Giulia - Milano - sito personale
RIFERIMENTO INTERNET
GIULIA
CITTA DELL'INCONTRO: MILANO
NOME INSERZIONISTA: GIULIA
NAZIONALITA': RUSSA
ETA': 26-27
CONFORMITA' ALL'ANNUNCIO: dubbia
SERVIZI OFFERTI: FK/BBJ/69/STRAIGHT SEX/ANAL
RATE DI PARTENZA: 150 (½ h)
RATE CONCORDATO: 150 (½ h)
DESCRIZIONE FISICA: ragazza acqua e sapone, lineamenti classicamente russi, tette appena abbozzate, culetto a mandolino, caviglie tendenti al massiccio
ATTITUDINE: con me è stata molto dolce e sorprendente
REPERIBILITA': bisogna faticare un po’ e seguire le sue indicazioni di preavviso (mezz’ora e non un minuto in meno), ma alla fine la sua disponibilità c’è
INDEX : 34652016XX
SOCIAL TIME: parla un buon italiano, anche se gravato da pesante accento russo, abbastanza ferrata su cibo, vini e vari argomenti frivoli
PAGELLA: Fisico 7.5/Sex 9/Social time 7.5
Note positive: un 69 di venti minuti abbondanti nel corso del quale mi viene concesso di digitalizzarle il culetto come poche volte mi era successo. Ottima fellatio, rigorosamente senza ausilio manuale e senza effetti speciali, estremo rispetto dei tempi altrui, nessun tentativo di blitz per forzare la conclusione, anzi …
Note negative: non mi è piaciuta la location, per una questione di privacy più che altro
LA MIA ESPERIENZA
Piove una fastidiosa pioggia su Milano, sottile, insistente, incessante. Guardo da dietro i vetri il traffico cittadino che si snoda a fatica, tra sonori colpi di clacson e vaffanculo sparati dal finestrino verso chiunque, pedone o automobilista, si azzardi ad attraversare con il rosso o si attardi troppo a passare con il verde. La consueta isteria di questa città, quando piove.
Mette malinconia Milano quando piove, soprattutto a guardarla dal sesto piano di un vialone alberato come quello in cui si trova il mio ufficio. Una malinconia che non riesco a scrollarmi di dosso neanche scorrendo le nuove proposte del puttanaio cittadino.
E’ in momenti come questi che andare a puttane potrebbe essere terapeutico. Potrebbe, ma anche no. Epperciò mi balocco da mezz’ora davanti al portatile, con una sindrome depressiva che impedisce al testosterone di prendere il sopravvento e di forzare la decisione: andare o non andare? Una bella tardona o carne fresca? Una sanguigna giumenta da monta o un’agile inafferrabile gazzella? Una calda brasiliana mulatta o un’algida ungherese candida come la panna? Mah … comincio a fare qualche chiamata, intanto.
Mi risponde subito Giulia, con il suo pesante accento russo e la voce arrochita dalle sigarette. E’ in zona città Studi, non lontano da me. Rompo gli indugi e le chiedo un appuntamento, per le cinque. Lei mi dice chiamarla mezz’ora prima. Ok, le dico, sono le quattro, ti sto chiamando un’ora prima. … Sì, ma richiamami mezz’ora prima. Ok.
Guardo giù di nuovo dalla finestra e valuto che non è cosa di prendere la macchina. Andrò a piedi, anche se piove, magari mi schiarisco le idee, quattro passi sotto la pioggia fresca e diritta, magari mi aiuteranno a stemperare la malinconia, non escludo che mi si possa anche ingrossare la cappella.
Sono fuori dal portone, incappucciato come un esquimese, e mi avvio, ripensando alle foto. Ho visto un bel paio di tette, un fisico tonico e abbronzato, peccato per il viso oscurato. Non so perché da quelle foto mi faccio l’idea di una milf che si tiene in forma a forza di lampade, sauna e palestra. Solo ora realizzo che non c’era nemmeno una foto del lato B della donzella. Il flusso dei miei pensieri propiziatori viene interrotto da un colpo d’ombrello che rimedio da un cretino che cammina a passo sostenuto verso chissà dove. Mi volto per mandarlo affanc … ma in un batter d’occhio ha coperto una distanza di almeno dieci metri, sbadilando qui e lì con l’ombrello aperto, incurante di chi attraversi il suo tragitto ottusamente rettilineo. Certi individui meriterebbero proprio una sonora serie di calci in culo.
Aumento il passo anche io, dribblo pozzanghere, tolgo e metto il cappuccio, perché piove ma l’aria è tiepida, si suda. Controllo le ascelle: cazzo! La traspirazione ha già fatto danni sulla camicia, che per fortuna è scura. Arrivo nei pressi dell’indirizzo indicato da Giulia e telefono: “… Ascolta, una ventina di minuti e sono lì …” “No, meglio mezz’ora” …” Aahh … no perché sono vicino, quasi arrivato … “ “Mezz’ora” . Ok, ok … ma guarda te questa stronza. Mi irrito un po’ per questo atteggiamento, anche perché mi ha risposto subito, non mi sembrava impegnata a spompinare qualcun altro. Non capisco perché non si possa anticipare. Ok, mezz’ora sia. Sono le cinque meno un quarto, mi tocca aspettare. Adocchio un baretto ed entro a prendere un caffè, mentre fuori piove, non ha mai smesso. Ma guarda te questa stronza …
Alle cinque in punto la richiamo e ottengo il suo nulla osta a salire. Lo stabile è elegante e trasuda decoro condominiale, con i suoi cancelli automatici e i suoi portoni che recano i cartelli “Si prega di non sbattere il portone”. Lei è in attesa dietro la porta centrale del pianerottolo, quella socchiusa. Avverto subito la sua presenza, mentre richiudo la porta dell’ascensore avendo cura di non sbatterla. La porta socchiusa si spalanca e in una frazione di secondo mi fagocita dentro. La vista di Giulia mi coglie di sorpresa e mi lascia stranito per un paio di minuti, mentre lei si prodiga in sorrisi e battute come da copione: “Benvenuto nel mio ufficio …” e cose così.
Non è la milf col fisico da troia su cui avevo fantasticato. E’ una ragazzetta dolce e gentile, lineamenti tipicamente russi, somiglia come una goccia d’acqua alla moglie di un mio carissimo amico, con cui sono stato a cena l’altra sera. Si chiama pure come lei (il nome vero). Porca zozza … il testosterone che già non era a livelli altissimi crolla come l’indice Mibtel in un venerdì nero della Borsa. In effetti è venerdì, ma la verità è che è troppo acqua e sapone per i miei gusti. Che fare? Ormai sono lì e fuori piove, dove cazzo vorresti andare?
Cominciamo con una bel bacio lingua contro lingua. Lei cerca subito il mio sesso con la mano, forse per saggiare il mio grado di eccitazione, ma il mio cazzo è e rimane inerte alle sue lusinghe. C’è poco da fare, la tipina non mi fa sangue. Poi si china subito a ciucciarmi il cazzo e succede qualcosa che cambia la serata. Già al primo contatto orale annoto una certa abilità, quasi una predisposizione, nell’uso della bocca. Non è il solito pompino meccanico, un violento scuotimento del cazzo risucchiato fino alla gola, bensì un bocchino avvolgente, fluido, inesorabile, ma sempre ben calibrato. Mi sollevo sui gomiti e la osservo, sembra proprio che ci sia una sincera voluttà ad accompagnare l’azione della tipa: succhiare il cazzo deve piacerle davvero. Chi l’avrebbe mai detto.
Nonostante sia concentrata, a occhi chiusi, nella meritoria opera di resurrezione del mio cazzo, riesce a cogliere un mio impercettibile segnale in favore di un testa coda. E la sessione svolta definitivamente. La sua fica mi illumina la via, concedendosi senza pietà alla mia bocca vogliosa.
Andiamo avanti per venti minuti buoni, io alterno momenti di passivo abbandono alle dolci cure della sua bocca, a momenti di iperattivismo, con la lingua che guizza da cima a fondo sulla fica, con la lingua roteante nel buco del culo, con il dito pollice e poi l’indice a profanare il buco del culo medesimo.
Raramente ho potuto prolungare tanto un 69, interrotto sempre per insofferenza della troia di turno, che con una scusa o l’altra trovava il modo di scappottare e passare alla scena successiva. Quasi mai ho potuto approfittare tanto della posizione di favore per digitalizzare così violentemente una paio di chiappette sode come quelle. La tipa si lascia fare tutto senza mugugni o diversivi. Anzi, quando le segnalo che l’eccitazione ha raggiunto livelli di guardia si concede una pausa, sintonizzando tutta sé stessa con la mia lingua su di lei, sulla sua fica, nel suo buco del culo. La tentazione di sborrarle in bocca, mentre la sodomizzo con l’indice, è fortissima, ma riesco ad abbandonare l’insano proposito. Voglio utilizzare le residue energie per scoparmela questa troietta acqua e sapone.
Sistemo il condom mentre lei rifinisce l'operabilità del suo condotto anale lavorando di gel lubrificante. Mi monta sopra, dandomi le spalle, rivolta verso l’armadio a specchio che ha di fronte e comincia a cavalcarmi come una novella valchiria. Cavalca e ansima sempre più ritmicamente, incurante delle persone sul pianerottolo che avvertiamo ciarlare attraverso la porta d’ingresso. Penso che se noi sentiamo il loro chiacchiericcio, anche loro sentono noi, che non stiamo proprio bisbigliando. Non è il massimo della privacy, ma la tipa non si scompone e continua ad ansimare come se nulla fosse. Mi scosto lateralmente per guadagnare la visita dello specchio e la sorprendo compiaciuta del sul ballonzolare su e giù sul mio cazzo, come se guardasse un film.
Lo tiro fuori un attimo prima del patatrac, convinto a tentare l’assalto a quel culetto, anche se l’esplorazione digitale aveva chiaramente denunciato una tenacità dei tessuti che non lascia ben sperare per l’esito delle operazioni, soprattutto in virtù della mia condizione di incipiente orgasmo. Rimango supino mentre lei da seduta si punta il cazzo verso il centro delle natiche e … plof, in pochi secondi le trafigge completamente. Non ero preparato a tanta risolutezza e non reggo il colpo. Me ne vengo mentre lei si stantuffa avidamente, dicendo: “Lasciami fare …”. Devo fermarla, è un vero peccato, se avessi retto, chissà che cosa avrebbe combinato questa troietta acqua e sapone.


