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Arriverà il momento in cui migliorerò
ma come fare per accendere i tempi bui
il mio sole è più spento dei baci che non do
sto qui ad aspettare soltanto il giorno in cui (Blue Virus)
Prigioniero dell'ego ...
Come una pianta diventa prigioniera del suo
vaso, l’uomo diventa prigioniero
del suo ego, chiuso
nella sua limitata coscienza mentale.
Allora non può più sentire
o amare, o gioire, o provare dolore.
È prigioniero del suo ego
prigioniero del suo vaso
nel vaso della sua coscienza mentale
e non può che morire, man mano.
A meno che non sia una pianta forte.
Allora può far scoppiare il vaso
uscire dal guscio del suo ego
e mettere radici ancora nella terra,
nella terra viva.
(D.H. Lawrence)
Sono contento della mia vita
O almeno sono contento che ancora non sia già finita
Sono contento di tutte le mie puttane
Sono contento delle mie giornate vane
Sono contento che il sole brilli nel cielo sempre più blu
Sono contento solamente se lo sei anche tu
Sono contento che in chiesa bruci un cero
Sono contento..."Scusi signor sbirro...io un c'ero!"
Sono contento di essere contento
Et mi metto a piangere.
Ora, lasciatemi tranquillo
Ora, abituatevi senza di me.
Io chiuderò gli occhi.
E voglio solo cinque cose,
cinque radici preferite.
Uno è l'amore senza fine.
La seconda è vedere l'autunno.
Non posso vivere senza vedere che le foglie
volino e tornino alla terra.
La terza è il grave inverno,
la pioggia che ho amato, la carezza
del fuoco nel freddo silvestre.
La quarta cosa è l'estate
rotonda come un'anguria.
La quinta cosa sono i tuoi occhi.
Matilde mia, bene amata,
non voglio dormire senza i tuoi occhi,
non voglio esistere senza che tu mi guardi:
io muto la primavera
perché tu continui a guardarmi.
Amici, questo è ciò che voglio,
È quasi nulla e quasi tutto.
C'è solo la strada su cui puoi contare
La strada è l'unica salvezza
C'è solo il bisogno
La voglia di uscire
Di esporsi nella strada et nella piazza
Perché il Giudizio Universale
Non passa per le case
Le case dove noi ci nascondiamo
Bisogna ritornare nella strada
Nella strada per conoscere chi siamo!
C'è solo la strada su cui puoi contare...
E gli angeli non danno appuntamenti
Ed anche nelle case più spaziose
Non c'è spazio per verifiche et confronti!
(dal romanzo capolavoro - VIAGGIO AL TERMINE DELLA NOTTE - di LOUIS FERDINAND CèLINE)
D'intorno bisbiglii di contorni
E le donne-cipolle
Tonde et velate ansimano al respiro
Un raro soffio sbuccia quel misto di pianto e riso
Ed il velo si fa Paradiso
Su i petali di carne da sfogliare
Le donne e le cipolle
Lacrime et veli.
Alberi
Stridio di grilli al piano
Alti d'erba
Senza strada
Se sapessi pregare
Vorrei gli uomini grilli
Volitanti gli affanni
E la rondine, che aspetti!
Ogni uomo...una pena.
Poesia di Mario Luzi
Dove l'ombra
Dove l'ombra procede e le strade ristano
tra i fiori, ricordarmi le parole
e le grida dell'uomo è forse un inganno.
Ma sempre sotto il cielo consueto
ritrovo le mie tracce, il mio sole
e gli alberi remoti dal tempo
fissi dietro le svolte. E sempre,
ancor che mi sia noto il dolce segreto,
sulla polvere quieta, tra le aiuole,
m'indugio ad aspettare che sporga
un viso inenarrabile dal sole.
Vi maledico, maledico voi che vi uccidete, perché non avete un lavoro, non avete la casa, non avete la speranza e non potete far mangiare i vostri figli, vi maledico, non per la vostra morte e nemmeno per la vostra vita, nemmeno per i vostri figli e le certezze mai nate, vi maledico per quel che lasciate per il dispetto che non avete visto, per le lacrime e le parole inutili e, soprattutto, vi stramaledico perché potevate morire con le armi in pugno, per la rivoluzione.
Maledetti anche voi, giovani che non temete la morte solo perché non la sentite, non avete quei dolori che giorno dopo giorno si fanno più insistenti e continui solo per volervi far sapere come andrà a finire.
Non la temete perché, la morte, è come voi, non fa calcoli, non ha stratagemmi, si crede libera.
Maledetti, belli come siete, continuate a bere ed ubriacarvi, a fumare erbe e sogni senza degnarvi di fermarvi, strafottenti di chi vi guarda e del domani che vi abbiamo tolto, maledetti perché non odiate abbastanza i vostri nemici tanto da combatterli per sempre e non solo ancora un po'.
Maledetti anche voi, vecchi che temete la morte e vi consolate con Dio, perché non avete fatto abbastanza, per quel che avete lasciato, con la scusa della speranza.
Maledetti soprattutto voi, che avete scelto i governanti in cambio di denaro o della promessa di un lavoro, siete schiavi senza voglia e non direte mai neanche a voi stessi quel che pensate di voi e di loro, non avete scampo come chi avete scelto, a voi preferisco i ladri, gli assassini pericolosi, quelli che vi fan venir voglia di giustizia e sicurezza perché temete più un ladro affamato che ruberà un po' della vostra povertà che il ricco che vi ha già preso tutto.
Vi maledico, maledico il vino degli zingari ubriachi, la loro puzza di libertà e il bivaccare degli uomini nelle piazze mentre attendono il malloppo dalle loro donne con i sacchi di bambini.
Vi maledico, maledico la povertà, la sua faccia orrenda, la tristezza delle case popolari, l'amore che finisce, i figli abbandonati, la mancanza di possibilità, le barche dei pescatori ferme nel porto, i soldati sull'attenti, maledico la necessità.
Vi maledico, maledico le ingiustizie, le malattie, le sofferenze, i bambini bombardati e le bambine violentate, la mancanza di coscienza, l'ignoranza, la speranza, maledico la libertà.
Cercavo te nelle stelle
quando le interrogavo bambino.
Ho chiesto te alle montagne,
ma non mi diedero che poche volte
solitudine e breve pace.
Perché mancavi, nelle lunghe sere
meditai la bestemmia insensata
che il mondo era uno sbaglio di Dio,
io uno sbaglio nel mondo.
E quando, davanti alla morte,
ho gridato di no da ogni fibra,
che non avevo ancora finito,
che troppo ancora dovevo fare,
era perché mi stavi davanti,
tu con me accanto, come oggi avviene,
un uomo una donna sotto il sole.
Sono tornato perché c’eri tu.
Primo Levi
Ed essere lì, seduto di fronte a te tra la gente. La tua voce che mi arriva ovattata mentre non riesco a staccare i miei occhi dalle tue labbra e sentire dentro di me crescere l'eccitazione immaginando il momento in cui ti avrò. Al momento in cui potremo lasciare tutto fuori da quella porta, anche se solo per pochi istanti...
Le parole... Le tante domande che rimangono in sospeso, congelate dal desiderio che le nostre bocche e i nostri corpi ora vicini e ancora fasciati da inutili vestiti hanno risvegliato con dolorosa ferocia...
Ti sono sopra, il tuo odore mi stordisce. Le mie mani si riempiono della pelle e del calore dei tuoi seni, poi è il turno delle mie labbra che ti cercano, mentre le tue dita si muovono veloci per liberare i piccoli bottoni della mia camicia da candide prigioni orlate...
Mi fermo ancora una volta a guardarti, per fissare dentro di me questo momento. I tuoi occhi, i tuoi seni e le tue gambe che si schiudono... Il tuo sesso di un tenero rosa lucido di eccitazione e mi sento sciogliere tutto in una quiete corrente calda e dorata mentre sono dentro di te. Lento e silenzioso per non rovinare tutto...
Verranno poi più tardi i gesti più forti, le parole urlate, il pasto furioso dei nostri corpi ai limiti della decenza e infine il placarsi del tutto..., piccole intime onde che si infrangono sulla sabbia, mentre i nostri pensieri fuggono all'avarizia del tempo in brevi oasi verdi dove potersi ancora una volta rincorrere liberi...
Ungaretti, Giuseppe - La madre E il cuore quando d'un ultimo battito avrà fatto cadere il muro d'ombra per condurmi, Madre, sino al Signore, come una volta mi darai la mano.
In ginocchio, decisa, Sarai una statua davanti all'eterno, come già ti vedeva quando eri ancora in vita.
Alzerai tremante le vecchie braccia, come quando spirasti dicendo: Mio Dio, eccomi.
E solo quando m'avrà perdonato, ti verrà desiderio di guardarmi.
Ricorderai d'avermi atteso tanto, e avrai negli occhi un rapido sospiro
Il tempo non è che un nemico beffardo sempre in corsa e mai costante. Va a ritroso quando dovrebbe scorrere e travolge quando dovrebbe fermarsi, e certo non sarò io a convincerlo a imparare.
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