L'ANGOLO DELLA POESIA...

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Un dolore incolmabile la perdita di un figlio/a.


Pianto antico.

L'albero a cui tendevi
La pargoletta mano,
Il verde melograno
Da' bei vermigli fiori
Nel muto orto solingo
Rinverdì tutto or ora,
E giugno lo ristora
Di luce e di calor.
Tu fior de la mia pianta
Percossa e inaridita,
Tu de l'inutil vita
Estremo unico fior,
Sei ne la terra fredda,
Sei ne la terra negra;
Né il sol piú ti rallegra
Né ti risveglia amor.
Carducci

Una delle poesie più struggenti mai scritte, la prima di tante che imparai a memoria.
 
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Glenda Cherubino

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Non ci si "abitua" mai a vedere la morte.
Ma morire è una parola che cmq racchiude in sè molti significati.

Che cosa è morire...
è un amore che si placa
un lamento
la pace di un momento
un sospiro
un'illusione
un canto.
È la voce più alta di un cielo
che intona note di tristezza
un fiume
dove scorre dolce l'amarezza.
È l'aria che si infiamma
Una sorgente...
Un volo libero
È cadere...
risalire...
È una sconfitta
una speranza
il sonno nella sua accoglienza.
È la felicità che si consuma
un sogno
che lentamente sfuma...
È la madre di ogni tempo
è la misura colma di una notte
dove danza un'anima scolpita
è un pianto
un dolore
una ferita
È un paesaggio
una città
è un abbandono
una fatica
o il senso vero della vita...
A. F.
https://www.youtube.com/watch?v=7GwX56_RLNc
 
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Due corpi


Due corpi, uno di fronte all'altro,
sono a volte due onde
e la notte è oceano.


Due corpi, uno di fronte all'altro,
sono a volte due pietre
e la notte deserto.


Due corpi, uno di fronte all'altro,
sono a volte radici
nella notte intrecciate.


Due corpi, uno di fronte all'altro,
sono a volte coltelli
e la notte lampo.


Octavio Paz
 
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—>
Cicale, sorelle, nel sole
con voi mi nascondo
nel folto dei pioppi
e aspetto le stelle.

(Salvatore Quasimodo)
 
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La città del sole
Giuseppe Ungaretti. La madre.

[SIZE=+1][/SIZE]E il cuore quando d'un ultimo battito
avrà fatto cadere il muro d'ombra
per condurmi, Madre, sino al Signore,
come una volta mi darai la mano.

In ginocchio, decisa,
Sarai una statua davanti all'eterno,
come già ti vedeva
quando eri ancora in vita.

Alzerai tremante le vecchie braccia,
come quando spirasti
dicendo: Mio Dio, eccomi.

E solo quando m'avrà perdonato,
ti verrà desiderio di guardarmi.

Ricorderai d'avermi atteso tanto,
e avrai negli occhi un rapido sospiro[SIZE=+1].[/SIZE]
 
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"Tranzilvania, Tranzilvania bitteee!"
Osserva questa pulce, e guarda
com'è poca cosa quella che mi neghi;
prima ha succhiato me, e adesso te:
e in questa pulce il nostro sangue s’è mischiato;
ammetti che questo non è un peccato,
una vergogna, o uno sverginamento;
lei però gode, e nient'altro ha fatto che,
nutrendosi, fare di due un solo sangue,
ed è più, ahimé, di quel che noi faremo.

Ferma! Tre vite in una pulce salva,
in lei quasi, anzi, più che sposati siamo.
Questa pulce sei tu, sono io, è il nostro
tempio e letto nuziale; siamo,
malgrado i tuoi genitori, e te, chiusi
in queste vive mura di giaietto.
Già lo stare con te potrebbe uccidermi,
se aggiungi poi un suicidio a un sacrilegio
pecchi tre volte perché ne uccidi tre.

Impulsiva e crudele! Hai già arrossato
di sangue innocente la tua unghia?
di quale colpa s'è macchiata questa pulce
se non d'averti succhiato una goccia?
Tu stessa esulti e trovi che più deboli
tu ed io ora non siamo: è vero, impara
dunque quanto infondati siano i tuoi timori:
quando a me cederai, tanto onore andrà perduto
quanta vita ti sottrasse questa morta pulce.


John Donne (1573-1631), La pulce
 
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Supplica a mia madre

Pier Paolo Pasolini

pasolini_madre.jpg

E' difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.

Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d'ogni altro amore.

Per questo devo dirti ciò ch'è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.

Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.

E non voglio esser solo. Ho un'infinita fame
d'amore, dell'amore di corpi senza anima.

Perché l'anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:

ho passato l'infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.

Era l'unico modo per sentire la vita,
l'unica tinta, l'unica forma: ora è finita.

Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.

Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…


Poesia in forma di rosa (1961-1964), Garzanti, Milano 1964
 
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Glenda Cherubino

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Una realtà non ci fu data
e non c'è,
ma dobbiamo farcela noi,
se vogliamo essere:
e non sarà mai una per tutti,
una per sempre,
ma di continuo e infinitamente mutabile.


Luigi Pirandello
 
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NEL FUMO
Eugenio Montale


Quante volte t’ho atteso alla stazione
nel freddo, nella nebbia. Passeggiavo
tossicchiando, comprando giornali innominabili,
fumando Giuba poi soppresse dal ministro
dei tabacchi, il balordo!
Forse un treno sbagliato, un doppione oppure una
sottrazione. Scrutavo le carriole
dei facchini se mai ci fosse dentro
il tuo bagaglio, e tu dietro, in ritardo.
poi apparivi, ultima. E’ un ricordo
tra tanti altri. Nel sogno mi perseguita.
 
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Glenda Cherubino

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Ad un amico

Non si può nemmeno minimamente immaginare di vivere un’esistenza priva di dolore. È sufficiente dare un rapido sguardo al nostro passato, anche recente, per rendersi conto che la vita di ogni essere umano non ne è esente. Ognuno di noi, chi in modo più o meno grave, ha dovuto fare i conti con quel sentimento devastante che sembra ingoiarci come un fiume limaccioso che tutto travolge e subbissa.
Il dolore sottrae violentemente il desiderio di continuare a vivere e ci scaraventa in una stanza buia e senza finestre in cui non riusciamo nemmeno a percepire il nostro stesso respiro.
È una battuta d’arresto che irrompe violentemente e, quando giunge, spesso senza alcun preavviso, inizialmente sembra non stia succedendo a noi.
Ci si sente spettatori della vita di un’altra persona, di un altro te.
Pensi che presto qualcuno verrà a dirti che si è trattato solo di un incubo.
Ma ciò non accade.
E con la consapevolezza che invece sei tu il protagonista di quella tragedia comincia un processo di annientamento dei sogni che hanno accompagnato fino a quel momento la tua vita.
Svanisce ogni certezza e in pochi istanti svela spietatamente la precarietà delle nostre convinzioni.
Crollano le certezze.
E pensi di non essere in grado di sopportare quel gravoso fardello.
Ciò che fino a ieri sembrava importante, cessa di avere lo stesso significato quando il dolore irrompe nella tua vita.
Grande o piccolo che sia, il dolore muta la vita di una persona.
Per sempre.

"Dov’è il dolore, là il suolo è sacro." Oscar Wilde
 
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Dopo tanto idilliaco e profondo impegno mi permetto di rompere l'incantesimo postando due sonetti del Belli in ricordo di Santaccia storica prostituta romana realmente esistita:this:

SANTACCIA DE PIAZZA MONTANARA
Santaccia era una dama de Corneto
da toccà ppe rrispetto co li guanti;
e ppiú cche ffussi de castagno o abbeto,
lei sapeva dà rresto a ttutti cuanti.
Pijjava li bburini ppiú screpanti
a cquattr’a cquattro cor un zu’ segreto:
lei stava in piede; e cquelli, uno davanti
fasceva er fatto suo, uno dereto.

Tratanto lei, pe ccontentà er villano,

a ccorno pístola e a ccorno vangelo
ne sbrigava antri dua, uno pe mmano.
E ppe ffà a ttutti poi commido er prezzo,
dava e ssoffietto, e mmanichino, e ppelo
uno pell’antro a un bajocchetto er pezzo.

A proposito dunque de Santaccia
che diventava fica da ogni parte,
e coll'arma e cor santo e co le braccia
t'ingabbiava l'ucelli a quarte a quarte;

è da sapé ch'un giorno de gran caccia,
mentre lei stava assercitanno l'arte,
un burinello co l'invidia in faccia
s'era messo a godersela in disparte.

Fra tanti ucelli in ner vedé un alocco,
"Oh" disse lei "e tu nun pianti maggio?"
"Bella mia," disse lui "nun ciò er bajocco."

E qui Santaccia: " Alò viècelo a mette:
scéjete er búcio, e te lo do in soffragio
de quell'anime sante e benedette.
 
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Il bacio appena sognato
in una notte di tradimenti,
dove tutti consumano amplessi
che non hanno profumo.
Il tuo bacio febbricitante,
il candore delle tue labbra,
somiglia alla mia porta
che non riesco ad aprire.
Il bacio è come una vela,
fa fuggire lontano gli amanti,
un amore che non ti gela
che ti dà mille duemila istanti.
Ho cercato di ricordare
che potevi tornare indietro,
ma ahimè il tuo bacio
è diventato simile a un vetro.
Io come un animale
mi rifugio nel bosco
per non lasciare ovunque
il mio candido pelo.
Il pelo della mia anima
è così bianco e così delicato
che persino un coniglio ne trema.
Tu mi domandi quanti amanti ho avuto
e come mi hanno scoperto.
Io ti dico che ognuno scopre la luce
e ognuno sente la sua paura,
ma la mia parte più pura è stata il bacio.
Io tornerei sui monti d’Abruzzo,
dove non sono mai stata.
Ma se mi domandano
dove traggono origine i miei versi,
io rispondo:
mi basta un’immersione nell’anima
e vedo l’universo.
Tutti mi guardano con occhi spietati,
non conoscono i nomi delle mie scritte sui muri
e non sanno che sono firme degli angeli
per celebrare le lacrime che ho versato per te.
Alda Merini
 
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https://www.youtube.com/watch?v=KcPRcBkv8K0

Un vecchio e un bambino
si preser per mano
e andarono insieme
incontro alla sera;
la polvere rossa
si alzava lontano
e il sole brillava
di luce non vera;
l'immensa pianura sembrava arrivare
fin dove l'occhio di un uomo
poteva guardare
e tutto d'intorno non c'era nessuno
solo il tetro contorno di torri di fumo
i due camminavano,
il giorno cadeva,
il vecchio parlava
e piano piangeva
con l'anima assente,
con gli occhi bagnati,
seguiva il ricordo
di miti passati.
I vecchi subiscon
l'ingiuria degli anni
non sanno distinguere
il vero dai sogni
i vecchi non sanno
nel loro pensiero
distinguer nei sogni
il falso dal vero.
E il vecchio diceva
guardando lontano
immagina questo
coperto di grano
immagina i frutti
e immagina i fiori
e pensa alle voci
e pensa ai colori.
E in questa pianura
fin dove si perde
crescevano gli alberi
e tutto era verde;
cadeva la pioggia
segnavano i soli
il ritmo dell'uomo e delle stagioni.
Il bimbo ristette
lo sguardo era triste
e gli occhi guardavano
cose mai viste;
e poi disse al vecchio,
con voce sognante:
"Mi piaccio le fiabe
raccontane altre"

Nomadi
 
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Sogno


Per un attimo fui nel mio villaggio,
nella mia casa. Nulla era mutato.
Stanco tornavo, come da un viaggio;
stanco, al mio padre, ai morti, ero tornato.

Sentivo una gran gioia, una gran pena;
una dolcezza ed un'angoscia muta.
- Mamma? - È là che ti scalda un po' di cena -
Povera mamma! e lei, non l'ho veduta.

Giovanni Pascoli
 
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Gli Aironi Neri

Gli aironi neri, attraversano il cielo,
l'inverno bianco, scende dal nord,
l'estate gialla, s'è nascosta nel mare,
il vento freddo sta correndo sui prati.
Ma io e te amica mia, con le mani nelle tasche,
camminiamo sulla strada, e l'estate ancora dentro,
con un sogno di maree e di corpi caldi al sole,
e di voci nella notte, notte chiara.
Tu che conosci il mare, portami via con te,
dove la gente veste solo dei suoi colori,
tu che conosci il mare e il vento suo padrone,
riempi quella vela e rompi quelle onde.
La nebbia grigia, ha riempito le strade,
lampioni persi sulla riva del fiume,
l'estate gialla, c'è rimasta negli occhi,
la pioggia bianca, copre le strade d'argento.
Ma io e te amica mia, con le mani nelle tasche,
camminiamo sulla strada e l'estate ancora dentro,
con un sogno di maree e di corpi caldi al sole,
e di voci nella notte, notte chiara.
Tu che conosci il mare, portami via con te,
dove la notte è chiara e il cielo è più vicino,
tu che conosci il mare e le stelle come guida,
prendi quel timone e insegnami la via

Nomadi
https://www.youtube.com/watch?v=d5PKi8gqW4I&index=12&list=PLAW3egoqrS6H3NtQdcJdXkeRnr2yRGTZi
 
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"Io vi ho amata: e ancora forse l'amoreNell'anima del tutto non ho spento;Ma che esso non sia per voi tormento;
Non voglio che alcunché vi dia tristezza.
Io vi ho amata in silenzio, senza speranza,Di timidezza soffrendo, di gelosia;io vi ho amata davvero, e così teneramenteCome Dio vi conceda d'essere amata da un altro."

ALEXANDR PUSKIN
 
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Desiderio

Solo il tuo cuore ardente
e niente più.
Il mio paradiso un campo
senza usignolo
né lire,
con un fiume discreto
e una fontanella.
Senza lo sprone del vento
sopra le fronde
né la stella che vuole
essere foglia.
Una grandissima luce
che fosse
lucciola
di un'altra,
in un campo di
sguardi viziosi.
Un riposo chiaro
e lì i nostri baci,
nèi sonori
dell'eco,
si aprirebbero molto lontano.
Il tuo cuore ardente,
niente più.

Federico Garcia Lorca
 
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Polentonia
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Il bove (Carducci)

T'amo, o pio bove; e mite un sentimento
Di vigore e di pace al cor m'infondi,
O che solenne come un monumento
Tu guardi i campi liberi e fecondi,
0 che al giogo inchinandoti contento
L'agil opra de l'uom grave secondi:
Ei t'esorta e ti punge, e tu co 'l lento
Giro de' pazienti occhi rispondi.
Da la larga narice umida e nera
Fuma il tuo spirto, e come un inno lieto
Il mugghio nel sereno aer si perde;
E del grave occhio glauco entro l'austera
Dolcezza si rispecchia ampio e quieto
Il divino del pian silenzio verde.
 
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Glenda Cherubino

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Stregato da un sorriso.

Lo so, ti tradirò
per lei che prepara un caffè
E tu mi aspetterai
riscaldando pere cotte, aspetterai
Mentre lei sorriderà
con quegli occhi così nuovi
ai miei occhi grigi e chiari
a due polsi stanchi e duri
Mentre lei sorriderà
con le labbra di rugiada
alla bocca ansiosa e amara
alla preda e al suo gioiello di gioventù.

https://www.youtube.com/watch?v=n0aC5OwFguo
 
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