L'ANGOLO DELLA POESIA...

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Message in a bottle

Questa sezione prende certamente ispirazione anche dal celebre brano scritto da Sting per i Police.
Sto notando che in questa sezione si aprono discussioni su i più disparati argomenti, ovviamente per lo più legati al tema del forum, ma sempre, o quasi sempre, alla ricerca del dibattito, del dialogo, per mettere in evidenza le proprie idee e per sostenerle con le più diverse argomentazioni ma, forse, questi non sono veri messaggi nella bottiglia ma vere e proprie ricerche di confronto. Un confronto come in una piazza virtuale, in un qualsiasi consiglio comunale, consiglio scolastico o forse, esempio più adatto, in una quasliasi assemblea di condominio.
Come dal testo della canzone, però, il messaggio nella bottiglia dovrebbe essere una richiesta d'aiuto affidata al mare, all'oceano. Una richiesta d'aiuto che parte dalla disperazione della solitudine e da parte di chi, in posizione di svantaggio, chiede qualcosa a chi può di aiutarlo. Foss'anche solo un aiuto nel vedere il mondo da altre angolazioni. Invece capita spesso che chi inizia i topic sa già come andranno a finire o comunque ne apre uno per poter mettere nero su bianco il proprio pensiero da imporre agli altri, per insegnare agli altri. Questo non è un messaggio nella bottiglia ma uno di quei messaggi sulla lavagna che abbiamo imparato a leggere, rispettare ed immagazzinare ai tempi della scuola. In quel caso anche senza dibattito.
Sarebbe bello tornare allo spirito della canzone, la ricerca di aiuto di un disperato alienato dal mondo che scoprirà poi di non essere poi così diverso dagli altri visto che troverà spiaggiate sulla sua isola milioni, miliardi di altre bottiglie contenenti altrettanti messaggi di solitari alienati dal mondo.

Cosa significa questo mio messaggio? Non so. Forse tutto. Forse niente. Non ha pretese. Non vuole insegnare. In fondo è solo un messaggio nella bottiglia abbandonato in questo mare ...
 
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la richiesta d'aiuto sta nella sezione sopra

L'aiuto fisico e l'aiuto metafisico.
Il mondo non è questo, il mondo è altro.
O forse è questo, ed è fisico.
Ma metafisico in quanto l'aiuto deve esserlo oppure nel senso che è astratto.
Astratto o irrazionale.
Non c'è intuizione che possa essere concreta, semmai sagace, forse irrazionale.
Astratto, metafisico, sagace ... Fisico.
Il sesso è fisico? Forse sì, forse no.
Il sesso è metafisico, non certo sagace, spesso piccante, non sempre soddisfacente, quasi sempre intrigante.
Intrigante ... Già, togliamo il messaggio e mettiamoci a giocare al gioco della bottiglia.
Uscirò io? L'attesa ...
No! E' uscita lei. L'attesa ...
Uscirò io? L'attesa ...
No! E' uscita lei ...
Intrigante, metafisico, sagace, astratto..
Solitario sull'isola.
Solo il rumore della risacca.
Sotto il sole cocente.
Delirio? Irrazionale, fisico, astratto.
La bottiglia! Ahhhhhh, la metafisica.
Inquietitudine spirituale, razionalizzazione dell'istinto.
 
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Non deve esserci un motivo per scrivere.
Esiste un mondo in cui tutti gli scritti sono già stati scritti.
Certo, accostare una lettera all'altra è semplice.
Dare un significato alle lettere accostate è molto più difficile.
Soprattutto se un senso estetico, un senso fisico, un senso grafico non l'hanno.
Sono disconnesse. Le lettere. Ma anche le parole. Le frasi.
Essere disconnessi però ha un significato.
Che si tratti di lettere. Di parole. Di frasi. Di neuroni.
Il significato maggiore l'hanno le persone disconnesse.
Forse sono disconnesse per noi ma in realtà sono più connesse di noi.
La matrice. Ci connette. Ci disconnette.
Ma alla fine siamo sempre e comunque una fila di lettere.
Messe a caso ma non per caso.
Per prova. Perchè bisogna provare.
Bisogna provare ad essere disconnessi per capire che si è connessi.
Bisogna scrivere. Mettere lo scritto nella bottiglia. Affidarla al mare.
Serve che abbia un significato?
No, non serve. Se siamo connessi.
 
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Espulso
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Credo sia possibile.
O forse no.
Non ho certezza, forse solo speranza.
Di cosa?
Ma allora sei curioso ...
La curiosità. Il gatto. Lo zampino. Il lardo o il largo?
Mai che si sia capito.
Però anche io sono curioso.
Curioso di ciò che non conosco e non di ciò che conosco e devo conoscere meglio.
Sì, una curiosità superficiale se vuoi ma pur sempre curiosità.
No, non mi interessa dei cazzi della gente.
Sono curioso. Non sono invadente. Non sono impiccione.
Voglio sapere come e perchè una ruota gira.
Ma del dettaglio me ne frego.
Ecco, sì, i principi mi interessano.
La teoria, la regola, la legge ma non certo il lato pratico di tutto ciò.
Del metodo scientifico e del mettere in pratica non mi interessa.
Sapere aude!
Così diceva Orazio anche se molti ricordano, o elogiano, Kant per aver fatto diventare famosa questa frase a proposito dell'Illuminismo.
Ma non siamo qui per una lezione di filosofia.
Anzi, perchè siamo qui?
Ecco, sì, siamo qui perchè io credo sia possibile.
Certamente è possibile.
Inizio ad averne la certezza.
La speranza.
Sì. Oggi tutto è possibile.
Quanto meno nella mia testa.
 
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rimini
Dunque, vediamo se ho capito lo spirito di questo thread.
Tu spari quel che ti passa per la testa in un certo momento.
Noialtri commentiamo a ruota, provando a trovarci un senso.
Tu rilanci con un'altra sparata, e via di seguito.
E' così?
Pongo questa domanda con il rispetto dovuto ad un punter certificato.
Spero che non si intenda come certificato anche nella sua follia, però.
:hi:
 
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Il dialogo è foriero fondamentalmente di due cose:
crescita e errore.
La crescita è indubbia.
L'isolato isolano, nella sua mera alienazione, non può conoscere più di quello che sa se non osservando ed impegnandosi a capire il perchè.
All'interno del dialogo con altri, invece, ha la possibilità di crescere aumentando la propria conoscenza facendo sua anche quella degli altri.
Ma non è possibile acquisire tutta la conoscenza.
Quindi questa resta parziale.
Parziale, per definizione, significa errata.
Aggiungo.
Il dialogo ti porta anche l'altro.
Non solo con la sua parziale ed errata conoscenza.
Nel dialogo l'altro porta il suo voler elevarsi a maestro.
Porta convinzioni e certezze fallaci e personali.
Deve dimostrarsi all'altezza per dare fondamento alle sue verità e per far questo non si rivela nella sua dissoluta integrità.
Il dialogo, quindi, porta all'errore.
A meno di un'applicazione spasmodica di qualcosa molto vicina al metodo sperimentale galileiano.
Ma siamo pigri.
Sono pigro.
Troppo pigro.
Ma anche curioso.
Mi piace errare.
Nell'accezione del navigare l'ignoto sapendo di sbagliare.
Picchiare il naso, ogni tanto non fa poi così male se ti aiuta a scoprire qualcosa di nuovo.
O qualcosa di sbagliato.
Che però hai trovato da solo.
Con le tue sole e limitate forze.
L'aiuto degli altri, in fondo, non serve.
E' solo una scorciatoia.
Che per lo più ti porta a dover lavorare di più per sgrezzare le spigolature.
Il bello della vita, forse, è errare e non certo conoscere.
Errare fisicamente, errare metafisicamente.
La bottiglia nel mare. La bottiglia nella mente.
Il pensiero disconnesso. Le certezze del pensiero.
Tutto è collegato.
Nulla è mai a caso.
Opuure tutto è a caso.
Ma qualcosa più a caso di altra.
Oppure meno a caso di altra.
La mia mente è a caso.
Ed è contro la caccia.
La caccia alle streghe quanto meno.
Ma anche alla perfezione.
Alla giustizia.
Alla verità.
L'alienazione è forse l'unica vera caccia praticata.
Quell'alienazione che non ti fa allontanare dall'altro ma che ti fa rileggere la tua esistenza all'interno di altro.
All'interno di qualcosa di diverso dal naturale.
Di estraneo sì ma solo alle leggi della natura.
Ahhhh, quante certezze che ho.
Ahhhh, quanti dubbi.
 
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Espulso
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No, era un plauso a... quella cosa di Black, che più leggo e meno capisco... ma dev'essere troppo profonda per me per capirla, quindi un'ovazione ci sta di sicuro...

Cioè, non capisco ma mi adeguo... :pardon:
 
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Non eiste profondità talmente oscura da non poterla conoscere.
Non nella nostra mente.
Un viaggio solitario.
Ti ritrovi tutto solo.
Hai emozioni. Hai pulsioni.
Ma non tutti possono capirle.
Nessuno può comprenderle.
Se non tu.
Tu che sei lì da solo e che stai viaggiando sia metaforicamente che fisicamente.
Tu che rimiri il mondo circostante e che cerchi di afferrarne le cose migliori.
Migliori per te. Non in assoluto.
Per lo più per sfogare istinti primordiali.
Istinti naturali.
Istinti bestiali.
Istinti che per qualche momento offuscano il viaggiare della tua mente.
Non pensi più.
Ti sei fermato.
E' proprio in quel momento in cui tu hai tutte certezze.
Sì, è così.
Andrà così.
Sono certo.
Ogni dubbio se n'è andato!
Ma è dopo la prova fisica di quella che era una tua teoria piena di certezze che per lo più vengono smentite.
E lì riparte il viaggio.
Il viaggio della mente che fantastica.
Quel mondo fantastico che ti aiuta nel superare la delusione.
Che ti fa continuare il viaggio facendoti dimenticare l'esperienza passata per andare alla ricerca delle nuove certezze.
No? Certo che sì.
Hai ragione.
L'esperienza fisica può anche rafforzare le certezze metafisiche che avevi.
Ma aprirà certamente nuovi dubbi.
Anche solo il pensiero di riprovare l'esperienza è già un dubbio.
Si può fare diversamente? Meglio? Peggio? Di più?
L'importante è conoscere.
Conoscersi.
Profondamente.
E per continuare il viaggio non serve un senso alle parole che scorrono.
Quel senso che possono avere le assurdi e surreali parole di un maestro della parola.
Non si possono accomunare per il solo fatto che non hanno costrutto.
Queste. Non quelle.
Quel costrutto che le porta ad avere un senso tragi-comico.
Piuttosto lo scorrere delle parole, di queste parole, è più accomunabile ad un fiume.
A volte in piena.
A volte in secca.
A volte fresco.
A volte caldo.
Un fiume che scorre.
Come le parole che scorrono nella nostra coscienza.
Ecco! Un flusso di coscienza!
Torno un po' a scuola.
Un flusso di coscienza in stile modernista.
Accomunabile all'avventura del dublinese Bloom.
Le parole scorrono e sono di difficile comprensione ed interpretazione.
Se non per la propria coscienza che legge.
E da qualche scaltro (o sfaccendato, da verificare) lettore di passaggio.
Non dobbiamo comunque trovare un senso a nulla.
Se non al proprio piacere.
Piacere di leggere?
Curiosità del sapere.
Libertà, così si chiama.
Libera volpe in libero pollaio.
Se proprio vogliamo rimanere in tema.
Sempre che un tema ci sia.
 
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Espulso
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Non eiste profondità talmente oscura da non poterla conoscere.
Non nella nostra mente.
Un viaggio solitario.
Ti ritrovi tutto solo.
Hai emozioni. Hai pulsioni.
Ma non tutti possono capirle.
Nessuno può comprenderle.
Se non tu.
Tu che sei lì da solo e che stai viaggiando sia metaforicamente che fisicamente.
Tu che rimiri il mondo circostante e che cerchi di afferrarne le cose migliori.
Migliori per te. Non in assoluto.
Per lo più per sfogare istinti primordiali.
Istinti naturali.
Istinti bestiali.
Istinti che per qualche momento offuscano il viaggiare della tua mente.
Non pensi più.
Ti sei fermato.
E' proprio in quel momento in cui tu hai tutte certezze.
Sì, è così.
Andrà così.
Sono certo.
Ogni dubbio se n'è andato!
Ma è dopo la prova fisica di quella che era una tua teoria piena di certezze che per lo più vengono smentite.
E lì riparte il viaggio.
Il viaggio della mente che fantastica.
Quel mondo fantastico che ti aiuta nel superare la delusione.
Che ti fa continuare il viaggio facendoti dimenticare l'esperienza passata per andare alla ricerca delle nuove certezze.
No? Certo che sì.
Hai ragione.
L'esperienza fisica può anche rafforzare le certezze metafisiche che avevi.
Ma aprirà certamente nuovi dubbi.
Anche solo il pensiero di riprovare l'esperienza è già un dubbio.
Si può fare diversamente? Meglio? Peggio? Di più?
L'importante è conoscere.
Conoscersi.
Profondamente.
E per continuare il viaggio non serve un senso alle parole che scorrono.
Quel senso che possono avere le assurdi e surreali parole di un maestro della parola.
Non si possono accomunare per il solo fatto che non hanno costrutto.
Queste. Non quelle.
Quel costrutto che le porta ad avere un senso tragi-comico.
Piuttosto lo scorrere delle parole, di queste parole, è più accomunabile ad un fiume.
A volte in piena.
A volte in secca.
A volte fresco.
A volte caldo.
Un fiume che scorre.
Come le parole che scorrono nella nostra coscienza.
Ecco! Un flusso di coscienza!
Torno un po' a scuola.
Un flusso di coscienza in stile modernista.
Accomunabile all'avventura del dublinese Bloom.
Le parole scorrono e sono di difficile comprensione ed interpretazione.
Se non per la propria coscienza che legge.
E da qualche scaltro (o sfaccendato, da verificare) lettore di passaggio.
Non dobbiamo comunque trovare un senso a nulla.
Se non al proprio piacere.
Piacere di leggere?
Curiosità del sapere.
Libertà, così si chiama.
Libera volpe in libero pollaio.
Se proprio vogliamo rimanere in tema.
Sempre che un tema ci sia.

Giusto per curiosità: ma ti vengono così, di getto senza pensarci troppo (che penso sia la risposta giusta), o le pensi intensamente di notte?... perchè se è così al mattino devi avere dei mal di testa terribili... :scratch_one-s_head:
 
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Non si smette mai di viaggiare.
Con la mente.
Non sempre è un viaggio nuovo.
Anche se spesso lo è.
Ma a suo modo, anche quello nuovo ha qualcosa di vecchio.
Praticamente impossibile viaggiare senza incontrare qualcosa che non rimandi a qualche esperienza passata.
Sia il viaggio metafisico del pensiero che quello fisico nella propria auto.
Lo scorrere delle parole sulla tastiera non può far altro che rispecchiare questo.
Una parola. Una frase. Una domanda. Una risposta.
Tutto rimanda ad altro.
E' una consecutio senza fine, senza ordine.
Scatta la scintilla.
Si accende il falò.
Possiamo prevedere come e quanto brucierà.
Poi arriva il vento ed allora serve attenzione perchè lo scenario è cambiato.
Nuovo scenario.
Nuovo fuoco.
Dentro.
Rimane il fatto che un qualcosa è determinato da altro ma a volte lo è scientemente, altre volte no.
Molte volte questo dipende dalla capacità di scavare.
Nella propria mente.
Se scorre tutto veloce è incoscente.
Naturale.
Selvatico.
Genuino.
Altrimenti qualche artefatto interviene.
Se arriva la pioggia a spegnere il falò bisogna cercare di ravvivarlo.
Ma è obbligatorio?
Starsene lì.
Sulla propria isola deserta.
Con la pioggia.
Al freddo.
Soli.
Ma è davvero così male?
Ripartono i pensieri.
Sono altri.
Più allegri?
Più cupi?
Chi lo sa.
Dipende sempre da quanto sappiamo o vogliamo scavare.
Voglio ridere.
Da solo.
Sono il miglior compagno di me stesso.
Da solo mi basto.
Sono un tutt'uno con la natura e la natura è dentro di me.
Non ho bisogno di altro!
...
Piove.
Fa freddo.
Ma non sento freddo se non dentro l'anima.
Mi basto!
Mi basto.
Mi basto?
 
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