dalla volta precedente, ci sono ricascato.
Una condizione non cercata, non voluta, impossibile, utopica…
Ne ero fuori. Ero in controllo. Avevo avuto splendidi incontri e vissuto belle amicizie… O trombo-tali… E quando pensavo di saper gestire ogni cosa, di aver ormai imparato a giocare come James Bond al tavolo del Casino Royale: taaac.
… Un nuovo amore per una dolcissima e giovane escort.
Ma, per rincarare la dose, ho pensato bene di scegliermela brasiliana, molto più giovane di me, e, ovviamente, trans.
Bella prova di maturità da parte mia.
Ma almeno gestita, con difficoltà, con un pizzico in più di maturità e scaltrezza di quanto non accadde a suo tempo.
Ma solo in apparenza.
Illudendo me stesso di essere in grado di gestire, mantenere, contenere, fare in modo che durasse… Against all odds.
E ovviamente sbagliando. O anche facendo peggio. Talvolta ferendo.
E uscendone, inevitabilmente, gravemente offeso.
Unica esimente, signore e signori della Corte: non ho fatto tutto da solo.
Anche se ci ho messo del mio.
Ma veniamo al punto.
Il cuore di questo thread.
Il fil rouge di questo rapporto è stato la sensazione, latente, più volte riconfermata, e altrettante volte smentita, che sarebbe finita.
Speravo che ciò sarebbe avvenuto col tempo, che tutto sana.
Che sarebbe stato il normale consumarsi di una candela.
Che i casi della vita avrebbero condotto a una soluzione.
E nel frattempo la vivevo.
Ora con l’estintore in mano.
Ora gettando benzina sul fuoco.
Ora rincorrendo.
Ora venendo rincorso.
Mi perdoneranno lor signori se, per rispetto della mia privacy e di quella della signorina, non farò nomi, non darò particolari, non illusterò luoghi, non parlerò delle attese trepidanti, dei momenti bollenti, del tempo sottratto al lavoro e ad altri doveri, dicamo così, istituzionali o contrattuali, per ricavare le ore, o le mezzore, per i nostri incontri, o per corrispondere megabytes di messaggi whatsapp, né parlerò dei treni presi al volo, delle assenze ingiustificate, dei favori, fatti o negati, dei regali, delle parole dette e di quelle rimangiate, dei miei slalom tra i suoi clienti (qualcuno intravisto al portone, o per le scale… Volti in cui ti puoi specchiare… Ma espressioni in cui non ti riconosci)… Ma salterò a qualche sera fa…
… Quando, dopo una separazione di qualche settimana, cagionata “da motivi di lavoro”, che generosamente ascriveremo a entrambi, ci ritroviamo a passeggiare brevemente sotto la pioggia…
Siamo a braccetto, camminiamo tranquilli anche se piove bene e non abbiamo l’ombrello. Stretti. Inconfondibilmente troppo stretti per essere solo amici agli occhi dei passanti… Nel quartiere dove sono cresciuto e dove chiunque potrebbe inchiodarmi, con una parola, alle mie responsabilità.
Una parola sussurrata. Un'altra appena pronunciata…
Un bacio improvviso.
Come in un film francese.
Intenso, profondo, molto, molto più sensuale di una qualsiasi scopata…
Sembra un film.
Tra pochissimi giorni ci separeremo ancora per molte settimane.
Probabilmente ci rivedremo nel 2020.
O anche mai. Chi può dirlo?
Ed io che sono innamorato, e che mi arrovello in quale modo riuscirò a resistere, o a uscirne, col sapore di quel bacio, ritrovo tutto l’entusiasmo, la gioia, la tenerezza che provo per lei.
Mi vergogno quasi di aver pensato, nei sobri ma tristi momenti di lucidità, come posso disinnamorarmi di quegli occhi neri e quel sorriso dolce da bambina?
E il giorno dopo, mischio le carte, invento bugie, faccio cose impensabili per ricavare un paio d’ore ed essere da lei…
… I giorni sono contati. E lei mi ha già detto che deve lavorare, e lavorare ancora, perché l’affitto costa un sacco di soldi e lei, poverina, non ci sta dentro…
Beh… Ci sta dentro eccome.
Ma io capisco che non ho diritti.
Ho le mie colpe da farmi perdonare.
E una vita più che demisecolare che non si cambia a comando.
Abbozzo.
Stasera però, ho il sapore di quel bacio e voglio vederla.
E quando mi dice di essere stanca. E provata. E triste per cose sue, mi sento di insistere:
il tempo per noi è così poco;
non ho voglia di fare sesso;
la voglio solo coccolare, starle vicino, avere un altro bacio.
Quando, con voce incrinata, mi ripete che non vuole, che è stanca, che è in disordine, che non si sente di vedere nessuno, che lei è fatta così…
…Io ho un moto di orgoglio. E con tristezza, ma senza arrabbiarmi, le dico che è meglio che questa cosa tra noi finisca. Che non ha senso. Meglio lasciar perdere.
Ma lei mi chiede perdono. Di capirla. Davvero. E’ solo un momento.
Domani, dice… Domani.
Mi manda la foto della rosa che le ho dato il giorno che è tornata a Roma, ancora bella e carnosa, rossa e vellutata, in un vasetto di coccio.
Le emoticons dei bacini.
Una faccina triste.
Ti prego capisci…
Rimando allora tutto a domani, e prendo la strada di casa…
Piove di nuovo.
Raccolgo le mie cose dall’auto e faccio per scendere.
Mi capita in mano il puntercell, il telefono per i vizi, che non uso da settimane.
Il diavolo, o forse il mio angelo custode, mi fa ricordare che non era con quel numero di telefono che mi aveva conosciuto. Sono mesi che ci sentiamo e scriviamo sui nostri numeri privati. E mi balena una idea da vero stronzo malfidato. Una idea da puttaniere…
Mando un messaggio al suo numero di lavoro:
“Ciao sono Roberto. Se sei disponibile tra una mezzora e non disturbo ti chiamo per venire a trovarti.”
Mi do del bastardo, mentre sfoglio le notizie sul web, e attendo.
Passa più di qualche minuto.
Tiro il fiato.
Mi sento una merda per averle teso il tranello.
Davvero starà tra le coperte a leccare le sue ferite, da sola.
Ma poco dopo appare, ineluttabile come la morte, vera come la carne, cruda come la schiavitù, la risposta:
Lei: “Ciao. Si si tesoro. Tu vieni?”
Io: “Sicuro che non disturbo all’ora di cena?”
Lei: “Me fai sapere se vieni”
Faccio uno screenshot e glielo mando col mio solito numero. E aggiungo un vaffanculo.
“Che cazzo è questo?”
“Non posso credere che tu abbia fatto questo”
"Nemmeno io ci credo.
Potevi dirmi che volevi lavorare [ndr. lo aveva già fatto]
Sapevo di non valere 100 euro [ndr. tariffa standard per un incontro]
Ma tu… Tu non vali un cazzo."
Blocco.
Come disinnamorarsi di una escort?
Facile.
Fine
____________jul