Vi racconto questa. Un giorno rispondo ad un annuncio di una new entry. Non ci crederete, ma lo giuro: è una mia collega d'ufficio. La riconosco subito, lei no. Le mando una mail da un indirizzo a lei ignoto, chiedo, risponde. Potrebbe essere finita lì, ma non resisto: le rispondo che forse ci conosciamo; lei obietta che non c'è problema; allora mi faccio riconoscere, mi risponde sconvolta.
Ci incontriamo. Lei è gentile ma imbarazzata, io no.
Dopo un po', le chiedo se vuole che 'stiamo insieme'. Lei non è certa. Proviamo. Non va male. Alla fine, siamo imbarazzati: c'è da regolare il conto: le offro 100rose, accetta. Ci vediamo ancora qualche volta, e c'è naturalezza, e si comincia pure a ridere. Ogni volta pago, anche quando chiacchieriamo senza consumare.
Poi qualcosa comincia a non tornare. Perché ci conosciamo da una vita, e io non riesco a rapportarmi a lei come ad una prostituta. Mi spiego: se sto con una pay 'normale', faccio quello che desidero, sopra, sotto, davanti, dietro, eccetera. Ma lei non riesco ad 'usarla' -diciamo così. Perché se desidero una certa cosa e percepisco che lei non lo vuole, non la faccio.
Se si fa una rinuncia per amore ci sta eccome, ma qui amore non c'è, e c'è invece una prostituzione vincolata dal mio rispetto verso i suoi sentire del momento, da cui non riesco e non voglio prescindere.
E quindi ecco il pensiero, se non dello stupro, di qualcosa di innaturale, che non è il rapporto prostitutorio classico, e neppure il rapporto con una donna con cui si sta, sì senza amore, ma per fare del sano sesso in allegria, alla pari.
Così siamo rimasti in buoni rapporti, fra di noi in ufficio siamo spontanei, ci si telefona e manda messaggi, ma sesso più. Solo una volta mi ha chiesto, gentilmente, quando e se mi avrebbe rivisto: ho glissato.
Lei, comunque, sa di poter contare sulla mia discrezione e io sulla sua.
Davvero la vita è curiosa e sorprendente più che un film.
Ciao.
TRUKE