L'ANGOLO DELLA POESIA...

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AI LIBERTINI​

Dissoluti di ogni età e sesso, dedico a voi soli questa mia opera: che i suoi principi vi nutrano, agevoleranno le vostre passioni! E queste passioni, dinanzi alle quali certi frigidi e insulsi moralisti vi fanno provar terrore, sono in realtà i soli mezzi che la natura mette a disposizione dell'uomo per conseguire quel che essa si attende da lui. Ubbidite soltanto a queste gustose passioni! Vi porteranno senza dubbio alla felicità.

Donne lubriche, la voluttuosa Saint-Ange sia per voi modello! Secondo il suo esempio, disprezzate tutto ciò che è contrario alle leggi divine del piacere che l'assoggettarono tutta la vita.
Fanciulle rimaste troppo a lungo legate a insensati e pericolosi vincoli d'una virtù fantasiosa e di una religione disgustosa, imitate la voluttuosa Eugénie! Annientate, calpestate, e con la sua stessa rapidità, tutti i ridicoli precetti che genitori imbecilli vi hanno inculcato!
E per voi, amabili libertini, per voi che fin dalla giovinezza avete come soli freni i vostri stessi desideri e come uniche leggi i vostri stessi capricci, sia modello il cinico Dolmancé! Spingetevi agli estremi come lui se volete percorrere, come lui, tutti i sentieri in fiore che la lascivia aprirà al vostro passaggio! Convincetevi, alla sua scuola, che soltanto con l’ampliare la sfera dei piaceri e delle fantasie, solo con il sacrificare tutto alla voluttà, quel triste individuo conosciuto sotto il nome di uomo, scaraventato suo malgrado in questo infelice universo, potrà riuscire a spargere qualche rosa tra le spine della vita.

De Sade - La filosofia nel boudoir
 
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Glenda Cherubino

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Ci sono dei momenti in cui non fa bene pensare.
Più ci rifletti e più ti sembra Folle.
Più cerchi di trovare la via, e più ti appare come labirinto.
Più tenti di arrivare al nodo problematico, più i fili della ragione si aggrovigliano, ti si attorcigliano intorno.
Sono quei momenti in cui devi fare una sola cosa: agire d’istinto.


 
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Ci sono dei momenti in cui non fa bene pensare.
Più ci rifletti e più ti sembra Folle.
Più cerchi di trovare la via, e più ti appare come labirinto.
Più tenti di arrivare al nodo problematico, più i fili della ragione si aggrovigliano, ti si attorcigliano intorno.
Sono quei momenti in cui devi fare una sola cosa: agire d’istinto.



Il fine dell'uomo è l'azione e non il pensiero , per quanto nobilissimo .
 
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Se noi non avessimo amato...

Ryuchi Sakamoto -- Bolerish
http://www.youtube.com/watch?v=FFMr1s7aNT0


Se noi non avessimo amato,
chi sa se quel narciso avrebbe attratto l'ape
nel suo grembo dorato,
se quella pianta di rose avrebbe ornato
di lampade rosse i suoi rami!
Io credo non spunterebbe una foglia
in primavera, non fosse per le labbra degli amanti
che baciano. Non fosse per le labbra dei poeti
che cantano.

O. Wilde



e per stasera credo
che sia tutto, tutto...


IlChaos
 
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Glenda Cherubino

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qual è il valore della vita?
quando un corpo e un'anima vengono uccisi
e l'umana inettitudine
vomita parole
che rendono
ancor piu' amara
la morte...
Qual è il valore della vita?
quando questa viene
spenta di forza
e le ali che dovrebbero
farla volare
vengono tarpate
da colpi inferti
da arruginite meschinità
dal potere misero dell'uomo
che nell' eccesso dell'oro e del suo ego
pensa di appropriarsi della vita
uccidendo...
un'imponderabile disperazione
espone il mondo
all'innaturale volto
di una fine

http://www.youtube.com/watch?v=mm-sbOH-nEc


dedico queste parole ad una persona meravigliosa

 
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Nell'ombelico, a metà strada tra il tuo cuore e la
Superba è la notte


La cosa più superba è la notte
quando cadono gli ultimi spaventi
e l'anima si getta all'avventura.
Lui tace nel tuo grembo
come riassorbito dal sangue
che finalmente si colora di Dio
e tu preghi che taccia per sempre
per non sentirlo come rigoglio fisso
fin dentro le pareti.

Alda Merini
 
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Nell'ombelico, a metà strada tra il tuo cuore e la
Io come voi

Io come voi sono stata sorpresa
mentre rubavo la vita,
buttata fuori dal mio desiderio d’amore.
Io come voi non sono stata ascoltata
e ho visto le sbarre del silenzio
crescermi intorno e strapparmi i capelli.
Io come voi ho pianto,
ho riso e ho sperato.
Io come voi mi sono sentita togliere
i vestiti di dosso
e quando mi hanno dato in mano
la mia vergogna
ho mangiato vergogna ogni giorno.
Io come voi ho soccorso il nemico,
ho avuto fede nei miei poveri panni
e ho domandato che cosa sia il Signore,
poi dall’idea della sua esistenza
ho tratto forza per sentire il martirio
voltarmi intorno come colomba viva.
Io come voi ho consumato l’amore da sola
lontana persino dal Cristo risorto.
Ma io come voi sono tornata alla scienza
del dolore dell’uomo, che è la scienza mia.

Alda Merini
 
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Glenda Cherubino

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Lei non lo sapeva ma aspettava un Uomo
Che la scuotesse proprio come un tuono
Che la calmasse come un perdono
Che la possedesse e fosse anche un dono
Era tanto tempo che aspettava l'Uomo
Che la ipnotizzasse solo con il suono
Di quella sua voce dolce e impertinente
Che proprio non ci poteva fare niente
Che la fa sentire intelligente
Bella, porca ed elegante
Come se fosse nuda tra la gente
Ma pura e santa come un diamante
Un Uomo dolce e duro nell'Amore
Che sa come prendere e poi dare
Con cui scopare, parlare e mangiare
E poi di nuovo farsi far l'Amore
Per seppellirsi tutta nell'odore
Che le rimane addosso delle ore
Che non si vuole mai più lavare
Per non rischiare di dimenticare
Che le ricordi che sa amare
Un Uomo che sappia rassicurare
Che la faccia osare di sognarsi
Come non é mai riuscita ad immaginarsi
Un Uomo pieno di tramonti
D'istanti, di racconti e d'orizzonti
Che ti guarda e dice: "Cosa senti?"
Come se leggesse nei tuoi sentimenti
Un Uomo senza senso
Anche un po' fragile ma così intenso
Con quel suo odore di fumo denso
Di tabacco e vino e anche d'incenso
Impresentabile ai tuoi genitori
Così coerente anche negli errori
Proprio a te che fino all'altroieri
Ti controllavi anche nei desideri
Tu che vivevi nell'illusione
Di dominare ogni tua passione
Tu che disprezzavi la troppa emozione
Come nemica della Ragione
Non sei mai stata così rilassata
Così serena ed abbandonata
Così viva e così perduta
Come se ti fossi appena ritrovata
Un Uomo dolce e duro nell'Amore
Che sa come prendere e poi dare
Con cui scopare, parlare e mangiare
E poi di nuovo farsi far l'Amore

Un uomo - Eugenio Finardi

https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=Ji6kf04FkuM#at=108
 
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Non t'amo più... È un finale banale.
Banale come la vita, banale come la morte.
Spezzerò la corda di questa crudele romanza,
farò a pezzi la chitarra: ancora la commedia perché recitare!
Al cucciolo soltanto, a questo mostriciattolo peloso, non è dato capire
perché ti dai tanta pena e perché io faccio altrettanto.
Lo lascio entrare da me, e raschia la tua porta,
lo lasci passare tu, e raschia la mia porta,

C'è da impazzire, con questo dimenio continuo...
O cane sentimentalone, non sei che un giovanotto...
Ma io non cederò al sentimentalismo.
Prolungar la fine equivale a continuare una tortura.

Il sentimentalismo non è una debolezza, ma un crimine
quando di nuovo ti impietosisci, di nuovo prometti
e provi, con sforzo, a mettere in scena un dramma
dal titolo Ottuso "Un amore salvato".

È fin dall'inizio che bisogna difendere l'amore
dai "mai" ardenti e dagli ingenui "per sempre!".
E i treni ci gridavano: "Non si deve promettere!".
E i fili fischiavano "Non si deve promettere!".

I rami che s'incrinavano e il cielo annerito dal fumo
ci avvertivano, ignoranti presuntuosi,
che è ignoranza l'ottimismo totale,
che per la speranza c'è più posto senza grandi speranze.

È meno crudele agire con sensatezza e giudiziosamente soppesare gli anelli
prima di infilarseli, secondo il principio dei penitenti incatenati.
E' meglio non promettere il cielo e dare almeno la terra,
non impegnarsi fino alla morte, ma offrire almeno l'amore d'un momento.


È meno crudele non ripetere "ti amo", quando tu ami.
È terribile dopo, da quelle stesse labbra
sentire un suono vuoto, la menzogna, la beffa, la volgarità
quando il mondo falsamente pieno, apparirà falsamente vuoto.

Non bisogna promettere... L'amore è inattuabile.
Perché condurre all'inganno, come a nozze?
La visione è bella finché non svanisce.
È meno crudele non amare, quando dopo viene la fine.

Guaisce come impazzito il nostro povero cane,
raspando con la zampa ora la mia, ora la tua porta.
Non ti chiedo perdono per non amarti più. Perdonami d'averti amato.
 
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W. Shakespeare
Sonetto 18

Shall I compare thee to a summer's day?
Thou art more lovely and more temperate.
Rough winds do shake the darling buds of May,
And summer's lease hath all too short a date.
Sometime too hot the eye of heaven shines,
And often is his gold complexion dimmed,
And every fair from fair sometime declines,
By chance or nature's changing course untrimmed;
But thy eternal summer shall not fade,
Nor lose possession of that fair thou owest;
Nor shall Death brag thou wand'rest in his shade,
When in eternal lines to time thou grow rest.

So long as men can breathe or eyes can see,
So long lives this and this gives life to thee.


Posso paragonarti a un giorno d'Estate?
Tu sei più amabile e più tranquilla.
Venti forti scuotono i teneri germogli di Maggio.
E il corso dell'estate ha fin troppo presto una fine.
Talvolta troppo caldo splende l'occhio del cielo,
E spesso la sua pelle dorata s'oscura;
E d'ogni cosa bella la bellezza talora declina,
spogliata per caso o per il mutevole corso della natura.
Ma la tua eterna estate non dovrà svanire,
Nè perder la bellezza che possiedi,
Nè dovrà la morte farsi vanto che tu vaghi nella sua ombra,
Quando in eterni versi al tempo tu crescerai:

Finché uomini respireranno o occhi potran vedere,
Queste parole vivranno, e ti daranno vita.
 
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Piaceri (Bertolt Brecht)
Il primo sguardo dalla finestra al mattino
il vecchio libro ritrovato
volti entusiasti
neve, il mutare delle stagioni
il giornale
il cane
la dialettica
fare la doccia, nuotare
musica antica
scarpe comode
capire
musica moderna
scrivere, piantare
viaggiare
cantare
essere gentili
 
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W. Shakespeare
Sonetto 121


'Tis better to be vile than vile esteem'd,
When not to be receives reproach of being;
And the just pleasure lost, which is so deem'd
Not by our feeling, but by others' seeing:
For why should others' false adulterate eyes
Give salutation to my sportive blood?
Or on my frailties why are frailer spies,
Which in their wills count bad what I think good?
No, I am that I am, and they that level
At my abuses reckon up their own:
I may be straight though they themselves be bevel;
By their rank thoughts, my deeds must not be shown;
Unless this general evil they maintain,
All men are bad and in their badness reign.

È meglio esser colpevole che tale esser stimato
quando non essendolo si è accusati d'esserlo;
e perso è ogni valor sincero perché creduto colpa
non dal nostro sentire, ma dal giudizio d'altri.
Perché mai dovrebbero gli occhi altrui adulteri
considerar vizioso il mio amoroso sangue?
Perché nelle mie voglie s'insinuan lascive spie
che a parer lor condannano quel ch'io ritengo giusto?
No, io sono quel che sono e chi mira
ai miei errori, colpisce solo i propri;
potrei esser io sincero e loro non dire il vero,
non venga il mio agir pesato dal loro pensar corrotto;
a men che non sostengano questo mal comune -
l'umanità è malvagia e nel suo mal trionfa.
 
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Glenda Cherubino

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Siamo come candele accese.
Il rosso della fiamma non è l’unico colore,
ma solo il più esterno e visibile.
Ci sono anche il giallo e il blu alla base,
intorno allo stoppino.
Allo stesso modo in noi convivono tre livelli di “combustione”:
il rosso delle passioni all’esterno,
il giallo delle emozioni e,
alla base, il blu dello spirito.
Chi passa la vita a inseguire passioni per provare emozioni fa una cosa molto vitale,ma insufficiente ed è per questo che rischia di rimanere sempre
inappagato.
Per trarre dai sensi tutto ciò che possono darti, occorre lavorare sullo strato più profondo e nascosto. Imparare a cercare risposte all’interno e non all’infuori di te.
Altrimenti sarai sempre vittima delle circostanze e degli ondeggiamenti emotivi altrui.


(Massimo Gramellini)



 
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harryhaller

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GIACOMO LEOPARDI



Il giardino sofferente



Non gli uomini solamente, ma il genere umano fu e sarà sempre infelice di necessità. Non il genere umano solamente ma tutti gli animali. Non gli animali soltanto ma tutti gli altri esseri al loro modo. Non gl'individui, ma le specie, i generi, i regni, i globi, i sistemi, i mondi.

Entrate in un giardino di piante, d'erbe, di fiori. Sia pur quanto volete ridente. Sia nella più mite stagione dell'anno. Voi non potete volger lo sguardo in nessuna parte che voi non vi troviate del patimento. Tutta quella famiglia di vegetali è in istato di souffrance, qual individuo più, qual meno. Là quella rosa è offesa dal sole, che gli ha dato la vita; si corruga, langue, appassisce. Là quel giglio è succhiato crudelmente da un'ape, nelle sue parti più sensibili, più vitali. Il dolce mele non si fabbrica dalle industriose, pazienti, buone, virtuose api senza indicibili tormenti di quelle fibre delicatissime, senza strage spietata di teneri fiorellini. Quell’ albero è infestato da un formicaio, quell'altro da bruchi, da mosche, da lumache, da zanzare; questo è ferito nella scorza e cruciato dall'aria o dal sole che penetra nella piaga; quello è offeso nel tronco, o nelle radici; quell'altro ha più foglie secche; quest'altro è roso, morsicato nei fiori; quello trafitto, punzecchiato nei frutti. Quella pianta ha troppo caldo, questa troppo fresco; troppa luce, troppa ombra; troppo

umido, troppo secco. L'una patisce incomodo e trova ostacolo e ingombro nel crescere, nello stendersi;1'altra non trova dove appoggiarsi, o si affatica e stenta per arrivarvi. In tutto il giardino tu non trovi una pianticella sola in istato di sanità perfetta. Qua un ramicello è rotto o dal vento o dal suo proprio peso; là un zeffiretto va stracciando un fiore, vola con un brano, un filamento, una foglia, una parte viva di questa o quella pianta, staccata

e strappata via. Intanto tu strazi le erbe co'tuoi passi; le stritoli, le ammacchi, ne spremi il sangue, le rompi, le uccidi. Quella donzelletta sensibile e gentile, va dolcemente sterpando e infrangendo steli. Il giardiniere va saggiamente troncando, tagliando membra sensibili, colle unghie, col ferro. Certamente queste piante vivono; alcune perché le loro infermità non sono mortali, altre perché ancora con malattie mortali,le piante, e gli animali altresì, possono durare a vivere qualche poco di tempo. Lo spettacolo di tanta copia di vita all'entrare in questo giardino ci rallegra 1'anima, e di qui è che questo ci pare essere un soggiorno di gioia. Ma in verità questa vita è trista e infelice, ogni giardino è quasi un vasto ospitale (luogo ben più deplorabile che un cemetrio), e se questi esseri sentono o, vogliamo dire, sentissero, certo è che il non essere sarebbe per loro assai meglio che 1'essere.



Dallo "Zibaldone (Bologna, 22 Aprile 1826).
 
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Se non fossi natadonna
Non avrei potuto
Toccare il corpo
Dei miei amanti con la sapienza
Di una dea
Se non fossi nata povera
Ora il mio uomo
Avrebbe un nome
E non dovrei vagare
Nella notte oscura
E luminosa
Quando i fari perversi si avvicinano
Alle nostre vite misere
Mi accorgo che il destino
Non deve avere sempre un nome
E una gioia
Così tocco il corpo degli uomini
Con il fare di una dea
Ma di una dea svampita e senza nome Canteranno in gloria i sedicenticonquistatori
Che a cavallo di antiche automobili
Seppero farsi succhiare il seme
Della vita
Per renderlo innocuo a Dio
E separarsi
E licenziarsi
Da ogni senso comune
E da ogni gioia
Disgraziati loro
E sgraziate noi
Nella loro paura estrema
E negli affari logori
Cantando canzoni innocue
Mi addormentai a loro
Con loro
E pensavo a quante notti insonni
E a quanti galli sporchi
Dovetti toglier vestito
E maschera ben fatta
Diventai
Per il piacer di sentire il caldo sapore
Del denaro e della carne
E della morte
Che di notte si consumava tra le bianche lenzuola
Di un letto d'albergo
Nell'indecenza e nella sporcizia
Della lussuria
E della ricchezza materiale
Non potevo sapere alla mia età
Che gli uomini soffrissero a volte
Di smanie di successo
E di impotenza
Che dolce curavo
Nelle notti serene
Piaceva agli uomini toccarmi
Sia di giorno che di notte
E mi cedevo a loro
Come fossero figli felici
E regalavo il successo del mio corpo
E della mia mente perversa
Relegando l'uomo ad una statua di ghiaccio
Vidi i cani correre nella notte
Mentre di spalle assaggiavo più corpi
Sottomessi a me
E alle mie voglie
Non vidi male in ciò che feci se non il dolce piacere
Della persecuzione fugace
Del sentirmi ribelle
Al mondo che su una panchina
Guardava felice
le mie sporche
Mutande
Di smanie di successo
E di impotenza
Che dolce curavo
Nelle notti serene
Piaceva agli uomini toccarmi
Sia di giorno che di notte
E mi cedevo a loro
Come fossero figli felici
E regalavo il successo del mio corpo
E della mia mente perversa
Relegando l'uomo ad una statua di ghiaccio
Vidi i cani correre nella notte
Mentre di spalle assaggiavo più corpi
Sottomessi a me
E alle mie voglie
Non vidi male in ciò che feci se non il dolce piacere
Della persecuzione fugace
Del sentirmi ribelle
Al mondo che su una panchina
Guardava felice
le mie sporche
Mutande



 
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a nord dell'Africa
Ieri in tarda serata ho seguito un programma dedicato al grande Gabriele D'Annunzio, tra le altre mi ha colpito questa poesia:

Argentea

Quando prona, co'l ventre ne l'arena,
nuda si lascia a'l conquistare lento
de le maree, non dunque a luna piena
ella è una grande statua di argento?

Venere Callipige in una oscena
posa. Scolpiti ne'l tondeggiamento
de' lombi stan due solchi; ampia la schiena​
piegasi ad un profondo incavamento.

Cresce il flutto e la bagna. Ella si scuote
io a'l senso di quel gelido contatto
e di piacer le vibrano le terga.

Il flutto su la faccia la percuote;
ma rimane godendo ella in quell'atto
fin che l'alta marea non la sommerga.
 
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Glenda Cherubino

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nei sublimi e perduti amplessi
...ci si ritrova a comunicare

Glendina
 
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