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Sono donna quando faccio l'amore, quando scopo.
Sono donna quando indosso i tacchi e poi mi lamento che mi fanno male i piedi.
Sono donna quando metto le scarpe da ginnastica e attraverso il mondo quasi saltellando.
Sono donna con la tuta, i capelli arruffati e senza trucco.
Sono donna con un bel vestito che fascia il mio corpo, i capelli puliti e profumati e il trucco perfetto.
Sono donna quando mi prendo l’uomo che voglio.
Sono donna quando mi commuovo davanti a un film e quando guardo una partita di calcio con una birra in mano.
Sono donna quando ho lo sguardo di ghiaccio, ostentando forza e sicurezza. Sono donna quando mi guardo la punta dei piedi e arrossisco.
Sono donna quando impreco e quando piango in silenzio, ché nessuno mi senta, neanche io.
Sono donna sempre. Ogni giorno, ogni momento.
Le pulci sognano di comprarsi un cane,
e i nessuno sognano di non esser più poveri,
che un magico giorno piova all’improvviso la fortuna,
che cada dal cielo la fortuna,
però la fortuna non piove né ieri,
né oggi, né domani, né mai,
e neppure pioviggina, la fortuna
per quanto i nessuno la chiamino,
per quanto gli punga la mano sinistra
o si sveglino col piede destro, o comincino la giornata cambiando la scopa.
I figli di nessuno i padroni di niente, i niente, i nessuno, i ridotti a nessuno.
Correndo dietro all’impossibile, morendo la vita, fottuti e rifottuti.
Che non sono, anche se esistono.
Che non parlano lingue, ma dialetti.
Che non professano religioni, ma superstizioni.
Che non fanno arte, ma artigianato.
Che non producono cultura, ma folklore.
Che non sono esseri umani, ma risorse umane. Che non hanno un volto, ma braccia.
Che non hanno un nome, ma hanno un numero.
Che non figurano nella storia universale, ma nella cronaca nera della stampa locale.
Che costano meno della pallottola che li ammazza.
Con te ero in alto top class
Ora divento matto going nuts
Sto mondo infame m’ha tolto il sorriso
Voglio entrare in paradiso ma non ho il pass
Questi infami si fanno il calcolo
Studiano dei piani per tenermi all’angolo
Li lascio fare so che anche loro poi piangono
Ho il cuore più buio del posto in cui brancolo
(MADMAN)
Dall'immagine tesa
vigilo l'istante
con imminenza di attesa -
e non aspetto nessuno:
nell'ombra accesa
spio il campanello
... che impercettibile spande
un polline di suono -
e non aspetto nessuno:
fra quattro mura
stupefatte di spazio
più che un deserto
non aspetto nessuno:
ma deve venire;
verrà, se resisto,
a sbocciare non visto,
verrà d'improvviso,
quando meno l'avverto:
verrà quasi perdono
di quanto fa morire,
verrà a farmi certo
del suo e mio tesoro,
verrà come ristoro
delle mie e sue pene,
verrà, forse già viene
il suo bisbiglio.
Il segreto dell’amore è la cortesia. Segno di premura e di sensibilità tra due persone che si amano, la cortesia è come una delicata cascata, che rinnova con acque sempre fresche il laghetto montano del loro amore.
Il segreto dell’amore è il rispetto. I sentimenti fluttuano, ma il rispetto può rimanere costante. Ascolta con rispetto le opinioni del partner, anche quando differiscono dalle tue. Mantieni una certa dignità nel vostro rapporto: quella dignità che dà a ognuno la libertà di essere se stesso.
Il segreto dell’amore è non pretendere niente l’uno dall’altro: l’amore che non è dato liberamente diventa schiavitù.
Il segreto dell’amore è fare quotidianamente qualche piccola azione per fare felice la persona che ami: un’azione servizievole o un piccolo regalo, una parola di apprezzamento o un affettuoso, inaspettato, sorriso.
Il segreto dell’amore è la creatività. Cura amorevolmente il vostro rapporto come un giardino, con idee e interessi nuovi. Sradica le erbacce, affinché le aiuole non siano invase dalla malerba delle abitudini inconsce. Rendi il tuo amore creativo come un’arte.
Il segreto dell’amore è condividere l’uno con l’altro le vostre convinzioni più profonde, i vostri ideali, le vostre aspirazioni.
Il segreto dell’amore è cercare delle opportunità per rilassarvi insieme, condividendo i vostri interessi e le vostre idee. Dipendete meno dagli stimoli esterni per svagarvi. Fate in modo di stare insieme da soli spesso, semplicemente per essere voi stessi.
Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.
Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
Io sono te però più vecchio
e un passo indietro o un pezzo avanti
non si sta insieme mai parecchio
cosicché che gli anni sono istanti
sopra le spalle o dentro un secchio
e un po' di meno lì davanti
non fidarti solo di uno specchio
né di tutti quanti io
Non saprò mai cosa si dice
a uno che ti somiglia tanto
che cresce da una tua radice dove la gioia beve il pianto e a quella stessa cicatrice
che fa il rimorso sul rimpianto
cerca sempre di essere felice
e non ti manchi mai l'incanto
Alza il capo e dà un occhio all'orizzonte
finché hai un'anima e un brivido di fronte
ridi a questo cielo che ti può svegliare e gioca finché hai un grido e un mare da nuotare
finché ritrovi un nido e un fuoco in mezzo al gelo
Su questa scena di passaggio
noi due senza bagaglio appresso
e a un altro si può far coraggio
quel che non sai dare a te stesso
ma qualche volta invia un messaggio
per dirmi che non hai più smesso
non stancarti mai di questo viaggio
guarda che hai promesso tu
Il primo abbraccio che mi viene in mente
che andrà via sempre troppo presto
vedi di non sprecare niente
se anche puoi avere tutto il resto
che non si campa inutilmente
quando ogni giorno è in modo onesto prova a voler bene all'altra gente
che non è facile per questo
Tieni il fiato a un battito più forte
finché hai un'isola e una speranza in sorte
spingi questo tempo finché puoi lottare
e corri finché hai sete e fede per andare
e vola senza rete che ti sorregge il vento
Quando ti ridesti in un soffio strano di cambiamento
il respiro immenso di una tempesta
un sottile affanno da struggimento
come un fischio in testa anche il rischio è appena un momento
Salta il buio e va e punta dritto al sole
finché hai musica e un pugno di parole vivi questa vita finché puoi suonare
e sogna finché hai voce e amore per cantare che ancora non sei in croce se hai un cuore e dieci dita
Non a lungo avrai ancora sete, mio cuore bruciato. C’è una promessa nell’aria, mi soffia contro da bocche sconosciute: il grande fresco viene.
A mezzogiorno il mio sole era caldo sopra di me. Benvenuti, voi che venite: voi venti improvvisi, voi freschi spiriti del pomeriggio.
L’aria corre straniera e pura. Non mi guarda la notte di lato, con un obliquo sguardo di seduzione? Resta saldo, mio cuore ardito, non chiedere perché.
E ancora accarezzo tra le mani, quel tuo biglietto d'auguri, ormai sgualcito, che porto sempre con me. Uno di quei tuoi piccoli capolavori, in cui c'è ancora intatta la tua magia, la tua creatività, la tua arte...
E' estate fa caldo e la gente è al ...mare..., tra pochi giorni sono sei anni che te ne sei andato lasciandomi qui come uno stronzo a parlare con gente che del nostro lavoro non capisce e non gliene frega un cazzo. Ma è un altra estate quella che respiro questa notte, mentre attraverso le vie di una Milano semideserte; l'estate del 1985.
Si lavorava entrambi alla chiusura di quel progetto editoriale, io poco più che ventenne e tu con sei anni di più, eppure dei due..., quello serio, quello metodico ero io, tu eri genio e sregolatezza, iniziavi una cosa e poi quando ti annoiava la lasciavi lì a metà, io con pazienza la riprendevo e la terminavo risolvendo i problemi di ordine tecnico e pratico che spesso tralasciavi. Così diversi, eppure così complementari ci incastravamo in modo così perfetto che tutti gli altri rimanevano subito attratti e incantati dal nostro modo di essere amici sul lavoro e nella vita...
Era fine giugno, quando il "grande capo", ci raggiunse nel nostro ufficio presentandoci questa studentessa universitaria un po' più grande di me, che ci avrebbe dato una mano durante l'estate con la ricerca iconografica facendoci capire di trattarla bene se non volevamo finire nei guai. Pensai subito che oltre che ad essere raccomandata era anche bruttina... Piuttosto piccolina, le gambe sottili e storte, capelli che sembravano stoppa, occhi grandi e marroni nascosti dietro un paio di occhiali dalle lenti spesse, un bel nasino labbra carnose che mostravano denti un po' da coniglio vita snella e sì..., un paio di bellissime tette che sembravano di una o due misure un po' troppo grandi per lei...
Mi ricordo che per una settimana, andammo avanti a farle scherzi su scherzi..., Lei non se la prendeva e rideva insieme a noi, facendoci il verso con quella sua erre moscia tipica di un certo tipo di ricca borghesia da cui proveniva. Come tutti, era affascinata da te, da quello che la tua mente ogni giorno inventava e che le tue mani poi ricreavano sulla carta, ed io ero un po' geloso dell'attenzione che dopo i primi giorni iniziavi a mostrare nei suoi confronti, anche se in realtà Le piaceva anche molto passare interi pomeriggi con me e aiutarmi nel mio lavoro. Fu così senza realmente rendercene conto che in meno di un mese, il nostro "duo" era diventato un "trio", almeno di giorno durante le ore d'ufficio, perchè la sera Lei, dopo averci salutato, saliva sulla sua Mini e tornava nella sua bella casa nel centro di Milano ed alle sue solite amicizie.
Era proprio un pomeriggio di fine luglio come questo quando al termine di una piccola riunione dove avevamo fatto il punto della situazione, la invitasti fuori al cinema per quella sera stessa. Non aspettai di sentire la sua risposta e uscii dalla stanza. Ci rimasi male e il non capire esattamente il perchè mi faceva ancora di più incazzare. D'un tratto avevo capito che Lei mi piaceva e che piaceva anche a te. Ero geloso, ma non sapevo bene se ero geloso di Lei o di te o di tutti e due... Ricordo che con una scusa mi allontanai e fu Lei a raggiungermi nello stanzino del caffè dopo pochi minuti per dirmi con faccia seria che quella sera sarebbe uscita solo se c'ero anch'io...
Correvamo per le vie di Milano sulla Tua scomodissima Triumph Spitfire, accartocciati in tre sui due sedili con Lei tra noi che si teneva con entrambe le mani uno stupidissimo cappello di paglia e ci guardava ridendo... Le rigide sospensioni della macchina, cigolavano gemendo sul pavè sconnesso del centro, mentre un tramonto infuocato colorava di arancio i bianchi palazzi di Via Torino e il Duomo e l'aria che respiravo era più dolce del solito, o forse era solo il suo profumo...
Koyaanisqatsi, ricordo bene..., era il titolo del film che quella sera proiettavano in una delle due piccolissime sale del Cinema Centrale, in tutto una dozzina di file di sgangherate poltroncine... Prendemmo posto in fondo mentre Tu ci spiegavi in poche parole il significato di quell'unica parola del titolo, rubata alla lingua di una tribù di indiani d'america...
Le immagini iniziarono a scorrere veloci e così la musica bellissima che le accompagnava, nessuna parola, solo la forza e la magia della natura, il passare delle stagioni, il formarsi delle nuvole e le loro corse nel cielo, pura e commovente poesia. Lei ancora una volta era seduta tra noi, sentivo ogni tanto il suo sguardo indugiare su di me, quasi ad accarezzarmi...
Dopo il breve intervallo, allo spegnersi delle luci in sala sentii la sua mano accarezzare la mia gamba, io la presi e strinsi nella mia poi vidi che con l'altra mano cercava nello stesso modo anche Te. Rimasi per un attimo come ipnotizzato poi..., si portò le nostre mani vicino alla bocca per baciarle e subito dopo giù..., sul seno.
In quella notte e nelle successive di quella strana estate, che passammo tutti e tre insieme, indivisibili..., imparai ancora meglio il significato di quella strana parola indiana e che sì..., la vita può essere molto folle come l'amore che può assumere forme e colori molto diversi da come ci viene comunemente insegnato. Imparai che si può amare in due la stessa donna senza drammi e gelosie, venendo da lei ricambiati in modo unico e completo, perchè sono solo le donne ad avere questa grande capacità d'amare, d'unire, di tirare fuori il meglio dagli uomini... Imparai anche che il confine tra amicizia e amore tra persone dello stesso sesso o di sesso opposto a volte può essere molto sottile e non per questo bisogna aver paura di superarlo e di renderlo visibile...
Perchè racconto tutto questo...?
Non so... Forse perchè Lui in questi primi giorni di agosto, come tutti gli anni, mi manca moltissimo.
Forse perchè l'averti incontrata, poterti parlare di me..., mi rende più forte e sereno per affrontare la malinconia del ricordo...
Quando ti bacio
non è solo la tua bocca
non è solo il tuo ombelico
non è solo il tuo ventre
che bacio
Io bacio anche le tue domande
e i tuoi desideri
bacio il tuo riflettere
i tuoi dubbi
e il tuo coraggio
il tuo amore per me
e la tua libertà da me
il tuo piede
che è giunto qui
e che di nuovo se ne va
io bacio te
così come sei
e come sarai
domani e oltre
e quando il mio tempo sarà trascorso
E.Fried
E bacio anche i tuoi occhi...
che questa notte vedranno stelle così diverse dalle mie...
Tanto tempo fa, in una terra lontana, in una casetta linda e ordinata viveva una bambina. La casetta era circondata da un grande e magnifico giardino. Il giardino era grandissimo e la bambina, che si chiamava Anna, lo amava moltissimo. Un giorno, un vecchio saggio le disse, prendendole la mano: "AscoIta, bambina, quando sei nata ho promesso a tua madre che avrei esaudito un tuo desiderio. Perciò dimmi che cosa desideri? Posso farti diventare ricca, oppure bella; posso trasformarti in una principessa, perfino in una strega, se lo desideri. Qualunque cosa tu mi chieda io la posso esaudire, ma ricordati, puoi esprimere un solo desiderio".
Anna pensò a tutte le cose che l'uomo le aveva offerto, ma niente prometteva la felicità e lei era felice della sua vita così com'era.
Alla fine disse: "Fa' che io possa vivere per tutta la vita in questo bel giardino".
L'uomo corrugò la fronte. "E' tutto?".
Anna annuì. "E' tutto. Sono felice, qui, e non desidero altro".
Passarono gli anni. Anna divenne una ragazza molto bella. Erano tanti gli uomini che venivano a visitarla e si innamoravano di quella ragazza allegra e felice. La chiedevano in sposa, ma lei li rifiutava, uno dopo l'altro. Apparteneva al suo giardino e non l'avrebbe abbandonato mai.
Ma un mattino, mentre passeggiava si trovò davanti un giovane che non aveva mai visto prima. Era alto e bello e appena lo vide Anna si innamorò di lui.
Egli la prese per la mano e le disse gentilmente: "Mi chiamo Hansi e sono il principe di una terra lontana. Vuoi sposarmi e venire con me?".
Ricacciando le lacrime, rispose: "Se... se potrò, verrò con te. Ma può darsi che non mi sia possibile andarmene. Tempo fa un saggio si offrì di esaudire un mio desiderio e io scelsi di vivere tutta la vita in questo giardino".
Ma sposò il principe quello stesso giorno e insieme cavalcarono verso il suo paese. Finalmente, dopo settimane di viaggio, arrivarono nel paese di Hansi.
Il palazzo era bello, con alte torri e pareti di marmo. Ma intorno c'era il deserto, una immensa distesa di sabbia dorata. Non c'era niente di verde, niente che cresceva. Quella notte Anna pianse pensando al posto terribile in cui il suo amore l'aveva condotta. Ma il mattino seguente Hansi andò a svegliarla e la condusse davanti alla finestra.
"Guarda!" esclamò. "Il vecchio saggio ha fatto davvero una magia, guarda!".
Anna si affacciò alla finestra e trattenne il fiato. Ma quello era il suo giardino! Tutto il suo bel parco verde era là, intorno al palazzo, e si estendeva a perdita d'occhio.
"Hai visto?" disse il principe. "In qualunque posto tu vada, il tuo giardino ti seguirà".
Coltivati un giardino interiore: ti accompagnerà ovunque. E sarà la tua forza di vivere.
Ci sono assenze che sono scuse, assenze che sono pause...ci sono mancanze che restano, presenze che stancano, tenute artificialmente in vita solo dall'abitudine. Al di là di ogni apparenza, in un mondo in cui quasi tutto si cancella in fretta per fare spazio a centomila possibili novità, qualcosa la metti a fuoco oltre qualsiasi previsione possibile e per quanto ci provi non puoi negarla ai tuoi occhi, più ti manca qualcuno più è ovunque la sua presenza.
Che poi..., ogni uomo dovrebbe avere almeno due donne...
Lui ha due donne:
una che dorme nel suo letto
e una che dorme nel letto dei suoi sogni.
Lui ha due donne che lo amano:
una che invecchia al suo fianco
e una che gli offrì la giovinezza
per poi occultarsi.
Lui ha due donne:
una nel cuore della sua casa
e una nella casa del suo cuore.
Ho sceso dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
Eugenio Montale
Ogni essere umano porta con se un sottile mal d'esistere.
Non volevo amore perché è caos, perché fa vacillare la mente come lampioni scossi dal vento. Volevo essere fortissima davanti a te, essere contro di te - tu ami tanto contrapporti alle cose. Io amo essere per le cose. - Tu fai caricature. Occorre un grande odio per fare caricature. Io eleggo, io amo – la marea dell’amore, la notte, mi soffoca – come in quel sogno che ieri ti sei sforzato di rendere reale, di inchiodare, proprio così, con il tuo bacio travolgente….
Dirti che sei bella è facile, ed è quello che ti dicono tutti...
Mi piace invece seguirti in silenzio e raccogliere le cose di te più nascoste,
conservarle con cura tra le cose e i miei ricordi più preziosi, quelli unici e davvero importanti...
I tuoi sguardi, con cui accarezzi la vita.
Le tue parole che qui e là scrivi e dimentichi e di cui poi ti schernisci facendo finta di arrossire.
Il tuo camminare leggero per le strade a testa alta.
Il tuo orgoglio di donna ed anche le tue insicurezze.
I tuoi errori, le cicatrici che hanno lasciato e che fanno parte di te e che adoro baciare.
Dirti quanto sarebbe bello fare l'amore con te è facile,
ed è quello che ti dicono tutti...
Mi piace assecondare il tuo corpo flessuoso e le tue fantasie,
ascoltarle e farle mie, ma il vero incanto è ascoltare il tuo cuore,
ed è bello intimo e tenero,
ascoltarne la voce...
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