E per la serie esegesi non richieste:
Capitolo il super pollo
Il "pollo", colui che ingenuamente scambia la performance per autenticità, spende credendo di acquistare non solo un servizio ma una connessione genuina. È il cliente che si innamora, che proietta sull'effimero la sostanza dell'eterno, che confonde i lustrini del lap dance con la realtà. In questa prima fase il pollo è prigioniero dell'illusione, paga per sentirsi speciale, unico, visto.
Poi arriva la Nausea sartriana - quel momento di lucidità brutale in cui il velo si strappa. Il pollo comprende che l'amore che credeva di vivere era effimero, costruito, una merce come le altre. La rivelazione è viscerale: tutto ciò che sembrava autentico si rivela transazione, ogni sguardo aveva un prezzo, ogni sorriso una tariffa, ogni favore un credito morale
È il disgusto esistenziale di chi vede improvvisamente la contingenza delle cose.
Il pollo prova nausea per se stesso, per la propria credulità, per aver scambiato il circo

con la vita. Prova Nausea per la ballerina e i suoi inganni, le sue bugie.
Ma è qui che avviene la trasfigurazione nietzschiana. Invece di fuggire a frignare, il super pollo abbraccia l'assurdo. Riconosce che non c'è significato intrinseco, che tutto è performance e transazione - non cede alla disperazione, sceglie di continuare a giocare il gioco. È l'amor fati portato nel regno del consumo emotivo: ama il proprio destino di pollo, lo accetta, lo trascende attraverso la consapevolezza.
Il superpollo non è più l'ingenuo che si illude, né il disilluso, È colui che, nella piena coscienza dell'assurdità, continua a donare, continua a partecipare, ma ora con una libertà tragica. Sa che è tutto vuoto, che l'amore è finto, che sta comprando aria e lo fa comunque. Non per ingenuità, ma per scelta esistenziale. Ha creato i propri valori in un universo privo di significato: se tutto è assurdo, allora anche pagare per un'illusione consapevole diventa un atto di affermazione della propria volontà.
Ed è proprio in questa consapevolezza che il super pollo acquisisce una dignità superiore rispetto a tutti gli altri abitanti del microcosmo circense. Le ballerine continuano a recitare la propria parte credendo di controllare il gioco, ma sono schiave della performance quanto i polli: devono fingere desiderio, vendere frammenti di sé, dipendere economicamente dall'illusione altrui. Gli altri rimangono polli inconsapevoli, eternamente in fuga dalla verità o frignano se la lappara gli sfugge dal privé per una pisciata o vivono nella frustrazione dei ricordi di quando eran giovini o persistono nella inclocludenza di una ricerca del piacere impossibile.
Il super pollo invece ha attraversato il fuoco

della conoscenza e ne è uscito libero. Non ha bisogno di mentire a se stesso come le ballerine, né di sfogarsi nella frustrazione e nella dispersta ricerca del piacere.
La sua ridicolinagge diventa una forma superiore di dignità perché è scelta, non subita. È l'unico veramente libero in quel circo di schiavi - schiavi del denaro, schiavi dell'illusione, schiavi della negazione, schiavi del sesso. Il superpollo, regna sovrano su tutti noi nella sua assurdità consapevole.