Vedi caro, è proprio grazie a gente come te che i giocattoli online di dating finiscono in pezzi. Sempre lì a cercare il trucchetto per non pagare, la scorciatoia, l’amico con il “contatto segreto”. Fenomeno nazionale, direi: come la pizza, solo meno nobile.
Ora, se vuoi farti strada online seriamente e rispetto delle regole, ci sono piattaforme apposta. Quelle che fanno pagare: sì, perché mantengono in piedi tutto il baraccone e ti offrono un canale VIP per parlare con chi, altrimenti, non ti filerebbe nemmeno per sbaglio. Però no, troppo facile. Meglio la scorciatoia: sfruttare il portafoglio dell’amico che per sentirsi importante ti passa un numero o un username sotto banco.
Poi però, sorpresa, vi dimenticate sempre un piccolo dettaglio: la
GDPR.
Già, quella cosetta europea che dice:
- I dati personali (email, numeri, Telegram & co.) sono sacri.
- Puoi usarli solo se hai il consenso, non se ti si “apre la vena dorsale profonda”.
- Il consenso deve essere chiaro, libero, non “eh ma me l’ha dato in confidenza”.
- E se sbagli, rischi di combinare casini a te, alla tua famiglia e agli altri.
Ma figuriamoci se il “furbetto di turno” ci pensa. Non ha competenze, non sa nulla, e soprattutto non gliene frega un tubo. Basta che l’erezione parte e voilà, la privacy può anche morire male. E bada bene, io non sto parlando di scambi innocui tra amici veri (quelli con cui bevi una birra e di cui conosci almeno faccia e nome). No. Qui si tratta del classico
@andreasxxx che si sente un genio e prende pure in giro chi rispetta le regole, spingendo l’ultimo arrivato, tipo
@singoloal, a sentirsi pure scemo perché ha seguito la via “ufficiale”. Risultato? Le community si svuotano dall’interno, si spaccano, e alla fine si rompe il giocattolo. E poi tutti lì a piagnucolare: “Eh ma adesso per sbloccare i profili servono 30-40 euro…”
E chiedetevi il perché, geni.