Una poesia che mi ricorda la partita a scacchi con la Morte ne "Il Settimo Sigillo"
FINENDO DI REMARE
Ormeggio la mia barca,
al molo dell'isola chiamata Dio.
E' fatta a forma di pesce
e ci sono molte barche ormeggiate
a diverse banchine.
"Va bene", dico a me stessa,
con vesciche che si rompono e guariscono,
si rompono e guariscono
senza fine.
Ed il sale si incolla alla mia faccia,
alle mie braccia,
come una pelle appiccicosa
ricoperta di chicchi di tapioca.
Scendo dalla mia barca di legno
ed entro nella carne dell'Isola.
"Sali!" Mi dice
e così ci sediamo sugli scogli presso il mare
e giochiamo, incredibile,
una partita di poker.
Mi chiama.
Ho vinto, perchè ho una scala reale.
Vince lui, perchè ha cinque assi,
una carta a sorpresa era stata annunciata,
ma io non avevo sentito,
talmente ero stupita,
quando lui diede le carte.
Mentre lascia cadere i suoi cinque assi
e io sorrido ancora con la mia scale reale,
Lui comincia a ridere
e la risata rotola come un cerchio dalla sua bocca
e rido anch'io
e la sua risata è così forte che raddoppia la mia,
in un coro di gioia ai nostri due trionfi.
Continuo a ridere, il molo pieno di pesci ride,
il mare ride. L'Isola ride.
L'Assurdo ride.
Mio caro giocatore,
io con la mia scale reale,
ti amo per la tua carta a sorpresa,
per quella indomabile, eterna, estrema risata
e per il tuo amore fortunato.
ANNE SEXTON (1928-1974)
